Energia

  • Dalla Ue altri 5,5 miliardi di euro per l’ambiente del Mediterraneo

    La Commissione Europea ha finanziato con 5,5 milioni di euro la terza fase del progetto meetMed, sviluppato da Medener per accelerare la transizione verso economie più sostenibili e climaticamente neutre nella sponda sud del Mediterraneo. Medener è l’Associazione delle Agenzie nazionali per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili del Mediterraneo, che vede come presidente il direttore generale Enea Giorgio Graditi e come segretario generale Roberta Boniotti, sempre dell’Enea; dal 2018 a oggi ha coordinato le prime due fasi del progetto meetMed, coinvolgendo otto paesi del Mediterraneo (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Giordania, Palestina e Libano). MeetMed III si propone due obiettivi principali: promuovere città più sostenibili e rafforzare le azioni di mitigazione climatica nel settore energetico, supportando le autorità locali nello sviluppo dei Paesc (Piani di azione per l’Energia sostenibile e il Clima) e dei Sump (Piani di mobilità urbana sostenibile), anche per favorire l’affiliazione alla sezione mediterranea del GCoM (Patto Globale dei Sindaci). Le attività prevedono: capacity building; strumenti per l’accesso ai finanziamenti; organizzazione di forum Sei (Investimenti in Energia Sostenibile); monitoraggio delle politiche energetiche; assistenza tecnica per l’attuazione di strategie locali di adattamento e mitigazione; misure di efficienza energetica, con particolare attenzione al settore edilizio, tramite supporto alle politiche, sviluppo e monitoraggio di strumenti per l’efficienza, e collaborazione con il progetto Peeb Med (Programma per Edifici Efficienti nel Bacino del Mediterraneo); facilitare l’accesso ai finanziamenti per progetti di efficienza energetica attraverso i forum Sei; promuovere lo scambio di best practice tra i membri della rete meetMed Ren (Rete di Esperti Regionali).

    “Questo importante risultato testimonia non solo l’impegno della Commissione Europea a favore della transizione energetica nella regione del Mediterraneo, ma anche la qualità del lavoro svolto da Medener”, dichiara Giorgio Graditi, presidente di Medener e direttore generale Enea. “Il riconoscimento – aggiunge – rafforza inoltre ruolo e posizionamento dell’Italia nel contesto europeo e mediterraneo, rappresentando una rilevante opportunità per ampliare la missione del progetto, a favore di un approccio multilaterale e integrato, dal livello nazionale a quello locale, indispensabile per il percorso di transizione energetica in una regione particolarmente esposta ai cambiamenti climatici come quella mediterranea”. “Questa nuova fase del progetto meetMed evidenzia la crescente rilevanza delle Agenzie energetiche nazionali di Medener nel dare vita a contesti socioeconomici più stabili ed efficienti, in grado di garantire una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici”, spiega segretario generale di Medener Roberta Boniotti. “Le Agenzie – conclude – rappresentano i punti focali per supportare l’implementazione delle politiche energetiche nazionali a livello locale, garantendo allo stesso tempo il confronto e lo scambio di best practice tra i Paesi della regione”.

  • Impianti di stoccaggio del gas dell’UE pieni al 95% prima del 1° novembre

    Durante la crisi energetica, gli Stati membri dell’UE hanno deciso di fissare un obiettivo giuridicamente vincolante per riempire gli impianti di stoccaggio del gas al 90% della capacità entro il 1° novembre di ogni anno, allo scopo di garantire una sicurezza sufficiente dell’approvvigionamento e la stabilità del mercato nei mesi invernali. Secondo gli ultimi dati ora pubblicati da Gas Infrastructure Europe, in vista della scadenza, l’attuale livello di stoccaggio del gas dell’UE è superiore al 95%. In questo momento nell’UE sono infatti stoccati circa 100 miliardi di metri cubi di gas, pari a quasi un terzo del nostro consumo annuo.

    Il regolamento sullo stoccaggio del gas del giugno 2022 stabilisce l’obiettivo vincolante dell’UE di riempire al 90% gli impianti di stoccaggio entro il 1° novembre di ogni anno, con obiettivi intermedi per i paesi dell’UE al fine di garantire un riempimento costante durante tutti i 12 mesi. Il regolamento rientra in un’ampia gamma di misure adottate dall’UE a seguito della crisi energetica innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, miranti a preparare meglio il sistema energetico europeo alla stagione invernale.

