green

  • Il benessere dell’umanità

    “Il benessere dell’umanità è sempre l’alibi dei tiranni”, Albert Camus

    Da sempre l’ideologia rappresenta lo strumento attraverso il quale giustificare una scelta anche di natura economica la quale altrimenti sarebbe ingiustificabile. Questo è quanto accade, ora, in merito alla transizione verso una mobilità elettrica, sostenuta proprio da quelle compagini politiche che hanno visto crollare i propri modelli politici e di sviluppo con la caduta del Muro di Berlino lasciandoli senza riferimenti. L’attenzione e la sete di riscossa politica si spostano quindi verso il modello di vita e consumi occidentale.

    In questo contesto allora ecco la lotta alla mobilità indipendente possibile grazie all’utilizzo delle autovetture private ed al loro “impatto”.

    L’auto  risulta responsabile dell’1% delle emissioni di CO2, la cui riduzione del 50% sarebbe ottenibile semplicemente attendendo la normale conversione delle vecchie auto o magari attraverso una incentivazione fiscale alle classe di emissione euro 6.

    Quindi, in considerazione del fatto che l’Italia risulta responsabile dello 0,7% delle emissioni totali e l’intera Europa del 6,5%, tanto le emissioni attuali di CO2 (1%), attribuibile alle auto, quanto la loro riduzione del 50% risulterebbero già di per sé  marginale in rapporto alle conseguenze economiche e sociali legate ad un avvento dell’auto elettrica cinese. Basti ricordare, infatti, come il settore Automotive in Europa rappresenti dodici milioni di posti di lavoro, circa mille miliardi di entrate fiscali ed il 12% del PIL.

    In relazione, poi, alle polveri sottili andrebbe ricordato come ad un grammo emesso da un motore endotermico ne corrispondano 1850 grammi attribuibili alla resistenza al rotolamento dei pneumatici che diventano 3850 nel caso di una guida più nervosa, ma comunque all’interno dei limiti imposti dal Codice della strada.

    Come logica conseguenza emerge evidente come il problema dell’impatto ambientale nella mobilità sia  più legato, in relazione alle polveri sottili, agli pneumatici che non al motore endotermico.

    Viceversa, la deriva strategica intrapresa dall’Unione Europea e soprattutto dalla sua Commissione trova la propria ragione in una scelta puramente ideologica nella quale la leva ambientalista rappresenta il fattore scatenante.

    Contemporaneamente in Cina negli ultimi due anni sono stati autorizzate le produzioni di 218 GW da centrali a Carbone (1 GW, 1 miliardo di Watt), quindi sono centinaia le centrali a carbone che la Cina sta costruendo in questo momento per alimentare il proprio sviluppo, e quindi anche l’industria automobilistica cinese, con un vita media compresa tra i 50 e i 75 anni, quindi operative fino alla fine del secolo in corso.

    In questo contesto basti ricordare come le emissioni delle centrali a carbone rappresentino un quinto di quelle totali e metà sia  localizzata in Cina ma in continua crescita.

    Pensare di utilizzare i prodotti di una economia malsana, con il primato mondiale dell’impatto ambientale, rappresenta, all’interno di una politica attenta ad un equilibrio ambientale, sia nel settore Automotive come in precedenza avvenne con il tessile abbigliamento,

    la strategia a più alto tasso di inquinamento che la UE potesse adottare.

    La sola giustificazione che possa sostenere il blocco della vendita e produzione dei motori endotermici a partire dal 2035 può venire considerata solo come espressione in un cieco furore ideologico che da sempre rappresenta il modo per sostenere quanto altrimenti risulterebbe assolutamente ingiustificabile e sempre in nome del bene comune.

  • Luci spente a Notre-Dame di Strasburgo per risparmio energetico

    Un nostro lettore ci segnala un articolo tratto dalla rivista ‘Tempi’ che pubblichiamo di seguito

    L’ultima deriva delle iniziative degli pseudo ambientalisti è stata registrata a Strasburgo, dove la sindaca ecologista, Jeanne Barseghian, ha deciso, a partire dalle 23, di spegnere l’illuminazione della cattedrale della città alsaziana in nome della “politica di sobrietà energetica” del suo Comune. «Questo spegnimento anticipato non è semplicemente un risparmio economico. Per la città di Strasburgo si tratta di dare l’esempio in un momento in cui si chiede a tutti i cittadini di impegnarsi per risparmiare energia», si è difesa la giunta ecologista.

