Dazi

  • Gli Stati membri dell’UE sostengono la proposta della Commissione di imporre dazi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina

    La proposta della Commissione europea di istituire dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina ha ottenuto il sostegno degli Stati membri dell’UE necessario per l’adozione dei dazi. Si tratta di un ulteriore passo in avanti verso la conclusione dell’inchiesta antisovvenzioni della Commissione.

    Parallelamente l’UE e la Cina continuano a lavorare intensamente per esplorare una soluzione alternativa che sia pienamente compatibile con l’Organizzazione mondiale del commercio, adeguata ad affrontare le sovvenzioni pregiudizievoli accertate dall’inchiesta della Commissione, monitorabile e applicabile.

    Un regolamento di esecuzione della Commissione contenente le conclusioni definitive dell’inchiesta deve essere pubblicato nella Gazzetta ufficiale entro il 30 ottobre 2024.

  • La Commissione impone dazi compensativi provvisori sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina

    La Commissione europea ha istituito dazi compensativi provvisori sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina.

    Sulla base dell’inchiesta svolta, la Commissione ha concluso che la catena del valore dei veicoli elettrici a batteria in Cina beneficia di sovvenzioni sleali, dalle quali deriva una minaccia di pregiudizio economico ai produttori UE di veicoli elettrici a batteria.

    Le consultazioni con il governo cinese si sono intensificate nelle ultime settimane, a seguito di uno scambio di opinioni tra il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis e il ministro cinese del Commercio Wang Wentao. I contatti proseguono a livello tecnico al fine di giungere a una soluzione che sia compatibile con l’OMC e risponda adeguatamente alle preoccupazioni sollevate dall’Unione europea. Rispetto alle aliquote comunicate preventivamente il 12 giugno 2024, i dazi provvisori sono stati leggermente adeguati al ribasso tenendo conto delle osservazioni sull’esattezza dei calcoli presentate dalle parti interessate.

  • I veicoli elettrici cinesi beneficiano di sovvenzioni sleali e la Commissione pone i dazi

    Nell’ambito dell’inchiesta in corso, la Commissione ha concluso in via provvisoria che la catena del valore dei veicoli elettrici a batteria in Cina beneficia di sovvenzioni sleali, che costituiscono una minaccia di pregiudizio economico per i produttori dell’UE. Sono state inoltre esaminate le possibili conseguenze e l’impatto delle misure su importatori, utilizzatori e consumatori di veicoli elettrici a batteria nell’UE. Sulla base dei risultati ottenuti, la Commissione ha stabilito in via provvisoria che è nell’interesse dell’UE porre rimedio agli effetti delle pratiche commerciali sleali constatate, istituendo dazi compensativi provvisori sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina.

    Di conseguenza, la Commissione europea ha comunicato preventivamente alle parti interessate il livello dei dazi compensativi provvisori che intende istituire sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina.

    Parallelamente, ha contattato le autorità cinesi per discutere dei risultati e per individuare le eventuali modalità per risolvere la questione. I dazi individuali che la Commissione intende applicare ai tre produttori cinesi inclusi nel campione vanno dal 17,4%;al 38,1%..

    Le conclusioni provvisorie dell’inchiesta antisovvenzioni dell’UE indicano che l’intera catena del valore dei veicoli elettrici a batteria in Cina trae enormi benefici dalle sovvenzioni sleali e che l’afflusso di importazioni cinesi sovvenzionate a prezzi artificialmente bassi rappresenta pertanto una minaccia di pregiudizio chiaramente prevedibile e imminente per l’industria dell’UE.

  • Tregua tra Usa e Ue su acciaio e alluminio: Bruxelles ferma le tariffe

    Cambio di passo tra Washington e Bruxelles sul fronte dei dazi. Dopo le tariffe decise dall’ex presidente statunitense Donald Trump, l’avvento di Joe Biden sembra aver ripristinato venti d’intesa. L’Unione europea sospenderà infatti temporaneamente il previsto aumento dei dazi su acciaio e alluminio statunitense. Lo annuncia una nota congiunta, spiegando che è stata riconosciuta da entrambi la “necessità di soluzioni efficaci che preservino le nostre industrie rilevanti”. Washington e Bruxelles “hanno concordato di tracciare un percorso che ponga fine alle controversie del Wto dopo l’applicazione delle tariffe statunitensi sulle importazioni dall’Ue”.