  • La sovranità ceduta

    Ancora oggi molti si dichiarano convinti che la sovranità nazionale trovi la sua massima espressione attraverso l’emissione di una valuta nazionale. Come logica conseguenza viene quindi considerata fondamentale la capacità della banca centrale nazionale di acquistare il proprio debito pubblico. Una visione decisamente manieristica e forse scolasticamente corretta ma che poteva risultare calibrata per un mondo ed un’economia divise in due blocchi ideologici, politici ed economici contrapposti.

    Una condizione ora decisamente venuta meno con il crollo del muro di Berlino e la creazione di un unico mercato con tutte le proprie contraddizioni. All’interno di un mercato globale economico e finanziario, infatti, andrebbe ricordato come il valore di una moneta non venga conferito dalla cifra scritta sulla banconota, quanto invece dal riconoscimento certificato dai mercati finanziari sulla base della valutazione relativa ai fondamentali nazionali, economici e politici contemporanei ed in prospettiva di medio e lungo termine.

    Viceversa, anche rimanendo in questa visione sovranista retromonetaria, si perde di vista quella che rappresenta il concetto reale di una vera sovranità strategica esercitata da uno Stato contemporaneo. Questa, infatti, trova la sua massima espressione nella complessa gestione dei Monopoli istituzionali rappresentati tanto dall’intero settore energetico quanto da quello delle comunicazioni e dallo stesso sistema della tutela e della difesa nazionale.

    Solo pochi mesi fa l’ex Presidente del consiglio Draghi ha dichiarato candidamente come il costo delle energie in Europa risultasse troppo elevato a causa della sospensione delle forniture di gas dalla Russia, una grande inesattezza visto che le importazioni di gas russo hanno raggiunto nuovi record anche grazie alla triangolazione di stati del medio oriente. Lo stesso ex presidente della Bce omette, in più, come, rispetto all’Italia, il costo energetico in Francia risulti inferiore del -73%, anche grazie alla nazionalizzazione di EDF, mentre la Spagna presenti una bolletta energetica, grazie all’adozione del Price Cap per il gas, inferiore del-53%. La Germania si avvale di un costo inferiore del -34% in ragione di un accordo con la Norvegia per la fornitura di gas valevole nei prossimi quarant’anni del valore di cinquanta miliardi.

    Sembra incredibile come, ancora oggi, si cerchi di nascondere le responsabilità di tutti i governi alla guida dell’Italia negli ultimi trent’anni i quali si sono prodigati nella cessione di quote di monopoli indivisibili a favore di gruppi finanziari molto spesso esteri, come pochi mesi fa è avvenuto per la TIM allo stesso fondo statunitense che ora acquisisce una quota rilevante di Enilive (Kkr).

    Nel settore della Difesa nazionale, poi, solo qualche mese fa Leonardo è stata oggetto di un’acquisizione di quote da parte di Blackrock, rendendo perciò possibile l’ingresso di interessi privati anche nel settore della Difesa nazionale.

    Tornando, quindi, al contesto globale la sovranità di una nazione si conserva esclusivamente attraverso la tutela di un sempre più complesso “sistema paese”, radicato sul territorio nazionale e incentrato su di una economia solida soprattutto nella propria componente industriale affiancata da una gestione nell’interesse nazionale in settori strategici come quelli delle telecomunicazioni dell’energia e della difesa nazionale. Una strategia nazionale che preveda anche un senso dello Stato oltre alle competenze strategiche, mentre in passato, esattamente come ora, tutti i governi hanno operato contro il mantenimento della sovranità in questi fondamentali asset istituzionali, forse per leggerezza politica (?) o peggio a causa di servire interessi privati (?) o anche solo con il banale obiettivo di trovare una pezza alla legge di bilancio dell’anno in corso (?).

    Il declino di un paese nasce dalla mancata integrità e consapevolezza relativa alle conseguenze del proprio operato di tutta la classe politica e dirigente negli ultimi decenni.

