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  • Detective stories: pedinamenti o inseguimenti?

    Sabato 5 dicembre, al mio risveglio ho ritrovato alcuni messaggi sul mio cellulare nei quali sostanzialmente mi veniva chiesto da alcuni amici cosa fosse successo con il cantante Fedez e se gli articoli di giornale parlassero di me.

    In effetti veniva fatto riferimento ad un episodio che aveva avuto come protagonista un investigatore privato “figlio del titolare di una agenzia del centro di Milano”, che, pare, avrebbe “inseguito” Fedez a bordo di un SUV nero. Un profilo che effettivamente potrebbe coincidere con il mio, se non che la notte in questione mi trovassi a casa mia, a differenza dell’investigatore protagonista della storia, che tra l’altro di anni ne avrebbe 19 anni.

    La vicenda presenta diverse ombre: dalle versioni discordanti fornite dall’investigatore privato (che ha avrebbe smentito il pedinamento), al fatto che, a quanto pare, Fedez fosse a conoscenza del fatto che l’agenzia investigativa in questione stesse svolgendo indagini sul suo conto, ma in ogni caso non sapendo nulla sul background della vicenda, non voglio entrare nel merito.

    Il mio rammarico principale è quello che storie di questo tipo, vere o false che siano, mettono in cattiva luce tutta la categoria degli investigatori privati, che  troppo spesso agli occhi dell’opinione pubblica passano per “loschi figuri” o “scagnozzi” al di sopra della legge, piuttosto che per seri e preparati professionisti.

    Nel clima di incertezza che da sempre circonda il mondo delle investigazioni, ci tengo a fare una doverosa precisazione: un pedinamento non è un inseguimento e le due cose non devono mai venire accostate in alcun modo in quanto rappresentano l’una l’opposto dell’altra.

    Pedinare un soggetto significa monitorare dalla distanza ed in maniera assolutamente discreta il target di una attività investigativa, documentandone incontri e routine nell’arco della giornata. Per definizione, durante attività di questo tipo, la presenza del detective deve risultare invisibile, sia alla persona oggetto del pedinamento, che alle persone nei dintorni, le quali potrebbero avvertire il target.

    Se una attività investigativa viene svolta da persone improvvisate o con scarsa esperienza, il rischio è proprio quello di fare allarmare la persona oggetto dell’indagine il quale una volta accortosi della presenza estranea, come prima reazione dirà di essere “inseguito” da qualcuno, avvicinando la persona che lo sta seguendo o nella maggior parte dei casi, chiamando le forze dell’ordine.

    Essere scoperti durante un pedinamento è un po’ lo spauracchio di tutti gli agenti investigativi alle prime armi, non succede praticamente mai, ma in alcuni casi può capitare, soprattutto se il target è già in allerta o a conoscenza di attività investigative a suo carico, per questo l’esperienza degli agenti investigativi è fondamentale, soprattutto quando si approcciano personaggi del mondo dello spettacolo abituati ad essere “seguiti” da fans o paparazzi. In determinati casi il rischio non è solo quello di farsi scoprire, ma soprattutto quello di provocare paura nella persona che si sta pedinando, e ciò non deve avvenire mai.

    Al giorno d’oggi, nonostante la maggiore complessità operativa causata dai contesti urbani moderni, il lavoro dell’investigatore privato è facilitato dalla tecnologia, con zoom sempre più potenti e stabilizzati, apparecchiature più piccole e tecnologie investigative che se utilizzate da operatori capaci aiutano concretamente nell’acquisizione di prove altrimenti impossibili da ottenere.

    Ciò nonostante, tutta questa potenza di fuoco è assolutamente inutile senza una preparazione adeguata. Per questo motivo certe attività possono essere affidate solo a personale investigativo esperto con all’attivo diversi anni di esperienza e mai a soggetti improvvisati.

    Per domande e consigli di natura investigativa e/o di sicurezza, scrivetemi e vi risponderò direttamente su questa rubrica: d.castro@vigilargroup.com

  • Detective Stories: consigli per evitare di smarrire il proprio figlio in spiaggia

    Il lavoro dell’investigatore non finisce mai. Non esistono giorni di ferie o feste comandate che tengano. Quando si ha l’opportunità di svolgere una indagine o se il momento è propizio, non si può rinviare e bisogna necessariamente agire. La giornata lavorativa può andare ben oltre le canoniche 8 ore, ed una volta arrivati a casa, se si ha un caso particolarmente a cuore, si continua a pensare alle possibili soluzioni. Di fatto non si stacca mai, del resto le nostre capacità investigative potrebbero essere utili a qualcuno in un momento di necessità.

