guerra

  • Il non senso

    La sospirata e tardiva decisione di Germania e Stati Uniti di fornire finalmente all’Ucraina i carri armati, dei quali ha bisogno da mesi e che da mesi Polonia e Repubbliche baltiche chiedono di poter inviare, non servirà nel breve tempo a dare un vero aiuto per impedire le scellerate violenze dei russi. Infatti, dato l’annuncio dell’invio è stato anche specificato che occorreranno circa tre mesi per addestrare i soldati ucraini al loro utilizzo.

    Ed eccoci ad uno dei tanti non senso di questa guerra perché non ha senso non aver addestrato per tempo i soldati Ucraini anche all’uso di questi super tecnologici carri armati, carri armati che rischiano di arrivare in un tempo troppo lontano, visti i massacri di oggi, ed in condizione meteo, il fango della primavera, che potrebbe renderli meno attivi per parecchio.

    Le guerre si fanno con molti strumenti che si possono predisporre in anticipo o in ritardo ma le condizioni meteo non dipendono né da presidenti o generali e non tenerne conto è improvvido e pericoloso.

    Tra tre mesi, se è questo il tempo che occorre, come comunicato ieri da Stati Uniti e da Germania, perché gli ucraini possano utilizzare i carri armati sarà aprile, la stagione del disgelo ed il fango regnerà sovrano più che mai rendendo molto più difficoltoso il passaggio dei tank, l’abbiamo già visto l’anno scorso.

    Tra pochi giorni entreremo nel secondo anno di guerra, l’Ucraina è stata quasi tutta rasa al suolo dalle bombe e dai missili russi ma i sistemi antimissili sono stati consegnati dagli alleati, anche questa volta, con molti ritardi e tutt’ora manca un supporto aereo adeguato per contrastare i bombardieri di Putin.

    Gli ucraini hanno dimostrato un coraggio fuori dal comune sia come soldati che come civili, sono inenarrabili le violenze fisiche ed i patimenti che questa popolazione ha dovuto sopportare senza cibo, acqua, luce, riscaldamento e troppo spesso senza casa, senza più nulla della propria vita passata.

    Inutile negarlo, per mettere d’accordo tra loro, per contemperare le paure, gli interessi, chiari o più oscuri, di ciascuno Stato dell’Unione e poi per mettersi d’accordo con Stati Uniti, Onu, Nato, ed altri alleati non è stato né semplice né veloce.

    I ritardi, le titubanze, le promesse non seguite da azioni immediate non hanno ammorbidito Putin, nessun tentativo, più o meno autorevole, di mediazione ha portato risultati se non quello di perdere ulteriore tempo mentre le varie milizie, dalla Wagner alle altre, hanno sempre intensificato le loro atrocità.

    Tutti coloro che conoscono un po’ di storia della guerre recenti sanno bene come la tempestività sia fondamentale mentre gli stalli, i tentennamenti, i ritardi incancreniscono i conflitti, né hanno grande esperienza i russi e gli americani in Afghanistan, gli americani anche in Vietnam.

    In questo conflitto non tutti gli interessi degli alleati sono chiari mentre è chiarissimo che se Putin continua a trovare sulla sua strada gli ucraini non armati a sufficienza, e tempestivamente, il destino, non solo dell’Ucraina, è segnato, sarà bene cominciare a tenerne conto in modo più adeguato.

    Molte possono essere le giustificazioni per i ritardi anche nell’addestramento degli ucraini ma in tempo di guerra non ci sono giustificazioni accettabili se non sono chiari i percorsi ed i tempi, come sempre dovremmo sentire meno annunci e più tempestività nel dare gli aiuti promessi.

    Certo è che non potremo guardare con serenità al futuro della democrazia e della pace nel mondo se Putin non sarà fermato o portato a miti consigli, inoltre il mondo di domani ha bisogno già da oggi di una totale riorganizzazione dell’Onu, della Nato e della stessa Unione Europea.

  • Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta

    Anni fa, un po’ per paradosso, dicevo che a forza di parlare di diritti senza doveri e di libertà in assoluto un giorno poteva capitare che, mentre si era in attesa del verde del semaforo, qualcuno ci facesse la pipì addosso e non avremmo saputo come difenderci se non usando violenza noi stessi, le leggi infatti, farraginose, e le lunghissime procedure non ci avrebbero difeso.

    È passato qualche anno e ormai leggiamo spesso di conducenti di autobus innaffiati di urina o presi a calci e pugni. Quotidianamente tra i più giovani si consumano violenze fisiche, sessuali e psicologiche che portano anche alla morte di alcuni.

    Gli anziani e coloro che hanno meno prestanza fisica sono di fatto alla mercé di maleducati e violenti perché la legge del sopruso impera dopo tanta complicità della politica e dei media che hanno usato linguaggi violenti istigando all’odio in alcuni casi, in altri facendo emergere la parte negativa che purtroppo è in molti se non in tutti.

    Perduto il senso della misura, assodato che, in questa epoca più che mai, per essere il più forte devi essere il più violento, il più spregiudicato, che le regole esistono solo per i deboli perché stupirci per le donne uccise o violentate, per i bambini pestati a morte, per i silenzi o le omertà nel non denunciare criminali potenti e sanguinari?

    Perché stupirci se di fronte a paure per se stessi, per la propria presunta tranquillità, si dilaziona o nega l’invio di armi necessarie agli ucraini per continuare a difendersi dalla feroce e spietata aggressione di Putin? E si ignora volutamente che con la pusillanimità di oggi si diventa complici e sempre più deboli e si creano i presupposti per altre violenze.

    Il simbolo di tutto quanto è negativo nella nostra società è proprio Putin, Messina Denaro e soci, o qualche rivoluzionario e tiranno che impera in tanti paesi del mondo, sono dilettanti di fronte allo zar che con lucida consapevolezza ordina quotidianamente il massacro di civili in nome del suo potere e va avanti per non affrontare i suoi errori e le sue paure negate.

    Dalle piccole violenze alle grandi tragedie il passo è stato breve e mentre dovremmo tutti impegnarci per la difesa dell’Ucraina dovremmo anche cominciare a difenderci da noi stessi, dalla società che abbiamo creato nella quale la libertà è diventata sopruso e la legge non assolve ai suoi compiti.

  • La cyberguerra potrebbe combattersi in fondo ai mari

    Anche i mari sono cablati. Sì, perché il 97% dei dati che possiamo consultare sul web, secondo quanto stima l’Information Technology & Innovation Foundation, viaggia lungo oltre 400 cavi a fibra ottica che corrono per 1,2 milioni di chilometri del globo terraqueo e che per la maggior parte si trovano sui fondali marini. Facebook – scrive Panorama – ha cavi per 91mila chilometri, Google per oltre 100mila, Amazon 30mila e Microsoft 6mila. Dal 2017 al 2026 il mercato dei cablaggi dovrebbe passare da un valore di 10,3 miliardi di dollari a uno di 30,8.

    Il problema è che i cavi sui fondali sottomarini sono alla mercé di attacchi e di questi tempi si teme che la Russia possa mandare i propri sottomarini a provvedere alla bisogna: la marina inglese sospetta che molti sottomarini avvistati in giro per gli oceani del mondo stiano mappando le reti che connettono il mondo stesso. A Panorama, Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi, ha spiegato che l’attacco ai cavi è relativamente agevole, ove si disponga di strumenti adeguati quanto a distanze e profondità da affrontare, perché si può operare in acque internazionali fuori dalla giurisdizione di qualsiasi Stato.

    L’Italia è lo snodo da cui passa l’80% del traffico voce tra Mediterraneo e America e Telecom Italia Sparkel gestisce cinque stazioni in Sicilia, dove approdano 18 cavi sottomarini. Palermo è lo snodo di un cavo di 28mila chilometri, il Flag Europa-Asia, che connette Giappone e Regno Unito, mentre a Mazara del Vallo transita il SeaMeWe3 che copre i 39mila chilometri che separano Germania e Australia. Il problema, avverte chi si occupa di questioni strategiche come le telecomunicazioni, è che la rete appare piuttosto vulnerabile di fronte a potenziali male intenzionati.