  • Luci spente a Notre-Dame di Strasburgo per risparmio energetico

    Un nostro lettore ci segnala un articolo tratto dalla rivista ‘Tempi’ che pubblichiamo di seguito

    L’ultima deriva delle iniziative degli pseudo ambientalisti è stata registrata a Strasburgo, dove la sindaca ecologista, Jeanne Barseghian, ha deciso, a partire dalle 23, di spegnere l’illuminazione della cattedrale della città alsaziana in nome della “politica di sobrietà energetica” del suo Comune. «Questo spegnimento anticipato non è semplicemente un risparmio economico. Per la città di Strasburgo si tratta di dare l’esempio in un momento in cui si chiede a tutti i cittadini di impegnarsi per risparmiare energia», si è difesa la giunta ecologista.

    Prima di settembre, le luci di Notre-Dame de Strasbourg, gioiello dell’arte gotica con il suo meraviglioso “Pilastro degli Angeli” che Victor Hugo descrisse come un “prodigio di grandezza e leggiadria”, venivano spente all’una di notte. Il costo del risparmio energetico per il Comune? 4,80 euro al giorno di elettricità.

    «23.04, una tristezza inaudita», ha scritto pochi giorni fa su X il fotografo Olivier Hannauer, che per primo ha lanciato l’allarme sulla follia green della sindaca. Da quando al Comune c’è Eelv, «la città è piombata progressivamente nell’oscurità. Le chiese, i musei, i ponti», ha denunciato Hannauer. La sua battaglia estetica per restituire agli abitanti di Strasburgo il loro “faro”, come ama definire Notre-Dame, ha spinto Barseghian a fare retromarcia e a ripristinare momentaneamente “l’illuminazione abituale della cattedrale”. Ma quanto durerà?

    Jean-Philippe Vetter, capogruppo dell’opposizione gollista, ha parlato di una vittoria «di tutti quelli che amano Strasburgo», sottolineando tuttavia che la battaglia contro le derive dell’ecologismo deve essere combattuta ogni giorno.

  • Accordo tra Italia e Islanda sull’energia geotermica

    Italia e Islanda firmano accordo di cooperazione sull’energia geotermica a margine dell’Assemblea annuale dell’Arctic Circle. Il ministro dell’Ambiente, Energia e Clima islandese, Guðlaugur Þór Þórðarson e l’ambasciatore d’Italia in Norvegia e Islanda, Stefano Nicoletti – delegato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin –, hanno firmato a Reykjavik un memorandum d’Intesa sulla Cooperazione nel Settore dell’Energia Geotermica tra Italia e Islanda. La cerimonia di firma ha avuto luogo presso la sede del ministero dell’Ambiente islandese, a margine dell’Assemblea annuale dell’Arctic Circle, il principale forum di dialogo e cooperazione internazionale sul futuro dell’Artico. Frutto di un lungo negoziato tra i ministeri dell’Ambiente ed Energia dei due Paesi, il MoU mira a stabilire e intensificare la cooperazione tra enti italiani e islandesi attivi nel settore dell’energia geotermica, tra cui istituzioni pubbliche, il settore privato e gli enti di ricerca e sviluppo nel campo dell’energia. Le aree di cooperazione includono, tra gli altri, l’esplorazione e l’utilizzo delle risorse geotermiche per la produzione di elettricità e il trasferimento di calore, il teleriscaldamento e le attività relative allo sviluppo e gestione di centrali geotermiche.

    Secondo l’ambasciatore Nicoletti, “l’Intesa predispone la cornice giuridica affinché Italia e Islanda, i due principali player europei del settore geotermico, possano avviare una collaborazione strutturata che faccia leva sulla lunga tradizione e le altissime competenze maturate dai due Paesi in questo ambito. L’Islanda, da questo punto di vista, rappresenta il partner ideale per un Paese all’avanguardia nel geotermico come l’Italia. Ciò in virtù delle immense risorse che si celano nel sottosuolo islandese, che contribuiscono per il 60 per cento alla produzione destinata al consumo interno di energia primaria e per il 30 per cento alla generazione elettrica a livello nazionale, e alla partecipazione a diverse iniziative di ricerca a livello europeo ed extra europeo. L’elevato know-how islandese, unito alle avanzate competenze industriali e scientifiche italiane sia in ambito geologico che per quanto attiene la conversione dell’energia, possono fornire un importante contributo agli sforzi legati alla transizione energetica tramite la geotermia”. Il capo di Gabinetto del Mur, Marcella Panucci, presente a Reykjavik per partecipare alla Arctic Circle Assembly 2024, ha sottolineato l’importanza di dare seguito a quanto concordato coinvolgendo il nostro settore privato, valorizzando la eccellente collaborazione con il ministro Pichetto Fratin, confermata anche questo frangente.

