Elezioni

  • Lo scontro democratico tra garanzie ed opportunità

    Una democrazia rappresenta la forma di governo all’interno della quale, come nel periodo degli antichi Greci, tutti potevano godere degli stessi diritti e tutti potevano accedere a determinati incarichi pubblici in base alla propria competenza.

    Questa forma di governo basata sul principio di uguaglianza riportata all’era contemporanea offre anche delle opportunità (che rappresentano un concetto radicalmente diverso da quello di garanzia democratica) per chi sappia utilizzare e magari volgere a proprio favore delle “vacatio legis” tali da non definire una base minima di requisiti per la eleggibilità.

    Questa lacuna viene abitualmente interpretata da ogni forza politica come la possibilità di proporre per una carica elettiva candidati il cui unico merito è quello di rappresentare una vicinanza alla stessa compagine politica. Tuttavia, proprio perché in altri campi la legge nazionale risulta invece molto precisa nella definizione dei requisiti minimi di accesso, questa vacatio diventa non più una caratteristica della democrazia ma una semplice quanto banale opportunità speculativa.

    Il principio principe delle uguaglianza, già presente nella democrazia dell’antica Grecia, viene così azzerato quando per accedere ad un qualsiasi concorso del personale di servizio ATA il candidato deve risultare incensurato mentre una persona che abbia già subito quattro condanne e ventinove denunce possa venire tranquillamente candidata ed eletta al Parlamento Europeo.

    In fondo sarebbe bastato adottare il medesimo criterio richiesto per l’accesso ai concorsi pubblici come espressione della semplice garanzia democratica.

    Questa elezione di Ilaria Salis rappresenta in buona sostanza il risultato di uno sfruttamento della “Opportunità” che un sistema democratico assolutamente perfettibile non ha ancora avuto il coraggio di normare adeguatamente.  In altre parole, il voto non può e non deve rappresentare l’unica forma di manifestazione della democrazia.

    Questo, invece, si dovrebbe inserire all’interno di un sistema elettorale nel quale venisse adottato un criterio comune in relazione alla eleggibilità. Come logica conseguenza, quindi, i leader di partito non possono sentirsi esenti da una propria responsabilità quando utilizzano nel sistema una opportunità a proprio semplice beneficio politico, in più spacciandola come espressione di una garanzia democratica.

    La democrazia dovrebbe essere gestita cum grano Salis  da chi pretende di stabilirne i principi democratici ma che per opportunità politiche lascia la definizione di accesso assolutamente libera ed espressione degli interessi delle  formazioni politiche.

    In fondo basterebbe solo un minimo di discernimento in quanto la democrazia non può essere intesa come una giostra alla quale chiunque, solo in quanto scelto da un partito, possa accedere.

    Il livello di una democrazia comincia dalla qualità dei candidati i quali, per il principio di uguaglianza, dovrebbero essere soggetti ai medesimi obblighi di legge sia per un concorso pubblico quanto per la semplice presentazione di una candidatura.

  • Bipolarismo e astensionismo

    Se bipolarismo significa che due coalizioni, composte da più partiti, si confrontano e sfidano nelle competizioni elettorali con una nuova legge, che ripristina il diritto di scelta degli elettori attraverso la preferenza, il sistema può funzionare.

    Se invece attraverso il bipolarismo si tenta di riportare in vita un bipartitismo che ha già dato i suoi frutti avvelenati, allontanando i cittadini dal voto e dalla politica, siamo assolutamente contrari così come siamo contrari ad esperienze simili a quella del Pdl che tanti problemi ha creato, problemi dei quali ancora, in parte, subiamo le conseguenze.

    Quella che per molti decenni è stata la più grande democrazia al mondo, gli Stati Uniti, proprio attraverso il bipartitismo, oltre che ad un distorto sistema per il quale per votare bisogna iscriversi alle liste elettorali, sta ormai dimostrando di non essere in grado neppure di presentare per le presidenziali candidati sufficientemente credibili ed in grado di rappresentare nel mondo un punto di reale riferimento.

    Negli Stati Uniti la non partecipazione al voto, per colpa del bipartitismo, è un problema, problema che è arrivato anche in Europa e che da noi può essere arginato, eliminato, solo restituendo ai cittadini la possibilità di confrontarsi con scelte politiche e programmi chiari nei quali si sentano, almeno in parte, coinvolti.

    L’uso smodato dei social, che non possono sostituire luoghi di incontro fisico con lo scambio di idee tra persone reali, il costante affidarsi a slogan, battute, la scomparsa dei dirigenti di partito dai media televisivi e della carta stampata, che intervistano solo i leader, non fa crescere una classe dirigente, non fa conoscere ai cittadini i loro rappresentati e crea una situazione di indifferenza ed una mancanza di fiducia che si tramuta nell’astensionismo.