    Era stato Trump a firmare nel 2018 lo storico decreto che imponeva dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% su quelle di alluminio che entrano negli Stati Uniti. In risposta l’Ue aveva reagito con dazi del 25% su prodotti iconici Usa tra cui bourbon, jeans e motociclette Harley Davidson. Proprio queste tariffe avrebbero dovuto essere rinnovate automaticamente il prossimo 1 giugno. L’accordo raggiunto alcuni giorni fa tra Usa e Ue “ci dà spazio per trovare soluzioni comuni a questa controversia e affrontare l’eccesso di capacità globale”, ha scritto su Twitter il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, che ha anche la delega al Commercio.  Lo sforzo con la controparte statunitense è definire un accordo “entro fine anno”, ha aggiunto. “Possiamo preservare le nostre industrie fondamentali e trovare soluzioni efficaci entro la fine dell’anno”, ha sottolineato anche la Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti Katherine Tai.

    Lo stop ai dazi tra Washington e Bruxelles è senz’altro una buona notizia per le industrie che necessitano di acciaio e alluminio, o almeno per quelle del Vecchio continente che denunciano difficoltà di approvvigionamento. In occasione dell’intesa i diplomatici Usa e Ue hanno riconosciuto l’impatto sulle loro industrie derivante dall’eccesso di capacità globale guidato in gran parte da terze parti come – e soprattutto – la Cina. “Le distorsioni che derivanti da questa capacità in eccesso rappresentano una seria minaccia per le industrie dell’acciaio e dell’alluminio dell’Ue e Usa orientate al mercato e per i lavoratori di tali industrie”, si legge in un comunicato congiunto delle parti che “hanno convenuto che, poiché gli Stati Uniti e gli Stati membri dell’Ue sono alleati e partner, condividendo interessi di sicurezza nazionale simili a quelli delle economie democratiche e di mercato, possono collaborare per promuovere standard elevati, affrontare le preoccupazioni condivise e mantenere paesi come la Cina che sostengono la distorsione del commercio politiche da tenere in considerazione”, sottolineano.

  • Biden ricuce con l’Ue sospendendo i dazi per il caso Boeing-Airbus

    Joe Biden tende la mano a Bruxelles per il rilancio della partnership e avvia il disgelo nella guerra dei dazi con la Ue, rottamando un’altra eredità di Donald Trump e dando una nuova boccata d’ossigeno ai mercati drammaticamente depressi dalla pandemia, compreso il Made in Italy. Usa e Ue hanno infatti concordato una tregua, sospendendo per quattro mesi le reciproche tariffe legate alla disputa sui rispettivi sussidi statali ai due maggiori costruttori mondiali di aerei, Boeing e Airbus.

    E’ stata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a dare l’annuncio per prima, dopo una telefonata con il presidente americano: “Come nuovo inizio per la nostra partnership, abbiamo deciso di sospendere tutte le tariffe relative alle controversie Airbus-Boeing su aeromobili e prodotti non aerei per un periodo iniziale di 4 mesi. Ci siamo anche impegnati a risolvere queste controversie”, ha detto, riferendo di aver proposto inoltre un “Consiglio per il commercio e la tecnologia a livello ministeriale per affrontare le sfide dell’innovazione” e di aver invitato Biden al vertice mondiale sulla salute a Roma il 21 maggio.

    L’intesa è stata ufficializzata poco dopo anche dalla Casa Bianca, secondo cui il presidente americano ha ribadito il suo impegno ha “riparare e rivitalizzare la partnership Usa-Ue” e a “coordinarsi su questioni di comune interesse, compresa Cina, Russia, Bielorussia, Ucraina e i Balcani occidentali”. Biden ha anche sottolineato l’importanza di una stretta cooperazione Usa-Ue per contenere la pandemia di Covid-19 e potenziare la sicurezza sanitaria globale, perseguire una ripresa economica globale sostenibile, affrontare la crisi climatica e rafforzare la democrazia”. Insomma, piena e ritrovata sintonia tra Washington e Bruxelles.