    Prima di settembre, le luci di Notre-Dame de Strasbourg, gioiello dell’arte gotica con il suo meraviglioso “Pilastro degli Angeli” che Victor Hugo descrisse come un “prodigio di grandezza e leggiadria”, venivano spente all’una di notte. Il costo del risparmio energetico per il Comune? 4,80 euro al giorno di elettricità.

    «23.04, una tristezza inaudita», ha scritto pochi giorni fa su X il fotografo Olivier Hannauer, che per primo ha lanciato l’allarme sulla follia green della sindaca. Da quando al Comune c’è Eelv, «la città è piombata progressivamente nell’oscurità. Le chiese, i musei, i ponti», ha denunciato Hannauer. La sua battaglia estetica per restituire agli abitanti di Strasburgo il loro “faro”, come ama definire Notre-Dame, ha spinto Barseghian a fare retromarcia e a ripristinare momentaneamente “l’illuminazione abituale della cattedrale”. Ma quanto durerà?

    Jean-Philippe Vetter, capogruppo dell’opposizione gollista, ha parlato di una vittoria «di tutti quelli che amano Strasburgo», sottolineando tuttavia che la battaglia contro le derive dell’ecologismo deve essere combattuta ogni giorno.

  • La Commissione impone dazi compensativi provvisori sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina

    La Commissione europea ha istituito dazi compensativi provvisori sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina.

    Sulla base dell’inchiesta svolta, la Commissione ha concluso che la catena del valore dei veicoli elettrici a batteria in Cina beneficia di sovvenzioni sleali, dalle quali deriva una minaccia di pregiudizio economico ai produttori UE di veicoli elettrici a batteria.

    Le consultazioni con il governo cinese si sono intensificate nelle ultime settimane, a seguito di uno scambio di opinioni tra il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis e il ministro cinese del Commercio Wang Wentao. I contatti proseguono a livello tecnico al fine di giungere a una soluzione che sia compatibile con l’OMC e risponda adeguatamente alle preoccupazioni sollevate dall’Unione europea. Rispetto alle aliquote comunicate preventivamente il 12 giugno 2024, i dazi provvisori sono stati leggermente adeguati al ribasso tenendo conto delle osservazioni sull’esattezza dei calcoli presentate dalle parti interessate.

  • Indagine rivela atteggiamento positivo nei confronti delle auto elettriche in Europa

    Il 57% dei conducenti di automobili non elettriche sta valutando la possibilità di passare a veicoli elettrici, nonostante i costi. E’ quanto emerge da un’indagine dell’osservatorio europeo per i carburanti alternativi condotta in 12 Stati membri dell’UE.

    L’impegno dell’UE a ridurre del 90% le emissioni di gas a effetto serra nel settore dei trasporti entro il 2050 — come stabilito nel Green Deal europeo e nella strategia per una mobilità sostenibile e intelligente — è in linea con questa tendenza, sottolineando il ruolo dei veicoli a zero emissioni. Il nuovo regolamento su un’infrastruttura per i combustibili alternativi promuove la realizzazione di infrastrutture di ricarica pubbliche di facile uso in tutta l’UE.

    Con oltre 19.000 intervistati, l’indagine è una delle principali per quanto riguarda l’atteggiamento dei consumatori nei confronti della mobilità elettrica. I rispondenti, suddivisi tra gli attuali conducenti di veicoli elettrici a batteria e i conducenti di veicoli non elettrici, hanno inoltre evidenziato i benefici per il clima e l’efficienza in termini di costi dei veicoli elettrici a batteria.

    Circa due terzi degli intervistati ritiene che il prezzo rimanga un grande ostacolo. Un terzo prevede tuttavia di acquistare un’automobile elettrica nei prossimi cinque anni.

    L’indagine ha coinvolto partecipanti da Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia, Spagna e Svezia.

  • Snam e De Nora avviano la costruzione di una Gigafactory a Cernusco sul Naviglio

    Un centro produttivo di circa 25mila metri quadri a Cernusco sul Naviglio (MI) mira a diventare il più grande polo produttivo nazionale di elettrolizzatori per la generazione di idrogeno verde, sistemi e componenti per l’elettrolisi dell’acqua e celle a combustibile. Prende il via il cantiere per la costruzione della Gigafactory guidata da Industrie De Nora – tramite De Nora Italy Hydrogen Technologies S.r.I. (Dniht) -, ha l’obiettivo di diventare polo produttivo di elettrolizzatori sul territorio nazionale, con una capacità che raggiungerà i 2GW equivalenti entro il 2030. Il termine dei lavori è previsto tra la fine del 2025 e i primi mesi del 2026. L’opera punta inoltre a facilitare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità parte del Green Deal Europeo. L’ordine di grandezza dell’investimento per la Gigafactory a Cernusco sul Naviglio “è sui 100 milioni di euro. Non amiamo dare dettagli su quanto investiamo, siamo gelosi di questi numeri” ha dichiarato Paolo Dellachà, amministratore delegato di De Nora.

