Fede

  • Discendiamo davvero dalle scimmie? L’origine dell’uomo e le ipotesi evoluzionistiche

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Franco Maestrelli pubblicata su destra.it il 15 luglio 2023

    L’acuto scrittore Tom Wolfe scrisse “Dire che gli animali si sono evoluti e hanno originato l’uomo è come dire che il marmo di Carrara si è evoluto e ha originato il David di Michelangelo” eppure lezioni scolastiche e trasmissioni televisive impongono forsennatamente le ipotesi evoluzionistiche sull’origine dell’uomo. Non sono mancate nel passato frodi ordite da disinvolti scienziati per confermare le loro traballanti ipotesi ma anche dopo la scoperta delle frodi la divulgazione scientifica non ha mutato minimamente rotta.

    Nel 1980 il biologo Giuseppe Sermonti attraverso la coraggiosa casa editrice Rusconi pubblicò assieme al paleontologo Roberto Fondi un’accurata critica all’evoluzionismo nel saggio Dopo Darwin a cui seguì nel 1999 sempre con Rusconi Dimenticare Darwin e di questo scienziato si è occupato recentemente Marcello Veneziani in un articolo sul quotidiano La Verità apparso anche su questa testata (https://www.destra.it/home/marcello-veneziani-quando-sermonti-annuncio-la-dittatura-dello-scientismo/). Nel 2016 Giulio Dante Guerra pubblicò con l’editore D’Ettoris il saggio L’origine della vita. Il “caso” non spiega la realtà in cui veniva criticata la teoria che sta alla base dell’evoluzionismo, la generazione spontanea (abiogenesi). Ma malgrado queste pubblicazioni serie e scientificamente fondate a cui vanno aggiunte le opere dello scienziato italiano Antonino Zichichi e di molti altri studiosi in varie discipline scientifiche mettere in discussione l’evoluzionismo rappresenta un delitto di lesa maestà al punto che nel mese di aprile Il Fatto Quotidiano paragonava l’antievoluzionismo al terrapiattismo e all’apologia di fascismo…

    Infatti da decenni lo scientismo (e la teoria evoluzionista) è diventato una dittatura ideologica già denunciata dallo stesso Sermonti nel 1971 col suo Il crepuscolo dello scientismo. Scienza e tecnica spiegano tutto e possono modificare l’uomo e il Creato come lo si vede ai nostri giorni con la chimera del transumanesimo. In questa dittatura scientifica non c’è posto per il Creatore ma solo del caso. Molto opportunamente le edizioni Fiducia di Roma hanno nel 2023 ristampato con l’introduzione di Giuseppe Brienza il breve saggio La verità sull’evoluzione e l’origine dell’uomo di Pier Carlo Landucci che era già apparso nel 1984. Pier Carlo Landucci (1900 – 1986) fu un sacerdote che si occupò prevalentemente di teologia ma altresì di filosofia della scienza in quanto possessore di una solida formazione scientifica e nel suo libro risponde alla questione basilare dell’origine della vita e del mistero dell’esistenza dell’uomo.

    Landucci innanzitutto nega l’inconciliabilità tra la scienza e la Creazione biblica come del resto hanno confermato decine di scienziati cattolici: “l’oggetto diretto della scienza è infatti il mondo, in quanto già esistente, non la causa del suo primo esistere”. L’evoluzione secondo Landucci di potrebbe pertanto concepire inserita nelle leggi della natura secondo la preordinazione divina. Ma studiosi e scienziati materialisti escludono per principio l’intervento di Dio nelle cose naturali e avendo posizioni privilegiate in campo mediatico finiscono per dare il tono all’opinione pubblica (giornali, tv, riviste e scuole). L’autore sottolinea anche la noncuranza dell’evoluzionismo materialista a ogni critica e la risposta contraddistinta da passionalità e dogmatismo per i quali ogni anti-evoluzionismo è tacciato di arretratezza scientifica e di oscurantismo medievale.

