guerra

  • Non tutti gli zar muoiono nel proprio letto

    Piaccia o non piaccia nella storia della vita umana le guerre, dopo aver portato lutti, distruzioni e immense tragedie, hanno poi spinto i popoli a quella rinascita che si trasforma in progresso. E’ quello che sta accadendo ora con l’invasione dell’Ucraina, invasione che il presidente russo ha organizzato e voluto in totale spregio della vita e del diritto.

    E proprio come la storia ci ha sempre dimostrato le guerre portano cambiamenti e le ingiustizie prima o poi si pagano.

    Putin è così riuscito, almeno ad oggi, ad ottenere l’esatto contrario di quello che voleva. Cercava la gloria personale, voleva essere il leader di almeno un quarto del mondo, in concorrenza anche con l’alleato cinese, e passare alla storia come il riunificatore dell’ex repubblica sovietica.

    È invece riuscito, in pochi giorni, a rendere finalmente l’Ucraina una vera nazione, quell’Ucraina che, fino al suo criminale intervento armato, era uno Stato composto da cittadini di provenienze diverse, cittadini che ora si sentono, sono uniti e combattono insieme per la libertà presente e futura della loro nazione.

    È riuscito a dare all’Europa quella compattezza che per anni era stata perseguita da pochi nei fatti, e da troppi solo a parole. Oggi l’Europa ha compreso che senza una politica estera e di difesa comuni, senza una comune politica energetica rischia di vedere incrinate, perdute la propria libertà e le conquiste economiche e sociali che sono costate sacrificio e fatica per tutti.

    È riuscito a far comprendere alla quasi totalità del mondo che nessuno è sicuro se chiunque può mettere a rischio l’integrità territoriale di un altro Stato, scatenare conflitti ed aggressioni che vedono cittadini inermi soccombere sotto le bombe che colpiscono case ed ospedali.

    Ha fatto comprendere che il diritto internazionale va difeso e che non è compito di alcuni ma di tutti coloro che credono nei principi fondanti della libertà e della dignità delle persone e degli Stati.

    È riuscito a far comprendere all’America che l’Europa non è il ventre molle dell’Alleanza atlantica e che ogni alleanza presuppone impegno reciproco.

    È riuscito a sollevare, nonostante la repressione e le carceri, una parte di quei cittadini russi, e presto altri ne verranno, che non possono tollerare di diventare i paria del mondo per colpa degli interessi di un uomo e del suo gruppo di oligarchi che si sono arricchiti, in modo indegno, alle spalle della Russia, trasferendo poi all’estero i guadagni illeciti fatti sottraendo risorse al popolo russo.

    Chi è veramente Putin? E’ l’uomo che con le sue nefandezze è riuscito a creare l’inizio di una politica europea comune dopo che per tutti questi anni sembrava fosse diventata una chimera. E’ Caino che uccide Abele secondo quanto da lui stesso dichiarato più volte e cioè che russi ed ucraini sono popoli fratelli. E’ il dittatore che fa uccidere o incarcerare gli avversari ed imprigiona i suoi cittadini perché manifestano per chiedere la pace. Colui che dopo essersi per anni presentato come un virile Superman allo scoppio del covid si è messo in isolamento per paura e senza dare ai suoi cittadini una diffusa copertura vaccinale. E’ il cinico artefice di un massacro in Ucraina che vede morire civili, bambini, vecchi ma anche i soldati russi che ha scientificamente mandato ad uccidere e ad essere uccisi solo per il suo smodato desiderio di passare alla storia come un nuovo zar, dimenticando che non tutti gli zar muoiono nel loro letto.

  • Dopo l’Ucraina, indifferibile la costituzione della Federazione degli Stati d’Europa

    Tutte le dotte motivazioni di Putin e dei suoi estimatori, anche in Italia, sono ipocriti tentativi di giustificare un intollerabile atto di prevaricazione nei confronti di un Paese sovrano, applicando metodologie ottocentesche, che si pensava fossero definitivamente superate da decenni.

