Ebrei

  • “”Mai più” è ora”: le parole della Presidente von der Leyen in occasione della Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto

    In occasione della Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto e del 79º anniversario della liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau, che si celebra ogni anno il 27 gennaio, la Presidente della Commissione Europea Ursula von del Leyen ha fatto una dichiarazione di condanna di ogni forma di antisemitismo. Oggi, dopo l’attacco di Hamas a Israele lo scorso 7 ottobre, sono numerosi gli episodi di aggressione e denigrazione nei confronti degli ebrei in tutto il mondo, riportando purtroppo alla memoria uno dei periodi più bui della storia europea.

    Da anni la Commissione, con a serie di iniziative, contrasta l’antisemitismo e sostiene la vita ebraica. E la commemorazione del’Olocausto rimane un pilastro essenziale di esse affinché il ricordo di quel tragico evento rimanga vivo. Il 6 novembre 2023 la Commissione ha presentato una comunicazione intitolata “Nessuno spazio per l’odio in un’Europa che, unita, lo ripudia”, che mira a rafforzare la protezione degli spazi pubblici, in particolare i luoghi di culto ebraici, e la lotta contro l’odio online. Nel 2024, nell’ambito del programma ‘Cittadini, uguaglianza, diritti e valori (CERV)’, la Commissione europea erogherà oltre 14 milioni di euro di finanziamenti UE a sostegno di progetti sulla memoria europea, privilegiando in particolare quelli volti a consolidare la memoria, ad ampliare l’istruzione e la ricerca sull’Olocausto o a combattere le sue rappresentazioni distorte e il negazionismo.

    Di seguito le parole della Presidente van der Leyen.

    A seguito degli esecrabili attentati terroristici di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023, la commemorazione dell’Olocausto ha assunto un nuovo significato. Gli ebrei europei vivono nuovamente nell’angoscia: nessun genitore dovrebbe avere paura di mandare i propri figli a scuola. Gli ebrei sono vittime di bullismo, vessazioni e aggressioni in strada, a scuola e all’università. Alcune sinagoghe sono state bersaglio di atti vandalici. Cimiteri ebraici sono stati profanati.

    L’impennata senza precedenti di atti antisemiti cui abbiamo assistito in tutta Europa ci ricorda il momento più buio della nostra storia. La differenza, tuttavia, è che oggi siamo tutti schierati al fianco delle comunità ebraiche. Non c’è spazio per l’odio antisemita, soprattutto qui in Europa, e nulla giustifica l’antisemitismo.

    Tre generazioni dopo la Shoah dobbiamo garantire che la vita degli ebrei continui a realizzarsi pubblicamente. Non possiamo accettare che gli ebrei nascondano la propria identità. Il sostegno alla vita ebraica è al centro della strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo. Nel celebrare quest’anno il 79º anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau ricordiamo i 6 milioni di donne, uomini e bambini ebrei e tutte le altre vittime, tra cui centinaia di migliaia di rom, assassinati durante l’Olocausto.

    Con la scomparsa degli ultimi sopravvissuti all’Olocausto, dobbiamo trovare nuove forme di commemorazione e attuare nuovi metodi di insegnamento, utilizzando le ultime tracce del passato. A tal fine stiamo costituendo una rete di luoghi in cui si è consumato l’Olocausto, un’azione faro della strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo. I luoghi della memoria devono essere custoditi e servire a fini educativi e commemorativi.

    Dobbiamo ricordare come tutto ha avuto inizio: l’antisemitismo e l’odio hanno condotto alla Shoah. È nostro dovere, come europei, costruire un’Unione europea libera dall’antisemitismo e da qualsiasi forma di razzismo e discriminazione. Se l’Europa abbandona gli ebrei avrà abbandonato tutti noi. “”Mai più” è ora!”

  • La Commissione ospita una conferenza internazionale in occasione Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto

    Nell’ambito di una serie di impegni per celebrare la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto (27 gennaio), la Commissione ospiterà martedì 23 gennaio la conferenza internazionale “Ricordare il passato. Plasmare il futuro”. La conferenza sarà aperta dal Vicepresidente Margaritis Schinas ed è organizzata dalla Commissione in collaborazione con la presidenza belga del Consiglio, la presidenza croata dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA) e importanti organizzazioni della società civile per il sostegno alla vita ebraica. Nel corso della conferenza il Vicepresidente Schinas annuncerà l’istituzione della “rete dei luoghi dell’Olocausto”, un’iniziativa faro della strategia dell’UE del 2021 sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica.

  • Non dimenticare, per non rivivere più le atrocità del passato

    Si può perdonare, ma dimenticare è impossibile.