    La tregua è finalizzata a negoziare un accordo finale che metta fine a una disputa lunga 17 anni, durante i quali non sono mancati momenti di tensione e scontro. Soprattutto durante la presidenza Trump, che aveva ignorato le richieste europee per arrivare ad una intesa, preferendo cavalcare la sua guerra commerciale anche con gli alleati europei. Il braccio di ferro aveva portato all’imposizione di dazi, autorizzati dal Wto, per un valore complessivo di 11,5 miliardi di dollari: 7,5 miliardi di dollari da parte americana nell’ottobre 2019 e 4 miliardi di dollari da parte di Bruxelles l’anno successivo, come misura ritorsiva dopo i falliti tentativi di negoziati. Le tariffe si erano abbattute su settori strategici, dall’industria ai beni di consumo. L’Italia aveva pagato il prezzo più alto nel comparto food, anche se Trump non aveva infierito più di tanto sul Made in Italy. Secondo le ultime stime della Coldiretti, i dazi Usa colpivano le esportazioni agroalimentari italiane per un valore di circa mezzo miliardo di euro su prodotti come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi, succhi, cordiali e liquori come amari e limoncello. Graziato invece il vino tricolore, a differenza di quelli francesi e tedeschi. Ma non c’è dubbio che la tregua ora rilancerà export e consumi per tutti. A partire dall’Italia: gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco extra-Ue per i nostri prodotti agroalimentari, con un fatturato record di quasi 5 miliardi di euro l’anno nel 2020.

    La mossa segue quella analoga annunciata giovedì nei confronti di Londra, con cui Washington ha una ‘special relationship’: 4 mesi di sospensione dei dazi, che in Gran Bretagna avevano colpito beni come il whisky scozzese, alcuni formaggi tipici, biscotti. Un passo importante nell’agenda britannica post Brexit, dove il premier Boris Johnson punta ora ad un nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti. Ma ora anche per la Ue si apre un nuovo terreno di collaborazione commerciale, dopo che Biden si è impegnato a rilanciare l’alleanza tra le 2 sponde dell’Atlantico su tutti i fronti.

  • Via libera dell’OMC a l’Europa per emettere tariffe pari a 4 miliardi di dollari su merci statunitensi

    L’Organizzazione Mondiale del Commercio ha autorizzato l’Unione europea a imporre tariffe sui beni statunitensi per un valore di 4 miliardi di dollari per ritorsione contro i sussidi per il produttore americano Boeing.

    La disputa tra le due parti sugli aiuti alle rispettive industrie aeronautiche è durata ben 16 anni, si può davvero parlare della più grande controversia aziendale del mondo.

    Lo scorso anno Washington ha iniziato a imporre tariffe su beni UE per un valore di 7,5 miliardi di dollari sul sostegno statale per il rivale di Boeing, Airbus.

    Secondo fonti vicine alle due parti i dazi dell’UE su prodotti come i jet Boeing difficilmente sarebbero stati imposti prima delle elezioni presidenziali statunitensi del prossimo 3 novembre.

    Airbus e Boeing hanno rifiutato di commentare, dicendo che il rapporto dell’OMC è attualmente riservato.

    Fonti europee hanno affermato che l’aggiudicazione non include circa 4,2 miliardi di dollari di dazi contro gli Stati Uniti rimasti da un caso precedente, dando all’UE 8,2 miliardi di dollari da gestire in maniera ‘aggressiva’.

     

  • Guerra dei dazi Usa-Cina, la Ue chiede di esentare i farmaci

    Se lo stallo con gli Usa sulla disputa Airbus-Boeing non si sblocca l’Ue “non avrà altra scelta” che imporre dazi punitivi su una lista di prodotti stelle e strisce. Potrà farlo a partire dal prossimo mese, quando il Wto renderà noto l’ammontare delle compensazioni cui l’Europa ha diritto per gli aiuti illegali di Washington alla Boeing. E’ in questi termini che il commissario Ue al commercio, Phil Hogan, ha riassunto ai ministri europei riuniti in teleconferenza la situazione sulla controversia parallela, sugli aiuti di Stato all’industria aeronautica civile, in cui sia l’europea Airbus che l’americana Boeing hanno ricevuto miliardi di dollari di sussidi irregolari. Ricevuto l’ok dal Wto per compensazioni record da 7,5 miliardi di dollari, gli Usa sono passati all’attacco nell’ottobre scorso, con dazi punitivi su un’ampia lista di prodotti europei, anche italiani. In febbraio, Washington avrebbe potuto infierire, ma non lo ha fatto. Sembrava fosse tregua. Invece, “dopo 9 mesi di sforzi per trovare una soluzione”, ha spiegato Hogan, “le posizioni sono distanti”. Senza una svolta l’Ue applicherà le sue misure punitive. Ma il politico irlandese non vuol sentire parlare di “escalation”. “Si tratta di una mossa pienamente in linea con i nostri diritti ed essenziale per riportare gli Stati Uniti al tavolo dei negoziati”, ha spiegato.