  • Il nucleare a Venezia?

    Una delle più grandi città turistiche del mondo, Venezia, vive uno spopolamento senza precedenti, ormai gli abitanti sono sotto la soglia del 50.000, proprio perché l’economia turistica non sostiene la popolazione indigena ma anzi la spinge ad abbandonare la città a favore di locazioni turistiche.

    Nello specifico a Venezia si aggiunge una situazione economica e sociale della vicina Mestre, oggetto di una involuzione senza precedenti legata all’azzeramento economico ed  industriale.

    Il declino di Mestre nasce perché una città che era  nata attraverso la crescita esponenziale della occupazione grazie allo sviluppo di Porto Marghera e della sua zona industriale, una volta venuti meno questi  fattori di crescita si è ritrovata abbandonata al proprio destino caratterizzato da una balorda economia turistica che assicura delle semplici rendite di posizione ma rende la città sempre più povera e vittima della delinquenza di strada. Una deriva sociale ed economica di conio turistico talmente semplice da prevedere e invece sostenuta in passato proprio da chi oggi, fingendosi innovatore, parla di nucleare che, tuttavia, maggioranza ed  opposizione non intendono affrontare per una palese mancanza di cultura industriale ed economica.

    L’ultima boutade di Brunetta relativa alla creazione di una centrale nucleare dimostra, ancora una volta, quanto ancora oggi possa mancare una visione complessiva delle problematiche cittadine economiche industriali e del porto.

    L’energia nucleare, o meglio una centrale nucleare, potrebbe o dovrebbe essere intesa come il veicolo o la motivazione principale per attirare imprese, molto più propositiva della pluriennale attesa  di una  definizione dell’area in ZeS (zona economica speciale) o ZlS (zona logistica semplificata), le quali, potendo sfruttare l’energia prodotta dalla centrale stessa, avrebbero tutta la convenienza nell’allocare le proprie produzioni avendo per di più il porto disponibile. Si creerebbe un sistema complesso industriale ed intermodale integrato unico nel suo genere. In questo contesto, allora, ecco che l’idea di una centrale nucleare potrebbe risultare decisamente positiva in quanto espressione di un fattore di nuovo sviluppo e di conseguenza di nuova occupazione, attraverso la quale si potrebbe in qualche modo fermare il declino di una città come Mestre che merita ben altri scenari futuri di quelli che sta vivendo in questo periodo, e magari liberandolo anche in parte Venezia dalla morsa turistica con nuove residenzialità legate alle professionalità del nuovo polo industriale.

    Viceversa, utilizzata solo come strumento ideologico di sfruttamento del territorio,  si comprende ancora una volta di più quali siano le reali motivazioni del declino economico tanto della zona industriale di Marghera quanto del suo porto.

    La visione complessiva è frutto di una cultura economica ed industriale che in questo periodo potrebbero sposare una politica energetica ed intermodale, ma evidentemente sconosciute ancora oggi dalle intere “elite” culturali ed istituzionali locali. Un dato confermato dal solito fuoco di sbarramento già avviato dalle opposizioni del PD e dei verdi ai  quali risulta ancora oggi di difficile comprensione il legame tra lavoro, economia e sviluppo sociale di una città.