  • Ci mancava Monsignor Georg

    In Ucraina la popolazione continua ad essere falcidiata dalla scellerata guerra di Putin ed in Russia altri civili sono sterminati dal tiranno che impone loro di travestirsi da soldati per andare a morire al fronte.

    Gli Stati che devono aiutare la difesa Ucraina, anche per difendere la loro stessa libertà, sono poco tempestivi nel fare arrivare concretamente gli aiuti militari  promessi.

    In Europa le istituzioni sono messe a dura prova dagli scandali legati alla corruzione e le attività di spionaggio, controinformazione, si mischiano pericolosamente con gli affari illeciti.

    In Iran ogni giorno assistiamo, come sempre impotenti, alle stragi di giovani, la comunità internazionale, il cosiddetto ONU, non ha alcuna capacità di intervento.

    Negli Stati Uniti ci sono volute 15 votazioni per eleggere lo speaker della Camera e le fratture aumentano.

    In Afghanistan ogni giorno la fame e l’ingiustizia, la privazione di ogni forma di libertà che le donne devono subire, ci ricordano gli errori dei 10 anni nei quali siamo stati inutilmente in quel Paese e quanto sia stato miope non concedere al comandante Massud gli aiuti che chiedeva per combattere i talebani.

    Kim Jong-un, il satrapo della Corea del Nord, lancia missili nucleari dove gli pare, il Messico è al centro dell’alta finanza del narcotraffico mondiale e l’arresto di El Chapo junior sta scatenando una vera guerra.

    In Africa e Medio Oriente si trascinano da anni violenze e battaglie tra stati, religioni e organizzazioni terroriste mai sgominate, dall’Isis agli Shabaab ed al Qaeda, la carestia e la siccità mietono continue vittime e non si fermano gli esodi, le fughe disperate di coloro che cercano di arrivare in Europa e spesso muoiono in mare o sulla sciagurata strada dei Balcani.

    Non dovrebbero lasciare indifferenti le varie realtà sudamericane dove popolazioni, come quella venezuelana, sono allo stremo per indigenza.

    Ovunque gli hacker ormai possono colpire, banche, ministeri, ospedali, sistemi informatici che dovrebbero custodire i dati più sensibili di ogni paese, sono tutti violabili perché il progresso, sposato in modo acritico, ha fatto utilizzare la rete senza regole e senza antidoti,ha messo ciascuno di noi, come individui e come Stato, nelle mani di qualunque pirata, delinquente o megalomane, basta avere gli strumenti e tutto può essere violato, nessuno è più sicuro neppure in casa propria, alla faccia di quelle buffonate che sono chiamate sicurezza informatica e privacy.

    La violenza nei giovani, negli adolescenti è ancora più presente che negli adulti, la libertà incondizionata è diventata sopruso, senza empatia, senza riferimenti affettivi, senza valori da preservare e mete autentiche da raggiungere. L’isolamento dei singoli si manifesta in una asocialità tra persone ed in una esasperata ricerca di contatti social che nulla hanno più a che fare con la capacità di relazionarsi. Tutti chiusi in noi stessi troviamo il vuoto perché il pensiero, l’autocritica, la fantasia costruttiva, il rispetto di se e degli altri sono solo un ricordo del passato, un ricordo che va cancellato secondo una certa parte dell’intellighenzia. Così dal doveroso, giusto rispetto per il diverso si è arrivati a fare proselitismo perché la diversità diventi dominante, se non ti senti sufficientemente soddisfatto di quello che sei puoi cambiare sesso, inventarti una nuova falsa identità, drogarti fino allo stremo o quel tanto sufficiente, ogni giorno, per reggere allo stress di aver rifiutato i normali strumenti che aiutano a conoscersi ed ad affrontare la vita.

    Troppe religioni storiche confondono la spiritualità con l’interesse e l’interesse genera violenza e sopruso, basta pensare a Kirill, a quegli imam che incitano all’uccisione di chi non è musulmano o a quegli importanti prelati che hanno usato i beni della chiesa per il proprio arricchimento e piacere mentre proliferano sempre nuove, pericolose sette.

