donne

  • Aperte le candidature per il premio dell’UE per le donne innovatrici 2025

    La Commissione ha presentato l’edizione 2025 del premio dell’UE per le donne innovatrici, un’iniziativa congiunta sostenuta dal Consiglio europeo per l’innovazione (CEI) e dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) che celebra gli straordinari successi delle imprenditrici alla base delle innovazioni più rivoluzionarie in Europa. Sarà premiata una vincitrice per ciascuna delle tre categorie: Donne innovatrici, Innovatrici emergenti e Leadership femminile.

    Per Iliana Ivanova, Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, il riconoscimento “contribuisce a rafforzare la parità di genere nell’impresa e nel settore delle tecnologie, valorizzando nel contempo il talento femminile nell’innovazione e le imprese guidate da donne”.

    Il premio riconosce il lavoro di donne provenienti da tutta l’Unione e dai paesi associati al programma dell’UE per la ricerca e l’innovazione Orizzonte Europa, le cui innovazioni dirompenti favoriscono cambiamenti positivi per le persone e il pianeta. La scadenza per la presentazione delle candidature è il 25 settembre 2024.

  • Entra in vigore la direttiva dell’UE sulla lotta alla violenza contro le donne

    Sono entrate in vigore il 13 giugno le prime norme dell’UE sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica. Si stima che 1 donna su 3 dei 228 milioni di donne nell’UE abbia subisca violenza. Configurando come reato alcune forme di violenza contro le donne, comprese quelle online, e migliorando l’accesso delle vittime alla giustizia, alla protezione e all’assistenza, la direttiva mira a garantire i diritti fondamentali di parità di trattamento e non discriminazione tra donne e uomini.

    Le nuove norme sono risolute contro la violenza di genere e vietano le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati e le forme più diffuse di violenza online, come la condivisione non consensuale di immagini intime (compresa la generazione di deepfake, ossia video intimi realistici ma falsi), lo stalking e le molestie online (compreso l’invio non richiesto di immagini intime o cyberflashing). La violenza online è una questione da affrontare urgentemente, data la sua diffusione esponenziale e il suo impatto drammatico. Le nuove norme dell’UE aiuteranno le vittime di violenza online negli Stati membri che non hanno ancora configurato come reato tali atti.

    Gli Stati membri hanno tempo fino al 14 giugno 2027 per recepire la direttiva nel loro diritto nazionale.

  • Prima dello schianto Raisi fa eseguire le condanne a morte disposte in Iran

    Ebrahim Raisi le ha raggiunte poco dopo, ma prima che il presidente iraniano morisse l’Iran ha giustiziato almeno sette persone, tra cui due donne. A denunciarlo è stata la Ong con sede a Oslo, Iran Human Rights (Ihr), segnalando anche il rischio imminente di esecuzione per un membro della minoranza ebraica. L’associazione ha evidenziato una escalation di esecuzioni capitali nel Paese. Una delle vittime è Parvin Mousavi, 53 anni, madre di due figli adulti che è stata impiccata nella prigione di Urmia, nel nord-ovest dell’Iran. Insieme a lei anche cinque uomini, condannati per vari casi legati alla droga, secondo quanto riferito su un comunicato dell’organizzazione norvegese. L’altra donna giustiziata è Fatemeh Abdullahi, 27 anni, impiccata a Nishapur, nell’Iran orientale, con l’accusa di aver ucciso suo marito (che era anche suo cugino).

    L’Ong norvegese afferma anche di aver registrato in Iran almeno 223 esecuzioni quest’anno, di cui almeno 50 solo nel mese di maggio. La nuova ondata, iniziata dopo la fine delle festività del Capodanno persiano e del Ramadan ad aprile, ha visto la morte di 115 persone, tra cui 6 donne impiccate da allora. L’Iran è il Paese che registra più esecuzioni di donne in tutto il mondo. Gli attivisti affermano che molte di queste detenute sono vittime di matrimoni forzati o abusivi. Secondo l’Ong, che accusano la repubblica islamica di usare la pena capitale come mezzo per scatenare la paura sulla scia delle proteste scoppiate nell’autunno 2022, l’anno scorso l’Iran ha effettuato più impiccagioni che in qualsiasi altro anno dal 2015. “Il silenzio della comunità internazionale è inaccettabile”, ha dichiarato il direttore dell’Ihr Mahmood Amiry-Moghaddam. “Le persone giustiziate – ha aggiunto – appartengono ai gruppi poveri ed emarginati della società iraniana e non hanno avuto processi equi con il giusto processo”.