    Una società sempre più tecnologica sta lasciando indietro milioni di persone, anche tra i giovani che, spesso, usano questi strumenti più per isolarsi che per comunicare realmente, per questo c’è l’urgente necessità di tornare ad un confronto diretto perché se si può guardare una persona, un politico, negli occhi si può sperare che ti consideri come essere umano non come suddito da pilotare.

    Se invece le forze politiche sono tutte d’accordo, e questo sospetto non è peregrino, nel non ritenere l’astensionismo un problema per la democrazia e lo vedono invece come un’opportunità per loro perché meno gente vota meno c’è confronto ed i leader hanno più facilità nell’imporre le loro scelte ed i loro candidati è allora evidente che o i cittadini saranno in grado di trovare nuove forme per contare o si andrà sempre più verso una deriva oligarchica.

  • Chi semina vento raccoglie tempesta

    Il distacco degli elettori dalla partecipazione al voto non è indifferenza verso l’Europa ma allontanamento dalla politica partitica dalla quale non si sentono rappresentati.

    Al di là dei successi di chi ha ottenuto un miglioramento dei propri risultati, che vanno conteggiati su un minor numero di votanti, la diminuzione sempre più consistente della partecipazione è un pessimo segnale per la democrazia.

    Abbiamo avuto una campagna elettorale nella quale si è parlato di tutto meno che dei problemi che l’Europa deve risolvere e delle sfide che tutti insieme dobbiamo affrontare, all’interno dell’Unione e nel mercato mondiale, quello politico e quello economico.

    Nonostante siano state elezioni preferenziali che, attraverso la scelta dei cittadini, dovrebbero portare al Parlamento europeo deputati capaci e incentrati sui temi europei, i movimenti politici hanno candidato leader di partito, che in Europa non andranno, o figure, in genere, più legate ad interessi di categoria o di schieramento partitico che tesi ad una visione di ampio respiro con la necessaria conoscenza geopolitica.

    La campagna elettorale è trascorsa rimpallandosi polemiche e immaginando le più diverse alleanze future.

    I partiti hanno da tempo eliminato i luoghi di incontro pensando che qualche aperitivo ed i social avrebbero potuto sostituire volantini, programmi, comizi, dibattiti, sezioni, ed in televisione hanno mandato solo i big che in Europa non sarebbero andati così l’elettore si è sentito sempre più lontano, di elezione in elezione, sempre più indifferente e disamorato.

    L’astensionismo delle precedenti competizioni elettorali non è servito a nulla perché per i partiti, per tutti, la democrazia non è partecipazione: meno elettori votano e più possono sperare di fare eleggere chi vogliono.

    Molti diranno di avere vinto, altri giustificheranno quanto non hanno conquistato dicendo che non sono stati capiti, tutti continueranno come prima e gli elettori continueranno a non votare e la democrazia sarà sempre più a rischio, non è un problema di destra o sinistra ma un problema di valori e di politica, quella politica che c’è sempre meno.

    La maggioranza degli italiani non ha votato ed ora cosa cambierà? Chi ammetterà che bisogna cambiare, chi continuerà come prima?

    Ritornare a parlare ed a confrontarsi con le persone, senza proclami e promesse, sarebbe un inizio nuovo ma nessuno ha l’umiltà di ammettere di avere sbagliato nonostante i buoni risultati personali.

  • Appello al voto per l’Europa

    Domani e domenica si vota per il Parlamento europeo, un voto che ci consente di scegliere con la preferenza chi ci dovrà rappresentare fisicamente e politicamente in Europa.

    Andiamo a votare in libertà e coscienza per una Europa più forte ed unita sui grandi temi, dalla politica estera alla difesa comune, meno burocratica e invasiva verso gli Stati nazionali, un’Europa che sappia affrontare la grande sfida: rimanere un mercato debole di fronte alle pressioni delle grandi potenze o diventare finalmente una realtà politica ed economica capace di difendere i propri legittimi interessi e la democrazia e la libertà dei suoi amici ed alleati

    Votare è un diritto, votare è un dovere.

  • ANC eyes national unity government after election loss

    South Africa’s African National Congress (ANC) has suggested forming a government of national unity after losing its parliamentary majority in last week’s elections.

    It says it has reached out to all parties but negotiations are still underway.

    “The results indicate that the South Africans want all parties to work together,” ANC spokesperson Mahlengi Bhengu-Motsiri told journalists.

