green

  • Indagine rivela atteggiamento positivo nei confronti delle auto elettriche in Europa

    Il 57% dei conducenti di automobili non elettriche sta valutando la possibilità di passare a veicoli elettrici, nonostante i costi. E’ quanto emerge da un’indagine dell’osservatorio europeo per i carburanti alternativi condotta in 12 Stati membri dell’UE.

    L’impegno dell’UE a ridurre del 90% le emissioni di gas a effetto serra nel settore dei trasporti entro il 2050 — come stabilito nel Green Deal europeo e nella strategia per una mobilità sostenibile e intelligente — è in linea con questa tendenza, sottolineando il ruolo dei veicoli a zero emissioni. Il nuovo regolamento su un’infrastruttura per i combustibili alternativi promuove la realizzazione di infrastrutture di ricarica pubbliche di facile uso in tutta l’UE.

    Con oltre 19.000 intervistati, l’indagine è una delle principali per quanto riguarda l’atteggiamento dei consumatori nei confronti della mobilità elettrica. I rispondenti, suddivisi tra gli attuali conducenti di veicoli elettrici a batteria e i conducenti di veicoli non elettrici, hanno inoltre evidenziato i benefici per il clima e l’efficienza in termini di costi dei veicoli elettrici a batteria.

    Circa due terzi degli intervistati ritiene che il prezzo rimanga un grande ostacolo. Un terzo prevede tuttavia di acquistare un’automobile elettrica nei prossimi cinque anni.

    L’indagine ha coinvolto partecipanti da Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia, Spagna e Svezia.

  • Snam e De Nora avviano la costruzione di una Gigafactory a Cernusco sul Naviglio

    Un centro produttivo di circa 25mila metri quadri a Cernusco sul Naviglio (MI) mira a diventare il più grande polo produttivo nazionale di elettrolizzatori per la generazione di idrogeno verde, sistemi e componenti per l’elettrolisi dell’acqua e celle a combustibile. Prende il via il cantiere per la costruzione della Gigafactory guidata da Industrie De Nora – tramite De Nora Italy Hydrogen Technologies S.r.I. (Dniht) -, ha l’obiettivo di diventare polo produttivo di elettrolizzatori sul territorio nazionale, con una capacità che raggiungerà i 2GW equivalenti entro il 2030. Il termine dei lavori è previsto tra la fine del 2025 e i primi mesi del 2026. L’opera punta inoltre a facilitare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità parte del Green Deal Europeo. L’ordine di grandezza dell’investimento per la Gigafactory a Cernusco sul Naviglio “è sui 100 milioni di euro. Non amiamo dare dettagli su quanto investiamo, siamo gelosi di questi numeri” ha dichiarato Paolo Dellachà, amministratore delegato di De Nora.

    Dnhit e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy hanno firmato lo scorso luglio 2023 un decreto di concessione che ha riconosciuto a Dnhit un importo pari a circa euro 32 milioni in forma di contributo alla spesa a valere sul fondo istituito dal Ministero per il sostegno finanziario alle imprese che partecipano alla realizzazione di Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (Fondo IPCEI). Il percorso di decarbonizzazione “va sostenuto secondo una visione di neutralità tecnologica e l’Europa punta a diventare leader nella produzione delle tecnologie, anche grazie alla forza che l’Italia può esprimere nella nuova legislatura, anche considerando la maggiore stabilità del nostro governo rispetto a quella degli altri Paesi” ha spiegato il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenuto in video collegamento durante la posa della prima pietra per la Gigafactory.

    L’importo è finanziato tramite risorse del Pnrr. Gli importi destinati alla concessione di agevolazioni a Dnhit potranno essere successivamente integrati fino a circa euro 63 milioni, a seguito delle ulteriori disponibilità derivanti dalle attivazioni destinate al sostegno dell’IPCEI Idrogeno. “Penso si debba fare più e meglio per coniugare la sostenibilità ambientale con quella sociale ed economica. In questo contesto l’idrogeno verde avrà un ruolo preminente” ha aggiunto Urso nel corso del suo intervento. Per questo l’avvio dei lavori qui a Cernusco sul Naviglio “è un’ottima importante e significativa notizia, in considerazione della strategicità dell’opera” ha concluso.