    Lo stesso ruolo della Russia, componente permanente del consiglio di sicurezza dell’ONU, nato per garantire la pace, viene messo in discussione da un atto di guerra che viola le regole del diritto internazionale e della civile convivenza tra i popoli.

    Ma ciò che appare paradossale in questa vicenda di cinica aggressione militare, maturata nella testa di Putin non solo per passare alla storia come l’unificatore dei russi, ma di fatto per sfuggire alle contraddizioni ed al malessere interno al suo Paese, che con 144 milioni di abitanti ha un PIL di appena 1.483 mld di Euro, molto più basso di quello dell’Italia, con meno della metà della popolazione, è l’incredibile difesa d’ufficio intrapresa da tanti italiani, in buona parte della destra sovranista.

    Uno statista del passato sosteneva che in politica estera non esistono scelte o alleanze basate sull’ideologia o sulla simpatia, ma unicamente sul principio di tutelare al meglio gli interessi della propria Patria.

    Conseguentemente, atteso che le menzogne delle motivazioni russe sull’attacco all’Ucraina sono acclarate e quindi non esiste alcun diritto né storico, né difensivo della Russia che possa giustificare questa guerra, anche se le cose fossero come dice Putin, nessun europeo dotato di normale intelligenza dovrebbe difendere la posizione della Russia, perché va esattamente contro i suoi interessi.

    Per una serie di motivi.

    Il primo è perché, anche con tutte le ragioni del mondo, nessuno Stato e meno che mai una superpotenza, può unilateralmente decidere di dichiarare una guerra di annientamento di uno Stato sovrano confinante, almeno non in Europa dove, dopo le due guerre mondiali, si era riusciti a garantire 70 anni di pace, con l’aggravante che la dimensione dei protagonisti costituisce la più grave minaccia per l’umanità di possibile rischio di terza guerra mondiale, dalla crisi dei missili sovietici a Cuba.

    Il secondo motivo è l’effetto contagio, a partire dalle identiche intenzioni della Cina, che non è difficile ritenere prossima ad effettuare lo stesso processo nei confronti di Taiwan, creando un altro focolaio di potenziale sciagurata ipotesi bellica mondiale.

    Ma il terzo è il motivo che ci dovrebbe interessare di più e cioè che è l’Europa la più esposta alla minaccia della superpotenza russa, che sta usando l’Ucraina come test di conferma della impotenza dell’Unione Europea, per continuare le sue pressioni su altri Paesi del vecchio continente, specie ex URSS e non solo.

    E come fanno i sovranisti nostrani a giustificare la violazione della sovranità dell’Ucraina?

    Il cosiddetto diritto di unificare i russi è un principio più sovrano del diritto alla indipendenza degli ucraini, che russi non sono e non vogliono diventarlo?

    E che logica c’è a fare il triste lavoro del filorusso dal punto di visti ideale ed ideologico?

    Putin non è lo statista illuminato e saggio di cui parla Trump, è solo un autocrate senza altro ideale che quello della supremazia imperiale russa sul mondo.

    Quindi la domanda è, che soddisfazione dà l’appoggio ad una politica del capo di uno stato imperiale che sogna solo di sottomettere gli altri popoli?

    E non capire che tifare Putin è come costruirsi la gabbia dove rinchiudersi da soli?

    O è l’odio nei confronti degli americani a portare su logiche autolesionistiche i filorussi nostrani?

    Ma come si fa a non capire che nessuna delle tre superpotenze sarà mai nostra amica, e che l’unica soluzione è operare per mantenere americani, russi e cinesi a bada attraverso l’unico strumento che ci consentirà di allearci con chi tutelerà meglio i nostri interessi, ma solo se saremo alla pari ed altrettanto potenti?

    E ciò porta alla questione più grave in assoluto e cioè al silenzio assordante della mancanza di contromisure da parte dell’Europa, per superare la debolezza insita dell’Unione Europea, che in una crisi del genere ai propri confini, sta dimostrando di essere incapace persino di concepire una risposta difensiva di natura militare, almeno in prospettiva, che è l’unico linguaggio che conosce Putin.