    Alla confusione che regna sovrana ovunque nel mondo, confusione in politica, nell’economia, nella società, nella sfera privata, e anche nelle nella religione ci mancava solo Monsignor Georg che sulla salma di Papa benemerito Benedetto XVI sponsorizza il suo libro.

  • Gli oligarchi russi hanno perso 330 milioni al giorno dopo l’attacco all’Ucraina

    Le sanzioni occidentali, imposte per la guerra in Ucraina, colpiscono duro gli oligarchi russi: secondo il Bloomberg Billionaires Index, ripreso dal Guardian, i miliardari dello zar hanno perso quasi 95 miliardi di dollari quest’anno, pari a 330 milioni al giorno da quando il Cremlino ha invaso l’Ucraina. Il grande perdente è stato Roman Abramovich, l’ex proprietario del Chelsea FC, con la sua fortuna in calo del 57% a 7,8 miliardi di dollari.

    Secondo la statistica dell’agenzia finanziaria, Abramovich è stato uno dei primi oligarchi a essere sottoposto a sanzioni britanniche il 10 marzo dopo che la Gran Bretagna lo ha accusato di avere “chiari legami” con il regime di Vladimir Putin e di far parte di un gruppo di ricchi uomini d’affari russi che avevano “le mani sporche di sangue”.

    Anche il patrimonio di Gennady Timchenko, miliardario investitore energetico e amico intimo di Putin, si è ridotto del 48% a 11,8 miliardi di dollari, e Suleiman Kerimov, un altro alleato del presidente russo e attuale proprietario della compagnia mineraria Polyus, ha perso il 41%, scendendo a 9 miliardi di dollari, secondo l’indice.

    Solo nel Regno Unito sono stati congelati più di 18 miliardi di sterline di beni appartenenti a oligarchi e altri russi con sanzioni imposte a 1.271 persone.

    Non ha perso solo soldi a causa delle sanzioni ma è incappato anche in guai con la giustizia inglese un altro milionario russo di primo profilo: Mikhail Fridman, nato nell’ucraina e allora sovietica Leopoli dove ancora vivono i suoi genitori ma cresciuto in Russia, è stato fermato il 3 dicembre dalla National Crime Agency (Nca) con l’accusa di riciclaggio di denaro sporco e falsa testimonianza al ministero dell’Interno. Fridman, cofondatore del gigante russo di investimenti Alfa-Group, era, secondo Forbes, il settimo uomo più ricco di Russia nel 2017 e, stando al Bloomberg Billionaire Index, nell’agosto 2022, nonostante le sanzioni, aveva ancora un patrimonio netto teorico di circa 11 miliardi di euro.

  • “Combatteremo fino alla vittoria”, il messaggio di fine anno del Presidente ucraino Zelensky

    “Il 2022 ci ha ferito al cuore. Abbiamo pianto tutte le lacrime. Abbiamo gridato tutte le preghiere. 311 giorni. Abbiamo qualcosa da dire su ogni minuto. Ma la maggior parte delle parole non sono necessarie. Non abbiamo bisogno di spiegazioni, di decorazioni. Abbiamo bisogno di silenzio. Per ascoltare. Abbiamo bisogno di pause. Realizzare.

    Non sappiamo con certezza cosa ci riserverà il nuovo anno 2023. Voglio augurare a tutti noi una cosa: la vittoria. E questo è l’aspetto principale. Un augurio a tutti gli ucraini. Che quest’anno sia l’anno del ritorno. Il ritorno del nostro popolo. I guerrieri alle loro famiglie. I prigionieri alle loro case. Gli sfollati interni alla loro Ucraina. Restituzione delle nostre terre. E chi è temporaneamente occupato sarà libero per sempre.

    Ritorno alla vita normale. Ai momenti felici senza coprifuoco. Alle gioie terrene senza raid aerei. Restituzione di ciò che ci è stato rubato. L’infanzia dei nostri figli, la serena vecchiaia dei nostri genitori”, ha concluso, “che il nuovo anno porti tutto questo. Siamo pronti a lottare per questo. È per questo che ognuno di noi è qui. Sono qui. Siamo qui. Siete qui. Sono tutti qui. Siamo tutti ucraini. Gloria all’Ucraina! Buon anno!”