    Dnhit e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy hanno firmato lo scorso luglio 2023 un decreto di concessione che ha riconosciuto a Dnhit un importo pari a circa euro 32 milioni in forma di contributo alla spesa a valere sul fondo istituito dal Ministero per il sostegno finanziario alle imprese che partecipano alla realizzazione di Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (Fondo IPCEI). Il percorso di decarbonizzazione “va sostenuto secondo una visione di neutralità tecnologica e l’Europa punta a diventare leader nella produzione delle tecnologie, anche grazie alla forza che l’Italia può esprimere nella nuova legislatura, anche considerando la maggiore stabilità del nostro governo rispetto a quella degli altri Paesi” ha spiegato il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenuto in video collegamento durante la posa della prima pietra per la Gigafactory.

    L’importo è finanziato tramite risorse del Pnrr. Gli importi destinati alla concessione di agevolazioni a Dnhit potranno essere successivamente integrati fino a circa euro 63 milioni, a seguito delle ulteriori disponibilità derivanti dalle attivazioni destinate al sostegno dell’IPCEI Idrogeno. “Penso si debba fare più e meglio per coniugare la sostenibilità ambientale con quella sociale ed economica. In questo contesto l’idrogeno verde avrà un ruolo preminente” ha aggiunto Urso nel corso del suo intervento. Per questo l’avvio dei lavori qui a Cernusco sul Naviglio “è un’ottima importante e significativa notizia, in considerazione della strategicità dell’opera” ha concluso.

    La realizzazione dell’opera sarà portata avanti in collaborazione con Snam, che in De Nora detiene una quota pari a circa il 21 per cento. La posa della prima pietra “è sempre un evento simbolico che sancisce l’inizio della costruzione per il futuro Net-Zero. Il futuro sarà fatto di energia rinnovabile ma anche di molecole verdi. Questo progetto è strategico perché rappresenta una di quelle opportunità che ci consente di giocare un ruolo come Italia e come Europa all’interno della transizione” ha sottolineato Stefano Venier, amministratore delegato di Snam. “Stiamo scoprendo pian piano che dipendiamo da altri Stati per la transizione, questa è un’opportunità per essere indipendenti”, ha infine concluso Venier, ricordando che oltre l’80 per cento dei pannelli fotovoltaici viene realizzato in Cina. A proposito della collaborazione tra le due Società, per l’ad di De Nora il “modello De Nora-Snam”, applicato per la realizzazione della Gigafactory a Cernusco sul Naviglio, “è sicuramente replicabile, non solo in Italia ma anche in altri Paesi”.

    L’idrogeno “è fondamentale perché consente il trasporto e lo stoccaggio delle rinnovabili, che è il punto più difficile nella transizione e l’Italia, con le sue aziende e le sue tecnologie, è protagonista nell’innovazione” ha affermato Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy. “La transizione – ha proseguito – è già in atto, è epocale, e avviene con aziende e tecnologie italiane al centro. De Nora è un esempio di azienda italiana che nasce dall’artigianalità, cresce nella tecnologia e diventa leader mondiale”. Anche Snam è “protagonista all’interno del processo di transizione” che vedrà “un asse tra il Nord Africa e l’Europa. L’Europa ha capito che ci dobbiamo mettere assieme, sostenere le nostre eccellenze: ci saranno dei corridoi che vedranno le reti con le rinnovabili solari che dall’Africa attraverseranno l’Italia e l’Europa, dal Nord Europa avremo l’eolico. Ma perché questo sia possibile dobbiamo avere tecnologie”. L’impianto che sarà costruito, ha concluso Valentini, “dimostra che la transizione verde è sostenibile per l’economia e può portare posti di lavoro”.