    Se è vero che l’Europa senza minacce belliche non riesce a capire l’importanza della coesione tra i suoi popoli, questa è l‘occasione utile per motivare la ripresa veloce del processo di costituzione della Federazione tra gli stati d’Europa interrotto nel 2004.

    Ecco la risposta ai tre imperi, approvare prima possibile la Costituzione Europea e mettere le basi giuridiche per la nascita della Federazione degli Stati d’Europa, con chi ci sta, ed avere un governo con una sola politica estera, ed un esercito unificato che, se fosse già esistente, avrebbe senza dubbio costituito un serio problema per Putin, che difficilmente si sarebbe permesso di fare ciò che ha fatto.

    La classe dirigente dell’Europa, oltre agli errori del passato, che ci hanno esposto alla dipendenza energetica della Russia, non può continuare ad ignorare che l’Unione Europea così com’è può solo soccombere alle minacce delle superpotenze e che l’unica possibilità che i popoli europei hanno di mantenere l’indipendenza, il loro stile di vita, il benessere, i diritti singoli e collettivi conquistati e soprattutto la libertà è solo quello di dotarsi di una entità federale che possa sedersi alla pari al tavolo delle superpotenze, che altrimenti si divideranno il mondo, Europa compresa.

    *già sottosegretario per i Beni e le Attività Culturali

  • TrustMeUp supporta la raccolta fondi a favore del popolo ucraino promossa dalla non profit O.S.J. Cavalieri di Malta

    “La crisi ucraina è un dramma umanitario. La raccolta fondi è ora più che mai fondamentale per attutire le sofferenze di un popolo che sta perdendo tutto”. E’ quanto dichiara Thomas Molendini, Luogotenente dell’ordine di San Giovanni di Gerusalemme – Cavalieri di Malta OSJ che ha ideato la campagna di solidarietà Cibo e Coperte: il tuo aiuto per l’Ucraina all’indomani dello scoppio del conflitto russo-ucraino. Numerosi camion vengono riempiti con tutti gli aiuti che servono a uomini, donne, anziani e bambini travolti dalla guerra in corso. L’iniziativa è appoggiata da TrustMeUp, piattaforma web internazionale che trasforma ogni acquisto online in donazione e ricompensa ogni donazione, al 100%, in sconti per acquisti digitali. Carlo Carmine, chairman di TrustMeUp, sottolinea “Questo è il momento di essere uniti e aiutare chi ha bisogno e sono sicuro che i cittadini, i donatori e i consumatori digitali non tarderanno ad agire nel bene di un popolo in drammatica difficoltà. Questo è il momento di unire tutte le nostre forze per il bene del popolo Ucraino”.

    Promossa dalla non profit O.S.J. Cavalieri di Malta, la campagna vedrà convogli di volontari partire con derrate alimentari e coperte per dare sostegno alle vittime di questa guerra. L’obiettivo è essere aiuto immediato per i tanti che stanno soffrendo, nascosti, impauriti, affamati e nel freddo dell’inverno ucraino.

    Le donazioni possono essere effettuate attraverso la piattaforma TrustMeUp che ricompenserà ogni donazione al 100% in sconti digitali facendo sì che la stessa possa essere effettuata a costo zero: https://bit.ly/TrustMeUp-For-Ucraina

  • Urgente

    Dopo l’invasione dell’Ucraina bisogna chiudere i rapporti con tutte le banche russe, non solo con quelle annunciate nei giorni scorsi, e mettere sotto osservazione stretta le transazioni delle banche bielorusse. E’ una decisione che va presa subito dopo l’attacco di Putin. Occorre, fino alla fine della guerra, togliere il divieto a riscaldarsi, per chi può, con sistemi alternativi al gas come la legna, divieto che vige in gran parte dell’Italia, per consentire un minimo di risparmio energetico. Bisogna dare vita immediatamente ad un piano europeo per il quale ogni Paese membro dell’Unione deve dare una disponibilità all’accoglienza dei profughi stabilendo quote ed approntando quanto è necessario. Occorre esaminare con attenzione la situazione nel Sahel dove, approfittando dell’attenzione che tutto il mondo sta giustamente dedicando alla guerra in Ucraina, la Wagner, l’associazione paramilitare finanziata dal Cremlino, sta assumendo il controllo e collaborando alla costruzione di governi filo russi. L’Europa è circondata, ora è il momento di comprendere che non possiamo continuare nell’inerzia degli anni passati.

