guerra

  • India-China dispute: The border row explained in 400 words

    Relations between India and China have been worsening. The two world powers are facing off against each other along their disputed border in the Himalayan region.

    Here’s what you need to know in 400 words.

    What’s the source of tension?

    The root cause is an ill-defined, 3,440km (2,100-mile)-long disputed border.

    Rivers, lakes and snowcaps along the frontier mean the line can shift, bringing soldiers face to face at many points, sparking a confrontation.

    The two nations are also competing to build infrastructure along the border, which is also known as the Line of Actual Control. India’s construction of a new road to a high-altitude air base is seen as one of the main triggers for a deadly 2020 clash with Chinese troops.

    Relations between India and China have been worsening. The two world powers are facing off against each other along their disputed border in the Himalayan region.

    Here’s what you need to know in 400 words.

    What’s the source of tension?

    The root cause is an ill-defined, 3,440km (2,100-mile)-long disputed border.

    Rivers, lakes and snowcaps along the frontier mean the line can shift, bringing soldiers face to face at many points, sparking a confrontation.

    The two nations are also competing to build infrastructure along the border, which is also known as the Line of Actual Control. India’s construction of a new road to a high-altitude air base is seen as one of the main triggers for a deadly 2020 clash with Chinese troops.

    In September 2021, China accused India of firing shots at its troops. India accused China of firing into the air.

    If true, it would be the first time in 45 years that shots were fired at the border. A 1996 agreement prohibited the use of guns and explosives near the border.

    The same month, both countries agreed to disengage from a disputed western Himalayan border area.

    What’s the bigger picture?

    The two countries have fought only one war, in 1962, when India suffered a humiliating defeat.

    But simmering tensions involve the risk of escalation – and that can be devastating given both sides are established nuclear powers. There would also be economic fallout as China is one of India’s biggest trading partners.

    The military stand-off is mirrored by growing political tension, which has strained ties between Indian Prime Minister Narendra Modi and Chinese President Xi Jinping.

    Observers say talks are the only way forward because both countries have much to lose.

  • La Commissione assegna 5,5 milioni di euro per garantire alloggi sicuri a chi fugge dall’aggressione russa dell’Ucraina

    A margine del forum ad alto livello sui percorsi legali di protezione, la Commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha annunciato la decisione di assegnare 5,5 milioni di € a un progetto gestito dalla Federazione internazionale delle società nazionali di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa.

    Il progetto prevede la valutazione delle esigenze di coloro che hanno bisogno di alloggio allo scopo di individuare le offerte più adeguate tra i potenziali ospiti privati, che ricevono a loro volta orientamenti.

    Il progetto rafforza l’iniziativa Safe Homes della Commissione, proposta nel giugno di quest’anno e sviluppata per assistere i vari attori, come Stati membri, autorità regionali e locali e società civile, coinvolti nell’organizzazione di iniziative volte a fornire alloggi privati a chi fugge dall’aggressione russa contro l’Ucraina e cerca sicurezza nell’UE.

  • L’asse Teheran-Mosca compromette le chance di rimettere in riga Putin

    L’asse tra Teheran e Mosca compromette seriamente le possibilità dell’Ucraina e del mondo di rimettere in riga Vladimir Putin. Sul Corriere della Sera Federico Rampini illustra la diagnosi fornita dal Pentagono in tal senso. Ecco cosa scrive: «La Russia compra dall’Iran molti droni che utilizza per attaccare le infrastrutture ucraine. Tra questi ci sono i Mohajer-6 e Shahed-136: questi ultimi vengono chiamati droni-kamikaze perché anziché lanciare bombe si scagliano contro il bersaglio per distruggerlo (…). Com’è riuscito l’Iran a produrre dei droni sofisticati, pieni zeppi di tecnologie occidentali? Le risposte variano. In parte c’è il sospetto che alcune tecnologie siano cloni o copie realizzate in Cina grazie allo spionaggio industriale di Pechino ai danni dell’industria occidentale. Ma in parte sono pezzi fabbricati proprio in America, in Giappone, o in altri paesi occidentali. Una strada classica per aggirare le sanzioni è questa: molti componenti pur essendo ad altissima tecnologia sono disponibili per l’acquisto online; vengono ordinati da intermediari, molti dei quali nel Golfo Persico, e da lì istradati illegalmente verso l’Iran».

