Femminicidio

  • Orfani di femminicidi

    Ogni tre giorni, più o meno, una donna  è uccisa e ogni formazione politica esprime cordoglio, orrore ed offre soluzioni, da pochi giorni una nuova legge dovrebbe cercare di impedire questa tragica mattanza.

    Tace invece la politica, così come tacciono i media, sul destino dei tanti bambini rimasti senza la mamma e con un padre assassino.

    Quanti sono ad oggi? Quelli che hanno subito questa tragedia negli anni scorsi sono riusciti a ricostruirsi un percorso di vita il più possibile normale? Quanti di loro sono stati adottati dai parenti? Ve ne sono che invece hanno trovato un’altra adozione con estranei o sono affidati a case famiglia? Come sono economicamente aiutati dalle istituzioni, che tipo di sostegno hanno avuto ed hanno?

    Il 25 novembre sarà la giornata contro la violenza alle donne, il 24 novembre del 2022 il Corriere della Sera pubblicò un lungo articolo segnalando che erano ben 2000 in Italia gli orfani senza padre e madre, ad oggi quanti sono ormai?

    Certo la legge del 2018, sotto molti aspetti, viene  incontro a varie esigenze degli orfani e delle persone che si prendono cura della loro vita ma sempre con troppi ritardi, burocrazie ed incompletezze di fronte ad un tragico fenomeno che ogni giorno diventa più invasivo della nostra società e non in tutte le regioni gli interventi sono uguali anche per quanto riguarda il sostegno psicologico.

    Vi è ormai la necessità di affrontare questo aspetto delle conseguenze dei femminicidi, ci sono bambini ed adolescenti che hanno assistito alle uccisioni della mamma, in alcuni casi al suicidio del padre, c’è un baratro di dolore che va colmato, per quello che possibile, senza indugi e burocrazie, ci sono problemi pratici, economici e psicologici, anche per aiutare le famiglie adottanti oltre che gli orfani, problemi la cui soluzione non può essere ulteriormente rimandata.

    E se vogliamo che finalmente nasca una cultura diversa, quella del rispetto della donna, della vera attenzione ai minori, dobbiamo chiedere ai media di parlare di più di quanta sofferenza, che si protrarrà per tutta la vita anche se in forme diverse, subiscono e devono affrontare i figli di madri  uccise, tutti devono sentirsi partecipi ed impegnati nel cercare di costruire una società migliore.

  • Ripartita la commissione femminicidio, ora è bicamerale

    Si è allargata, coinvolgendo anche l’altro ramo del Parlamento, e ha arruolato in tutto 36 componenti per essere più rappresentativa: è la nuova versione della commissione contro il femminicidio e la violenza di genere, che è ripartita dopo l’approvazione definitiva del disegno di legge per la sua istituzione.

    Nata nel 2017 e alla sua terza ‘vita’, la commissione diventa ora bicamerale. Per due volte è stata istituita al Senato. Nel 2017, sotto la 17a legislatura e il governo Gentiloni, ha lavorato sette mesi presieduta da Francesca Puglisi, all’epoca senatrice del Pd. Nella legislatura successiva la commissione contava 20 componenti guidati da Valeria Valente, attuale senatrice Dem, e ha lavorato dal 2018 al 2022. Adesso il “salto di qualità» della bicamerale, come l’ha definito Valente, sottolineando l’importanza di avere “il Parlamento unito su un tema prioritario”. Al nuovo formato si è arrivati con un emendamento votato alla Camera per cui i commissari salgono a 18 deputati e altrettanti senatori (rispetto ai 16 + 16 del testo precedente) in proporzione alla consistenza di ogni gruppo. Altra novità – voluta probabilmente per garantire massima rappresentanza e continuità dei lavori – è che ci sia sempre almeno un deputato e almeno un senatore per ogni gruppo. A ‘benedire’ il provvedimento in Aula, la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità, Eugenia Roccella che ha rimarcato: «Istituire nuovamente la commissione è un importante passo verso obiettivi di giustizia nei confronti delle donne che dobbiamo perseguire e che non ammettono divisioni”. A sostegno del «principio inclusivo” si è espressa anche la senatrice dei Civici d’Italia, Michaela Biancofiore, convinta che “il femminicidio non è un argomento da donne o da salotto, è un tumore che coinvolge tutta la società”. Sugli interventi da fare, Maria Stella Gelmini di Iv-Azione ha evidenziato che “troppe volte lo Stato non riesce a combattere i femminicidi e ci sono centri antiviolenza che vengono finanziati privatamente, purtroppo senza risorse strutturali”.

    Tra i compiti della commissione vi è in primis quello di indagare sulle reali dimensioni e cause del femminicidio e delle violenze di genere e di monitorare l’attuazione della Convenzione di Istanbul su prevenzione e lotta alla violenza alle donne e la violenza domestica, oltre a ogni altro accordo ad hoc sovranazionale e internazionale, con particolare riguardo al cosiddetto ‘Codice rosso’.

  • Crimini contro le donne: se ne parla in un convegno a Roma

    Si svolgerà mercoledì 16 maggio alle ore 15.00 in Sala Italia della Società Umanitaria (sede di Roma) l’incontro organizzato in collaborazione con l’Associazione Donne Giuriste per presentare il nuovo libro “Crimini contro le donne. Politiche, leggi, buone pratiche” di Fabio Roia, Presidente sezione Penale del Tribunale di Milano. Quasi ogni giorno si legge e si sente parlare in televisione di femminicidio ma queste sono tragedie assolutamente evitabili. Le convenzioni e le leggi ci sono. Le politiche pensate per creare un diverso approccio culturale nei confronti del rispetto del genere femminile anche. Si tratta allora di lavorare sulla cultura, di applicare gli istituti, di fare i processi in maniera intelligente, di lavorare con un approccio multidisciplinare sul caso, di formare tutti gli operatori che vengono a contatto con una donna vittima di violenza.

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