guerra

  • ‘Dispersi di guerra’, il nuovo libro della storica Silvia Pascale

    Si intitola Dispersi di guerra ed esce il 24 gennaio il nuovo volume sugli IMI (Internati militari italiani) firmato dalla storica Silvia Pascale e Orlando Materassi. Il libro racconta una tragica verità, che solo oggi, a 80 anni di distanza, le famiglie possono conoscere: decine di IMI finirono nelle cliniche naziste degli orrori.

    Alle già troppe vittime accertate della Seconda guerra mondiale si aggiungono le migliaia di soldati sconosciuti e dispersi, tuttora sepolti in luoghi ignoti in territorio straniero o italiano. Per ognuna di queste spoglie senza nome c’è almeno una persona, ma molto più spesso una famiglia che per molto tempo ha aspettato invano il ritorno del proprio caro e a un certo punto, in seguito, ne ha dovuto accettare la perdita senza conoscerne realmente il destino.

    Alcune di queste famiglie non hanno mai smesso di cercare. Al loro fianco ci sono le associazioni e gli enti che credono fermamente nella necessità di fare memoria pubblica : il singolo dramma familiare si unisce quindi alla ricostruzione della vicenda storica, confluendo nella narrazione collettiva.

  • La Commissione ospita una conferenza internazionale in occasione Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto

    Nell’ambito di una serie di impegni per celebrare la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto (27 gennaio), la Commissione ospiterà martedì 23 gennaio la conferenza internazionale “Ricordare il passato. Plasmare il futuro”. La conferenza sarà aperta dal Vicepresidente Margaritis Schinas ed è organizzata dalla Commissione in collaborazione con la presidenza belga del Consiglio, la presidenza croata dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA) e importanti organizzazioni della società civile per il sostegno alla vita ebraica. Nel corso della conferenza il Vicepresidente Schinas annuncerà l’istituzione della “rete dei luoghi dell’Olocausto”, un’iniziativa faro della strategia dell’UE del 2021 sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica.

  • Se qualcuno ha ancora dei dubbi

    Si commenta da sola la notizia: i terroristi Houthi, alleati ed ulteriore braccio armato del regime iraniano, hanno annunciato che nel Mar Rosso le navi russe e cinesi possono e potranno transitare liberamente senza problemi

    Se qualcun aveva ancora qualche dubbio sulle scellerate alleanze tra sistemi sanguinari e dittatoriali e sulle strategie per un nuovo ordine e potere mondiale, a tutto danno della democrazia, del rispetto dei diritti umani e delle regole internazionali, con questa ulteriore prova dovrebbe finalmente averli fugati

    Sappiamo però bene che non vi è più sordo di chi non vuol sentire, più cieco di chi non vuol vedere, più falso di chi persegue solo i suoi momentanei interessi, politici od economici, e perciò siamo certi che qualcuno continuerà a negare l’evidenza.

    Noi rimaniamo tra coloro che credono debbano essere dati all’Ucraina tutti gli aiuti necessari a riconquistare la piena sovranità e sicurezza, che Israele abbia il diritto dovere di difendersi, che i palestinesi abbiano il diritto ad un uno stato libero dal terrorismo e che riconosca l’integrità e la sicurezza di Israele, che tutte le associazioni terroriste vadano rese inoffensive, che il diritto internazionale vada difeso ad oltranza.

  • 550 chilometri di tunnel sotto Gaza

    Una rete di tunnel impressionante con una galleria capace di far passare un’auto o un’altra estesa quanto tre campi di calcio e collocata sotto un ospedale. La maestria di Hamas nel costruire la sua difesa sotterranea ha impressionato l’esercito israeliano che ha documentato con video e fotografie lo straordinario dedalo che da tempo era considerato una grave minaccia per loro a Gaza anche prima della guerra in corso. A lasciare esterrefatti i funzionari israeliani sono state la quantità, la qualità e la profondità dei tunnel scavati da Hamas. E se fino a dicembre si stimava che la rete si estendesse per circa 400 chilometri, gli alti funzionari della difesa israeliana, interpellati dal New York Times, parlano adesso di uno spazio compreso tra i 550 e i 700 chilometri con 5700 pozzi di accesso. Il tutto costruito sotto un territorio che nel suo punto più lungo misura appena 40 chilometri.

    Hamas usa i tunnel come basi militari e arsenali, per spostamenti delle forze e per proteggere i comandanti. Un documento del 2022 mostrava che Hamas aveva stanziato un milione di dollari per le porte dei tunnel, i laboratori sotterranei e altre spese nel solo territorio di Khan Younis, dove, stando a fonti dell’intelligence israeliana, i tunnel si estendono per circa 160 chilometri.