    L’iniziativa supporterà la riduzione dei costi di produzione degli elettrolizzatori, contribuendo a centrare l’obiettivo di capacità installata finale prevista in Europa e di neutralità tecnologica necessario per la transizione energetica. La collocazione della Gigafactory in una primaria area industriale e produttiva a poca distanza da Milano consentirà inoltre di contribuire attivamente alla crescita economica e occupazionale del territorio locale, con la previsione di creare circa 200 posti di lavoro diretti e un indotto complessivo di circa 2000 persone. Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha definito l’opera “una dimostrazione di quella che è l’indirizzo che il nostro Paese e l’Europa devono avere in questo ambito”. Quindi “sostenibilità come opportunità, investimenti sul territorio, posti di lavoro e sostenibilità ambientale. Credo sia un esempio bellissimo, rappresenta esattamente quello che ho sempre sostenuto debba essere la sostenibilità” ha chiosato.

  • Entrano in vigore le nuove norme dell’UE sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde

    E’ entrata in vigore la nuova normativa dell’UE sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde. Ciò significa che prima di acquistare un prodotto i consumatori otterranno informazioni migliori e più armonizzate sulla sua durabilità e riparabilità. I consumatori saranno inoltre meglio informati sui loro diritti di garanzia legale e sarà vietato formulare asserzioni ambientali vaghe, il che significa che le imprese non potranno più dichiarare di essere “verdi” o “rispettose dell’ambiente” se non sono in grado di dimostrare di esserlo realmente. Non sarà più ammesso esporre loghi volontari inattendibili relativi alla sostenibilità e saranno vietate le pratiche commerciali sleali legate all’obsolescenza precoce, come le false dichiarazioni sulla durabilità di un bene.

    Gli Stati membri dell’UE sono tenuti a recepire la direttiva nel diritto nazionale entro martedì 27 marzo 2026. Le norme si applicheranno a decorrere dal 27 settembre 2026.

  • La Rappresentanza UE di Milano presenta l’edizione 2024 del Festival della Green Economy di Parma

    Presentata durante una conferenza stampa a Milano, mercoledì 27 marzo alle ore 11.30, al Palazzo delle Stelline (Corso Magenta, 59) l’edizione 2024 del Festival della Green Economy che si svolgerà a Parma dal 5 al 7 aprile. A presentare la kermesse emiliana Maurizio Molinari, capo ufficio a Milano del Parlamento Europeo, Stefania Nardelli, responsabile Stampa e comunicazione Commissione europea – Rappresentanza di Milano, Alessandra Pizzi, curatrice Green Week.

    Dopo il successo dell’anno precedente, il Festival si espande e raddoppia la sua portata, offrendo un palcoscenico ancora più ampio per discutere e promuovere soluzioni innovative per un’economia sostenibile.

    Quest’anno, la manifestazione promossa da ItalyPost, Fondazione Symbola, L’Economia del Corriere della Sera e Pianeta 2030, con il Comune di Parma, Università degli Studi di Parma, Unione Parmense degli Industriali e Parma, io ci sto!, con la main partnership di auxiell, Crédit Agricole, Davines Group e Iren sarà arricchita dalla partecipazione di decine e decine di imprenditori che si confronteranno sui temi più rilevanti di questo delicato momento storico, tra cui la presidentessa della Confindustria regionale Annalisa Sassi, il presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi, Giuseppe Pasini di Feralpi, Filippo Zuppichin di Piovan, Giampaolo Dallara, Davide Bollati di Davines, Marco Mantellassi di Manteco, Alberto Figna di Agugiaro & Figna, Filippo Polegato di Astoria, Albino Tonazzo di Kioene, Irene Rizzoli di Delicius. Saranno presenti anche sette sezioni tematiche, ciascuna composta da quattro incontri, dedicati ai legami tra sostenibilità e diversi settori industriali, tra cui la filiera agroalimentare, la moda e il tessile e abbigliamento, l’edilizia e infrastrutture, e altri ancora. Sbarcherà in città anche lo staff e lo studio mobile di Radio 24, che andrà in streaming direttamente da Piazza Garibaldi, dove il Comune allestirà anche uno spazio incontri per ospitare alcuni eventi del Festival.

  • Viladecans, Vilnius e Treviso vincono i premi 2025 per la città verde europea

    Annunciati i vincitori del premio per la Città verde europea 2025. Vilnius (Lituania) sarà la Capitale verde europea 2025, mentre il titolo Foglia verde europea 2025, riservato alle città più piccole, è andato a Viladecans (Spagna) e a Treviso (Italia). La cerimonia di premiazione si è svolta nella capitale verde europea in carica, Tallinn.