  • Accordo tra società europee ed algerine per produrre idrogeno verde

    Sonatrach (Algeria), Sonelgaz (Algeria), Vng (Germania), Snam (Italia), SeaCorridor (partnership tra Eni e Snam) e Verbund Green Hydrogen (Austria) hanno firmato il 14 ottobre un memorandum d’intesa per condurre gli studi necessari e valutare la fattibilità e la redditività di un progetto integrato per la produzione di idrogeno verde in Algeria al fine di rifornire il mercato europeo attraverso il SoutH2 Corridor. Lo si apprende da un comunicato stampa di Sonatrach. La cerimonia di firma si è svolta presso il Centro congressi di Orano ed è stata presieduta dal ministro dell’Energia e delle Miniere algerino, Mohamed Arkab, alla presenza del presidente e amministratore delegato del Gruppo Sonatrach, Rachid Hachichi, del presidente e amministratore delegato di Sonelgaz, Mourad Adjal, del Chief International Officer di Snam, Sergio Molisani, del presidente e amministratore delegato di SeaCorridor, Francesco Caria, dell’amministratore delegato di Verbund Green Hydrogen, Franz Helm, e di Hans-Joachim Polk, membro del Consiglio di amministrazione di Vng.

    Il memorandum d’intesa consentirà alle parti di esaminare congiuntamente l’opportunità di realizzare un progetto integrato multi-stakeholder lungo la catena del valore dell’idrogeno verde utilizzando il SoutH2 Corridor, si legge nella stessa nota. Il corridoio “svolgerà un ruolo fondamentale nella riduzione della dipendenza energetica dalle energie fossili e nella promozione di una transizione energetica verso un’economia sostenibile e a basse emissioni di carbonio. La realizzazione di questo ambizioso progetto ha il potenziale per soddisfare il fabbisogno europeo di energia verde e permetterà di rafforzare la posizione dell’Algeria come importante fornitore di energia all’Europa”, conclude la nota.

  • La Bei eroga 166 milioni per 17 centrali solari

    La Banca europea per gli investimenti (Bei) e il produttore di energia Bnz hanno sottoscritto un prestito da 166 milioni di euro per la realizzazione di 17 centrali solari fotovoltaiche in Spagna, Italia e Portogallo. Si tratta della prima tranche di un prestito complessivo da 500 milioni di euro approvato dalla Bei a favore di Bnz per sostenere la generazione di 1,7 GW di energia solare fotovoltaica in Europa meridionale entro la fine del 2026. Bnz è un produttore indipendente di energia, controllato da Nuveen Infrastructure, che sviluppa, costruisce e gestisce progetti nell’ambito del solare fotovoltaico. Le 17 centrali fotovoltaiche genereranno energia verde in grado di soddisfare il consumo energetico medio annuo di oltre 390mila famiglie. Questi nuovi impianti saranno per lo più ubicati nelle regioni di coesione, dove il reddito pro-capite è inferiore alla media dell’Ue, confermando l’impegno della Bei a favore della crescita economica e della convergenza tra regioni. Il finanziamento contribuisce al raggiungimento degli obiettivi climatici della Bei, rafforzandone la posizione come ‘banca del clima’, una delle principali priorità delineate nella tabella di marcia strategica 2024-2027 del Gruppo Bei.

    “Questo nuovo investimento è un chiaro esempio di come la Bei stia promuovendo la transizione energetica, contribuendo a un modello energetico più sostenibile e sfruttando il grande potenziale offerto dai paesi dell’Europa meridionale in termini di energie rinnovabili, ha affermato Alessandro Izzo, direttore della Bei responsabile per le operazioni di equity, growth and project finance. “Il progetto rafforzerà la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e contribuirà all’autonomia strategica dell’Europa riducendo la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili”. Il progetto sostiene gli obiettivi di decarbonizzazione del green deal europeo ed è anche parte del piano d’azione della Bei a supporto di RePowerEu, il programma dell’Ue per porre fine alla dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili incrementando l’efficienza energetica e la produzione da fonti rinnovabili. Il finanziamento della Bei è sostenuto da InvestEu, il programma di punta con cui l’Ue mira a rendere disponibili oltre 372 miliardi di euro in investimenti aggiuntivi provenienti da fondi pubblici e privati per contribuire al raggiungimento degli obiettivi strategici dell’Unione nel periodo 2021-2027.