  • 8 marzo

    Un pensiero rivolto a tutte le donne che, pagando anche con la vita, lottano per il loro diritto alla libertà e all’uguaglianza.

    Un pensiero per tutte le donne che vorrebbero non portare il volto e la testa coperti, per tutte le bambine che non vogliono subire menomazioni sessuali, per tutte coloro che vogliono studiare, lavorare, sposarsi per loro libera scelta.

    Pensieri ne facciamo molti ora cerchiamo tutti, per quel che possiamo, di fare qualche azione in più per aiutarle.

  • Alla vigilia dell’8 marzo dall’UE il grido dall’allarme sull’ancora difficile equilibrio di genere

    “Il 2024 è un anno storico sul piano elettorale: in tutto il mondo oltre 4 miliardi di persone saranno invitate a esprimere il loro voto, tra cui oltre 400 milioni di cittadini e cittadine dell’UE che voteranno alle elezioni del Parlamento europeo a giugno. In occasione di questa Giornata internazionale della donna riconosciamo il coraggioso attivismo delle suffragette europee che si sono battute per il diritto di voto quando questo era il privilegio degli uomini, e di tutte le donne, in tutta la loro diversità, che contribuiscono a plasmare una società più equa e paritaria”. E’ quanto affermano, in una dichiarazione congiunta, in occasione della Giornata internazionale della donna, la Commissione europea e l’Alto rappresentante/Vicepresidente. Il tema generale del 2024 è “Ispirare l’inclusione”, in linea con il tema di quest’anno delle Nazioni Unite, “Investire nelle donne: accelerare il progresso”. Purtroppo, come dalla Commissione sottolineano, la percentuale di donne nel mondo politico è però ancora lontana dall’essere rappresentativa delle nostre diverse società, con appena il 33% delle rappresentati nelle camere uniche o basse dei parlamenti negli Stati membri dell’UE e del 26,5% a livello mondiale.

    Nel 2023 solo sei Stati membri avevano raggiunto un equilibrio di genere superiore al 40% tra i loro parlamentari, mentre in sette Stati membri le donne parlamentari erano meno del 25%. Al Parlamento europeo si è prossimi a un equilibrio di genere di 40% di donne e 60% di uomini. A gennaio 2024 solo cinque Stati membri su 27 avevano capi di Stato di sesso femminile. A livello mondiale le donne detengono appena il 26,7% dei seggi parlamentari, il 35,5% dei seggi delle amministrazioni locali e solo il 28,2% delle posizioni dirigenziali sul luogo di lavoro. Se l’attuale lentezza dei cambiamenti persiste, entro il 2050 la percentuale di donne in posizione dirigenziale sul luogo di lavoro raggiungerà solo il 30%.

    E in molte parti del mondo le donne non possono ancora partecipare alla vita pubblica e in alcuni contesti sono completamente escluse dal processo decisionale e dallo spazio pubblico. “In tutte le società le donne continuano a subire discriminazioni e sono più esposte al rischio di violenza online e offline. Questo fatto è particolarmente grave per le donne in politica, le giornaliste e le attiviste, in particolare quelle che si battono per la difesa dei diritti umani. In quest’anno di elezioni incoraggiamo ovunque tutte le donne, anche le giovani, a esercitare il loro diritto di voto, rivendicare il loro spazio nella società e sentirsi in grado di partecipare alla vita politica”, dichiarano da Bruxelles.

    La Commissione ha appena pubblicato la relazione 2024 sulla parità di genere nell’UE, che offre una panoramica dei progressi compiuti nell’attuazione della strategia per la parità di genere 2020-2025. La maggior parte delle azioni previste dalla strategia è già stata realizzata. La prima Commissione guidata da una donna e composta da un collegio dei commissari equilibrato sotto il profilo del genere e la prima Commissaria per l’Uguaglianza sono riuscite a porre la parità di genere al centro dell’agenda dell’UE. La Commissione ha inoltre conseguito progressi sostenibili, raggiungendo un equilibrio di genere a tutti i livelli dirigenziali. Al 1º marzo 2024 il 48,5 % di tutte le posizioni dirigenziali in seno alla Commissione è occupato da donne.