    Honoré de Balzac

    La scorsa settimana, il 18 aprile, ad Oswiecim, in Polonia, è stata organizzata e svolta la 35a Marcia dei Vivi. Si tratta di un’annuale celebrazione che si svolge sempre lì. Una celebrazione alla quale partecipano migliaia di studenti, ma non solo, da tutto il mondo. I partecipanti marciano silenziosi per ricordare le atrocità subite da milioni di ebrei e di altre nazioni, portati nei famigerati campi di concentramento e di sterminio nazisti durante la seconda guerra mondiale. Un’iniziativa, quella avviata nel 1988, il cui obiettivo è di ricordare quanto è accaduto in quei campi e di non dimenticare tutte le crudeltà messe in atto consapevolmente dai nazisti. Di non dimenticare per non essere poi costretti a riviverle. Si tratta di un’attività, quella della Marcia dei Vivi, che accade ogni anno tra aprile e maggio, subito dopo il Pesach, la Pasqua ebraica. E non a caso è stata scelta quella ricorrenza, essendo il Pesach strettamente legato con l’Esodo: la liberazione degli ebrei e la loro partenza verso la Terra promessa. Le Sacre Scritture testimoniano, con il libro dell’Esodo, come gli ebrei, schiavi in Egitto, sono stati liberati da Dio, che aveva scelto Mosè per guidarli. Dopo aver attraversato, prima il mar Rosso e poi il deserto di Sinai, sono finalmente arrivati vicino alla Terra promessa dal tempo di Abramo, a Canaan, ossia la Palestina, divisa in tre regioni: la Galilea, la Samaria e la Giudea. Una volta arrivati di fronte a Canaan, Mosè chiese a suo fratello Aronne di curarsi degli ebrei mentre lui saliva sul monte Sinai per parlare con Dio e scrivere i dieci Comandamenti. Ma nel frattempo gli ebrei convinsero Aronne a fondere tutti i gioielli d’oro e di forgiare una statua raffigurante un vitello. Un vitello d’oro per essere adorato. “Ecco il tuo Dio o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto” (Esodo; 32;4). Allora Dio disse a Mosè: “non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione” (Esodo; 32; 9-10). E solo dopo l’implorazione di Mosè, “Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al Suo popolo” (Esodo, 32; 14). Ma gli ebrei non sono potuti entrare nella terra promessa di Canaan e secondo le Sacre Scritture hanno trascorso altri quarant’anni nel deserto prima di entrarci.

    Trentacinque anni fa, nel 1988, è stata attuata la prima Marcia dei Vivi, come parte integrale di un programma educativo delle giovani generazioni degli ebrei, ma non solo. Da allora ogni anno la marcia si svolge in Polonia. Si tratta di diverse attività che durano per alcuni giorni, incluse le visite nei diversi campi nazisti di concentramento, nel ghetto di Varsavia, nonché in altri luoghi legati alla storia e alla cultura ebraica. Tutto per non dimenticare. Non si devono mai e poi mai dimenticare le atrocità subite nel passato. Non dimenticare mai per non essere costretti a rivivere e subire di nuovo le stesse o simili crudeltà. E per non dimenticare mai, la Marcia dei Vivi è stata concepita anche per ricordare altre marce, quelle che i nazisti chiamarono le marce della morte. Ossia quei lunghi percorsi fatti a piedi, oppure stipati in vagoni di treno, da migliaia di detenuti partiti dai campi di concentramento verso la parte dei territori controllati dai nazisti. Le marce della morte erano degli spostamenti forzati, soprattutto degli ebrei, ma anche di altri prigionieri, tutti malnutriti e sofferenti, nei primi mesi del 1945, quando le truppe degli alleati stavano avanzando verso Berlino. Sono stati molti i prigionieri che persero la vita durante le marce della morte. E la Marcia dei Vivi, ogni anno, nel periodo immediatamente dopo il Pesach, la Pasqua ebraica, ricorda anche le vittime delle marce della morte. Per non dimenticare mai i crimini, le crudeltà e le atrocità commesse dai nazisti prima e soprattutto durante la seconda guerra mondiale,

    E per non dimenticare mai le vittime della barbarie e della crudeltà nazista, diverse nazioni del mondo celebrano “le Giornate/i Giorni della Memoria”. Sono delle ricorrenze che ricordano tutte le atrocità subite soprattutto dagli ebrei ed attuate dai nazisti fino al 1945. Per indicare lo sterminio ed il genocidio degli ebrei perpetrato dai nazisti, dal 1933 si usano le parole shoah ed olocausto. Dal punto di vista etimologico il termine ebraico shoah significa catastrofe, distruzione e, riferendosi alle Sacre Scritture, tempesta devastante. Con questa parola si definisce anche lo sterminio degli ebrei dovuto al genocidio nazista. Mentre la parola olocausto, che deriva dal greco antico e significa “bruciato interamente”, definisce un atto di sacrificio religioso usato dai greci antichi e dagli ebrei, durante i quali degli animali venivano uccisi e poi bruciati completamente sugli altari dei templi, in modo che poi nessuna parte commestibile dell’animale sacrificato poteva essere mangiata. Da qualche decennio però, viene sempre più usata la parola shoah invece della parola olocausto. Questo soprattutto perché, riferendosi al genocidio nazista, non necessariamente è legato ad un sacrificio inevitabile come l’olocausto.