    La giuria di esperti ha incoronato Vilnius come vincitrice del premio Capitale verde europea 2025 per il suo impegno a favore di un futuro sostenibile, compreso l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. La giuria ha riconosciuto che la capitale lituana è riuscita a ridurre le emissioni attraverso varie misure, quali l’aumento delle fonti energetiche rinnovabili e la ristrutturazione delle infrastrutture di riscaldamento. Ha inoltre apprezzato l’approccio innovativo e tecnologico di Vilnius nei confronti del coinvolgimento e della partecipazione dei cittadini.

    Entrambe le vincitrici della Foglia verde, Viladecans e Treviso, hanno colpito la giuria con i loro approcci unici miranti a coinvolgere le proprie comunità nella transizione verde.

    La giuria ha riconosciuto che a Viladecans i residenti e i portatori di interessi, a diversi livelli hanno partecipato a vari processi decisionali e che la città ha compiuto progressi significativi nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. In qualità di vincitrice della Foglia verde, la città si concentrerà su due obiettivi in parallelo: la transizione ecologica e la promozione di uno stile di vita sano.

    Treviso ha colpito la giuria per il modo in cui la città ha utilizzato la narrazione e la ludicizzazione per coinvolgere i giovani, nonché i suoi sforzi di comunicazione per attraversare i ponti tra le generazioni. La giuria ha inoltre sottolineato gli sforzi profusi da Treviso per raddoppiare il numero di alberi presenti in città.

    Le città vincitrici riceveranno una sovvenzione volta a sostenerne ulteriormente l’impegno ecologico: un premio di 600 000 € per la capitale verde Vilnius e di 200 000 € per le città della Foglia verde Viladecans e Treviso.

    Quest’anno, in totale, 14 città hanno partecipato ai premi. Un gruppo internazionale di esperti, composto da sette esperti indipendenti in materia di sostenibilità urbana, ha valutato ciascuna candidatura e ha selezionato cinque città finaliste.

  • Non c’è fine all’improvvisazione

    Da qualche tempo vari esponenti politici fanno a gara per vedere chi è più verde, più green, più ambientalista, in testa a tutti molti sindaci che, scatenati nella guerra contro le macchine, aboliscono parcheggi, creano sempre più cari balzelli per entrare in città e costruiscono sempre più pericolose corsie ciclabili.

    Tutti questi illustri paladini del verde, responsabili come e più degli altri del dissesto ambientale del Pianeta, non per altro hanno tutti abbondantemente governato, tacciano però sui fondi Pnrr che l’Europa ha stanziato per creare ampi polmoni verdi nelle aree urbane e che loro, in gran parte, non hanno voluto o saputo usurare, in sintesi li hanno persi.

    Migliaia di alberi avrebbero dovuto essere piantati mentre invece molte città, a partire da Milano, non hanno fatto nulla e così sono stati lasciati i fondi europei e si è invece proseguito nella strada del cemento e dell’inquinamento, alla faccia dei tanti proclami ecologici.

    Sono mancate le idee, la progettazione, la capacità, la volontà politica ma di questo ben pochi media hanno parlato.

    Alla propaganda green non è corrisposta l’azione politica, per altro non è una novità, da anni assistiamo all’abbattimento di alberi, più facile abbatterli che curarli, a piccole sporadiche piantumazioni con fuscelli che presto muoiono, e alla cementificazione selvaggia di ogni oasi verde, comprese molte aree agricole.

    Da Messina a Milano progetti presentati e poi irrealizzati o neppure fatti, solo Milano, al momento, ha già perso 12 milioni di euro destinati dall’Europa alla piantumazione di nuovo verde mentre la città ha la ZTL tra le più grandi d’Europa e alla fine di ottobre entrare nel grande ed allargato centro città, oltre all’obbligo di guidare macchine Diesel euro 6, costerà al giorno ben 7 euro, più ovviamente le salatissime ore di parcheggio.

    Non contento il sindaco Sala fa pagare l’ingresso in città anche ai residenti, un po’ meno, certo, ma non si è mai visto che una persona debba pagare per entrare a casa propria!

    Siamo ormai all’assurdo, parliamo di macchine elettriche, che spesso vanno a fuoco, importiamo dalla Cina quanto serve, penalizzando l’industria automobilistica europea, e non sappiamo ancora dove, e quanto costerà, smaltire le batterie.

    Intanto si abbattono alberi invece di piantarne, si perdono i milioni dati dall’Europa, chissà se, come in passato, questi fondi andranno ad altri paesi con amministratori locali più avveduti, si distruggono sempre più le aree verdi, necessarie per abbattere l’inquinamento, e si fa propaganda green mentre si procede con una politica che è tutto il contrario.