    La svolta più recente è l’accordo politico raggiunto il 6 febbraio 2024 tra il Parlamento europeo e il Consiglio sulla proposta della Commissione di direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica. Questa direttiva è il primo strumento giuridico completo a livello dell’UE per contrastare la violenza contro le donne, ancora troppo dilagante. La direttiva configura come reato in tutta l’UE determinate forme di violenza contro le donne, commesse sia offline che online. Le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati costituiranno reati a sé stanti. Costituiranno reato anche le forme più diffuse di violenza online, tra cui la condivisione non consensuale di immagini intime (compresi i deepfake), lo stalking online, le molestie online, l’incitamento all’odio misogino e il “cyber-flashing”. La direttiva prevede inoltre misure esaustive per la protezione delle vittime, l’accesso alla giustizia e il sostegno, quali case rifugio, centri anti-stupro e linee di assistenza telefonica. Le vittime di tutte le forme di violenza contro le donne che configurano reato a livello nazionale potranno beneficiare di tali misure.

  • FGM in The Gambia: Lawmaker tables bill in parliament to lift ban

    A bill aimed at lifting the ban on female genital mutilation (FGM) has been tabled in The Gambia’s parliament by an independent lawmaker.

    It was outlawed in the mainly Muslim nation in 2015 when Yahya Jammeh was president.

    He said it was not required in Islam.

    But influential Muslim clerics have been pushing for the ban to be repealed, while women’s rights activists have vowed to campaign for it to remain in place.

    Mr Jammeh’s 22-year authoritarian rule came to an end in 2016.

    More than three-quarters of Gambian females aged between 15 and 49 have undergone FGM, according to the UN.

    In the procedure’s most severe form, after removing the sensitive clitoris, the genitals are cut and stitched closed so that the woman cannot have or enjoy sex.

    Followers of an outspoken Muslim cleric, Abdoulie Fatty, rallied in support of the bill shortly before it was introduced in parliament on Monday.

    They chanted: “Female circumcision is my religious belief, Gambia is not for sale.”

    Last year, the cleric helped pay the fines of three women who were convicted of carrying out FGM on young girls.

    At the time, The Gambia Supreme Islamic Council, the main body of Muslim clerics in the country, called for the ban to be scrapped.

    There are different views in Islam over the practice, with some leading scholars, like those in Egypt, opposing it.

    The Gambian lawmaker who is championing the bill, Almammeh Gibba, said it sought to “uphold religious purity and safeguard cultural norms and values”, the privately owned Point newspaper reported.

    He said the practice could not be described as mutilation if done properly.

    The head of The Gambia’s Female Lawyers Association, Anna Njie, said that repealing the ban would be a backward step.

    “We have no authority to tell the National Assembly what to do, but we have rights reserved in the constitution to take legal action when certain fundamental rights are violated,” she was quoted by the local Standard newspaper as saying.

    The leader of the majority party in parliament, Billay Tunkara, said it had not yet taken a decision on whether to support the bill.

    “We are taking our time because it is a very sensitive area that doesn’t only have to do with religion or cultural aspect but also human rights and health issues,” he said.

  • L’Oms fissa a 250 dollari l’indennizzo per le donne congolesi vittime di stupro

    L’Organizzazione mondiale della sanità ha offerto un risarcimento di 250 dollari alle 150 donne in Congo che tra il 2018 e il 2020 hanno subito violenze sessuali da parte di membri dell’agenzia inviati nel Paese africano a contrastare un focolaio di Ebola. La notizia è stata fornita, sulla base di documenti riservati, dall’agenzia di stampa americana Associated Press, evidenziando che l’indennizzo è “inferiore a quanto prendono su base giornaliera alcuni funzionari delle Nazioni Unite“. Dagli stessi documenti è emerso anche che degli 1,5 milioni di dollari stanziati dall’Oms per la prevenzione degli abusi sessuali in Congo per l’anno 2022-2023, più della metà è destinata agli stipendi degli operatori, mentre solo il 35% del totale è dedicato al “supporto delle vittime”. Sempre secondo quanto denuncia Ap, alcuni ufficiali di alto livello all’interno dell’agenzia Onu sarebbero stati a conoscenza delle violenze subite dalle donne del Paese, ma non avrebbero fatto nulla per impedirli e anche a scandalo scoperto nessuno di loro è stato licenziato. Nel settembre del 2021 una commissione di inchiesta indipendente, guidata da Gaya Gamhewage, direttrice dell’Oms per la prevenzione e la risposta allo sfruttamento, all’abuso e alle molestie sessuali, aveva concluso che decine erano state abusate sessualmente centinaia di donne locali (tra cui una 13enne), che gli abusi avevano portato a 29 gravidanze e che alcuni degli autori hanno insistito affinché le donne abortissero.