    Sempre per non dimenticare le crudeltà dei nazisti, ma non solo, prima e durante la seconda guerra mondiale, il 24 gennaio del 2005 si svolse una sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il motivo era quello di celebrare il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi nazisti di sterminio e la fine di quell’orribile periodo storico. Circa nove mesi dopo, e proprio il 1° novembre 2005, si è svolta la 42a sessione plenaria dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Durante quella sessione è stata approvata la Risoluzione 60/7 con la quale si stabilì che ogni 27 gennaio si celebrasse il “Giorno della Memoria”, una ricorrenza internazionale per ricordare ed onorare tutte le vittime della Shoah. E non a caso fu scelta quella data. Era proprio il 27 gennaio 1945 quando sono stati liberati tutti i detenuti rimasti nel famigerato campo di Auschwitz (il nome nella lingua tedesca riferita alla città polacca di Oświęcim nel sud della Polonia; n.d.a.). Un campo costituito nell’aprile del 1940, sfruttando le strutture di una vecchia caserma ad Auschwitz che si estendeva in un’area di circa 200 ettari. In quel campo furono portati i primi prigionieri politici polacchi nel giugno dello stesso anno. Ma siccome la superficie del campo non bastava più per i sempre crescenti flussi di prigionieri, soprattutto ebrei, allora fu deciso di allargarlo. Si costruì quello che è noto come il campo di Birkenau, costituendo quello conosciuto come il campo Auschwitz-Birkenau, il più grande campo di sterminio nazista del Terzo Reich. All’entrata del campo, sulla porta di ferro, era stata scritta in tedesco la frase “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi; n.d.a.). Una cinica e diabolica idea quella di riferirsi alla “libertà” mentre si entrava in un luogo di crudeli torture e di morte. Una scritta, quella sull’ingresso del famigerato campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, che offende la memoria delle vittime e la capacità di intendere, pensare e giudicare delle persone normali.

    Riferendosi ai dati, risulterebbe che nel campo di sterminio di Auschwitz siano stati sterminati, uccisi, bruciati vivi e morti per altre cause oltre un milione di persone. Sempre riferendosi ai dati, circa il 90% delle vittime erano degli ebrei arrivati nel campo dalla Polonia e da diversi altri Paesi europei. Ragion per cui il campo di Auschwitz-Birkenau è stato considerato come una “fabbrica della morte”. Una “fabbrica della morte” per mettere in atto quella che cinicamente e crudelmente veniva chiamata la “soluzione finale”. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1947, sul territorio della “fabbrica della morte” è stato costituito un museo memoriale, mentre nel 1979 il campo di Auschwitz-Birkenau è stato iscritto come “luogo di memoria” nell’elenco dei siti tutelati come Patrimonio mondiale dell’Unesco.

    E proprio lì, ad Oświęcim (Auschwitz), la scorsa settimana, il 18 aprile, si è svolta la 35a Marcia dei Vivi. Una Marcia di alcune migliaia di studenti arrivati da molti paesi del mondo, Italia compresa, nonché dei sopravvissuti della Shoah, per ricordare e commemorare tutte le vittime dello sterminio nazista degli ebrei, ma anche delle vittime di altre nazionalità. Il tragitto che hanno percorso tutti i partecipanti alla Marcia dei Vivi era quello noto come la “strada della morte” che dal campo di sterminio nazista di Auschwitz I arriva a quello di Auschwitz II-Birkenau. Il 18 aprile scorso tra i partecipanti della Marcia dei Vivi c’erano anche gli studenti di tre scuole superiori italiane. Era presente anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dalle due sorelle, Tatiana e Andra Bucci, che sono tra le ultime sopravvissute del campo di sterminio nazista di Auschwitz- Birkenau e che possono ancora testimoniare, per loro sofferte esperienze personali, l’orrore, le atrocità e tutto quello che accadeva nel famigerato campo. Il presidente Mattarella, dopo aver visitato il campo, ha dichiarato ai giornalisti: “Già studiarlo, e l’ho fatto molto a lungo, è impressionante ma vederlo è un’altra cosa, è già straziante leggere e vedere nei video le testimonianze, ma vederlo è un’altra cosa, che dà la misura dell’inimmaginabile”. E poi, riferendosi a quella parte dove erano esposte ammassate le scarpe delle vittime, bambini compresi, ha detto; “Vedere quelle scarpe, vedere quelle scarpette dei bambini, dei neonati sono cose inimmaginabili e bisogna continuare a ricordare e bisogna ricordare che quello che vediamo è una piccola parte”. Il presidente Mattarella, rivolgendosi ad un gruppo di studenti di tre scuole superiori italiane lì presenti, ha detto: “Dovete trasmettere anche voi a vostra volta la memoria. Dovete trasmetterla anche voi a chi verrà dopo”. Ed infine ha dichiarato: “Siamo qui oggi a rendere omaggio e fare memoria dei milioni di cittadini assassinati da un regime sanguinario come quello nazista che, con la complicità dei regimi fascisti europei che consegnarono propri concittadini ai carnefici, si macchiò di un crimine atroce contro l’umanità. Un crimine che non può conoscere né oblio né perdono”.

    L’autore di queste righe ha trattato anche prima l’importanza di non dimenticare per non rivivere quanto è accaduto nel passato. Nel febbraio 2020 scriveva: “Il 27 gennaio scorso è stato ricordato e onorato il “Giorno della Memoria”. Un giorno prima, durante l’Angelus, Papa Francesco, riferendosi alle barbarie nei lager nazisti ammoniva dicendo che “Davanti a questa immane tragedia, a questa atrocità, non è ammissibile l’indifferenza ed è doverosa la memoria” (Drammatiche conseguenze dell’indifferenza; 3 febbraio 2020). Oppure ricordava la frase “Tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo!”, scritta da Primo Levi nel suo libro “Se questo è un uomo” (Deliri e irresponsabilità di un autocrate; 22 febbraio 2021).