    Riferisce ancora Rampini: «Passando alla Russia, i dati del Fondo monetario internazionale dicono che alla fine di quest’anno il suo Pil dovrebbe scendere del 3,4%. È una recessione modesta, per una nazione che a volte descriviamo come «strangolata» dalle sanzioni occidentali. In effetti lo stesso Fmi ad aprile si era fatto un’idea diversa sull’efficacia delle sanzioni e prevedeva un crollo dell’8,5% del Pil russo. La correzione della previsione, al rialzo, sta a indicare che le sofferenze dell’economia russa sono meno gravi. Un’occhiata al commercio estero della Russia rivela che l’isolamento è molto relativo, o addirittura inesistente. Dopo l’invasione dell’Ucraina e il varo delle prime sanzioni a fine febbraio, la Russia ha visto ridursi il suo interscambio con alcuni paesi, e aumentare quello con altri. Tra i paesi del mondo con cui l’import-export russo è aumentato in questi nove mesi ci sono ovviamente dei giganti emergenti che non partecipano alle nostre sanzioni: Cina, India, Turchia, Brasile. Ma ci sono anche paesi europei o nostri alleati, che partecipano alle sanzioni. L’import-export russo è cresciuto dell’80% con il Belgio, del 57% con la Spagna, del 32% con l’Olanda e del 13% con il Giappone. In parte questo si spiega con il fatto che nei primi mesi post-invasione l’Europa ha continuato a comprare gas russo, anzi ha addirittura accelerato i suoi acquisti in vista dell’inverno, e lo ha fatto pagando prezzi altissimi. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata, sia per le contro-sanzioni di Putin che hanno ridotto molto le forniture di gas, sia per il calo dei prezzi.  Ci sono altre spiegazioni oltre al gas e petrolio. La Russia è anche uno dei massimi fornitori mondiali di molte materie prime non energetiche: grano, amianto, ferro e minerali ferrosi, nickel, platino, ammoniaca, potassio, fertilizzanti, lignite, asfalto, oli di semi vari. L’elenco è lungo, una parte di queste materie prime non sono soggette a sanzioni. E comunque anche laddove ci sono sanzioni, l’incentivo ad aggirarle è potente, in un mondo che è abituato a rifornirsi di materie prime in Russia. Non solo le economie emergenti. La Francia compra uranio russo per le sue centrali nucleari. Il Belgio si rifornisce di diamanti russi per alimentare uno dei centri più attivi del mondo nella lavorazione e commercio di pietre preziose, la città portuale di Anversa».

  • 35 milioni di € di aiuto all’Italia per sostenere gli operatori di trasporto commerciale mediante autobus nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina

    La Commissione europea ha approvato una misura di aiuto italiana da 35 milioni di € a sostegno delle imprese che forniscono servizi di trasporto commerciale mediante autobus nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina.

    La misura è volta ad attenuare il fabbisogno di liquidità che tali imprese si trovano ad affrontare a causa dell’attuale crisi geopolitica e del conseguente aumento dei prezzi del gas naturale, dell’elettricità, del carburante e delle materie prime.

    Nell’ambito del regime, l’aiuto assumerà la forma di tre sovvenzioni dirette distinte, relative rispettivamente a: i) la perdita di entrate registrata nel primo trimestre del 2022; ii) gli obblighi di rimborso dei canoni di rateizzazione o di leasing relativi all’acquisto di nuovi veicoli industriali; e iii) le spese aggiuntive per l’acquisto di carburante registrate nel secondo trimestre del 2022.

    La Commissione ha constatato che la misura italiana è in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo di crisi. In particolare, l’aiuto i) non supererà i 500.000 di € per impresa; e ii) sarà concesso entro il 31 dicembre 2022.

    La Commissione ha concluso che il regime è necessario, adeguato e proporzionato per porre rimedio al grave turbamento dell’economia di uno Stato membro.

  • Ucraina: al varo programma UE di accoglienza invernale e aiuti umanitari per 175 milioni di €

    La Commissione europea ha annunciato un nuovo programma di ricoveri di emergenza e strutture invernali per l’Ucraina, mentre la guerra della Russia continua a distruggere le infrastrutture civili. La Commissione ha inoltre stanziato ulteriori 175 milioni di € in assistenza umanitaria a sostegno dei più bisognosi in Ucraina e Moldova.