    La realizzazione dell’opera sarà portata avanti in collaborazione con Snam, che in De Nora detiene una quota pari a circa il 21 per cento. La posa della prima pietra “è sempre un evento simbolico che sancisce l’inizio della costruzione per il futuro Net-Zero. Il futuro sarà fatto di energia rinnovabile ma anche di molecole verdi. Questo progetto è strategico perché rappresenta una di quelle opportunità che ci consente di giocare un ruolo come Italia e come Europa all’interno della transizione” ha sottolineato Stefano Venier, amministratore delegato di Snam. “Stiamo scoprendo pian piano che dipendiamo da altri Stati per la transizione, questa è un’opportunità per essere indipendenti”, ha infine concluso Venier, ricordando che oltre l’80 per cento dei pannelli fotovoltaici viene realizzato in Cina. A proposito della collaborazione tra le due Società, per l’ad di De Nora il “modello De Nora-Snam”, applicato per la realizzazione della Gigafactory a Cernusco sul Naviglio, “è sicuramente replicabile, non solo in Italia ma anche in altri Paesi”.

    L’idrogeno “è fondamentale perché consente il trasporto e lo stoccaggio delle rinnovabili, che è il punto più difficile nella transizione e l’Italia, con le sue aziende e le sue tecnologie, è protagonista nell’innovazione” ha affermato Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy. “La transizione – ha proseguito – è già in atto, è epocale, e avviene con aziende e tecnologie italiane al centro. De Nora è un esempio di azienda italiana che nasce dall’artigianalità, cresce nella tecnologia e diventa leader mondiale”. Anche Snam è “protagonista all’interno del processo di transizione” che vedrà “un asse tra il Nord Africa e l’Europa. L’Europa ha capito che ci dobbiamo mettere assieme, sostenere le nostre eccellenze: ci saranno dei corridoi che vedranno le reti con le rinnovabili solari che dall’Africa attraverseranno l’Italia e l’Europa, dal Nord Europa avremo l’eolico. Ma perché questo sia possibile dobbiamo avere tecnologie”. L’impianto che sarà costruito, ha concluso Valentini, “dimostra che la transizione verde è sostenibile per l’economia e può portare posti di lavoro”.

    L’iniziativa supporterà la riduzione dei costi di produzione degli elettrolizzatori, contribuendo a centrare l’obiettivo di capacità installata finale prevista in Europa e di neutralità tecnologica necessario per la transizione energetica. La collocazione della Gigafactory in una primaria area industriale e produttiva a poca distanza da Milano consentirà inoltre di contribuire attivamente alla crescita economica e occupazionale del territorio locale, con la previsione di creare circa 200 posti di lavoro diretti e un indotto complessivo di circa 2000 persone. Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha definito l’opera “una dimostrazione di quella che è l’indirizzo che il nostro Paese e l’Europa devono avere in questo ambito”. Quindi “sostenibilità come opportunità, investimenti sul territorio, posti di lavoro e sostenibilità ambientale. Credo sia un esempio bellissimo, rappresenta esattamente quello che ho sempre sostenuto debba essere la sostenibilità” ha chiosato.

  • Entrano in vigore le nuove norme dell’UE sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde

    E’ entrata in vigore la nuova normativa dell’UE sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde. Ciò significa che prima di acquistare un prodotto i consumatori otterranno informazioni migliori e più armonizzate sulla sua durabilità e riparabilità. I consumatori saranno inoltre meglio informati sui loro diritti di garanzia legale e sarà vietato formulare asserzioni ambientali vaghe, il che significa che le imprese non potranno più dichiarare di essere “verdi” o “rispettose dell’ambiente” se non sono in grado di dimostrare di esserlo realmente. Non sarà più ammesso esporre loghi volontari inattendibili relativi alla sostenibilità e saranno vietate le pratiche commerciali sleali legate all’obsolescenza precoce, come le false dichiarazioni sulla durabilità di un bene.