    In un rapporto del 2015 si parla di una spesa di più di 3 milioni di dollari che Hamas aveva affrontato per realizzare tunnel in tutta la Striscia di Gaza, molti dei quali edificati sotto infrastrutture civili e luoghi sensibili come scuole e ospedali. I tunnel sarebbero stati costruiti con modalità diverse: quelli per i comandanti sarebbero più profondi e confortevoli perché sono ipotizzati periodi di soggiorno più lunghi, e gli altri, utilizzati dagli agenti, meno profondi e più essenziali.

  • Oltre 3.000 pazienti ucraini trasferiti negli ospedali europei dall’inizio della guerra

    Dall’inizio della guerra russa contro l’Ucraina, l’UE coordina regolarmente le evacuazioni sanitarie dei pazienti ucraini, siano essi malati cronici o feriti. Ad oggi oltre 3.000 pazienti ucraini sono stati trasferiti per ricevere cure specialistiche in ospedali di tutta Europa attraverso il meccanismo unionale di protezione civile. Avviata nel marzo 2022, si tratta della più grande operazione di evacuazione sanitaria coordinata finora dal Centro di coordinamento della risposta alle emergenze della Commissione europea.

    I pazienti sono stati trasferiti per cure ospedaliere in 22 paesi europei: Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.

    Le evacuazioni sono inoltre sostenute dal polo Medevac dell’UE a Rzeszów, in Polonia, dove i pazienti ricevono assistenza infermieristica 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il polo funge da centro di trasferimento per i pazienti che sono stati trasportati via terra dall’Ucraina alla Polonia e che saranno trasferiti in aereo agli ospedali di tutta Europa.

  • L’essere umano cammina sicuro verso la propria autodistruzione

    Singolare che la Russia, alle Nazioni Unite, definisca l’attacco anglo americano alle basi dei ribelli Houthi, che attaccano ormai da giorni le navi in transito nel Mar Rosso causando ingenti danni economici alla comunità internazionale, un attacco contro lo Yemen stato sovrano, visto che è proprio la Russia che, ormai da quasi due anni, ha attaccato uno stato sovrano, l’Ucraina, intensificando, ogni giorno di più, bombardamenti contro strutture civili.

    Singolare che proprio l’organizzazione che dovrebbe difendere il diritto internazionale non sia stata in grado di offrire risposte concrete sanzionando la Russia e tuttora non abbia adeguatamente denunciato Hamas per la strage del 7 ottobre in territorio israeliano, Hamas che ancora detiene ostaggi i quali non hanno avuto neppure un minimo di assistenza sanitaria.

    Singolare forse non è la parola più giusta perché ormai siamo, da troppo tempo, abituati a vedere distorta la realtà mentre ci sono proposte come verità menzogne palesi.

    Se un grande paese come gli Stati Uniti può tollerare le affermazioni di Trump, se il diritto internazionale è calpestato e stravolto, se il nostro quotidiano è scandito da persone che si definiscono in grado di influenzare, condizionare le nostre scelte, se l’intelligenza artificiale ha soppiantato l’intelligenza umana, se la Storia è rivista o negata in base ad interessi attuali e di parte, se una gran parte della popolazione mondiale nega la propria identità con la droga, i tatuaggi esasperati, la modifica del proprio corpo, se la violenza fisica e verbale soppianta ogni ragionamento e confronto, se il numero delle persone povere, perseguitate, aumenta ed aumentano i carnefici e gli sfruttatori, se noi continuiamo a dirlo senza riuscire a trovare la forza di fare qualcosa, se…forse l’inquinamento non ha colpito solo il clima ma anche il nostro cervello.

    Così l’essere umano, il più intelligente tra le creature dell’universo, cammina sicuro verso la propria autodistruzione.