  • Le sconfinate ambizioni del nuovo zar

    Putin ha ribadito che la sicurezza della Russia non è negoziabile, corretto, ogni Paese ha il diritto di difendere il proprio territorio ma nessuno ha mai messo, né mette in discussione, la sicurezza della Russia, anzi molti Stati europei hanno sempre intrattenuto con lui e con il suo Paese rapporti economici e politici di rilievo. Quando il presidente russo dichiara al mondo che la sicurezza della Russia non è negoziabile non può stupirsi che altrettanto legittimamente l’Ucraina abbia lo stesso diritto di difendere i suoi i confini e la sua sicurezza. Non esistono, almeno dove vi è il rispetto delle leggi, due pesi e due misure, quello che Putin rivendica come suo diritto è lo stesso diritto che hanno gli altri Stati e lui è il primo ed unico ad aver violato questo diritto prima annettendo la Crimea e poi sostenendo per anni gli insorti nel Donbas. La sua non è una iniziativa difensiva dovuta ad un pericolo, potrebbe essere un’azione preventiva secondo il vecchio detto latino “se vuoi la pace prepara la guerra”? Putin di fatto è già in guerra perché ha avallato otto anni di guerra nel Donbas dopo aver annesso, senza colpo ferire, la Crimea. Un’azione preventiva anche quella? Azione preventiva che si sviluppa annettendo territori o creando stati fantoccio che poi riconosce come alleati erodendo inesorabilmente l’Ucraina e spostando i confini della Federazione russa sempre più avanti, sempre più vicini ai Paesi europei e Nato?

    In verità Putin ha deciso che questo è il momento per tentare di coronare il suo sogno: passare alla storia come uno zar dei tempi moderni, il federatore di territori immensi e stati diversi, il creatore di un nuovo impero russo che renda l’Europa sempre meno influente e la Cina consapevole di non poter continuare essa stessa ad espandersi nel mondo diventando di fatto la prima super potenza. La Cina, che è il nuovo grande alleato di Putin, è però un alleato scomodo perché diventa, di momento in momento, sempre più potente con le sue diramazioni, proprietà, interessi economici vitali nella maggior parte del mondo. Questo è il momento ideale per Putin per dare corpo al suo sogno, è ancora abbastanza giovane e potente al suo interno, dove rende gli avversari inoffensivi imprigionandoli, e varie contingenze sembrano essergli favorevoli: l’Europa non ha una politica comune, neppure quella per gli approvvigionamenti energetici, e i costi di gas e petrolio stanno mettendo in grave crisi famiglie e produzioni mentre l’economia e la pubblica opinione sono ancora  scossi per i problemi conseguenti la pandemia, la Germania non ha più un forte cancellierato, l’Italia soffre per le risse tra i partiti in vista delle elezioni nazionali, in Francia sono imminenti le elezioni per la presidenza, gli Stati Uniti, reduci dal disastro dell’Afghanistan soffrono di gravi incertezze per una presidenza di fatto debole e per l’aggravarsi di problemi razziali ancora irrisolti, la Nato può intervenire eventualmente solo per difendere il territorio di Stati membri e per altro non ha mai particolarmente brillato per successi, in concreto nessuno manderà soldati all’Ucraina, solo armi e soldi e non si sa fino a quando. Le mosse di Putin hanno reso l’Ucraina debolissima sul piano economico, chi vorrebbe oggi investire in un Paese così a rischio? Solo qualche oligarca russo o legato alla Russia che in questo modo potrebbe facilmente impossessarsi di gran parte dei suoi gangli economici più importanti. L’Ucraina ha sopportato la perdita della Crimea e la guerra del Donbas in pratica senza poter fare nulla di utile alla, almeno parziale, risoluzione dei tanti problemi. A questo aggiungiamo che molti Paesi europei non possono dare sanzioni che taglino l’arrivo del gas, in effetti anche Putin ha necessità di venderlo perché è una delle più importanti entrate della Russia e per questo ha siglato un nuovo accordo con Pechino aumentando considerevolmente le sue forniture di gas verso la Cina. Se aggiungiamo che le sanzioni che l’Europa metterà porteranno un danno anche a noi europei, sia per le mancate esportazioni verso la Russia che per l’evidente calo nel settore turistico, si comprende bene perché sia questo il momento migliore per Putin per sferrare la sua offensiva militare e diplomatica. Che fare allora? Certamente continuare con la diplomazia ma cercando di avere ben chiaro cosa vuole Putin e cosa si può concedergli ottenendo in cambio altre concessioni che garantiscano la sicurezza e l’indipendenza non solo dell’Ucraina ma anche di tutti gli stati che, avendo cittadini di lingua russa o di origini russe, potrebbero un domani entrare nel mirino del nuovo zar.