    Gli Stati membri dell’UE sono tenuti a recepire la direttiva nel diritto nazionale entro martedì 27 marzo 2026. Le norme si applicheranno a decorrere dal 27 settembre 2026.

  • La Rappresentanza UE di Milano presenta l’edizione 2024 del Festival della Green Economy di Parma

    Presentata durante una conferenza stampa a Milano, mercoledì 27 marzo alle ore 11.30, al Palazzo delle Stelline (Corso Magenta, 59) l’edizione 2024 del Festival della Green Economy che si svolgerà a Parma dal 5 al 7 aprile. A presentare la kermesse emiliana Maurizio Molinari, capo ufficio a Milano del Parlamento Europeo, Stefania Nardelli, responsabile Stampa e comunicazione Commissione europea – Rappresentanza di Milano, Alessandra Pizzi, curatrice Green Week.

    Dopo il successo dell’anno precedente, il Festival si espande e raddoppia la sua portata, offrendo un palcoscenico ancora più ampio per discutere e promuovere soluzioni innovative per un’economia sostenibile.

    Quest’anno, la manifestazione promossa da ItalyPost, Fondazione Symbola, L’Economia del Corriere della Sera e Pianeta 2030, con il Comune di Parma, Università degli Studi di Parma, Unione Parmense degli Industriali e Parma, io ci sto!, con la main partnership di auxiell, Crédit Agricole, Davines Group e Iren sarà arricchita dalla partecipazione di decine e decine di imprenditori che si confronteranno sui temi più rilevanti di questo delicato momento storico, tra cui la presidentessa della Confindustria regionale Annalisa Sassi, il presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi, Giuseppe Pasini di Feralpi, Filippo Zuppichin di Piovan, Giampaolo Dallara, Davide Bollati di Davines, Marco Mantellassi di Manteco, Alberto Figna di Agugiaro & Figna, Filippo Polegato di Astoria, Albino Tonazzo di Kioene, Irene Rizzoli di Delicius. Saranno presenti anche sette sezioni tematiche, ciascuna composta da quattro incontri, dedicati ai legami tra sostenibilità e diversi settori industriali, tra cui la filiera agroalimentare, la moda e il tessile e abbigliamento, l’edilizia e infrastrutture, e altri ancora. Sbarcherà in città anche lo staff e lo studio mobile di Radio 24, che andrà in streaming direttamente da Piazza Garibaldi, dove il Comune allestirà anche uno spazio incontri per ospitare alcuni eventi del Festival.

  • Viladecans, Vilnius e Treviso vincono i premi 2025 per la città verde europea

    Annunciati i vincitori del premio per la Città verde europea 2025. Vilnius (Lituania) sarà la Capitale verde europea 2025, mentre il titolo Foglia verde europea 2025, riservato alle città più piccole, è andato a Viladecans (Spagna) e a Treviso (Italia). La cerimonia di premiazione si è svolta nella capitale verde europea in carica, Tallinn.

    La giuria di esperti ha incoronato Vilnius come vincitrice del premio Capitale verde europea 2025 per il suo impegno a favore di un futuro sostenibile, compreso l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. La giuria ha riconosciuto che la capitale lituana è riuscita a ridurre le emissioni attraverso varie misure, quali l’aumento delle fonti energetiche rinnovabili e la ristrutturazione delle infrastrutture di riscaldamento. Ha inoltre apprezzato l’approccio innovativo e tecnologico di Vilnius nei confronti del coinvolgimento e della partecipazione dei cittadini.

    Entrambe le vincitrici della Foglia verde, Viladecans e Treviso, hanno colpito la giuria con i loro approcci unici miranti a coinvolgere le proprie comunità nella transizione verde.

    La giuria ha riconosciuto che a Viladecans i residenti e i portatori di interessi, a diversi livelli hanno partecipato a vari processi decisionali e che la città ha compiuto progressi significativi nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. In qualità di vincitrice della Foglia verde, la città si concentrerà su due obiettivi in parallelo: la transizione ecologica e la promozione di uno stile di vita sano.