    Per quanto riguarda il risarcimento invece, avendo l’Oms il divieto di elargire somme di denaro direttamente ai cittadini dei Paesi che ospitano i loro programmi, alle donne è stato richiesto di seguire dei “corsi di formazione” tra cui corsi di pasticceria e gestione dei budget prima di ottenere l’indennizzo. Un “pacchetto completo” come descritto dalla stessa Onu, per aiutare le vittime di abuso a diventare autosufficienti. Messa di fronte ai dubbi di Ap relativi all’esiguo ammontare del rimborso, l’Oms ha dichiarato di avere scelto il compenso per le vittime sulla base delle line guida globali dell’organizzazione e sulle stime del potere di acquisto in Congo, aggiungendo che in futuro chiederà alle vittime cosa fare per essere ulteriormente confortate. In un caso specifico, l’Oms avrebbe pagato per le spese mediche di una donna rimasta incinta dopo un abuso, che avrebbe ricevuto anche un lotto di terra come compensazione per il danno subito.

  • 25 novembre, quando Giulia diviene il simbolo di tutte le donne che hanno subito violenza

    Silenzio per Giulia

    Rumore per Giulia

    Azioni per Giulia

    Azioni, non più soltanto parole, più o meno pie intenzioni, strumentalizzazioni e confusioni tra posizioni ideologiche e partitiche, tra violenze diverse.

    Azioni per riportarci tutti ad una presa di coscienza, ad un impegno che deve essere personale per poter diventare collettivo.

    Nelle nostre famiglie,nei percorsi educativi e formativi, nella comunicazione mediale,nell’attività lavorativa, nell’azione politica, nello sport e nelle varie forme artistiche, nella costruzione di rapporti con gli altri bandire la violenza contro le donne, e contro i bambini, diventi, per ciascuno, l’impegno quotidiano, solo così la società cambierà.

    La strada è lunga ma ora, forse, in molti hanno cominciato il cammino

  • L’UE proroga la durata del piano d’azione sulla parità di genere

    Nel 2021-2022, durante i primi anni di attuazione del nuovo piano d’azione dell’UE sulla parità di genere (GAP III), l’Unione europea ha impegnato 22,4 miliardi di € per contribuire a costruire un mondo più equo sotto il profilo della parità di genere.

    Secondo quanto risulta dalla relazione intermedia comune della Commissione europea e del Servizio europeo per l’azione esterna sull’attuazione del piano d’azione dell’UE sulla parità di genere (GAP III) appena pubblicata, nel periodo 2021-2022, durante i primi anni di attuazione del GAP III, l’Unione europea ha impegnato 22,4 miliardi di € per contribuire alla costruzione di un mondo più equo sotto il profilo della parità di genere. L’UE ha sostenuto i paesi partner e la società civile nel miglioramento della parità di genere, con risultati trasformativi, tra cui un’aumentata protezione delle donne e delle ragazze dalla violenza di genere, una più nutrita partecipazione alla vita pubblica e politica, un maggiore accesso all’istruzione, alla sanità e alla protezione sociale e all’emancipazione economica nell’ambito dell’approccio Team Europa.

    Al fine di consolidare questi risultati, l’UE proroga la durata del piano d’azione sulla parità di genere dal 2025 al 2027 per conseguire l’obiettivo di un mondo equo sotto il profilo della parità di genere.

    In molte parti del mondo, i diritti delle donne e delle ragazze sono stati minacciati, ridotti o completamente eliminati, e ciò ha rappresentato un considerevole passo indietro rispetto ai significativi progressi ottenuti nel corso di decenni. Fin dalla sua adozione nel novembre 2020, il piano d’azione sulla parità di genere III ha pertanto messo i diritti umani e l’emancipazione, in particolare per le donne e le ragazze, in cima all’agenda di azioni esterne dell’UE, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e con altri impegni internazionali.