    Chi scrive queste righe è convinto, come tanti altri, che bisogna non dimenticare per non rivivere più le atrocità del passato. Egli pensa che nessuno che ha ed esercita poteri, nessun autocrate debba aggredire i diritti innati e acquisiti e le libertà del genere umano, ma anche delle singole persone innocenti. E men che meno, nessuno possa mettere in atto delle atrocità come quelle commesse dalle diverse dittature in ogni parte del mondo. E soprattutto quelle simili alle orribili atrocità, le crudeltà commesse consapevolmente nei campi di concentramento dai nazisti. Ragion per cui si deve evitare a dare qualsiasi appoggio, anche “formalmente protocollare”, alle persone che abusano del potere conferito, agli autocrati. Come per anni e per degli “interessi di Stato” è accaduto con il dittatore russo. Ma anche con altri autocrati in America Latina, in Africa ed in Medio oriente. La storia, anche quella recente, ci insegna. Perciò non si potranno offendere i tanti sacrifici umani, le tantissime vittime crudelmente uccise dai nazisti ma anche da altri dittatori. Perché così si potrà rispettare anche quanto è stato sancito il 1° novembre 2005 dalla Risoluzione 60/7 dell’Assemblea delle Nazioni Unite. Chi scrive queste righe, riferendosi agli insegnamenti della storia e alle vissute esperienze umane, parafrasando il pensiero di Balzac, pensa che si può perdonare, ma si dovrebbe far di tutto, per quanto possa essere difficile, per non dimenticare. Si, non dimenticare, per non rivivere più le atrocità del passato.

  • Ursula von der Leyen in occasione della Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto: “Non dobbiamo mai dimenticare il destino di milioni di ebrei”

    Il 27 gennaio ricorreranno la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto e il 78º anniversario della liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau. In vista della Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto, la Presidente von der Leyen ha dichiarato:

    “Non dobbiamo mai dimenticare i sei milioni di donne, uomini e bambini ebrei e tutte le altre vittime, tra cui centinaia di migliaia di rom, assassinati durante l’Olocausto.

    Quest’anno ricorderemo la resistenza e le rivolte degli ebrei nell’Europa occupata dai nazisti. Commemoreremo l’80º anniversario di grandi rivolte, come quella del Ghetto di Varsavia del 19 aprile 1943, che è diventata simbolo della resistenza ebraica e della brutalità del regime nazista. Ma ricorderemo anche altri atti di resistenza come quello avvenuto in Belgio, dove in quello stesso giorno tre membri della resistenza – Robert Maistriau, Youra Livchitz e Jean Franklemon – sabotarono un treno diretto ad Auschwitz, pieno di deportati ebrei condannati a morte. Altri riuscirono, in seguito, a fuggire dal treno, ma solo 120 sopravvissero. Ci furono anche altre rivolte, di cui probabilmente si parla meno, come quelle avvenute nei campi di concentramento e di sterminio di Treblinka e Sobibor o nel Ghetto di Białystok. Le vittime ebree, infatti, non erano passive e hanno organizzato la resistenza contro i nazisti.

    Ancor oggi, e per sempre, possiamo trarre lezioni dalla forza, dal coraggio e dalla determinazione di quei combattenti e partigiani ebrei scarsamente armati che, tra mille avversità, hanno guidato con successo le rivolte, andando incontro a una morte quasi certa. Hanno combattuto in nome della giustizia ed erano determinati a reagire.

    Come ha affermato Elie Wiesel, sopravvissuto ad Auschwitz: “Il punto non è sapere perché non tutti gli ebrei hanno combattuto, ma quanti di loro lo hanno fatto. Torturati, picchiati, affamati, dove hanno trovato la forza – spirituale e fisica – di resistere?”

    Non possiamo restare in silenzio di fronte a un’ingiustizia, ad un massacro. Dobbiamo gridare contro l’antisemitismo, l’antiziganismo e tutte le forme di odio e discriminazione, siano esse fondate sulla razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, il genere, l’orientamento sessuale, l’età o la disabilità.

    L’antisemitismo ha generato l’Olocausto, ma non si è concluso con la sua fine. Anzi, è di nuovo in aumento in Europa, esattamente come la negazione, la rappresentazione distorta e la banalizzazione dell’Olocausto, che alimentano l’antisemitismo, con effetti corrosivi sulla memoria e sulla coesione collettive europee.

    La memoria non è un fine in sé. Dobbiamo fare un passo in più. Dobbiamo sostenere la vita ebraica. L’Europa potrà prosperare solo quando potranno farlo anche le sue comunità ebraiche. Ci batteremo per un’Unione europea libera dall’antisemitismo e da qualsiasi forma di discriminazione, per una società europea aperta, inclusiva ed equa.”

    Il 5 ottobre 2021 la Commissione europea ha presentato la prima strategia sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica, con cui mira a sostenere i paesi dell’UE e la società civile nel contrasto all’antisemitismo. La commemorazione dell’Olocausto è un pilastro essenziale delle iniziative volte a garantire che nessuno di noi cancelli mai la storia dalla sua memoria.

    Il 23 gennaio di quest’anno, nell’ambito delle iniziative previste per celebrare la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto e in collaborazione con la presidenza svedese del Consiglio, la presidenza svedese dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA) e le organizzazioni di coordinamento ebraiche con sede a Bruxelles, la Commissione europea ha organizzato la conferenza “Ricordare il passato per costruire il futuro”.