    Treviso ha colpito la giuria per il modo in cui la città ha utilizzato la narrazione e la ludicizzazione per coinvolgere i giovani, nonché i suoi sforzi di comunicazione per attraversare i ponti tra le generazioni. La giuria ha inoltre sottolineato gli sforzi profusi da Treviso per raddoppiare il numero di alberi presenti in città.

    Le città vincitrici riceveranno una sovvenzione volta a sostenerne ulteriormente l’impegno ecologico: un premio di 600 000 € per la capitale verde Vilnius e di 200 000 € per le città della Foglia verde Viladecans e Treviso.

    Quest’anno, in totale, 14 città hanno partecipato ai premi. Un gruppo internazionale di esperti, composto da sette esperti indipendenti in materia di sostenibilità urbana, ha valutato ciascuna candidatura e ha selezionato cinque città finaliste.

  • Non c’è fine all’improvvisazione

    Da qualche tempo vari esponenti politici fanno a gara per vedere chi è più verde, più green, più ambientalista, in testa a tutti molti sindaci che, scatenati nella guerra contro le macchine, aboliscono parcheggi, creano sempre più cari balzelli per entrare in città e costruiscono sempre più pericolose corsie ciclabili.

    Tutti questi illustri paladini del verde, responsabili come e più degli altri del dissesto ambientale del Pianeta, non per altro hanno tutti abbondantemente governato, tacciano però sui fondi Pnrr che l’Europa ha stanziato per creare ampi polmoni verdi nelle aree urbane e che loro, in gran parte, non hanno voluto o saputo usurare, in sintesi li hanno persi.

    Migliaia di alberi avrebbero dovuto essere piantati mentre invece molte città, a partire da Milano, non hanno fatto nulla e così sono stati lasciati i fondi europei e si è invece proseguito nella strada del cemento e dell’inquinamento, alla faccia dei tanti proclami ecologici.

    Sono mancate le idee, la progettazione, la capacità, la volontà politica ma di questo ben pochi media hanno parlato.

    Alla propaganda green non è corrisposta l’azione politica, per altro non è una novità, da anni assistiamo all’abbattimento di alberi, più facile abbatterli che curarli, a piccole sporadiche piantumazioni con fuscelli che presto muoiono, e alla cementificazione selvaggia di ogni oasi verde, comprese molte aree agricole.

    Da Messina a Milano progetti presentati e poi irrealizzati o neppure fatti, solo Milano, al momento, ha già perso 12 milioni di euro destinati dall’Europa alla piantumazione di nuovo verde mentre la città ha la ZTL tra le più grandi d’Europa e alla fine di ottobre entrare nel grande ed allargato centro città, oltre all’obbligo di guidare macchine Diesel euro 6, costerà al giorno ben 7 euro, più ovviamente le salatissime ore di parcheggio.

    Non contento il sindaco Sala fa pagare l’ingresso in città anche ai residenti, un po’ meno, certo, ma non si è mai visto che una persona debba pagare per entrare a casa propria!

    Siamo ormai all’assurdo, parliamo di macchine elettriche, che spesso vanno a fuoco, importiamo dalla Cina quanto serve, penalizzando l’industria automobilistica europea, e non sappiamo ancora dove, e quanto costerà, smaltire le batterie.

    Intanto si abbattono alberi invece di piantarne, si perdono i milioni dati dall’Europa, chissà se, come in passato, questi fondi andranno ad altri paesi con amministratori locali più avveduti, si distruggono sempre più le aree verdi, necessarie per abbattere l’inquinamento, e si fa propaganda green mentre si procede con una politica che è tutto il contrario.

    Ogni commento diventa inutile, non c’è fine alla malafede, all’improvvisazione ed alla falsità.

  • L’inflazione green

    Mentre negli Stati Uniti la corsa dall’inflazione sembra rallentare (+5%), tanto è vero che la Fed probabilmente aumenterà di soli 25 punti il tasso di interesse, in Italia (+8,3% e nel settore alimentare +11%) ed in Europa (+7,4%) l’inflazione rialza la testa.