    Diplomazia ed accordi, compromessi onorevoli che impediscano azioni con risultati irreversibili e tragici. Un problema che anche Putin, speriamo non accecato da eccessivo orgoglio e onnipotenza, deve comprendere prima di insanguinare ulteriormente il suolo ucraino e prima di vedere tornare in Russia le bare dei suoi soldati perché in questo caso l’amore, il rispetto del suo popolo potrebbe tramutarsi in odio. E i soldati russi è bene che comincino a capire che se sarà guerra anche loro moriranno in tanti, vittime sacrificali al sogno di grandezza di Putin

  • Ucraina: L’UE fornisce assistenza di emergenza in materia di protezione civile

    A seguito di una richiesta di assistenza di emergenza da parte del governo ucraino a causa della minaccia di un’ulteriore aggravarsi della situazione, la Commissione europea coordina la consegna di forniture essenziali per assistere la popolazione civile attraverso il meccanismo di protezione civile dell’UE. L’obiettivo è sostenere gli sforzi di preparazione dell’Ucraina a tutti gli scenari possibili. Il sostegno iniziale offerto attraverso il meccanismo di protezione civile dell’UE comprende attrezzature mediche e una stazione medica, tende e generatori elettrici provenienti da Slovenia, Romania, Francia, Irlanda e Austria. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell’UE è in costante contatto con le autorità ucraine per inviare assistenza supplementare e l’UE è pronta a fornire sostegno come richiesto.

    Fonte: Commissione europea

  • Perché l’eventuale conflitto tra Russia e Ucraina riguarda l’Europa?

    La vicenda della minaccia bellica russa all’Ucraina è molto più seria di una semplice crisi tra due paesi confinanti.  E non solo per l’odioso atteggiamento di Putin che agisce come se fosse il Presidente dell’URSS e non della Federazione Russa, ritenendosi a tutti gli effetti il detentore del diritto di decidere sulle alleanze di uno stato sovrano, non più assoggettato ai desiderata del Cremlino. Ma piuttosto proprio per la delicatezza della questione che invece, da parte di molti, si sta affrontando con il solito spirito di tifoseria, propendendo a seconda delle personali convinzioni politiche, a favore di Biden o di Putin, senza riuscire a vedere le rilevanti implicazioni che ci riguardano in prima persona, e non solo per la vicinanza geografica di una guerra dagli esiti certamente disastrosi.

    La verità è che il mondo negli ultimi 10-12 anni è profondamente cambiato, e dalla presenza per una ventina di anni degli USA come unica superpotenza mondiale, dopo l’implosione dell’URSS, pian piano sono emerse altre due super potenze, la Federazione Russa e la Cina che, insieme agli USA, con crescente arroganza stanno cercando di dominare il mondo.