    Per sensibilizzare l’opinione pubblica e contrastare la rappresentazione distorta dell’Olocausto, la Commissione ha avviato e continua a condurre a livello mondiale, insieme all’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA), all’UNESCO e alle Nazioni Unite, la campagna #ProtectTheFacts.

    Nel 2005, con la risoluzione 60/7 sulla memoria dell’Olocausto l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 27 gennaio come giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto, in ricordo di quel 27 gennaio 1945 in cui le forze alleate liberarono il campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

    La risoluzione esorta ogni paese membro delle Nazioni Unite a onorare la memoria delle vittime dell’Olocausto e a incoraggiare lo sviluppo di programmi educativi sulla storia dell’Olocausto, al fine di prevenire futuri genocidi. Chiede inoltre di preservare attivamente i siti in cui l’Olocausto si è consumato: campi nazisti di sterminio, di concentramento e di lavoro forzato e prigioni naziste.

    Nel gennaio 2022 le Nazioni Unite hanno adottato un’altra risoluzione che condanna la negazione e la rappresentazione distorta dell’Olocausto. La risoluzione esorta i membri delle Nazioni Unite e le imprese dei social media ad adottare misure efficaci di contrasto all’antisemitismo e alla negazione o rappresentazione distorta dell’Olocausto.

    La Commissione europea e gli Stati membri dell’UE si sono impegnati a combattere l’antiziganismo nell’ambito del quadro strategico dell’UE per i Rom e della raccomandazione del Consiglio sui Rom. Il 9 gennaio 2023 è stata adottata la prima relazione di valutazione dei quadri strategici nazionali degli Stati membri per i Rom.

    Nel 2023, nell’ambito del programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori (CERV), la Commissione europea erogherà più di 10 milioni di € di finanziamenti UE a sostegno di progetti sulla memoria europea, privilegiando come particolarmente prioritari quelli volti a consolidare la memoria, ad ampliare l’istruzione e la ricerca sull’Olocausto o a combattere le sue rappresentazioni distorte e il negazionismo.

  • Von der Leyn: L’Olocausto fu un disastro europeo provocato dall’antisemitismo

    “Il 27 gennaio celebriamo il 77º anniversario della liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau.

    Ricordiamo tutti i sopravvissuti e i milioni di donne, uomini e bambini ebrei uccisi dal regime nazista, insieme a tutte le altre vittime del nazismo. In molte cerimonie in tutta Europa e nel mondo verranno chiamati i loro nomi e saranno ricordate le loro vite.

    Quest’anno ricorre anche l’80º anniversario della conferenza di Wannsee, la riunione che segnò il destino degli ebrei europei. In tale occasione i nazisti si prefissero di rastrellare sistematicamente l’Europa alla ricerca di ebrei, per sterminare il loro popolo.

    L’Olocausto fu un disastro europeo provocato dall’antisemitismo. L’antisemitismo disumanizza il popolo ebraico. Nella Germania nazista questa disumanizzazione ha aperto le porte alla Shoah. Non dobbiamo mai dimenticare.

    In questo giorno, tuttavia, guardiamo anche al futuro. Dopo la guerra l’Europa è stata costruita con promesse di pace. Ma ancor oggi l’antisemitismo sta crescendo nel nostro continente e minaccia la comunità ebraica che ci vive.

    Dall’inizio della pandemia le teorie complottistiche e la disinformazione antisemite si sono propagate rapidamente, sia online che offline. Le persone che sfilano per le strade europee indossando la stella di David paragonando le misure pandemiche al genocidio del regime nazista banalizzano l’esperienza delle vittime della Shoah. La rappresentazione distorta dell’Olocausto alimenta la retorica dell’odio. Ogni europeo deve conoscere i fatti e studiare l’Olocausto.

    Per questo motivo la Commissione europea ha presentato la prima strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica, in cui essa propone oltre 70 azioni concrete intese a contrastare l’antisemitismo online, garantire la sicurezza delle comunità ebraiche, creare una rete di siti “in cui si è consumato l’Olocausto” e raggiungere il grande pubblico con riflessioni su una cultura della memoria in Europa.

    Il fulcro della nostra azione è garantire che gli ebrei in tutta Europa possano vivere la loro vita conformemente alle loro tradizioni religiose e culturali. Perché l’Europa potrà prosperare solo quando potranno farlo anche le sue comunità ebraiche e perché la vita ebraica è parte integrante della storia e del futuro dell’Europa”.

    Il 5 ottobre 2021 la Commissione ha presentato una strategia sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica per sostenere i paesi dell’UE e la società civile nel contrastare l’antisemitismo. La commemorazione dell’Olocausto è un pilastro essenziale delle iniziative tese a garantire che nessuno di noi dimentichi mai la nostra storia.

    Per la prima volta, il 27 gennaio 2022 la Commissione europea illuminerà la propria sede, l’edificio Berlaymont, con la scritta #WeRemember, aderendo alla campagna organizzata congiuntamente dal Congresso mondiale ebraico e dall’UNESCO in memoria delle vittime della Shoah.

    Per sensibilizzare l’opinione pubblica e contrastare la rappresentazione distorta dell’Olocausto, la Commissione ha lanciato e continua a condurre la campagna #ProtectTheFacts insieme all’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA), all’UNESCO e alle Nazioni Unite.