    Nell’agosto 2017 stavo effettuando un viaggio di piacere in Andalusia e, trovandomi a Malaga, decisi di passare una giornata di relax al mare nella vicina Torremolinos. Poco dopo pranzo la mia attenzione venne catturata da un bambino di circa 7 anni che camminava da solo, in costume da bagno e senza ciabattine. In realtà non era l’unico bambino nella zona intento a girovagare in prossimità della spiaggia, ma in questo caso era diverso. Lo avevo già notato passare davanti alla vetrina del ristorante nel quale mio trovavo per più di una volta, e nel suo sguardo, inequivocabilmente smarrito, notai paura, per questo decisi di avvicinarlo.

    Il bimbo era visibilmente scosso e non parlava. Cercai di chiedergli dove fossero i suoi genitori, prima in inglese e poi in spagnolo senza successo. Del resto i suoi tratti somatici suggerivano una provenienza medio orientale. Avevo bisogno di qualcuno che conoscesse l’arabo. Lo trovai e a quel punto ebbi la conferma che il piccolo Aamir si era perso e non riusciva a trovare i suoi genitori. Non era in grado di spiegarci dove si trovassero e nemmeno da quale lido provenisse o in quale hotel alloggiasse.

    Ci disse però che il suo albergo era molto grande e che dalla sua camera si poteva vedere il mare…non un grande aiuto considerando che Torremolinos è piena di palazzoni e hotel sul mare, ma se non altro avevamo ristretto il campo. Presumibilmente i suoi genitori si trovavano nel lido di qualche hotel frontemare, e non erano caucasici. Inoltre il costume di Aamir era di una marca famosa il che lasciava presupporre che i suoi genitori fossero benestanti ed alloggiassero in un hotel di lusso. Date le circostanze, non credevo che il bambino avesse percorso molta strada e cercai su internet gli hotel di lusso frontemare presenti nel raggio di 1 km.

    Misi Aamir a cavalcioni sulle mie spalle, gli comprai un gelato e mi diressi verso il primo degli hotel.

    Iniziai a girare per i lidi, finché, giunto presso il secondo hotel della mia lista, notai una signora abbastanza disperata…ovviamente si trattava della madre di Aamir, che corse subito verso di me ad abbracciare suo figlio.

    Era bastato un attimo di distrazione ed il bambino era svanito nel nulla dopo essersi allontanato di soli 20 metri ed uscendo dal campo visivo della madre, passando dietro ad un chiosco.

    Aamir è stato fortunato a trovare me ed altre persone disposte ad aiutarlo, ma se al posto mio avesse incontrato un malintenzionato?

    Ogni anno centinaia di bambini si perdono sulle spiagge italiane e la maggior parte di loro viene ritrovata dopo poche ore, o addirittura in pochi minuti, tuttavia il rischio di imbattersi in un orco, per quanto si tratti di una possibilità alquanto rara, è pur sempre esistente.

    Bisogna sempre fare attenzione ed utilizzare alcuni stratagemmi.

    Trovo molto utile l’utilizzo dei segnalatori di posizione bluetooth indossabili dai bambini. Una volta allontanatisi troppo ed oltrepassato il raggio di 5 metri, il cellulare dei genitori emette un alert, avvertendoli così prima che sia troppo tardi.

    Qualora non si volesse utilizzare un dispositivo indossabile, consiglio di posizionarsi sempre nei pressi del bagnino (il pericolo di annegamento è più probabile di quello di una sparizione) e di notare se nella zona sono presenti delle telecamere. Le videocamere di sorveglianza sono un forte deterrente e vengono quasi sempre notate dai malintenzionati, che solitamente evitano di agire in prossimità di queste.

    Altri accorgimenti utili, per evitare di perdere il proprio figlio o per avere maggiori possibilità di ritrovarlo sono:

    -vestirlo di colori vivaci.

    -addestrarlo a conoscere il numero di emergenza da chiamare, e memorizzare il nome dell’hotel.

    -tenere una foto recente da mostrare in caso di smarrimento.

    Nei casi di sparizione, i tempi di reazione e di intervento delle forze dell’ordine sono molto lunghi, tuttavia non esiteranno ad aiutarvi in casi di questo tipo (qualora si dovessero trovare in zona).

    Per questo è sempre utile avere con se uno fotografia recente e stampata da poter consegnare loro e facilitando così la ricerca, oppure si può sempre sperare di imbattersi in un detective privato pronto a fornire i propri servizi gratuitamente, forse l’unica nota positiva di un momento decisamente tragico.

    Per domande e consigli di natura investigativa e/o di sicurezza, scrivetemi e vi risponderò direttamente su questa rubrica: d.castro@vigilargroup.com

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