    L’Ucraina per la Russia fa il paio con Taiwan per la Cina, senza contare tutte le operazioni economiche e militari in Africa, in America latina ed anche in Europa, che stanno fortemente spostando gli equilibri complessivi, ovviamente a discapito e senza alcuna reazione dei Paesi Europei.

    Trattare la vicenda dell’Ucraina come fosse un derby tra Russia e USA e non l’ennesimo segnale di allarme per l’Europa rischia di distogliere l’attenzione dal vero problema. E cioè rispondere alla domanda: ma di questo passo quale sarà il ruolo dell’Europa nel mondo?

    Siamo davvero sicuri che l’alleanza con gli USA ci consentirà livelli di protezione sufficienti, o non ha insegnato nulla la vicenda dell’Afghanistan?

    E prima ancora del Vietnam?

    Ecco perché la cosa più giusta sarebbe la veloce ripresa del processo di costituzione della Federazione degli Stati Uniti d’Europa, che è l’unico modo per superare l’Unione Europea, inadeguata alla difesa della libertà e dell’indipendenza dei popoli Europei perché incapace per sua natura di avere una politica estera unica ed un esercito all’altezza delle tre super potenze.

    Se gli Stati Europei continueranno ad ignorare o a sottovalutare l’aggressività e la prepotenza delle tre superpotenze e a non organizzarsi al più presto per la tutela della loro indipendenza e libertà faranno la fine dei piccoli stati italiani preunitari e presto potranno esercitare solo un diritto, quello di scegliere di quale, tra i tre imperi, diventare colonia o protettorato.

    *già Sottosegretario per i Beni e le Attività Culturali

  • Biden, l’Europa, Putin e l’amico cinese

    La questione Russia-Ucraina, oltre che molto pericolosa, è diventata surreale con le diplomazia non in grado di formulare proposte e Capi di Stato che rischiano, con dichiarazioni e minacce, di peggiorare una situazione esplosiva per tutti. Come i cani maschi marcano il loro territorio con l’urina così i leader cercano di marcare nuovi territori politici ed economici con le parole e lo spostamento di soldati, mezzi bellici e persone. In concreto cosa vuole Putin? Che l’Ucraina non entri nella Nato per non avere ai propri confini la presenza, più o meno forte, dell’Occidente e in particolare degli Stati Uniti. E’ un problema di leadership, di potere, ma non solo perché, come sempre, incombe anche l’ombra dello spionaggio, militare ed economico. Putin ha già annesso la Crimea  e rivendica altri territori ucraini dove vivono sia russi che ucraini favorevoli alla Russia e dove, ormai da anni, vi è di fatto una guerra non dichiarata. Molti ucraini vivono in Russia e i due Stati sono legati, tramite i loro cittadini, da odi profondi ma anche da forti rapporti di parentele ed amicizie. Non è certo una novità che il presidente russo cerchi di allargare sempre più il suo raggio di influenza tramite annessioni o stringendo rapporti sempre più stretti con governi a lui vicini. Anche la recente missione in Kazakistan ne è una prova.

    In un mondo dove gli Stati liberali e democratici stanno perdendo colpi  e un certo benessere ingenera lotte interne tra i partiti, a tutto danno proprio della democrazia, gli Stati totalitari, tramite la gestione diretta di un sistema economico che ha tramutato il libero mercato in un mercato oligarchico, cercano di allargare la loro area di influenza, un esempio per tutti l’espansionismo  cinese in Africa.