    Nel 2005, con la risoluzione 60/7 sulla memoria dell’Olocausto, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 27 gennaio come Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto. Il 27 gennaio 1945 le forze alleate liberarono il campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

    La risoluzione esorta ogni paese membro delle Nazioni Unite a onorare la memoria delle vittime dell’Olocausto e a incoraggiare lo sviluppo di programmi educativi sulla storia dell’Olocausto, al fine di prevenire futuri atti di genocidio. Chiede inoltre di preservare attivamente i siti che fungevano da campi di sterminio, campi di concentramento, campi di lavoro forzato e prigioni nazisti durante l’Olocausto.

    Il 21 gennaio le Nazioni Unite hanno adottato una risoluzione volta a combattere la negazione dell’Olocausto e a esortare gli Stati membri e le imprese dei social media a contribuire alla lotta contro l’antisemitismo.

    Fonte: Commissione europa

  • Allarme in Europa: l’antisemitismo cresce con la pandemia

    Tre generazioni dopo l’Olocausto, l’antisemitismo in Europa continua a crescere e arriva a toccare livelli sempre più allarmanti. Nell’anniversario della ‘Notte dei lunghi cristalli’ – i pogrom antisemiti che scoppiarono su scala nazionale nella Germania nazista nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 – papa Francesco e l’Unione europea hanno fotografato una situazione peggiorata durante la pandemia. In questo periodo, secondo il rapporto pubblicato dall’Agenzia Ue per i diritti fondamentali (Fra), sono emersi, specie sul web, nuovi miti antisemiti e teorie del complotto che incolpano gli ebrei della diffusione del Covid.

    “La minaccia dell’antisemitismo che ancora serpeggia in Europa e altrove – ha ammonito il pontefice in un tweet postato in occasione della ricorrenza dei pogrom del 1938 – è una miccia che va spenta. Impegniamoci a promuovere una educazione alla fraternità, così che i rigurgiti di odio che vogliono distruggerla non prevalgano”.

    Ma a esprimere la grande preoccupazione con cui l’Ue guarda al fenomeno è stato soprattutto il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, durante il suo intervento all’Europarlamento su questo tema. Durante la pandemia, ha detto Schinas, quella ebrea è stata “una delle comunità più attaccate”, accusata “oltraggiosamente e falsamente di aver creato il virus”. Inoltre, ha aggiunto, “le misure di salute pubblica sono state paragonate a misure che hanno portato allo sterminio della maggior parte degli ebrei europei, banalizzando così l’Olocausto”.

    I dati snocciolati dal vicepresidente della Commissione sono significativi. Nove ebrei su dieci ritengono che l’antisemitismo sia in aumento nel proprio Paese, e il 38%, spinto dalla crescente percezione di insicurezza, ha preso in considerazione l’idea di migrare altrove. Un quadro allarmante che emerge anche dal documento diffuso dall’Agenzia Ue per i diritti fondamentali. Sebbene i lockdown possano aver portato a un contenimento fisiologico degli episodi di antisemitismo negli spazi pubblici, “la proliferazione delle cospirazioni antisemite online – si legge nel rapporto dell’Agenzia – mostra come il numero di incidenti registrati non sia indicativo della situazione. Dai sondaggi effettuati emerge infatti che gli attacchi contro gli ebrei sono fortemente sottostimati e che l’odio sul web, incluso l’antisemitismo, ha messo saldamente radici nelle società europee.

    E proprio per ricordare le violenze e i morti di una delle pagine più buie della storia d’Europa, l’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) ha invitato le 21 Comunità distribuite su tutto il territorio ad accendere una luce in tutte le sinagoghe e i luoghi ebraici d’Italia. “Un gesto di memoria, ma anche un messaggio di identità ebraica viva, di luci ancora accese e di testimonianze – si legge in una nota – che continuano a trasmettersi attraverso le generazioni, nonostante i propositi di chi allora perseguiva la distruzione dell’ebraismo europeo”.

  • La Commissione presenta la prima strategia dell’UE volta a combattere l’antisemitismo e a promuovere la vita ebraica

    La Commissione europea presenta la prima strategia dell’UE volta a combattere l’antisemitismo e a promuovere la vita ebraica. Di fronte all’inquietante aumento dell’antisemitismo, in Europa e altrove, la strategia definisce una serie di azioni incentrate su tre pilastri: prevenire ogni forma di antisemitismo; preservare e incoraggiare la vita ebraica; promuovere attività di ricerca, istruzione e commemorazione dell’Olocausto. La strategia propone misure volte a rafforzare la cooperazione con le imprese online per contrastare l’antisemitismo online, proteggere più adeguatamente gli spazi pubblici e i luoghi di culto, istituire un polo europeo di ricerca sull’antisemitismo oggi e creare una rete di siti in cui si è consumato l’Olocausto. Tali azioni saranno rafforzate dalle iniziative internazionali dell’UE volte a guidare la lotta mondiale contro l’antisemitismo.

    Verso un’Unione europea libera dall’antisemitismo

    La strategia definisce misure incentrate sui seguenti aspetti: 1) prevenzione e lotta contro ogni forma di antisemitismo; 2) tutela e sostegno della vita ebraica nell’UE; 3) attività di istruzione, ricerca e commemorazione dell’Olocausto. Queste azioni sono integrate dalle iniziative internazionali dell’UE per contrastare l’antisemitismo.

    Tra le azioni chiave della strategia figurano le seguenti.