    The ANC got about 40% of the vote, with the centre-right Democratic Alliance (DA) on 22%, the MK party of former President Jacob Zuma on 15% and the radical Economic Freedom Fighters on 9%.

    This was the first time the ANC has lost its majority since Nelson Mandela led it to victory in the first democratic elections following the end of the racist system of apartheid in 1994.

    Under South Africa’s proportional representation system, any government would need to be formed of parties which together got more than 50% of the vote.

    Ms Bhengu-Motsiri said the ANC has had discussions with the DA, the EFF and other smaller parties.

    She revealed that despite reaching out to MK, there has been no positive response.

    The ANC spokesperson added that the ANC would like to resolve this quickly as parliament convene in less than two weeks.

    Its first priority will be to elect a president to form the next government.

    Since the results were announced, there has been feverish speculation in South Africa about what sort of coalition could be formed.

    Forming a government of national unity would allow the ANC to sidestep the dilemma of who to work with.

    A coalition with the DA would have angered many party activists who see it as representing the interests of the white minority – a charge the party denies.

    The DA also opposes two of the ANC’s core policies – its black empowerment programme, which aims to give black people a stake in the economy following their exclusion under apartheid, and the National Health Insurance (NHI) Bill, which promises universal healthcare for all.

    However, working with two radical parties that broke away from it – MK or the EFF – would alarm the business community, as they both favour seizing white-owned land without compensation and nationalising the mining sector.

    There is also a wide chasm between MK and the ANC due to the personal animosity between President Cyril Ramaphosa and Mr Zuma, the man he replaced as ANC leader in 2018 after a bitter power struggle.

    Mr Zuma has said he is open to working with the ANC as long as it has a new leader, while the ANC has said President Ramaphosa will not be removed and that it is non-negotiable.

    While it will be difficult to get parties from across South Africa’s political spectrum to agree on common policies, Ms Bhengu-Motsiri was optimistic.

    “We believe that despite any differences we may have, working together as South Africans, we can seize this moment to usher our country into a new era of hope,” she said.

    She added that the ultimate decision on the way forward was up to the ANC’s national executive committee, which will be meeting on Thursday.

    South Africa has previously had a government of national unity.

    Following the historic 1994 elections, Mr Mandela’s ANC worked with his former enemies in the National Party, which was responsible for the implementation of apartheid, as well as the Inkatha Freedom Party, a conservative party with a ethnic Zulu base, whose supporters had frequently clashed with ANC activists, leading to thousands of deaths.

  • I Giovani di Confindustria chiedono all’Ue, troppo immobile, un cambio di passo

    “Come cittadini europei, e giovani imprenditori, speriamo di avere, un giorno, un sistema fiscale comune, politiche sociali ed educative comuni, una politica di difesa comune. È questo l’orizzonte dentro cui immaginiamo il futuro”. E’ quanto si augura il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano, nella sua relazione che apre il tradizionale convegno di Rapallo degli industriali under 40. Lo sguardo è rivolto ad un’Europa troppo immobile in cui è necessario che la popolazione degli Stati Membri chiarisca a sé stessa cosa voglia da questa Europa alla quale manca un sentimento fondativo di popolo unito. “Senza modificare i trattati, sarebbe già possibile passare a un voto a maggioranza qualificata e ripensare il sistema di rotazione del Consiglio, dare maggiori poteri al Parlamento, stabilire un limite massimo al numero dei membri e rivedere la ripartizione dei seggi” – continua Di Stefano, che propone il principio della cooperazione rafforzata tra gruppi più piccoli di Stati membri, un’Europa non a due velocità ma un’Europa della responsabilità.

    Il leader degli industriali under 40 apre ad un confronto invitando a Rapallo tutti i leader politici, da Elly Schlein a Carlo Calenda, Giuseppe Conte, Antonio Tajani e Matteo Renzi. E, parlando durante la sua relazione, lancia a tutti loro, idealmente, alcune domande in vista della prossima tornata elettorale europea: “Ai partiti chiediamo: avete scelto per l’Europa le persone migliori? Le idee migliori? Le proposte migliori?”.

    Di Stefano tocca molti temi in chiave europea come quello delle risorse per le transizioni, a partire dal green deal, o della necessaria crescita delle politiche industriali, fiscali o di difesa, dell’indipendenza tecnologica e di nuove sfide come quella dell’intelligenza artificiale, Senza dimenticare le situazioni più calde del momento quali la situazione in Medio Oriente, l’invasione Russa in Ucraina e il rafforzare la difesa europea.