    Il clima elettorale negli Usa non semplifica le cose. Nel fine settimana il presidente americano Donald Trump è tornato a minacciare dazi sulle auto europee dal Maine, Stato grande produttore di aragoste, se l’Ue non eliminerà le tariffe dell’8% sulle importazioni dei crostacei stelle e strisce.

    Il Wto, la camera di compensazione pensata negli anni Novanta del secolo scorso, per ridurre le tensioni commerciali, ha perso già la funzionalità dell’organismo di appello per la risoluzione delle dispute e in agosto il direttore generale Roberto Azevedo lascerà il posto. L’Ue sta cercando di portare avanti un’agenda di riforma per l’organizzazione, con priorità come trasparenza, sostenibilità e, novità della pandemia, salute. Così la Commissione europea proporrà a breve a un gruppo ristretto di partner commerciali – il Gruppo di Ottawa, nato proprio per riformare il Wto – di agire in sede Wto per azzerare i dazi su farmaci, dispositivi e forniture mediche e rendere più difficile bloccare gli scambi di beni essenziali. L’accordo Wto del 1994 sull’accesso ai medicinali tra Ue, Usa e altri quattro Stati che rappresentavano il 90% degli scambi nel settore non basta più. Quella quota è diminuita di un terzo e, soprattutto, l’intesa non è sottoscritta dalle attuali ‘fabbriche’ di medicinali del mondo, Cina e India. L’iniziativa è anche di natura squisitamente commerciale, che riguarda il 12% delle esportazioni totali dell’Ue, ovvero 236 miliardi di euro. “Dobbiamo creare nuove opportunità di esportazione per i produttori di prodotti sanitari dell’Ue – sintetizza Hogan – e incentivare quindi una maggiore produzione nell’Ue.

  • Prodotti made in Italy ‘graziati’ per 180 giorni dai dazi Usa

    Non ci saranno nuovi dazi sui prodotti agroalimentari italiani destinati al mercato Usa. Per il momento non cambia nulla e il Made in Italy tira un sospiro di sollievo. Ma la situazione resta pesante. “Il lavoro fatto in questi mesi ha dato i suoi frutti – ha commentato la ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova – Abbiamo scongiurato il rischio che le nostre eccellenze subissero danni irreparabili”.

    L’amministrazione Usa ha deciso di lasciare invariate le tariffe doganali già in vigore, imposte lo scorso ottobre, pari al 25% del valore, sulle importazioni di prodotti agroalimentari dalla Ue nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici al consorzio Airbus. E’ scongiurato quindi il rischio di prelievi aggiuntivi su prodotti agroalimentari nazionali come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Provolone, Asiago, Fontina, salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi, succhi e liquori (come amari e limoncello), e che si possano estendere ad altri settori del nostro export sul mercato Usa. Ma solo per il momento perché l’ufficio per il commercio Usa si riserva comunque di cambiare le merci colpite dalla tariffe con scadenze di 180 giorni.

    E se il Sistema Italia per ora tira un sospiro di sollievo, effetti negativi dopo i dazi si sono comunque verificati sulle esportazioni di alcuni prodotti simbolo del Made in Italy, come Parmigiano Reggiano e Grana Padano negli Usa, che sottolinea Coldiretti, “sono crollate rispetto all’anno precedente del 54% a novembre e del 43% in dicembre”, tanto che il presidente dell’associazione, Ettore Prandini, chiede di “attivare al più presto aiuti compensativi ai settori che restano colpiti”.

    Naturalmente i produttori avrebbero voluto la completa cancellazione delle tariffe ma la diplomazia italiana è riuscita a evitare almeno ulteriori aumenti. Ed è quindi “una buona notizia per tutto il settore”, afferma Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. Sulla stessa linea Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza cooperative Agroalimentare e il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio che riconoscono il lavoro diplomatico portato avanti dal governo italiano. Ma ora occorre “avviare un negoziato diretto con gli Usa per raggiungere un nuovo accordo commerciale, che metta fine alle tensioni in atto”, osserva il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

    Le esportazioni del “Made in Italy” agroalimentare sul mercato statunitense ammontano a 4,5 miliardi di euro l’anno. Si tratta del primo mercato di sbocco fuori dalla UE e il terzo in assoluto. Circa la metà dell’export di settore è assicurata da vini, pasta e olio d’oliva. Per i vini, in particolare, le esportazioni verso gli USA si sono attestate a 1,3 miliardi di euro nel periodo gennaio-ottobre 2019, con una crescita di oltre il 4% sullo stesso periodo del 2018.