    L’idea evoluzionista è penetrata purtroppo anche nel campo cattolico ed è stata portata agli estremi con le tesi del gesuita Theilard de Chardin. L’evoluzionismo assunse anche caratteri politici al tempo dell’URSS stalinista in cui le estreme teorie che di scientifico avevano poco ma erano funzionali al materialismo marxista-leninista trovarono ampia diffusione. Il libro passa poi in esame le molte falsificazioni effettuate da disinvolti scienziati evoluzionisti da quella degli anni Venti del secolo scorso di Paul Kammerer (che una volta scoperto si suicidò) a quelle di costruzioni di reperti fossili ad hoc come quella del Pitecantropo di Giava e quella dell’uomo di Piltdown in cui rimase coinvolto anche Teilhard de Chardin. In realtà la paleontologia moderna presenta oggi numerose scoperte fossili più in armonia con la prospettiva creazionista che con quella evoluzionista e inoltre i cosiddetti “fossili viventi” ovvero specie ancora viventi ma conservatesi uguali alle loro antichissime forme fossili smentiscono la teoria evoluzionista.

    Landucci nelle cento pagine del saggio conduce il lettore con linguaggio comprensibile e divulgativo attraverso l’anatomia comparata, la paleontologia, l’embriologia e la genetica evidenziando equivoci e falsificazioni a cui gli evoluzionisti hanno fatto ricorso per sostenere le proprie ipotesi. Un capitolo dimostra la fallacia dei fattori che dimostrerebbero, a detta degli evoluzionisti, dapprima il sorgere spontaneo della vita vegetativa, sensibile e intellettiva e poi la conseguente progressiva spontanea evoluzione delle specie, escludendo aprioristicamente l’intervento del Divino Artefice. Nella parte conclusiva Landucci osserva perspicacemente “Se infatti la scala delle specie fosse il risultato di un progressivo, casuale, spontaneo conato perfettivo della natura, il mondo dovrebbe essere pieno, tra l’una e l’altra specie perfetta, di specie abbozzate, rudimentali e incomplete, cioè in ritardo rispetto alle singole specie complete verso cui sono avviate” ma di queste specie intermedie alla luce delle evidenze scientifiche non vi è traccia.

    Il saggio si conclude confermando la validità della tesi creazionista che postula l’intervento divino perché le creature vengano all’esistenza.  Nell’omelia di Benedetto XVI pronunciata il 24 aprile 2005 per la cerimonia di inizio del suo Ministero petrino disse che “non siamo il prodotto senza significato e casuale dell’evoluzione ma ciascuno di noi è il risultato di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno di noi è amato e ciascuno di noi è necessario” a ulteriore conferma della ortodossia del lavoro scientifico che Landucci aveva già esposto fin nelle sue prime opere risalenti al 1948.

  • Gisella

    Se uno ha una gran botta di fortuna di lui, a volte, si dice che “ha visto la Madonna”. Con questo si vuole indicare che solo forze soprannaturali, e non certo meriti personali, possono spiegare, che so, una vincita smisurata, un successo senza raccomandazione, un grave pericolo scampato o diventare senatore o ministro di un grande paese e al contempo conservare il controllo assoluto del proprio partito anche dopo aver perso la metà dei consensi elettorali. Qui, in realtà, la Vergine non c’entra affatto e tutti sanno che sono ben altre e più profane le ragioni di un simile portento. A volte, invece, “Lei” è apparsa davvero: lo dice la fede e lo ha certificato la Chiesa. E, certo, per la Santa Istituzione, non deve essere stato facile superare dubbi e tormenti se solo pensiamo che si trattava di dare credito alla testimonianza di giovanette incolte e semplici. E allora perché tanta titubanza nel caso di Gisella in quel di Trevignano? Non potrebbe succedere quello che sappiamo essere già accaduto? Perché non darle credito? Gisella è una signora dabbene e ben educata, possiede una statuetta della Madonna che piange, ha le stigmate, non perde un appuntamento con la Vergine, parla con l’aldilà e potrebbe intercedere perché si ripeta il miracolo della moltiplicazione della pizza grazie al quale anche i suoi ospiti hanno potuto essere nutriti. Pensate che bello: almeno per una sera tutti gli affamati del mondo sarebbero invitati, se non alla cena della signora, ad una gioiosa pizzata globale. Si affretti, allora, signor vescovo a districare il caso dando quiete al suo gregge diviso. Io aspetto se non per credere almeno per crederle.

