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  • L’Europa è per le donne

    Puntuale a marzo torna il ciclo di incontri “L’Europa è per le donne”,  promosso dall’Ufficio del Parlamento europeo a Milano. Il tema di quest’anno, scelto dalla Commissione Donne del PE per la Giornata Internazionale della Donna, è “Empowerment femminile nei media e TIC: la chiave per il futuro”, tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) per promuovere l’uguaglianza di genere. Si tratta di un tema che si declina in diverse possibili direzioni quali: sostenere l’uguaglianza di genere attraverso l’inclusione delle donne nei media, utilizzare le nuove tecnologie per difendere i diritti delle donne e per diffondere dibattiti di genere, comunicare idee e azioni dei movimenti femminili nel nuovo scenario digitale. Sfruttare appieno il potenziale della società dell’informazione, per promuovere l’emancipazione femminile; affrontare il grave divario di genere nel settore digitale e della comunicazione e promuovere la piena integrazione delle donne in tali settori; favorire l’istruzione e la formazione di donne e ragazze nel campo delle TIC e altre materie STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica); individuare i pericoli di mobbing e violenza contro le donne nell’utilizzo di Internet e delle nuove tecnologie. E’ in questo contesto programmatico che si deve sviluppare l’azione dell’Unione europea. Il Parlamento europeo conferma il proprio impegno a favore dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere, incoraggia politiche volte a favorire l’accesso paritario delle donne e delle ragazze all’istruzione e alla formazione professionale e a contrastare ogni forma di violenza contro le donne e le ragazze nella sfera pubblica e privata quale grave violazione della loro integrità fisica e psicologica. L’Ufficio del Parlamento europeo a Milano intende favorire il dibattito su questi temi e, al tempo stesso, diffondere la conoscenza presso il pubblico delle attività promosse dalle associazioni che si occupano della tutela delle donne e della promozione dell’uguaglianza di genere. Il Parlamento europeo promuove la parità tra donne e uomini nell’Unione europea e combatte la discriminazione di genere in tutto il mondo.

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  • Le linee guide sulla violenza contro le donne sono realtà

    Definite in Conferenza Unificata Stato Regioni Autonomie locali e pubblicate le Linee guida di indirizzo e orientamento per le Aziende sanitarie e ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza e alle/ai loro eventuali figlie/i vittime di violenza assistita. Giunge così a compimento un processo di elaborazione che, sotto la regia del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio (DPO), ha coinvolto decine di attori governativi, delle aziende sanitarie ed ospedaliere, del terzo settore, degli enti territoriali.

    Obiettivo delle Linee guida nazionali è fornire un intervento adeguato e integrato nel trattamento delle conseguenze fisiche e psicologiche che la violenza maschile produce sulla salute della donna e delle/degli eventuali figlie/i vittime di violenza assistita. Destinatarie le donne, italiane e straniere, che abbiano subìto una qualsiasi forma di violenza e che accedono ad un qualsiasi Pronto soccorso. Le Linee guida nazionali si rivolgono alle operatrici e agli operatori sanitari e a tutti gli attori pubblici e privati che a vario titolo entrano in contatto con la tematica della violenza contro le donne: servizi sociali territoriali, centri antiviolenza e case rifugio, Forze dell’ordine e Forze di Polizia locali,  Ministero della Giustizia, Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario e il Tribunale per i minorenni, Tribunale (civile-penale), Enti territoriali (Regioni – Province – Città metropolitane – Comuni). Ogni attore della rete antiviolenza territoriale è invitato infatti ad agire secondo le proprie competenze, ma con un approccio condiviso e integrato ad esclusivo vantaggio della donna, garantendone l’autodeterminazione nelle scelte da intraprendere. Gli attori della rete dovranno stipulare protocolli d’intesa territoriali specifici e strutturati che individuino interventi comuni e condivisi per tutte le fasi del percorso.  Il personale infermieristico addetto al triage, con un’adeguata formazione professionale, sarà così in grado di procedere al tempestivo riconoscimento di ogni segnale di violenza, anche quando non dichiarata. Alla donna dovrà essere riconosciuta una codifica di urgenza relativa – codice giallo o equivalente – così da garantire una visita medica tempestiva. Infine l’operatrice/ore sanitaria/o avrà sempre l’obbligo di informare la donna della possibilità di rivolgersi ai centri antiviolenza presenti sul territorio, ai servizi pubblici e privati della rete locale. È  stata fatta anche chiarezza in tema di modulistica, refertazione e conservazione delle prove, aspetti sui quali esistono per ora protocolli diversi, che non facilitano la raccolta dei dati e la condivisione delle informazioni.

    Fonte: WeWorld Onlus

  • Duecento milioni di donne a rischio di mutilazione genitale entro il 2030

    Il 6 febbraio, nella Giornata internazionale della tolleranza zero rispetto alle mutilazioni genitali femminili, è stato purtroppo nuovamente registrato che vi sono ancora 200 milioni di ragazze vittime di questa grave menomazione fisica e della conseguente violazione psicologica. Secondo i dati forniti dalla Ue, da qui al 2030 altri 200 milioni di ragazze sono a rischio. Diverse giovani subiscono questa pratica illegale anche in Europa, nonostante i controlli posti in essere da tempo e nonostante la mutilazione genitale femminile sia un reato in tutti i Paesi della Ue, che puniscono anche coloro che portano le ragazze a subire la mutilazione fuori dall’Europa. I controlli non sono ancora sufficienti e sono sopratutto il personale insegnante e quello sanitario che devono essere attenti a identificare bambine e ragazze a rischio e a denunciare anche preventivamente la possibilità che si stia per commettere il reato. Per quanto sia forte la cooperazione a livello internazionale per sorvegliare e debellare questa pratica criminale che segna per sempre fisico e mente di chi la subisce, non si è di fatto ancora ottenuta una collaborazione sufficiente nelle aree più svantaggiate dei Paesi nei quali quest’usanza tribale è diffusa.

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