  • L’UE sospende parte dei vantaggi commerciali della Cambogia per violazione dei diritti umani

    Stretta dell’Unione europea sulle agevolazioni commerciali di cui gode la Cambogia secondo i principi del Trattato EBA (Everything but Arms) a causa delle sistematiche violazioni dei diritti umani. La Commissione europea, che si è espressa al riguardo, ha stabilito infatti che il paese asiatico perderà circa il 20% dei diritti preferenziali di cui gode nell’ambito dell’EBA, circa 1 miliardo di euro delle esportazioni annuali verso l’UE, anche se continuerà a ricevere un sostegno sulla diversificazione delle sue esportazioni in modo che le industrie emergenti continuino a godere del dazio zero e senza quote al blocco imposto da Bruxelles.

    La norma entrerà in vigore il 12 agosto 2020, a meno che il Parlamento europeo e il Consiglio non si oppongano alla decisione.

    L’accaparramento di terre, la quasi totale assenza dei diritti dei lavoratori e la repressione politica sono problemi che attanagliano da lungo tempo la Cambogia, come ha indicato la Commissione Europea nel 2019 e che martedì scorso ha presentato un rapporto secondo il quale il governo del Primo Ministro cambogiano Hun Sen negli ultimi tre anni ha represso opposizione, gruppi della società civile e media.

    L’Unione europea ha il diritto di revocare le prestazioni dell’EBA in caso di “violazione grave e sistematica” dei principi dell’Organizzazione internazionale del lavoro, ai quali l’EBA si è conformata quando è stata istituita nel 2001 offrendo a 48 tra i paesi più poveri del mondo un accesso esente da dazi ai mercati dell’UE.

  • Tre anni…

    Tre anni di banali analisi che hanno interessato l’intera politica italiana ed europea assieme al mondo accademico tutte imperniate sulle critiche alla politica del presidente degli Stati Uniti Trump.

    Accademici, economisti ed esperti di ogni materia hanno omesso con colpevole ignoranza o disonestà intellettuale come la politica dei dazi fosse stata inaugurata ben prima dall’Unione Europea con l’introduzione della tutela della produzione di alluminio. Nessuno di questi dotti esponenti dell’intelligentia occidentale ha saputo interpretare la posizione dell’amministrazione statunitense anche nella ricerca di una rinnovata posizione di forza che si potesse esprimere in una nuova capacità negoziale.

    Supportata dal conseguimento dell’indipendenza energetica e dalla leadership di primo produttore al mondo di petrolio, l’amministrazione statunitense si sottrae al ricatto energetico che per anni ne ha condizionato la politica. Da questa posizione di rinnovata forza ottiene finalmente di riportare il colosso cinese all’interno di un primo perimetro di regole. Questa vittoria commerciale rappresenta, in altri termini, la cocente sconfitta delle politiche economiche dell’Unione Europea.

    Mai come in questi ultimi tre anni viene confermata, ancora una volta, l’dea che per far nascere un sentimento europeista sia necessario dimostrare le competenze e tutelare gli interessi economici dei propri cittadini. Questi ultimi  sono definiti in prima istanza dalla tutela del lavoro e di conseguenza della produzione industriale. Sembra incredibile invece come tutto il mondo europeo ed italiano in particolare guardino ad una svolta “Green”  dell’economia quando il sistema delle PMI italiano ha già raggiunto da anni traguardi considerevoli (https://www.ilpattosociale.it/2018/12/10/sostenibilita-efficienza-energetica-e-sistemi-industriali/).

    Mentre l’amministrazione statunitense nell’ultimo accordo del Nafta ha determinato la rialloocazione produttiva dell’Industria automobilistica precedentemente delocalizzata in Messico  la nostra classe dirigente si diletta nell’applicazione della legge di Samuelson (https://www.ilpattosociale.it/2020/01/07/il-ritardo-culturale-accademico/).

    Il raggiungimento della piena occupazione, la borsa di Wall Street ai massimi livelli aiutati sicuramente dalla raggiunta indipendenza energetica rappresentano inequivocabilmente i risultati raggiunti dall’amministrazione  statunitense. Contemporaneamente i traguardi conseguiti dal Presidente Trump e dalla sua amministrazione evidenziano in modo inequivocabile, ancora una volta, come il nostro ritardo sia indice di una crisi culturale della quale quella  economica ne rappresenta un aspetto fondamentale.

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