    • Prevenzione e lotta contro ogni forma di antisemitismo: nove ebrei su dieci ritengono che l’antisemitismo sia aumentato nel loro paese, e l’85% di essi lo considera un problema grave. Per affrontare il problema la Commissione mobiliterà fondi dell’UE e aiuterà gli Stati membri a elaborare e attuare le loro strategie nazionali. La Commissione sosterrà la creazione di una rete europea di segnalatori di fiducia e di organizzazioni ebraiche per eliminare l’illecito incitamento all’odio online. Sosterrà inoltre lo sviluppo di narrazioni volte a contrastare i contenuti antisemiti online. La Commissione collaborerà con l’industria e le società del settore informatico per prevenire l’esposizione e la vendita illegali di simboli, oggetti commemorativi e letteratura online legati al nazismo.
    • Protezione e promozione della vita ebraica nell’UE: il 38% degli ebrei hanno preso in considerazione l’eventualità di emigrare perché non si sentono sicuri in quanto ebrei nell’UE. Per garantire che gli ebrei possano sentirsi al sicuro e partecipare pienamente alla vita europea, la Commissione accorderà finanziamenti dell’UE per proteggere più adeguatamente gli spazi pubblici e i luoghi di culto. Il prossimo invito a presentare proposte sarà pubblicato nel 2022, con la messa a disposizione di 24 milioni di €. Gli Stati membri sono altresì incoraggiati ad avvalersi del sostegno di Europol per le attività di lotta contro il terrorismo, sia online che offline. Per promuovere la vita ebraica, la Commissione adotterà misure per salvaguardare il patrimonio ebraico e sensibilizzare in merito alla vita, alla cultura e alle tradizioni ebraiche.
    • Attività di istruzione, ricerca e commemorazione dell’Olocausto: attualmente un cittadino europeo su venti non ha mai sentito parlare dell’Olocausto. Per mantenerne viva la memoria, la Commissione sosterrà la creazione di una rete di luoghi in cui si è consumato l’Olocausto, che non sempre sono noti, ad esempio i nascondigli o i luoghi di esecuzione. La Commissione promuoverà inoltre una nuova rete di giovani ambasciatori europei incaricati di promuovere la memoria dell’Olocausto. Con i finanziamenti dell’UE, la Commissione favorirà la creazione di un polo europeo di ricerca sull’antisemitismo contemporaneo e sulla vita ebraica, in cooperazione con gli Stati membri e la comunità di ricerca. Per valorizzare il patrimonio ebraico, la Commissione inviterà le città che si candidano a Capitale europea della cultura ad interessarsi alla storia delle loro minoranze, compresa la storia della comunità ebraica.

    L’UE utilizzerà tutti gli strumenti disponibili per invitare i paesi partner a contrastare l’antisemitismo nel vicinato dell’UE e oltre, anche attraverso la cooperazione con le organizzazioni internazionali. Assicurerà che i fondi esterni dell’UE non possano essere indebitamente assegnati ad attività che incitano all’odio e alla violenza, anche nei confronti degli ebrei. L’UE rafforzerà la cooperazione con Israele nella lotta contro l’antisemitismo e promuoverà il rilancio del patrimonio ebraico in tutto il mondo.

    La strategia verrà attuata nel periodo 2021-2030. La Commissione invita il Parlamento europeo e il Consiglio a sostenere l’attuazione della strategia e pubblicherà relazioni complete sulla sua attuazione nel 2024 e nel 2029. Gli Stati membri si sono già impegnati a prevenire e combattere tutte le forme di antisemitismo attraverso nuove strategie o misure nazionali nell’ambito delle strategie e/o dei piani d’azione nazionali esistenti sulla prevenzione del razzismo, della xenofobia, della radicalizzazione e dell’estremismo violento. Le strategie nazionali dovrebbero essere adottate entro la fine del 2022 e saranno riviste dalla Commissione europea entro il 2023.

    Questa strategia manifesta l’impegno dell’UE a favore di un futuro per la vita ebraica in Europa e altrove. Segna l’impegno politico della Commissione a favore di un’Unione europea libera dall’antisemitismo e da qualsiasi forma di discriminazione e di una società aperta, inclusiva ed equa nell’UE.

    In seguito al Convegno sui diritti fondamentali sull’antisemitismo e l’odio anti-islamico del 2015, la Commissione ha nominato la sua prima Coordinatrice europea per la lotta contro l’antisemitismo e la promozione della vita ebraica. Nel giugno 2017 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla lotta contro l’antisemitismo. Nel dicembre 2018 il Consiglio ha adottato una Dichiarazione relativa alla lotta contro l’antisemitismo. Nel dicembre 2019 la lotta contro l’antisemitismo è stata integrata nel portafoglio del vicepresidente della Commissione responsabile per la Promozione del nostro stile di vita europeo, a riprova dell’intenzione di affrontarla come priorità trasversale. Nel dicembre 2020 il Consiglio ha adottato un’ulteriore Dichiarazione sull’integrazione della lotta contro l’antisemitismo in tutti i settori d’intervento.