    L’annuncio è arrivato mentre il Commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, era proprio in visita in Ucraina per contribuire al coordinamento di una delle operazioni di risposta emergenziale tra le più vaste dell’UE.

    Durante la visita ha incontrato il Presidente Volodymyr Zelenskyy, la Vice Premier per l’Integrazione europea ed euro-atlantica Olga Stefanishyna, il Ministro degli Affari esteri Dmytro Kuleba, il Ministro dell’Interno Denys Monastyrsky e il Ministro delle Comunità e dei Territori Oleksiy Chernyshov.

  • Nuove proposte della Commissione per combattere gli elevati prezzi dell’energia e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento

    La Commissione, con la proposta di un nuovo regolamento di emergenza, incentiva i propri sforzi per far fronte ai prezzi elevati dell’energia e a migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento nonché la preparazione per l’inverno. Le misure proposte consentiranno l’acquisto congiunto di gas, introdurranno meccanismi di limitazione dei prezzi per lo scambio di gas TTF e nuove misure sull’uso trasparente delle infrastrutture, con un approccio improntato alla solidarietà tra Stati membri, unitamente a sforzi continui per ridurre la domanda di gas. Queste nuove misure miglioreranno la stabilità dei mercati europei del gas sia durante l’inverno che successivamente. Inoltre, contribuiranno ad attenuare ulteriormente la pressione sui prezzi avvertita dai cittadini e dall’industria europei, garantendo nel contempo un mercato interno funzionante. Il regolamento si basa sull’aggregazione della domanda dell’UE e sugli acquisti congiunti di gas per negoziare prezzi migliori e ridurre il rischio che gli Stati membri si sovrappongano gli uni agli altri. Proseguono inoltre i lavori per creare un nuovo parametro di riferimento per la determinazione dei prezzi del GNL, un quadro per proporre un meccanismo di correzione dei prezzi per stabilire un limite dinamico di prezzo per le transazioni sulla borsa del gas TTF e una provvisoria regolamentazione o forchetta dei prezzi per prevenire picchi estremi dei prezzi nei mercati dei derivati. Nelle proposte odierne rientrano anche regole di solidarietà standard tra gli Stati membri in caso di carenze di approvvigionamento e la proposta di creare un meccanismo di assegnazione del gas per gli Stati membri colpiti da un’emergenza dell’approvvigionamento di gas a livello regionale o dell’Unione. Inoltre, la Commissione effettuerà una valutazione delle esigenze di REPowerEU per accelerare la transizione verso l’energia pulita ed evitare la frammentazione del mercato unico. Infine, la Commissione ha proposto un uso flessibile e mirato dei finanziamenti della politica di coesione per affrontare l’impatto dell’attuale crisi energetica sui cittadini e sulle imprese.

  • L’UE approva l’ottavo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia

    La Commissione accoglie con favore l’adozione da parte del Consiglio di un ottavo pacchetto di sanzioni che colpiscono duramente la Russia per la sua aggressione nei confronti dell’Ucraina. Il pacchetto, che è stato strettamente coordinato con i nostri partner internazionali, risponde al continuo inasprimento della guerra illegale contro l’Ucraina, anche mediante l’annessione illegittima di territori ucraini sulla base di “referendum” fittizi, la mobilitazione di truppe supplementari ed esplicite minacce nucleari.

    Il pacchetto introduce nuovi divieti di importazione dell’UE per un valore di 7 miliardi di € allo scopo di ridurre le entrate della Russia, e restrizioni all’esportazione, che priveranno ulteriormente il complesso militare e industriale del Cremlino di componenti e tecnologie chiave e l’economia russa di servizi e competenze europee. Le sanzioni privano inoltre l’esercito russo e i suoi fornitori di altri beni e attrezzature specifici necessari per affrontare la guerra sul territorio ucraino. Il pacchetto getta inoltre le basi per il quadro giuridico necessario al fine di attuare il massimale del prezzo del petrolio previsto dal G7.