    Luis Selva, amministratore delegato di Bnz, ha osservato: “la nuova fase segnata dalla sottoscrizione del finanziamento mostra la solidità della nostra azienda e l’ambizione dei nostri programmi, oltre ad aprire nuovi scenari che ci consentono di sperimentare sul fronte della diversità tecnologica e geografica e di crescere in termini di volume e di team, con l’obiettivo di diventare uno dei maggiori produttori indipendenti di energia sul mercato. Vogliamo continuare a costruire un futuro più pulito e più sostenibile e l’appoggio di istituzioni finanziarie così importanti dimostra che condividiamo la stessa visione di lungo termine per un mondo migliore”. Secondo Francesco Cacciabue, responsabile a livello globale degli investimenti in energie pulite per Nuveen Infrastructure, “questo importante investimento segna un passo fondamentale per il progresso nel settore delle infrastrutture energetiche sostenibili nell’Europa meridionale. L’iniziativa darà un apporto significativo al raggiungimento degli obiettivi della Spagna, dell’Italia e del Portogallo in materia di energia da fonti rinnovabili e, più in generale, degli obiettivi climatici dell’Unione europea”.

  • La Banca mondiale finanzia l’elettrodotto tra Italia e Tunisia

    Il progetto Elmed, il piano per costruire un’interconnessione elettrica tra Tunisia e Italia, è stato al centro delle discussioni tra la ministra tunisina dell’Industria, delle Miniere e dell’Energia Fatma Thabet Chiboub e i vertici della Banca mondiale. Durante l’incontro, cui hanno partecipato Ahmadou Moustapha Ndiaye, direttore regionale per il Maghreb e Malta, e Paul Noumba, direttore esecutivo per il Nord Africa e il Medio Oriente, è emersa l’importanza di Elmed come “ponte energetico” tra le due sponde del Mediterraneo.

    Elmed collegherà i sistemi elettrici dell’Europa e del Nord Africa, grazie alla sinergia e alla cooperazione tra Terna, gestore della rete italiana, e Steg, la controparte tunisina. La Banca mondiale ha approvato un finanziamento di 268,4 milioni di dollari per sostenere questo progetto strategico, destinato alla costruzione di una stazione di conversione e al rafforzamento della rete elettrica tunisina. Inoltre, il progetto è parte del Country Partnership Framework (Cpf) tra Tunisia e Banca mondiale per il periodo 2023-2027.

    Il progetto Elmed prevede un investimento totale di circa 850 milioni di euro, di cui oltre 300 milioni finanziati dal Connecting Europe Facility (Cef), il fondo dell’Unione europea per lo sviluppo delle infrastrutture energetiche. La Commissione europea ha dimostrato l’importanza strategica di Elmed, destinando oltre la metà del budget disponibile del bando 2022 al progetto. L’elettrodotto si estenderà per circa 220 chilometri, collegando la stazione elettrica di Partanna, in Sicilia, a quella di Mlaabi, nella penisola di Capo Bon in Tunisia. Di questi, circa 200 chilometri saranno coperti da un cavo sottomarino, con una potenza prevista di 600 megawatt e una profondità massima di circa 800 metri lungo il Canale di Sicilia. Un’infrastruttura di questa portata non ha precedenti in termini di coordinamento tra gestori di rete, istituzioni, banche e territori coinvolti.

    Il progetto Elmed punta a garantire una maggiore sicurezza, sostenibilità e resilienza nell’approvvigionamento energetico, favorendo anche l’incremento degli scambi di elettricità prodotta da fonti rinnovabili tra Europa e Nord Africa. Questo si inserisce nella più ampia strategia energetica della Tunisia, che mira a ridurre le emissioni di carbonio del 45 per cento entro il 2030 e a promuovere la crescita economica attraverso investimenti in tecnologie pulite. La Tunisia sta accelerando il suo percorso verso un futuro energetico sostenibile, con l’obiettivo di portare l’energia rinnovabile al 35 per cento del consumo totale entro il 2030, rispetto all’attuale 7 per cento. A tal fine, l’esecutivo tunisino sta incoraggiando investimenti sia nazionali che internazionali, in collaborazione con il settore privato, per sviluppare progetti in linea con l’accordo di Parigi sul clima.