    Nel 2022 la parità di genere è stata all’ordine del giorno dei dialoghi politici, sulla sicurezza e/o sui diritti umani tra l’UE e circa 100 paesi partner. Con 33 di questi paesi i dialoghi si sono concentrati esclusivamente sulla parità di genere. Inoltre, le delegazioni dell’UE hanno elaborato 131 piani di attuazione a livello nazionale che adattano il piano d’azione sulla parità di genere al contesto locale, rafforzando l’approccio Team Europa dell’UE e dei suoi Stati membri.

    A livello mondiale, l’UE e i suoi Stati membri hanno collaborato a risoluzioni delle Nazioni Unite per combattere la violenza contro le donne, contribuito alla Commissione delle Nazioni unite sulla condizione femminile, incentivato la partecipazione politica e civile di donne e ragazze, potenziato il sostegno alle organizzazioni per i diritti delle donne e promosso le prospettive di genere nei processi decisionali in materia di clima e di digitale. Nel contesto degli allarmanti cambiamenti per quanto riguarda la sicurezza e i conflitti e della concorrenza per il potere a livello geopolitico, l’attuazione dell’agenda su donne, pace e sicurezza e l’impegno a integrare la prospettiva di genere nel rispondere efficacemente a tali minacce alla sicurezza sono sempre più importanti.

  • Una donna che, nella notte, urla aiuto, tu che fai?

    La morte di Giulia è una tragedia, prima di tutto per Giulia, per la violenza, la paura, la percezione del più atroce tradimento con il quale la sua vita è stata spezzata, poi per la sua famiglia e per tutti coloro che continuano a credere nei rapporti normali tra le persone e nella capacità delle istituzioni di isolare il male.

    Non torneremo sulle importanti manifestazioni di solidarietà, sulle nuove leggi che il governo sta varando, sulle tante considerazioni, proposte, che abbiamo sentito e ancora sentiremo: tutto utile se si raggiungerà l’obiettivo di una presa di coscienza collettiva libera da colorazioni partitiche.

    Vogliamo però cercare, con i nostri lettori, di trovare risposte ad alcune domande.

    Per quale motivo il testimone della prima aggressione che, a quanto risulta, ha visto dalla finestra Giulia presa a calci e l’ha sentita urlare disperatamente se, giustamente, ha avvertito i carabinieri, non ha ritenuto anche di intervenire direttamente, almeno urlando? Cosa gli ha impedito di effettuare un minimo tentativo di dissuasione a Filippo?

    In quanto tempo è arrivata la macchina di pattuglia? E specialmente sono state perlustrate subito le altre strade?

    La seconda e fatale aggressione a Giulia è avvenuta poco distante dalla prima, una manciata di minuti, poche centinaia di metri, una donna che urla disperatamente aiuto, tracce di sangue per terra, qualunque donna fosse stata ad urlare, a tentare di scappare, a lasciare il suo sangue sulla strada avrebbe dovuto essere cercata perlustrando immediatamente, con mezzi adeguati, tutte le strade. E’ stato così?

    In quei momenti certo non si sarebbe cercata Giulia, che ancora non risultava scomparsa col suo ex fidanzato, ma qualunque altra donna che era in pericolo e che perciò andava cercata con ogni mezzo, specie quando ormai tutti sappiamo che femminicidi e violenze sono all’ordine del giorno.

    Dei tanti buoni propositi che abbiamo sentito ci sembra che ancora manchino alcune basilari iniziative:

    1) una norma europea per mettere al bando su internet i giochi violenti, la diffusione di messaggi che portano, non solo i giovani, a trovare normale la violenza, non sarà semplice ma è necessario

    2) far comprendere ai genitori che, oltre al parental control, è non solo diseducativo ma pericoloso, per il futuro dei loro figli, mettere loro in mano, già ad un anno di età, smartphone, tablet e quanto d’altro li colleghi ad un mondo virtuale allontanandoli, non avendo ancora gli strumenti culturali necessari a decodificare notizie ed immagini, dalla realtà

    3) fare capire a tutti che bisogna crescere, far crescere i bambini ed i ragazzi, sapendo che i no fanno parte della vita, altrimenti ogni rifiuto sarà visto come una diminuzione dei propri diritti, una frustrazione delle proprie aspirazioni scatenando, di conseguenza, o rabbia e violenza o rinuncia ed isolamento.

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