  • Il nome di Dio va rispettato

    Il calcio, la passione per il calcio, specie quando gioca la propria nazionale è più che comprensibile ma desta una certa perplessità sentire lo speaker, a seguito dell’ultimo gol che segna la vittoria dell’Arabia Saudita, urlare più e più volte Allah Allah Allah.

    Comprendiamo la gioia, l’entusiasmo ma non crediamo che Allah, il Dio dei musulmani, debba essere scomodato per un gol frutto non di un miracolo ma della bravura del calciatore.

    Mi sembra che mischiare il sacro col profano sia un po’ blasfemo e sintomo di come il nome di Dio sia usato invano e rappresenti non un’invocazione religiosa ma una specie di urlo di guerra contro gli altri. D’altra parte siamo abituati a sentire invocare Allah dopo attentati e violenze e questo non giova ai veri credenti musulmani che dovrebbero insegnare, fin dalle scuole coraniche, che il nome di Dio, di qualunque fede religiosa si sia, va sempre rispettato e non usato per esultare dell’effimero o per coprire le nostre colpe.

  • Fede e umanità

    Papa Francesco ha ricordato, davanti a più di 60.000 giovani, don Luigi Giussani, fondatore delle gioventù studentesca, GS, e di Comunione e Liberazione, nel centenario della sua nascita.
    “Esprimo la mia personale gratitudine per il bene che mi ha fatto, come sacerdote, meditare alcuni libri di don Giussani, e lo faccio anche come pastore universale per tutto ciò che ha saputo seminare e irradiare dappertutto per il bene della chiesa”, ha detto tra l’altro il Santo Padre nel suo intervento.

    Don Giussani ha lasciato una grande impronta in coloro che lo hanno incontrato ed hanno avuto, come me, la fortuna di vivere con lui l’inizio di un percorso.

    Tantissimi anni fa, ai primi anni del liceo, era il tempo del giornale “Milano studenti“ e delle mie prime poesie pubblicate che don Giussani poi  commentava, una in speciale modo,”Il colore di Dio”, l’ha portata per molti anni con se.

    Le riunioni, il famoso raggio e gli incontri ed i canti “John Brown è morto ma lo schiavo è in libertà”, i ricordi sono molti ma non sono stati, e non sono, i ricordi la parte più importante di quel periodo, un periodo che vive in coloro che hanno ascoltato e compreso  don Giussani nella sua essenza più profonda, non i ricordi  ma le sue parole, il modo intenso con il quale, in semplicità, instillava nell’animo verità, comprensione, speranza, impegno, determinazione e, sopratutto, amore per gli altri.

    Nel tempo ho preso la mia strada e ho, come ho potuto e saputo, lontano da GS  e da Comunione e Liberazione, cercato di affermare nella mia vita quotidiana e politica quei valori fondamentali che appartengono non solo al cristianesimo ma che il cristianesimo più vero rappresenta indiscutibilmente e senza ostentazioni.

    Sono convinta che gli insegnamenti di don Giussani e dei miei genitori mi abbiano aiutato a comprendere e rispettare gli altri in modo profondo, lasciandomi la libertà di non provare invidie e rancori e di sapere anche oggi, dopo tanti anni, combattere per la dignità dell’essere umano e della natura.

    Grazie Papa Francesco perché nel ricordo di don Giussani hai unito ancora una volta umanità e fede.