    Molti dei settori di azione connessi alla lotta contro l’antisemitismo sono principalmente di competenza nazionale. Tuttavia l’UE svolge un ruolo importante nel fornire orientamenti politici, coordinare le azioni degli Stati membri, monitorare l’attuazione e i progressi, fornire sostegno attraverso i fondi dell’UE e promuovere lo scambio di buone pratiche tra gli Stati membri. A tal fine la Commissione trasformerà l’attuale gruppo di lavoro sulla lotta all’antisemitismo in una struttura permanente che riunirà gli Stati membri e le comunità ebraiche.

    Fonte: Commissione europea

  • Antisemitismo in ripresa, soprattutto in Francia, Germania e Usa

    Francia, Germania e Usa sono le aree che registrano la maggior crescita dell’antisemitismo. A dirlo è il Rapporto 2020 del Centro Kantor dell’Università di Tel Aviv diffuso poche ore dal Giorno della Shoah e del Ricordo che in Israele si celebra a partire dalla sera del 20 aprile (giorno di nascita di Adolf Hitler, peraltro) e fino alla sera del 21. Dopo aver denunciato che la diffusione del coronavirus ha avuto come effetto un aumento nei primi mesi di quest’anno di sentimenti antisemiti, il Centro ha segnalato nel 2019 un 18% in più di maggiori incidenti antisemiti: 456 contro i 387 del 2018, con 7 ebrei uccisi.

    “Una crescita netta – ha denunciato il Centro – specialmente in considerazione del declino registrato invece negli anni dal 2015 al 2017”. “Almeno 169 persone (37% del totale) – ha spiegato – sono state fisicamente assalite per lo più in spazi pubblici e alcune di queste vicino le proprie case”. Almeno 53 sinagoghe (12%) e 28 centri comunitari e scuole (6%) sono stati – ha proseguito – attaccati. Per quanto riguarda l’Europa, il Centro ha sottolineato che il Vecchio Continente sta affrontando “una generale crescita del razzismo e della xenofobia”. Nello specifico, in Francia l’antisemitismo “cresce a spirale” e “il 41% degli ebrei tra 16-34 anni ha pensato di emigrare dall’Europa”. In Germania – ha sottolineato il Rapporto – l’attacco alla sinagoga di Halle “ha segnato una pietra miliare” e un rapporto preliminare della polizia ha registrato “1839 incidenti antisemiti, 5 al giorno, il più alto tasso dal 2001, condotti in prevalenza da neonazisti e estrema destra”. Per quanto riguarda gli Usa, il Centro Kantor ha detto che “le comunità ebraiche locali stanno assistendo ad una situazione mai vista: crescita delle manifestazioni antisemite, violenza, picchi di sparatorie e numerosi feriti”.

    Sull’Italia, il Rapporto segnala nel 2018 251 casi di antisemitismo con un “evidente aumento” rispetto all’anno precedente, quando gli stessi erano stati 197. Del totale 5 sono stati “incidenti violenti”: 2 assalti fisici e 3 vandalismo. Il resto si riferisce a casi su internet, con un andamento crescente tra la generazione più giovane della banalizzazione della Shoah e l’esaltazione del nazismo.

  • Amazon invitata a ritirare libri che esaltano la propaganda nazista

    I profitti di Amazon arrivano anche dalla vendita di libri che fanno feroce propaganda nazista antisemita come quelli di Julius Streicher, un nazista condannato per crimini contro l’umanità. Così si è espresso il Museo di Auschwitz che ha invitato la più importante piattaforma di vendita on line, nella persona del suo fondatore Jeff Bezos, a rimuovere le controverse pubblicazioni antisemite dell’era nazista. Nel corso dell’ultimo anno Amazon ha ritirato diversi libri di autori di estrema destra tra cui David Duke, ex leader del Ku Klux Klan, e George Lincoln Rockwell, fondatore del partito nazista americano.L’anno scorso, Amazon ha scatenato numerose proteste il 1° dicembre perché aveva messo in vendita ornamenti natalizi decorati con immagini del campo di concentramento di Auschwitz.

  • La Francia si dota di un ufficio per combattere i crimini del crescente odio antisemita

    Il Ministro degli interni francese Christophe Castaner ha annunciato la creazione di un ufficio per combattere i crimini d’odio, dopo la profanazione con svastiche di 107 tombe ebraiche a Westhoffen , nella Francia orientale. “L’ufficio coordinerà il lavoro di polizia e magistratura affinché coloro che commettono atti di odio antisemita, islamofobici e anticristiani siano incriminati”, ha affermato Castaner con un tweet in cui aggiunge che le autorità saranno in prima linea per impedire all’antisemitismo di avvelenare la Repubblica francese.

    La profanazione è avvenuta poche ore prima che la Francia adottasse una risoluzione giuridicamente non vincolante modellata sulla definizione di antisemitismo dell’Alleanza per la memoria dell’Olocausto internazionale, che identifica l’antisionismo con l’antisemitismo.

    Il vandalismo in Francia non è nuovo. A febbraio infatti sono state profanate 96 tombe ebraiche a Quatzenheim, una piccola città a soli 10 km da Westhoffen. Sebbene la Francia abbia la più grande popolazione ebrea nell’Unione europea, i rapporti della polizia dicono che gli episodi di antisemitismo in tutto il Paese sono aumentati del 74% dal 2017 al 2018.

    Il Presidente francese Emmanuel Macron ha condannato l’incidente dichiarando con un tweet che “gli ebrei sono e fanno la Francia e che chi attaccano loro e le loro tombe non è degno dell’idea che abbiamo della Francia”.

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