    Putin vuole siano tolte le sanzioni che gravano sul suo Paese e ha una forte leva perché produce e commercializza quel gas che per l’Europa è vitale, gas che a noi centellina mentre lo offre alla Cina in quantità superiori a quelle stabilite da contratto. E Putin ha, nei giorni scorsi, siglato un nuovo patto di amicizia e collaborazione con il presidente cinese stabilendo aree di pertinenza e strategie. Guardando lontano però Putin potrebbe avere problemi con la Cina, infatti Xi Jinping è al momento il più forte e se Putin dovesse perdere nelle richieste che ha fatto all’Occidente diventerebbe per i cinesi un alleato debole e la Russia dovrebbe guardarsi non solo dagli Stati Uniti e dalla molle Europa. Battaglioni schierati, navi in esercitazione davanti a Kiev, aerei russi che violano lo spazio aereo del Regno Unito, l’organizzazione Wagner presente non solo in Libia ma in vari contesti di guerriglia in Africa, sono alcuni strumenti che Putin usa per consolidare la sua immagine all’interno e rafforzare il suo peso all’esterno. Il presidente russo non retrocederà se non potrà dimostrare di aver portato a casa qualcosa e non credo proprio che la minaccia di nuove sanzioni sia lo strumento idoneo per trovare una via d’uscita.

    È il momento di scegliere un compromesso onorevole per tutti, di concedere qualcosa a Putin per avere in cambio la garanzia del rispetto della sovranità dell’Ucraina e di qualunque  altro Paese, non possiamo infatti dimenticare che domani potremmo trovarci ad affrontare anche la minaccia di invasione delle repubbliche baltiche. Al tavolo delle trattative con il presidente russo non bisogna però dimenticare la Cina ed i suoi progetti vicini e lontani, e al mondo occidentale giova tentare in ogni modo che l’alleanza tra Putin e Xi Jinping non  diventi strutturale.

    Uno scacchiere complesso che richiede nervi saldi e ampiezza di vedute geopolitiche per il presente ed il futuro, la pace di oggi va garantita e consolidata per garantire la pace anche domani ed è difficile immaginare che lo si possa fare solo scambiandosi reciproche minacce. I negoziatori devono essere ben consapevoli di cosa si può dare e di quanto si deve ottenere in cambio.

    E in ogni trattativa bisogna ricordare di non mettere mai l’avversario nella condizione di non potere avere una onorevole possibilità di cambio di rotta.

  • Cosa accadrà in Kazakistan dopo il “Bloody January”? Una tavola rotonda per parlarne

    Da quando sono iniziate le proteste all’inizio di gennaio, il Kazakistan è stato scosso da una serie di eventi drammatici e tragici in rapido sviluppo. Nuove realtà – politiche, economiche e sociali – stanno prendendo forma. Il presidente Tokayev promette di costruire un “Nuovo Kazakistan”, ripulito dalla corruzione sistemica e basato su un nuovo contratto sociale. La gente del paese risponde con un misto di speranza, sospetto e scetticismo. Per approfondire la questione venerdì 11 febbraio 2022 dalle 9:30 alle 11:00 si svolgerà la tavola rotonda Kazakistan dopo “Bloody January”: Sogni e dolori del rinnovamento in cui si discuterà degli sviluppi in corso nei settori dei diritti umani e dello stato di diritto, dei cambiamenti nella scena politica e il profilo e le prospettive delle riforme socioeconomiche.

  • Dozens massacred in DR Congo camp raid

    About 60 people living in a camp for the homeless have been killed in a brutal overnight attack in the north-east of the Democratic Republic of Congo.

    At around 02:00 local time, men armed with guns and machetes raided Plaine Savo, set up for those forced to flee their homes in the province of Ituri because of inter-ethnic conflict.

    The local chief said most of the victims were women and children. Many of them had their throats slit.

    “I first heard cries when I was still in bed. Then several minutes of gunshots. I fled and I saw torches and people crying for help,” a camp resident told the Reuters news agency.

    Another 40 people have been injured, according to the Norwegian Refugee Council (NRC), which provides aid to the camp.

    The Codeco militia has been blamed for the massacre.

    Its fighters are mainly drawn from the Lendu farming community, which has been at loggerheads with the province’s Hema cattle herders.

    The NRC says there has been a steep escalation of deliberate and targeted attacks by armed groups against displaced people in Ituri.

    Since November, nearly 70 people have been killed in raids on five other camps, it says.

    “These attacks have triggered new waves of mass displacement and plunged already vulnerable populations into a climate of terror,” the NRC said.

    An estimated 1.7 million people have been forced to flee their homes in Ituri since violence began to escalate several years ago.

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