  • Prima delle elezioni la Ue riflette su se stessa a Firenze

    A meno di tre settimane dalle elezioni europee, torna a Firenze lo Stato dell’Unione, appuntamento annuale giunto alla sua 14ma edizione, per fare il punto sui temi al centro dell’agenda europea e sul futuro dell’Ue. La conferenza di due giorni si dividerà tra la Badia Fiesolana, sede dell’Istituto universitario europeo promotore dell’evento, e Palazzo Vecchio. L’edizione di quest’anno pone l’accento sui temi chiave della democrazia e dello Stato di diritto, della transizione verde e digitale e del futuro allargamento dell’Ue; temi che giocheranno un ruolo cruciale nella corsa verso le elezioni europee di giugno. Il programma dello Stato dell’Unione 2024 metterà a disposizione contenuti “che hanno l’ambizione di avere un impatto sul policy making dell’Ue“, si legge in una nota degli organizzatori. L’appuntamento include interventi di alto livello, panel e conversazioni, workshop e tavole rotonde, durante i quali leader internazionali discuteranno le principali sfide che l’Ue si trova ad affrontare e rifletteranno sui meccanismi democratici dell’Unione.

    I relatori dell’edizione di quest’anno sono circa 150. Tra i nomi di maggior rilievo ci sono quelli dei presidenti di Portogallo e Grecia, Marcelo Rebelo de Sousa e Katerina Sakellaropoulou che dopo i saluti istituzionali discuteranno in un panel intitolato “Una nuova era: plasmare il futuro attraverso i valori europei”. Presente anche l’Alto rappresentante Josep Borrell, che parlerà domani della “Politica estera e di sicurezza dell’Ue in tempi difficili”. Borrell non sarà però l’unico rappresentante delle istituzioni europee all’evento: ci saranno anche le vicepresidenti della Commissione Ue, Vera Jourova e Dubravka Suica, competenti rispettivamente per i valori e la trasparenza e per la democrazia e la demografia, e la presidente della Banca europea per gli investimenti (Bei) Nadia Calvino. Tra gli altri ospiti di rilievo si annoverano il ministro per gli Affari europei della Repubblica Ceca, Martin Dvorak, e l’ex segretaria di Stato francese per l’Europa, Laurence Boone. L’Italia sarà rappresentata soprattutto dall’ex presidente del Consiglio Enrico Letta – che parlerà di competitività del mercato unico e di come rafforzare quella digitale – e l’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero, che parlerà nel panel intitolato “Una società che invecchia: minaccia o opportunità?”.

  • Aspettative dei cittadini dell’UE in vista delle elezioni

    Secondo l’ultimo sondaggio Eurobarometro standard pubblicato il 23 maggio gli europei desiderano un’UE più forte e più indipendente, soprattutto di fronte alle attuali sfide globali, e mostrano un crescente ottimismo riguardo al futuro.

    Più di tre quarti degli europei (77%) sono favorevoli a una politica di sicurezza e di difesa comune tra i paesi dell’UE, mentre oltre sette cittadini dell’UE su dieci (71%) concordano sulla necessità dell’UE di rafforzare la sua capacità di produrre attrezzature militari. Allo stesso tempo quasi sette cittadini dell’UE su dieci (69%) sono favorevoli a una politica estera comune degli Stati membri. Oltre due terzi dei cittadini concordano sul fatto che l’UE sia un luogo di stabilità in un mondo in difficoltà (67%) e che l’UE dispone di poteri e strumenti sufficienti per difendere gli interessi economici dell’Europa nell’economia globale (69%).

    Secondo gli europei, l’ambito prioritario dell’azione dell’UE a medio termine è quello della sicurezza e della difesa (34%), seguito a breve distanza da clima e ambiente (30%). La sanità (26%) si colloca al terzo posto e l’economia e la migrazione al quarto (25% per entrambe). Allo stesso tempo quasi la metà (46%) di tutti i cittadini ritiene che nel breve termine la garanzia di pace e stabilità avrà il maggiore impatto positivo sulla loro vita, seguito dalla sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, sanitario e industriale nell’UE (28%), dalla creazione di maggiori opportunità di lavoro e dalla gestione della migrazione (26%).

    Per quanto riguarda la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, quasi nove intervistati su dieci (87%) si esprimono positivamente sulla fornitura di sostegno umanitario alle persone colpite dalla guerra e più di otto su dieci (83%) concorda con l’accoglienza nell’UE delle persone in fuga dalla guerra. Il 72% dei cittadini dell’UE sostiene le sanzioni economiche nei confronti del governo, delle imprese e dei cittadini russi, e il 70% è favorevole alla fornitura di sostegno finanziario all’Ucraina. Sei su dieci approvano la concessione all’Ucraina dello status di paese candidato all’adesione all’UE e il finanziamento dell’UE per l’acquisto e la fornitura di attrezzature militari all’Ucraina.