  • Cercando un segno

    Papa Benedetto XVI è morto oggi 31 dicembre, ultimo giorno di un anno terribile che si conclude con la morte del primo pontefice che, coscientemente, ha scelto di diventare Papa emerito lasciando aperta la strada ad un nuovo percorso della Chiesa che sarà annunciato con l’ascesa al pontificato di Papa Francesco.

    La nostra preghiera accompagni il percorso di Benedetto dandogli quella serenità che cercava.

    L’anno terribile si conclude con questo lutto per il mondo cattolico e non solo, un’altra morte in un anno di tragedie per gli ucraini trucidati da Putin, per le migliaia di cristiani martirizzati in troppe parti del mondo, per le donne ed i bambini vittime di violenze inaudite e spesso mortali, per i giovani iraniani ed afgani ai quali la libertà e la giustizia è da troppo tempo negata.

    È lungo l’elenco di quanti avvenimenti nefasti, negativi, dolorosi si sono succeduti in questo 2022, non ultimo la grande corruzione che, a partire da Bruxelles, ancora corrode la società e la democrazia.

    Continuando ostinatamente ad avere speranza e a cercare dei segni vogliamo pensare che Papa Benedetto  sia salito al Padre, proprio oggi, come per dare un segno: con questo anno che finisce con la morte del Papa benemerito ritroviamo la forza di farci ciascuno promotore di giustizia e di pace, perché non c’è pace senza giustizia. Ritroviamo la forza di distinguere tra quanto è necessario e quanto è superfluo dedicando un po’ del nostro a chi non ha nulla, riproviamo a riformare anche le nostre coscienze tornando a distinguere ciò che è giusto da quanto è sbagliato, ritroviamo l’empatia  perduta, l’affetto ed il rispetto per noi stessi e per gli altri perché ogni altro rappresenta anche quello che siamo noi.

    Sia questa una preghiera non solo di parole.

  • Ci sono parole

    Ci sono parole per definire un essere che ordina al suo esercito di bombardare un supermercato la vigilia di Natale causando decine di morti tra donne e uomini che comperavano le poche cose disponibili in una città distrutta dalla guerra?

    Qualunque parola, qualunque condanna non può esprimere il disgusto profondo per un essere che non possiamo che paragonare ad un mostro sanguinario, mostri come solo certi umani possono diventare quando sono abituati a conquistare e detenere il potere passando sui cadaveri di amici e nemici.

    Nel giorno di Natale dobbiamo essere buoni e dobbiamo saper perdonare, anch’io, forse, perdonerò Putin e Kirill quando saranno morti, oggi so solo unirmi al dolore per i tanti ucraini che hanno ingiustamente massacrato.

  • Natale

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Michel Lodigiani

    L’anno che ci lasciamo alle spalle sembra averci fatto fare un desolante viaggio a ritroso nel tempo: la pandemia non ha cessato di falcidiare vite umane, imponendo quotidianamente un tributo che grava soprattutto sui più deboli e, forse per questo, non sembra interessare più di tanto agli altri; la guerra è tornata in Europa, segno che le tragedie del ‘900 non sono state sufficienti a vaccinarci contro di essa; la crisi alimentare, che per noi si traduce in uno scontrino più alto alla cassa di supermercati comunque saturi di prodotti, altrove assume il nome sinistro di carestia; i regimi totalitari impongono brutalmente le loro regole mentre le democrazie esitano e sacrificano i princìpi fondatori, per necessità o per scelta, ai dettami della “real politik” quando non, peggio ancora, ad astratte diatribe ideologiche e a meschini giochi di potere.

    Sinceramente, confesso, mi riesce difficile in questo quadro trovare i motivi di speranza con cui vorrei accompagnare i miei auguri, se non nella possibilità che la consapevolezza della gravità di questo momento storico costituisca la molla, per i potenti come per ognuno di noi nella propria quotidianità, per trovare la strada del bene. “La crisi” – scriveva Einstein – “può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione, perchè è proprio la crisi a portare progresso. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura”. Speriamo che avesse ragione! Potremo tuttavia godere dei frutti straordinari della mente umana soltanto se sapremo dar loro vita con quelli del cuore, facendo nostri gli scandalosi comandamenti che ci ha lasciato quel bambino di cui ci accingiamo a celebrare il 2022° compleanno: “ama il tuo prossimo” e “ama il tuo nemico”.

