fake

  • Bastano 15 secondi per clonare una voce

    L’intelligenza artificiale può clonare la voce umana in modo pressoché perfetto e generare file audio deepfake con cui perpetrare truffe e generare disinformazione.

    Fino a qualche tempo fa l’intelligenza artificiale riusciva a clonare la voce basandosi su campioni audio piuttosto lunghi (almeno 30 minuti), che dovevano rispettare specifici standard qualitativi ed espressivi per poter consentire all’algoritmo di sintetizzare la voce alla perfezione; oggi può bastare un semplice vocale WhatsApp.

    Per evitare che succeda è bene anzitutto limitare il consenso all’utilizzo dei cookies che viene chiesto quando si naviga in rete ed è poi opportuno avvalersi degli strumenti tecnologici in via di sviluppo per impedire di vedersi rubare la voce, come ad esempio AntiFake. Negli Usa sono già numerosi vip e star che hanno lamentato di aver vista clonata la propria voce lamentando di non aver acconsentito e reclamando i diritti di autore del caso e nelle primarie per la scelta del prossimo presidente americano sono stati utilizzati anche messaggi con la voce registrata dei candidati stessi per distogliere gli elettori avversari dal recarsi a votare.

    La buona notizia è che alcune aziende che sviluppano intelligenza artificiale e dunque la connessa possibilità di clonare la voce hanno intanto annunciato che non renderanno accessibile al pubblico la funzione di duplicazione della voce almeno fino a quando i sistemi bancari non avranno rimosso o meglio tutelata i sistemi di accesso ai conti individuali basati sulla voce (oggi clonabile) di chi è titolare del conto stesso.

  • Utenti citati via mail in tribunale dall’Autorità garante per l’Infanzia ma è una truffa

    Ancora una truffa del web. Questa volta vittime inconsapevoli alcuni utenti che si sono visti recapitare via mail una convocazione dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza in collaborazione con il servizio di polizia postale e delle comunicazioni. L’Agia ha preso subito le distanza pubblicando sul suo sito una dichiarazione in merito. “Si richiama l’attenzione sulla diffusione via email di false comunicazioni provenienti, in apparenza, dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e dal Commissariato P.S. online – Sportello per la sicurezza degli utenti del web. Si invitano tutti coloro che dovessero ricevere tali comunicazioni sotto forma di falsa “Citazione in Tribunale” a non tenerne assolutamente conto, a non rispondere al mittente o a cercare di contattarlo, né di contattare l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. È invece opportuno segnalare l’accaduto alla Polizia Postale, prestando comunque la massima attenzione: infatti, secondo la Polizia, si tratta di un raggiro finalizzato, verosimilmente, a carpire dati personali, richiedere pagamenti non dovuti o ancora, infettare i dispositivi della vittima con pericolosi virus informatici”. 

    La Polizia Postale ha messo in guardia i malcapitati invitandoli a segnalare ai loro uffici la ricezione della mail incriminata parlando, attraverso il proprio sito di una campagna di phishing in atto attraverso false email apparentemente provenienti dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’adolescenza. La mail invita ad aprire un allegato, contenente un falso “atto di citazione” della polizia postale, nel quale, con l’inganno, l’ignaro utente viene convinto di essere sottoposto ad indagini giudiziarie e indotto a contattare i truffatori, per produrre fantomatiche “giustificazioni”. Se dovessero riceversi simili comunicazioni occorre segnalare l’accaduto alla Polizia Postale e prestare la massima ATTENZIONE. […] La Polizia Postale raccomanda di non dare alcun seguito a tali email, evitando di entrare in contatto con i truffatori ed astenendosi dal fornire i propri dati personali o dall’aprire qualunque tipo di allegato.

  • Detective stories: il falso vip che regala premi sui social

    Da qualche tempo uno dei nuovi trend dei truffatori è quello di creare profili “copia” degli account di personaggi del mondo dello spettacolo (magari con leggere storpiature del nome per evitare segnalazioni e ban immediati), che utilizzano come esca per sottrarre denaro ed informazioni personali ai malcapitati. Ma come?

    E’ molto semplice: il profilo “esca” invia un messaggio privato alle vittime di turno, scrivendo solitamente qualcosa del tipo “Ciao, ho deciso di selezionare alcuni dei miei follower a caso per inviare dei premi. Clicca sul link e segui le istruzioni”.
    Una volta cliccato sul link verranno chieste alcune informazioni personali, il più delle volte il truffatore richiederà alla vittima i dati di accesso bancari per l’invio del “pagamento/premio”, oppure in assenza di un form da compilare,  di recarsi presso un banco posta per ricevere la “ricarica”, ed è proprio qui che i fan più giovani e meno attenti rischiano di farsi soggiogare, arrivando paradossalmente ad effettuare ricariche loro volta a degli sconosciuti pronti a dileguarsi nel nulla.

    E’ successo recentemente su Instagram, dove il profilo di una certa “Emma Marone” (notare la storpiatura del cognome per evitare segnalazioni automatiche), ha inviato diversi messaggi esca ai fan della cantante, nei quali raccontava di avere selezionato casualmente gli account di alcuni follower per l’invio di non meglio precisati “regali”.

    Il messaggio conteneva diversi errori grammaticali ed il profilo era visibilmente falso, eppure su un largo numero di vittime selezionato, un abile truffatore riesce sempre a selezionare i soggetti più facilmente circuibili, spesso selezionandoli preventivamente con altri account fasulli che utilizza per studiare abitudini e passioni della vittima anche entrandone in confidenza.
    Occhi esperti sono in grado di fiutare la truffa da chilometri di distanza eppure, nonostante i diversi “truffa alert” presenti in questi profili, riconoscerli non è così banale.

    Qualche settimana fa sono stato contattato da un personaggio televisivo i cui fan erano stati truffati su Facebook da un profilo omonimo.
    Come nel caso di Emma Marone, i “fortunati” fan selezionati venivano invitati a cliccare su un link grazie al quale avrebbero ricevuto del denaro.

    Effettuando una indagine sulle fonti aperte e sfruttando alcuni errori commessi dal truffatore, sono riuscito ad identificare altre pagine riconducibili allo stesso truffatore, trattasi di un truffatore latino americano con all’attivo circa 25 profili truffa…una attività alquanto redditizia.

    Dopo la denuncia preventiva per furto di identità e con prove alla mano, il nostro cliente è riuscito ad attivare un ulteriore iter di indagini tramite la polizia postale, indagine della quali non posso parlare per ovvie ragioni di riservatezza.

    Ricordatevi che in tempi di smart working il web è la nuova scena del crimine, ma è sempre possibile difendersi ed in determinati casi, risalire all’identità dei truffatori, che come nella realtà lasciano sempre delle tracce.

    Per domande e consigli di natura investigativa e/o di sicurezza, scrivetemi e vi risponderò direttamente su questa rubrica: d.castro@vigilargroup.com

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