    Tra le crisi più recenti, l’invasione russa dell’Ucraina ha avuto la maggiore influenza sul modo in cui i cittadini dell’UE guardano al futuro (42%), seguita dalla pandemia e da altre crisi sanitarie (34%) e dalla crisi economica e finanziaria (23%).

    La percezione della situazione dell’economia europea è migliorata dall’autunno 2023: il 47% degli intervistati la considera ora “buona”, il livello più alto dal 2019. Una pluralità di cittadini (45%) ritiene che la situazione economica europea rimarrà stabile nei prossimi 12 mesi. La tendenza positiva si riflette anche nel sostegno all’euro che resta stabilmente elevato, sia nell’UE nel suo complesso (70%) che nella zona euro (78%).

    In vista delle elezioni europee, quasi tre quarti degli intervistati (74%) affermano di sentirsi cittadini dell’UE, ancora una volta il livello più alto in oltre vent’anni. Oltre sei cittadini dell’UE su dieci (62%) sono inoltre ottimisti riguardo al futuro dell’UE, facendo registrare un lieve aumento rispetto al sondaggio precedente nell’autunno 2023. Anche la fiducia nell’UE è aumentata ed è ora pari al 49%, mentre la fiducia nei governi nazionali si attesta al 33%.

    Quasi sei cittadini dell’UE su dieci sono soddisfatti del funzionamento della democrazia nell’UE (57%) e nel loro paese (58%).

  • Nuova indagine Eurobarometro: i giovani partecipano attivamente alla vita civica e democratica in vista delle elezioni europee

    Alla vigilia delle elezioni europee, che si terranno dal 6 al 9 giugno, la Commissione ha pubblicato un’indagine Eurobarometro sui giovani e la democrazia, da cui emerge che il 64% dei giovani dichiara di avere intenzione di votare. Tuttavia, mentre il 38% ritiene che votare sia l’azione più efficace per far sentire la propria voce, circa il 19% dichiara di non essere interessato alla politica e il 13% di non essere interessato a votare.

    Dall’indagine è emerso che molti giovani sono attivi e impegnati: il 64% ha infatti dichiarato di aver partecipato alle attività di una o più organizzazioni negli ultimi 12 mesi e il 48% ha dichiarato di aver agito per cambiare la società firmando una petizione, partecipando a una manifestazione o scrivendo a un esponente politico.

    Infine, dall’indagine è emerso che i giovani continuano ad avere una visione europea. Oltre il 43% ha partecipato a un’attività in un altro paese dell’UE. Quasi la metà dei giovani intervistati (il 49%) dichiara di essere a conoscenza delle opportunità di finanziamento offerte da Erasmus+, il programma europeo per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. Quasi due terzi (il 67%) dei giovani ritengono che l’UE influisca, almeno in parte, sulla loro vita quotidiana, mentre il 26% afferma il contrario e il 7% dichiara di non saperlo.

  • Luci d’Europa a Milano: la città celebra la Giornata dell’Europa con una serata tra musica e parole a un mese dalle elezioni europee

    In occasione della Giornata dell’Europa l’Ufficio del Parlamento europeo e la Rappresentanza della Commissione europea a Milano organizzano un evento dedicato ai cittadini.

    A un mese dalle elezioni europee dell’8 e 9 giugno, a Milano, mercoledì 8 maggio avrà luogo un evento dedicato alla Giornata dell’Europa 2024 con una serata tra musica e parole. Dalle 19:00 alle 21:00, presso il Luiss Hub (via Massimo D’Azeglio 3), si celebrerà la storia europea e la democrazia, coinvolgendo cittadine e cittadini di tutte le età, istituti scolastici, università e organizzazioni della società civile del territorio.

    L’evento prevede momenti di dialogo e performance artistiche. Durante la serata si esibiranno e interverranno: Gaia, Roberto Vecchioni, Elio e Francesco Oggiano.

    L’iniziativa, che si inserisce nel contesto della campagna istituzionale #UsailTuoVoto, si aprirà con la proiezione del video promozionale della stessa e ricorda l’importanza della partecipazione alle prossime elezioni europee.

    La partecipazione è gratuita previa iscrizione fino ad esaurimento posti al seguente Link

    Inoltre, nelle serate del 8 e 9 maggio l’Arco della Pace e la Torre del Filarete del Castello Sforzesco verranno illuminate con i colori dell’Unione europea nel contesto di un’iniziativa che coinvolge numerose città italiane ed europee orientata a celebrare la Giornata dell’Europa e ricordare l’appuntamento del voto.

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