    Buon Natale e Buon Anno!

    Michele

  • Pensieri

    Questo Natale sarà il primo senza la grande paura del covid, ma il covid non è sparito, molte persone devono ancora andare all’ospedale e qualcuno non sopravvive, l’influenza si sta espandendo, i pronto soccorsi sono pieni e mancano medicine, un consiglio per tutti: nei luoghi affollati, nei grandi magazzini, sui mezzi pubblici e nei negozi mettiamoci la mascherina, disinfettiamoci le mani, un po’ di saggia precauzione aiuta!

    Questo sarà il primo Natale di guerra per gli ucraini senza luce, acqua, riscaldamento e che da febbraio sono sotto le bombe. Moltissimi sono rimasti senza casa, vestiti, ricordi di una vita, troppi  sono stati i morti ed i feriti, molti bambini e vecchi soffrono più di tutti, facciamo, ciascuno, quello che possiamo per alleviare le loro sofferenze, se abbiamo già dato diamo ancora un po’ perché la loro resistenza è anche il nostro futuro di libertà.

    Sarà il primo Natale nel quale, per quanto possano officiare ed assistere a funzioni religiose, Kirill e Putin saranno guardati dal mondo civile, di qualunque religione, come i mandanti ed i finanziatori di assassini, siano questi uomini della Wagner o di altre formazioni. Il primo Natale nel quale gran parte del popolo russo dovrà piangere i suoi figli mandati a morire inutilmente in una guerra ingiusta e crudele iniziata e continuata, contro ogni ragionevolezza ed in spregio ad ogni legge internazionale, solo per appagare la sconfinata sete di potere del nuovo zar e del suo accolito Kirill che ha utilizzato ed utilizza la religione per arricchirsi.

    Non si festeggia il Natale in molti paesi nei quali la violenza, il sopruso, la mancanza di libertà, dei più elementari diritti umani, sono la norma. Pensiamo al coraggio dei tanti che manifestano in Iran, che sono uccisi per strada o sul patibolo solo perché cercano libertà e giustizia. Pensiamo alle donne afgane, alla bieca arretratezza dei talebani, ad un popolo ridotto allo stremo, pensiamo alle stragi perpetrate degli Shabaab non solo in Somalia, ai folli lanci di pericolosi missili fatti con sempre più frequenza del dittatore coreano, alle migliaia e migliaia di lavoratori morti in paesi come il Qatar, ai troppi migranti vittime dei trafficanti di esseri umani e a tutti quelli morti in mare mentre tentavano la strade dell’Europa e di una vita senza fame e guerre.

    Non può essere Natale senza pensare a tutti coloro, partendo dall’Italia, che attendono giustizia, al tragico numero di giovani morti per droga, a come dovremmo rivedere il nostro modo di vivere affinché il progresso si coniughi con il rispetto per chi ha bisogno di più tempo e cechiamo di far sì che il riconoscimento dei diritti vada di pari passo con il riconoscimento dei doveri di ciascuno e delle istituzioni.

    È Il primo Natale per il governo presieduto da Giorgia Meloni che, con determinazione e fatica, ha rotto steccati e pregiudizi. C’è molta strada da percorrere per il bene dell’Italia, dell’Europa, della democrazia e della libertà, passo dopo passo impegniamoci tutti, di qualunque parte politica, a percorrerla sapendo che il confronto corretto, anche acceso, fa crescere il Paese mentre insulti, preconcetti e menzogne scatenano spirali violente che non vogliamo veder tornare.

    Per troppi sarà ancora un Natale povero e freddo, di solitudine e paure, ascoltando Papa Francesco non dimentichiamoci di loro nei pensieri e nelle azioni, come singoli cittadini e come istituzioni.

    Buon Natale

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