    Non è il solo dato allarmante in quanto il calo dei consumi si attesta ad oltre il -5% nel settore alimentare, come le due consecutive flessioni dalla produzione industriale (-2.3% sul 2022). Diminuzioni importanti le quali, tuttavia, non determinano alcuna ripercussione relativa ad un conseguente abbassamento dei prezzi imputabile proprio ad una flessione della domanda.

    Ancora una volta, quindi, l’inflazione, a differenza di quanto potessero credere i titolari delle banche centrali ma soprattutto la Bce, non era determinata da una crescita della domanda aggregata (in Europa) mentre negli Stati Uniti sicuramente, in quanto la sua flessione attuale non ne determina alcuna diminuzione. Basti ricordare come anche in Germania la riduzione degli acquisti abbia raggiunto il -8,3% contro la quale il governo si sta attivando con delle politiche di sostegno al reddito.

    Uno degli ulteriori fattori preoccupanti relativo all’economia e alla sua comprensione, viene fornito dal costo dei noli marittimi che in un anno è passato da 16.000 dollari nel 2022 a meno di 2.000 nel 2023.

    All’interno di un’economia globale rappresenta sostanzialmente l’arresto dei flussi commerciali soprattutto per quanto riguarda i beni intermedi.

    L’inflazione, quindi, all’interno di un mercato con una domanda complessiva in flessione, si conferma comunque come assolutamente impermeabile alle politiche monetarie e alle fluttuazioni della domanda e dell’offerta. Uno scenario che ci riporta alle dinamiche dei mercati globali all’interno dei quali i postulati economici, tanto cari al mondo politico ed accademico, hanno perso ogni valore e soprattutto capacità di incidere sull’andamento economico complessivo.

    Andrebbe ricordato, infatti, come investire invece cocciutamente in un unico settore come quello edilizio in Italia o, peggio ancora, in Europa nella ipotetica transizione Green, rappresenti la condizione ideale per trasferire le aspettative di inflazione dal mercato singolo ai mercati in generale come “sentiment”.

    In altre parole, invece di combattere gli effetti della crisi economica attraverso un intervento complessivo forse meno incisivo sotto il profilo finanziario, ma in grado di coinvolgere l’intero settore economico ed industriale, come quello dei servizi attraverso, per esempio, occorrerebbe una riduzione dei carichi fiscali.

    Si è deciso, in preda ad un reale delirio ideologico, di investire solo ed esclusivamente nel settore di un’ipotetica transizione Green. Questa, oltre a essere irraggiungibile nei tempi, tuttavia ha determinato la creazione di aspettative di inflazione per tutti i settori economici ed ovviamente creato le condizioni per fenomeni speculativi.

    Non esistono, infatti, altre giustificazioni se non legate alla esplosione dei costi delle terre rare e di quanto legato al singolo settore, espressione di un incremento esponenziale della domanda proprio come limpida conseguenza dell’ideologia ambientalista adottata dall’Unione Europea.

    La responsabilità, quindi, di questa impennata dell’inflazione dovrebbe essere attribuita proprio al fenomeno settoriale della transizione Green, in più in Italia con il bonus 110%, che ha escluso tutti gli altri settori in difficoltà facendone pagare però l’inflazione come espressione della crescita esponenziale di un singolo settore.

    Per quanto si possa accreditare una certa impreparazione generale alla classe dirigente europea, accecata da un furore ideologico senza precedenti, sulla base della quale si pongono in secondo piano le aspettative legittime di una crescita economica dopo due anni di pandemia e in piena guerra ucraina, i dubbi relativi anche ad una onestà intellettuale diventano legittimi.

    Il fallimento clamoroso di questa politica viene espresso dalla terrificante sintesi del calo dei consumi assieme all’aumento dell’inflazione.

    In altre parole, ci si avvicina ad una possibile stagflazione già ora comunque imputabile all’ideologia espressa da una ipotetica transizione ecologica.