  • La Madonna sfregiata dall’Isis è a Forlì

    La Madonna di Batnaya proveniente da Mosul e che fu profanata dall’Isis sarà per due settimane nelle parrocchie di Forlì.  Molti i pellegrini che da tutta Italia si sono diretti e si stanno dirigendo verso la città romagnola per pregare e vedere la Statua. “Questa statua ha raccolto le grida e le preghiere dei cristiani perseguitati dell’Iraq”, commenta il parroco don Roberto Rossi, che aggiunge: “Ha visto gli scempi fatti a quelle comunità e averla davanti agli occhi significa anzitutto essere in comunione con i cristiani perseguitati, pregare per loro e ringraziare della loro testimonianza”.  L’immagine della Madonna profanata verrà venerata anche nelle altre parrocchie della città.

  • L’Occidente? Come una barca ubriaca nella notte

    Ogni anno nel mese di maggio è tradizione che si svolga un pellegrinaggio che parte da Parigi per arrivare, dopo un’ottantina di chilometri, alla cattedrale di Chartres. Quest’anno i pellegrini erano quindicimila ed hanno impiegato tre giorni per percorrere l’itinerario. Il 21 maggio, lunedì di Pentecoste, ad accoglierli nella magnifica cattedrale gotica consacrata alla Madonna (Notre Dame), c’era il card. Sarah, originario della Guinea, attuale prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che ha officiato la messa e tenuto un’omelia dai toni forti e chiari, un discorso che meriterebbe di essere pubblicato per intero. Lo spazio a nostra disposizione non ce lo permette e cercheremo di evidenziare i punti più sensibili.

    “La società occidentale ha scelto di organizzarsi senza Dio, cadendo nella menzogna e nell’egoismo, abbracciando le ideologie più folli e diventando il bersaglio di un terrorismo etico e morale più distruttivo di quello degli islamisti. Perdonatemi queste parole, ma bisogna essere lucidi e realisti. Chi condurrà tante persone sul cammino della verità? Chi reagirà davanti all’attacco di un nichilismo disperato e un islamismo aggressivo?”. Sarah ha definito l’Occidente “come una barca ubriaca nella notte. Non ha abbastanza amore per accogliere i bambini, per proteggerli nell’utero della madre, non sa più come rispettare i suoi vecchi, accompagna i malati a morte. Non ha altro che vuoto e nulla da offrire”. Ai sacerdoti ha chiesto di “non diventare semplici assistenti sociali, perché così porteremo al mondo non la luce di Dio, ma la nostra luce umana, che non può bastare”. Ha in seguito criticato “l’ideologia che distrugge la famiglia” e “la struttura onusiana che impone una nuova etica mondiale alla quale tutti dovrebbero sottomettersi”. Il cardinale si è rivolto ai giovani citando il poeta inglese T.S. Eliot: “In un mondo di fuggitivi, la persona che prende la direzione opposta sembra un disertore”, ma dovete avere il coraggio di “combattere tutte le leggi contro natura che vi impongono, e di opporvi a tutte le leggi contro la vita e la famiglia. Cercate di prendere la direzione opposta, osate andare controcorrente. Amare davvero è morire per l’altro, come quel giovane gendarme, il colonnello Arnaud Beltrame”.
    E ancora: «Cari pellegrini di Francia, guardate questa cattedrale; i vostri avi l’hanno costruita per proclamare le loro fede; non erano senza peccato, ma volevano che la luce della fede illuminasse le loro tenebre. Oggi anche tu, popolo di Francia, risvegliati, scegli la Luce e rinuncia alle tenebre”.
    “Caro popolo di Francia, sono i monasteri che hanno fatto la civiltà del tuo Paese. Sono le persone, gli uomini e le donne che hanno accettato di seguire Gesù fino alla fine, radicalmente, che hanno costruito l’Europa cristiana. Perché hanno cercato Dio, hanno costruito una civiltà bella e pacifica come questa cattedrale”. Ed ha concluso: “Popoli dell’Occidente, tornate alle vostre radici, tornate alle vostre fonti, tornate al monastero”.

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