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  • Secondo l’indagine condotta dalla Commissione e dalle autorità per la tutela dei consumatori, gli influencer online raramente segnalano contenuti commerciali

    La Commissione europea e le autorità nazionali per la tutela dei consumatori di 22 Stati membri, Norvegia e Islanda hanno pubblicato i risultati di un’indagine a tappeto sui post degli influencer sui social media, che ha rilevato che quasi tutti (97%) pubblicano contenuti commerciali, ma che solamente 1 su 5 indica sistematicamente che il contenuto è pubblicitario.

    Lo scopo dell’indagine era verificare se gli influencer segnalassero le loro attività pubblicitarie, come richiesto dalla normativa dell’UE sulla tutela dei consumatori. Sono stati controllati i post di 576 influencer sulle principali piattaforme social.

    Didier Reynders, Commissario per la Giustizia, ha dichiarato: “Con l’enorme sviluppo delle piattaforme di social media, l’attività degli influencer è diventata una vera e propria industria. Oggi la maggior parte degli influencer guadagna grazie a ciò che pubblica. I nostri risultati mostrano tuttavia che non sempre ciò viene segnalato ai follower, su cui gli influencer esercitano un grande potere e molti dei quali sono minori. Chiedo agli influencer di essere molto più trasparenti nei confronti del loro pubblico“.

  • Allarme della Consob sui risparmi delle famiglie in criptovalute

    Le famiglie italiane per i loro investimenti scelgono sempre di più il trading online e le criptoattività, costituite non solo dalle criptovalute come il bitcoin ma anche dai sistemi di negoziazione che utilizzano i protocolli automatici e gli smartcontract della blockchain. E’ un motivo di allarme per la Consob che fa sempre più fatica a tutelare il risparmio e ad assicurare le conoscenze necessarie su nuovi mercati per molti versi ancora poco conosciuti, in prima battuta proprio da coloro che ci puntano i propri risparmi.

    Dall’ultimo Rapporto della Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane emerge un aumentato interesse verso i mercati azionari, il trading online e i criptoasset: il 28% degli intervistati in una ricerca realizzata su 2.700 individui, rappresentativi della popolazione dei decisori finanziari italiani, usa servizi online più di quanto facesse prima della pandemia. Ma investe senza un piano di lungo periodo e utilizzando le risorse rimaste dopo le spese che con la crisi sanitaria tante famiglie fanno sempre più fatica ad affrontare. Circa il 27% del campione afferma di aver avuto un calo del reddito familiare, il 39% fatica a far fronte alle spese e il 28% non riesce perfino a gestire una spesa imprevista di 1.000 euro.

    D’altra parte oltre il 36% degli intervistati non sa come impiegare le proprie disponibilità. Anche se è in lieve miglioramento il livello di conoscenze finanziarie – nel 2021 gli indicatori di conoscenza sono aumentati di tre punti percentuali rispetto al 2019 – i nuovi investitori, quelli arrivati nell’ultimo biennio e che spesso scelgono i criptoassets, presentano più di frequente un livello di alfabetizzazione finanziaria e di competenze digitali inferiori rispetto a quelle degli investitori di più lunga data. Ma facili da raggiungere se si pensa che molte società di criptovalute hanno messo il loro logo, come mail sponsor delle grandi squadre di calcio, sulle maglie di tanti club della serie A. E’ il caso di floki.com per il Napoli, Binance per la Lazio, digitalbits per la Roma e Fan Token by socios.com per la Roma: marchi ormai noti a schiere di tifosi.

    “Con le asimmetrie di informazioni che si determinano sul mercato finanziario a seguito del mutamento delle politiche monetarie, sempre più invasive, e della diffusione delle criptovalute, il raggiungimento dell’obiettivo Consob diventa sempre più difficile e soprattutto il compito che con questo Rapporto e altre attività cerchiamo di affrontare praticamente è combattere l’ignoranza in materia finanziaria”, ha osservato il presidente della Consob Paolo Savona alla presentazione del Rapporto. “L’ipotesi che regge la nostra attività è che un buon funzionamento e migliori informazioni migliorino la performance del mercato e quindi lo sviluppo del Paese. E’ un assunto che noi consideriamo ancora valido ma che i risultati di questo Rapporto dicono che è debole come ipotesi se l’ignoranza è ancora forte”, ha spiegato il presidente dell’authority di vigilanza sui mercati. Del resto “Gli investitori rivolgono richieste di compensare le perdite quando si realizzano e riversano sulle autorità di controllo finanziario come la Consob l’onere della loro protezione”. Inoltre “una larga maggioranza di investitori considera la garanzia di rimborso la principale variabile che influenza le loro scelte. Anche qui mi riferiscono – ha sottolineato Savona – al mondo delle criptovalute: chi è che rimborsa le criptovalute, non si sa”.

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