    Durante l’incontro, Ndiaye ha ribadito l’impegno della Banca mondiale a sostenere la Tunisia nella sua transizione energetica, mentre Chiboub ha sottolineato l’importanza del supporto tecnico e finanziario internazionale. La Tunisia ambisce a garantire un approvvigionamento energetico sicuro e accessibile per tutti, mentre sviluppa infrastrutture per l’uso di energie rinnovabili nel settore pubblico, come edifici e illuminazione municipale. Infine, il governo tunisino ha raccomandato la creazione di un decreto che obblighi le istituzioni pubbliche all’uso delle rinnovabili, con un potenziale risparmio energetico di oltre 200 milioni di euro e una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 147mila tonnellate di CO2 equivalente.

  • Accordo Webulid-Ansaldo per i mini reattori nucleari

    Contribuire ad accelerare la transizione verso un futuro a basse emissioni di carbonio: con questo obiettivo Webuild e Ansaldo Nucleare hanno firmato un memorandum d’intesa per sviluppare potenziali soluzioni modulari all’avanguardia, sicure, sostenibili e flessibili, nel settore dell’energia. L’intesa – riferisce una nota – si inserisce in un quadro promettente per il settore nucleare, per cui si attendono investimenti crescenti con nuovi impianti attesi su scala globale che puntano a garantire un totale di circa 650 Gw di capacità al 2050.

    L’accordo definisce l’interesse delle parti a collaborare nei prossimi cinque anni per lo sviluppo, la commercializzazione e l’implementazione di tecnologie nucleari all’avanguardia, combinando competenze complementari dei due gruppi industriali. Obiettivo della collaborazione sarà favorire lo sviluppo ed espandere la presenza e l’adozione su scala globale degli Small modular reactor (Smr), reattori a fissione nucleare di piccola taglia (circa 300 Mw), modulari e flessibili, e successivamente degli Advanced modular reactor (Amr), reattori a fissione nucleare derivati dalle tecnologie di quarta generazione, attualmente in fase di studio, che utilizzeranno nuovi sistemi di raffreddamento, come ad esempio metalli fusi, per offrire prestazioni migliori e nuove funzionalità (cogenerazione, produzione di idrogeno, soluzioni per la chiusura del ciclo del combustibile e la gestione dei rifiuti nucleari).

    Con questo importante accordo di collaborazione, Ansaldo Energia e la sua controllata Ansaldo Nucleare fanno un ulteriore passo avanti nel percorso di sviluppo di nuove competenze a beneficio della sicurezza e della transizione energetica. Grazie a costi di investimento iniziale significativamente più bassi rispetto a quelli delle attuali tecnologie, alla flessibilità operativa, alla modularità di realizzazione e alla serializzazione dei processi produttivi e alla conseguente semplificazione del processo di certificazione, gli Smr (e successivamente gli Amr) costituiranno a partire dai prossimi anni uno strumento fondamentale a beneficio della produzione di un’energia economica, programmabile e decarbonizzata. Grazie alle sue competenze, il gruppo Ansaldo Energia si propone come presidio tecnologico nazionale di riferimento della filiera della power generation, mettendo a fattor comune le sue competenze in ambito ingegneristico e manifatturiero e forte di oltre 280.000 Mw di potenza installata nel mondo (con turbine a gas e a vapore), della sua esperienza pluridecennale in ambito nucleare e dello sviluppo di soluzioni innovative per la produzione di idrogeno e per la microgenerazione.

    Il settore energetico si conferma di grande valenza strategica per Webuild, che vanta un track record su scala globale di 313 dighe e impianti idroelettrici, per una capacità installata complessiva di 52.900 Mw. L’attenzione al settore energy è stata rafforzata negli ultimi anni anche con l’acquisizione di Clough, società australiana specializzata nel comparto. Tra i progetti per la produzione di energia pulita rientrano il Grand Ethiopian renaissance dam project (Gerdp), sul Nilo Azzurro, progettato e costruito per soddisfare il fabbisogno energetico interno dell’Etiopia e guidarne lo sviluppo attraverso l’export di energia verso i paesi limitrofi; il Progetto idroelettrico di Rogun in Tagikistan, con la diga più alta del mondo, che raddoppierà la produzione energetica del paese; Snowy 2.0 in Australia, impianto idroelettrico destinato a essere tra i più efficienti al mondo, che sarà in grado di produrre energia elettrica in base ai picchi di domanda, con un tempo di risposta di appena 90 secondi.

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