    Le sanzioni dell’UE nei confronti della Russia si stanno dimostrando efficaci. Danneggiano la capacità della Russia di fabbricare nuove armi e riparare quelle esistenti e ostacolano il trasporto di materiale. Le implicazioni geopolitiche, economiche e finanziarie dell’aggressione russa in corso sono evidenti, in quanto la guerra ha perturbato i mercati mondiali delle materie prime, in particolare per quanto riguarda i prodotti agroalimentari e l’energia. L’UE continua garantire che le sue sanzioni non abbiano ricadute sulle esportazioni di energia e prodotti agroalimentari dalla Russia verso paesi terzi.

    Fonte: Commissione europea

  • Derattizzare la Russia per la libertà della gran parte del popolo russo

    Dopo le dichiarazioni di Putin, con il richiamo alle armi di 300.000 riservisti e la rinnovata minaccia di lanciare ordigni nucleari, mentre continuano i bombardamenti a tappeto, anche mettendo a rischio le centrali nucleari ucraine, torna alla mente l’aneddoto del topo.
    Il famoso topo che, durante la sua adolescenza, Putin raccontò di aver costretto in un angolo e che, per difendersi, gli saltò in faccia.

    Putin pensa di saltare in faccia al mondo civile perché ha capito che, per colpa della sua dissennata e crudele guerra contro l’Ucraina, sta ormai per essere chiuso in un angolo.

    Più che un topo lo zar russo ci ricorda una pantegana, quelle che escono dalle discariche e sono capaci di mangiare tutto quello che trovano, preferibilmente carne come di carne umana Putin sta saziando la sua fame di potere.

    Le pantegane sono pericolose per la salute umana e fanno fermate prima che distruggono quello che incontrano, le pantegane non sono facili da prendere ma messe di fronte ad una seria azione di derattizzazione soccombono.

    Tutti insieme, mentre è nostro dovere continuare con decisione a difendere e ad essere a fianco degli ucraini, diamo una mano anche a derattizzare la Russia per riconsegnare la libertà e la giustizia a tutta quella gran parte del popolo russo costretto a morire per il piacere dello zar.

  • Tigray fighters losing ground – TPLF general

    Tigrayan fighters in war-torn northern Ethiopia have lost control of a town near the region’s borders with neighbouring Eritrea, the commander of the soldiers said.

    Gen Tadesse Worede has told a regional news station that joint Ethiopian and Eritrean troops had taken the town of Sheraro.

    Neither government has yet commented and communications blackouts have made it difficult for the BBC to independently confirm the report.

    Sheraro is located some 50km (30 miles) from the border.

    Gen Tadesse also said government forces had taken control of Addi Arkay, a town along the border between Tigray and its southern neighbour Amhara that had been under the control of Tigrayan forces for more than a year.

    Government forces have plans “to control Axum, Adigrat, Shire [cities] and enter Mekelle [the Tigrayan capital]” Gen Tadesse said, adding that the ultimate goal was “to disarm” Tigrayan forces.

    “Tigrayan people are facing a coordinated attack that can be called the biggest yet,” he said.

    Both sides have been accused of wrongdoing in the conflict.

    The government has largely been quiet about the details of the fighting.

    Earlier this week the Federal Defence Forces’ commander-in-chief, Field Marshal Berhanu Jula, said his troops were “successfully thwarting attacks launched” by Tigrayan forces, without providing details.

    It has been three weeks since renewed clashes shattered a five-month truce and despite growing calls for de-escalation, fighting continues to be reported.

  • Per Putin la vita umana vale zero

    Un’altra imprevedibile, misteriosa morte nell’entourage di Putin. Dall’inizio del conflitto sono più di 10 i top manager dei quali si conosce la morte prematura ed improvvisa in circostanze più che sospette e probabilmente di altre non si sono avute notizie. D’altra parte il regime di Putin era già noto per aver fatto eliminare, anche nel passato, persone scomode allo zar.

    Certo ormai è chiaro anche ai più distratti che, dopo il massacro ordinato da Putin in Ucraina, per lui il valore della vita umana e zero.

    Vola giù da una barca Ivan Pechorin, top manager di Putin nel Nord Est. La faida dell’Artico: il predecessore era morto di ictus a febbraio a 43 anni – La Stampa, 13 settembre 2022

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