    Ogni commento diventa inutile, non c’è fine alla malafede, all’improvvisazione ed alla falsità.

  • L’inflazione green

    Mentre negli Stati Uniti la corsa dall’inflazione sembra rallentare (+5%), tanto è vero che la Fed probabilmente aumenterà di soli 25 punti il tasso di interesse, in Italia (+8,3% e nel settore alimentare +11%) ed in Europa (+7,4%) l’inflazione rialza la testa.

    Non è il solo dato allarmante in quanto il calo dei consumi si attesta ad oltre il -5% nel settore alimentare, come le due consecutive flessioni dalla produzione industriale (-2.3% sul 2022). Diminuzioni importanti le quali, tuttavia, non determinano alcuna ripercussione relativa ad un conseguente abbassamento dei prezzi imputabile proprio ad una flessione della domanda.

    Ancora una volta, quindi, l’inflazione, a differenza di quanto potessero credere i titolari delle banche centrali ma soprattutto la Bce, non era determinata da una crescita della domanda aggregata (in Europa) mentre negli Stati Uniti sicuramente, in quanto la sua flessione attuale non ne determina alcuna diminuzione. Basti ricordare come anche in Germania la riduzione degli acquisti abbia raggiunto il -8,3% contro la quale il governo si sta attivando con delle politiche di sostegno al reddito.

    Uno degli ulteriori fattori preoccupanti relativo all’economia e alla sua comprensione, viene fornito dal costo dei noli marittimi che in un anno è passato da 16.000 dollari nel 2022 a meno di 2.000 nel 2023.

    All’interno di un’economia globale rappresenta sostanzialmente l’arresto dei flussi commerciali soprattutto per quanto riguarda i beni intermedi.

    L’inflazione, quindi, all’interno di un mercato con una domanda complessiva in flessione, si conferma comunque come assolutamente impermeabile alle politiche monetarie e alle fluttuazioni della domanda e dell’offerta. Uno scenario che ci riporta alle dinamiche dei mercati globali all’interno dei quali i postulati economici, tanto cari al mondo politico ed accademico, hanno perso ogni valore e soprattutto capacità di incidere sull’andamento economico complessivo.

    Andrebbe ricordato, infatti, come investire invece cocciutamente in un unico settore come quello edilizio in Italia o, peggio ancora, in Europa nella ipotetica transizione Green, rappresenti la condizione ideale per trasferire le aspettative di inflazione dal mercato singolo ai mercati in generale come “sentiment”.

    In altre parole, invece di combattere gli effetti della crisi economica attraverso un intervento complessivo forse meno incisivo sotto il profilo finanziario, ma in grado di coinvolgere l’intero settore economico ed industriale, come quello dei servizi attraverso, per esempio, occorrerebbe una riduzione dei carichi fiscali.

    Si è deciso, in preda ad un reale delirio ideologico, di investire solo ed esclusivamente nel settore di un’ipotetica transizione Green. Questa, oltre a essere irraggiungibile nei tempi, tuttavia ha determinato la creazione di aspettative di inflazione per tutti i settori economici ed ovviamente creato le condizioni per fenomeni speculativi.

    Non esistono, infatti, altre giustificazioni se non legate alla esplosione dei costi delle terre rare e di quanto legato al singolo settore, espressione di un incremento esponenziale della domanda proprio come limpida conseguenza dell’ideologia ambientalista adottata dall’Unione Europea.

    La responsabilità, quindi, di questa impennata dell’inflazione dovrebbe essere attribuita proprio al fenomeno settoriale della transizione Green, in più in Italia con il bonus 110%, che ha escluso tutti gli altri settori in difficoltà facendone pagare però l’inflazione come espressione della crescita esponenziale di un singolo settore.

    Per quanto si possa accreditare una certa impreparazione generale alla classe dirigente europea, accecata da un furore ideologico senza precedenti, sulla base della quale si pongono in secondo piano le aspettative legittime di una crescita economica dopo due anni di pandemia e in piena guerra ucraina, i dubbi relativi anche ad una onestà intellettuale diventano legittimi.

    Il fallimento clamoroso di questa politica viene espresso dalla terrificante sintesi del calo dei consumi assieme all’aumento dell’inflazione.

    In altre parole, ci si avvicina ad una possibile stagflazione già ora comunque imputabile all’ideologia espressa da una ipotetica transizione ecologica.

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