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  • Per il sisma del 2016 danni per 26,5 miliardi destinati a salire a 29

    La stima complessiva dei danni causati dal sisma 2016 al patrimonio pubblico e privato del Centro Italia colpito è pari a 26,5 miliardi di euro, destinata a lievitare a circa 28-29 miliardi per l’incremento elevato dei prezzi dei materiali edili registrato negli ultimi 12 mesi. Lo indica il Rapporto di fine mandato presentato a gennaio dalla Struttura commissariale, alla presenza di Giovanni Legnini, commissario uscente e del subentrante Guido Castelli, senatore di Fratelli d’Italia ed ex assessore regionale Marche alla Ricostruzione.

    Le risorse finora stanziate dallo Stato per la ricostruzione ammontano a 16,7 miliardi di euro. Sono invece quasi 28mila le richieste di contributo per la ricostruzione degli edifici privati danneggiati dal terremoto, per un importo di 10 miliardi e 24 milioni di euro. Al termine del 2022 le richieste approvate dagli Uffici speciali sono 15.737, con la concessione di contributi per 5,3 miliardi. I cantieri conclusi, a fine anno, sono 8.318, cui corrispondono circa 20mila singole unità residenziali o produttive riconsegnate, quindi, a famiglie e imprese. Sul fronte della ricostruzione pubblica si è passati dai circa 1.300 interventi finanziati con 1,8 miliardi dell’inizio del 2020, ai quasi 2.500 attuali, con un impegno di 3,6 miliardi di euro. A questi si aggiungono 1.251 chiese e edifici di culto finanziati con ulteriori 800 milioni. Un quadro che documenta come la macchina della ricostruzione stia marciando, grazie alle semplificazioni procedurali e burocratiche volute dallo stesso Legnini. La cui sostituzione, voluta dal Governo Meloni, è stata accolta con preoccupazione o proteste da parte dei sindaci e dei comitato dei terremotati.

    Il commissario uscente ha lanciato messaggi distensivi e istituzionali. «Sono e sarò il primo tifoso della ricostruzione per i prossimi anni, bisogna allontanare le polemiche di ogni sorta – ha sottolineato – perché è legittimo che il governo faccia le sue scelte ed è legittimo che chi è preoccupato per il futuro e non condivide queste scelte lo faccia sapere», ma la priorità è «ridare un futuro ai territori colpiti». «Al senatore Castelli – ha aggiunto – faccio i miei migliori auguri e non sono rituali, c’è da coltivare l’interesse di chi soffre e attende da troppo tempo». Legnini, prima di congedarsi, ha voluto sottolineare che «un futuro per i territori terremotati è possibile, si può essere fiduciosi». Ed ha parlato anche del tema dello spopolamento, in atto nell’entroterra anche prima del sisma: «Inutile ricostruire se poi i borghi si spopolano, se poi questo patrimonio edilizio rinnovato, non viene utilizzato». Concetto ripreso anche dal commissario in pectore Castelli: «Dovremo lavorare per convincere il singolo nucleo famigliare a non mollare e a restare». «La ricostruzione ha un senso nella misura in cui si mantenga il flusso vitale dei borghi che dovremo ricostruire», ha concluso.

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