  • A Milano si parla di ambiente con il commissario europeo Sinkevičius e l’architetto Boeri

    “Il nostro impegno è rendere più verde ed efficiente il patrimonio dell’Unione europea, aiutando i territori a migliorare la gestione delle risorse naturali, come quelle idriche. Il successo del Green Deal dipende dalla partecipazione di tutti, in quanto ogni persona può offrire le proprie idee, progetti o adottare comportamenti in linea con i principi di prevenzione”. E’ quanto ha affermato il Commissario europeo all’Ambiente Virginijus Sinkevičius in occasione della sua visita a Milano dove ha incontrato, tra gli altri, l’architetto Stefano Boeri al Bosco Verticale, il primo prototipo di edificio residenziale rivestito da oltre 700 alberi e 20.000 piante, ideato proprio dall’architetto meneghino e Presidente del Comitato Scientifico di ForestaMi, il progetto che punta a piantare 3 milioni di alberi nell’area metropolitana di Milano entro il 2030, per migliorare la qualità della vita e contrastare gli effetti del cambiamenti climatico. Al centro dello scambio, l’implementazione del Green Deal europeo, l’ambizioso pacchetto di proposte della Commissione per rendere l’Unione europea il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Il cuore del progetto vede infatti la protezione dell’ambiente, dell’ecosistema e della biodiversità.

    Durante l’incontro, il commissario Sinkevičius e l’architetto Boeri hanno scambiato le loro visioni anche su un’altra iniziativa promossa dalla Commissione: il nuovo Bauhaus europeo, che punta a declinare gli ambiziosi obiettivi del Green Deal all’interno degli spazi e delle esperienze dell’abitare, per migliorare il volto delle città europee, rendendole più inclusive e sostenibili.

    “Sono felice di questa visita del Commissario europeo al Bosco Verticale e alle piantagioni a Parco Nord Milano del progetto ForestaMi. Con lui abbiamo condiviso l’idea che la forestazione urbana, cioè la moltiplicazione del numero di piante ombreggianti nelle nostre città, sia il modo più economico, inclusivo ed efficace per ridurre gli effetti del surriscaldamento globale e dell’inquinamento dell’aria”, il commento dell’architetto Boeri.

  • La Commissione europea emette 6 miliardi di euro in obbligazioni verdi NextGenerationEU

    La Commissione europea ha emesso 6 miliardi di euro di obbligazioni verdi NextGenerationEU, nell’ambito della quarta operazione sindacata del 2023. L’operazione è stata eseguita in una sola tranche, mediante un’emissione sull’obbligazione verde con scadenza al 4 febbraio 2048.

    Gli investitori hanno mostrato un forte interesse per l’operazione: la domanda è stata oltre 12 volte superiore all’offerta.

    La Commissione intende finanziare il 30% del programma di ripresa NextGenerationEU emettendo obbligazioni verdi NextGenerationEU. La Commissione diventerà così il maggiore emittente di obbligazioni verdi al mondo.

    L’operazione porta a 42,5 miliardi di euro il volume totale di obbligazioni verdi NextGenerationEU emesse finora. I proventi di queste obbligazioni serviranno a finanziare progetti verdi previsti dai piani nazionali di ripresa e resilienza degli Stati membri, che costituiscono la tabella di marcia per le spese nell’ambito di NextGenerationEU. Attualmente l’importo delle spese ammissibili per le obbligazioni verdi NextGenerationEU nell’ambito dei piani nazionali di ripresa e resilienza degli Stati membri ammonta a 187 miliardi di euro. L’importo è destinato ad aumentare dato che vengono tuttora presentate nuove domande di finanziamento.

    Con questa operazione la Commissione ha raccolto 39,4 miliardi di euro, vale a dire il 49% dell’obiettivo totale di finanziamento di 80 miliardi di euro per il primo semestre del 2023. Di questo totale circa 70 miliardi di euro verranno destinati al programma di ripresa NextGenerationEU e i restanti 10 miliardi circa di euro al programma di assistenza macrofinanziaria+ a favore dell’Ucraina.

    Una panoramica dettagliata delle operazioni previste nell’ambito dell’approccio di finanziamento unificato per il primo semestre del 2023 è inclusa nel piano di finanziamento dell’UE.

  • La scienza ed il socialismo europeo

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Prof. Francesco Pontelli

    All’interno del mercato globale esistono sostanzialmente tre macro aree economiche e produttive che lo definiscono e dalla cui articolata competizione dovrebbe emergere un vantaggio per i consumatori abbinato a nuove occasioni di occupazione che determinano lo sviluppo in senso lato.

    All’Europa, agli Stati Uniti ed al Giappone, che rappresentano la sintesi del mondo occidentale e dei suoi valori, si contrappongono sempre più la Cina unita ora anche all’India le quali da tempo cercano accordi stabili con i paesi in via di sviluppo se non altro per le preziose materie prime.

    Sempre all’interno di questo mercato globale, quindi, viene istituzionalizzato il principio della libera concorrenza i cui effetti possono venire spesso amplificati da una deregulation normativa tipica dei paesi a basso costo di manodopera, Cina in primis.

    Quando però una di queste tre macro aree decide autonomamente di porsi dei vincoli di sviluppo e crescita, in virtù di una visione ideologica ambientalista, emerge evidente il vantaggio concorrenziale a tutto favore delle altre due macro aree concorrenti. Questi otterranno dei plus sia in termini di minori vincoli normativi negli orizzonti di crescita che di una insperata nuova competitività frutto non tanto dalla propria capacità quanto del quadro normativo penalizzante del concorrente europeo.

    La decisione del Parlamento Europeo di adottare nel 2035 il divieto di produrre e vendere sul proprio territorio automobili e mezzi a combustione interna rappresenta il classico esempio di questo approccio ideologico ed etico privo di ogni contenuto scientifico, il cui unico effetto si manifesterà nell’azzeramento del vantaggio di cui gode il sistema industriale europeo attualmente nel settore automotive e con conseguenze bibliche in termini occupazionali.

    Tutto questo nonostante l’economia europea sia ancora all’interno di una crisi strutturale legata alle conseguenze disastrose della pandemia e ad un anno di economia di guerra, i cui effetti si manifestarono inizialmente attraverso la penuria di materie prime e successivamente con l’esplosione dei costi energetici la cui sintesi ha determinato lo schizzare verso l’alto dell’inflazione.

    Mentre il Parlamento Europeo, ormai evidentemente privo di ogni capacità di contestualizzare il momento storico e soprattutto di modificare conseguentemente le proprie priorità, si rivela come un organo istituzionale non più politico ma espressione di uno stato etico.

    In altre parole, questo stravolgimento della stessa natura istitutiva europea trova oggi la sua massima conferma, in quanto la propria attività non risulta più finalizzata allo sviluppo delle peculiarità dei singoli Stati europei.

    Viceversa l’Unione europea si preoccupa semplicemente di adottare un diverso sistema politico ed economico frutto di un approccio ideologico ed etico. A conferma di questo snaturamento dell’attività europea basti ricordare l’affermazione di alcuni parlamentari dopo la votazione del Parlamento. Questi, a sostegno della propria decisione relativa allo stop alle auto a combustione interna, hanno con una insopportabile tracotanza affermato di essere riusciti a “dare un indirizzo alla ricerca ma soprattutto alla scienza”.

    La scienza, esattamente come la ricerca che la precede, per sua stessa definizione deve essere libera di esprimersi in qualsiasi contesto e senza alcun tipo di vincolo ma soprattutto senza un qualsiasi indirizzo suggerito un ente politico.

    Sembra incredibile come l’arroganza epocale espressa dal Parlamento Europeo e precedentemente dalla Commissione europea (*) possa riuscire a snaturare il concetto stesso di scienza, anchze solo a parziale giustificazione di una propria decisione ideologica la quale esprime la volontà ma soprattutto l’arroganza di guidare la scienza stessa nel proprio sviluppo.

    In ultima analisi, questa decisione oltre a favorire l’economia dei nostri concorrenti dimostra, ancora una volta, come ormai l’Unione Europea non rappresenti più la federazione di più Stati liberali e democratici, ma semplicemente una Istituzione federale socialista.

    (*) luglio 2021 https://www.ilpattosociale.it/attualita/linquinamento-ideologico/

Pulsante per tornare all'inizio