  • Affrontare con coraggio alcune realtà

    In cinque giorni 500 tra missili e droni si sono abbattuti sull’Ucraina: la Russia ha intensificato al massimo gli sforzi bellici concentrandosi sulla distruzione di edifici civili ed infrastrutture necessarie alla vita dei cittadini. Non è più una guerra tra forze armate ma, come è ormai noto da tempo, il tentativo di distruggere completamente un popolo.
    Il prolungarsi della guerra e le difficoltà di dare maggiore slancio alla controffensiva Ucraina, anche per i ritardi con i quali sono state consegnate le armi di difesa  da parte degli alleati occidentali, hanno consentito allo zar di intessere nuove e pericolose relazioni con altrettanto pericolosi dittatori e di acquisire  nuovo incremento ai vari dispositivi militari necessari ai russi per continuare a sostenere un massiccio e sempre più violento bombardamento.
    Le titubanze dell’Occidente, a parole sempre vicino a Kiev ma nei fatti, salvo rare eccezioni, lento nel far seguire fatti concreti alle promesse e le ambiguità nel fare applicare le sanzioni, sappiamo tutti come abbia continuato a funzionare il sistema della triangolazione, hanno dato modo a Putin di avvalersi anche della sponda iraniana e di mettere becco  nel conflitto tra Israele ed Hamas.
    E’ arrivato il momento della verità e l’Occidente deve prendere decisioni nette ed operative, non bastano più le dichiarazioni di intenti, per fermare Putin bisogna affrontare con coraggio alcune realtà:
    1) l’Unione Europea non può consentire ad Orban di tenere in scacco, per le sue amicizie interessate con Putin e il presidente bielorusso, l’intero continente che, se vincesse Putin, vedrebbe messa a serio rischio la propria sicurezza,
    2) i paesi che hanno utilizzato la triangolazione, vanificando  così gran parte dei risultati che dovevano derivare dalle sanzioni alla Russia, devono pagare almeno un risarcimento, in termini di forniture belliche, all’Ucraina,
    3) occorrono nuove e più efficienti sistemi sanzionatori contro la Russia e una decisione rapida sull’utilizzo dei beni confiscati agli oligarchi,
    4) bisogna fornire ora gli aiuti militari promessi intervenendo sulle fabbriche di armi e sull’importazione da paesi terzi disponibili alla vendita di quanto necessario all’Ucraina per potere difendersi e contrattaccare,
    5) la Russia va immediatamente sospesa da ogni partecipazione a consessi internazionali e vanno congelati i suoi attuali incarichi,

    6) deve essere  fatta luce sui bambini ucraini rapiti e deportati e vanno portati avanti celermente i procedimenti per crimini di guerra,
    7) le Nazioni Unite devono mettere in mora Guterres per il colpevole silenzio e comportamento che fin dall’inizio ha tenuto. La sua faziosità è risultata ancora più evidente con la mancata condanna degli eccidi di Hamas del 7 ottobre, l’uomo non ha la capacità e la limpidezza necessarie ad un ruolo così delicato in un organismo che andrebbe completamente ristrutturato alla luce di quanto è avvenuto nel mondo in questi ultimi anni.

  • Londra manda una cannoniera per prevenire l’Anschluss della Guyana da parte di Maduro

    Il Regno Unito si sta preparando a inviare una nave da guerra in Guyana per dimostrare sostegno diplomatico e militare verso l’ex colonia britannica a fronte delle rivendicazioni del Venezuela sul Territorio Essequibo, vasta regione guyanese ricca di risorse naturali. Lo ha confermato il ministero della Difesa all’emittente “Bbc”, precisando che la nave, la Hms Trent, prenderà parte a esercitazioni militari congiunte da svolgersi dopo Natale. L’imbarcazione si trova già nei Caraibi ed è attualmente impegnata in attività di pattugliamento contro i traffici di droga. Dispone di un equipaggio di 65 membri, ha una velocità massima di crociera di 24 nodi ed è armata con cannoncini calibro 30 millimetri. Può dispiegare anche droni ed elicotteri Merlin.

    L’invio della nave segue la visita a Georgetown del sottosegretario agli Esteri per le Americhe David Rutley, lo scorso 18 dicembre, il primo rappresentante di un governo del G7 a recarsi in Guyana dopo il referendum sull’annessione del Territorio Essequibo organizzato dal Venezuela lo scorso 3 dicembre. Rutley ha confermato “l’inequivocabile appoggio” di Londra alla Guyana e ha accolto con favore la promessa di Caracas di non ricorrere alla forza per annettere il territorio conteso. “La disputa – ha aggiunto – è risolta da 120 anni. I confini sovrani vanno rispettati ovunque”. Sempre la scorsa settimana il segretario agli Esteri, David Cameron, ha chiarito che il Regno Unito “continuerà a lavorare con i partner nella regione per assicurare l’integrità territoriale della Guyana e per evitare un’escalation”.

    La visita di Rutley e le parole di Cameron sono state fortemente criticate dai vertici venezuelani. Il presidente Nicolas Maduro ha invitato il Regno Unito a tenere “le sue sporche mani già dall’America latina”. Il ministro degli Esteri Yivan Gil ha accusato Londra di destabilizzare la regione. “L’ex impero invasore e schiavista – ha scritto su X – dopo aver occupato illegalmente il territorio della Guyana Esseqiba e aver agito in maniera subdola contro gli interessi del Venezuela, insiste nell’intervenire in una controversia territoriale che esso stesso ha generato”.

    Forte del mandato “sacro” ricevuto dal referendum consultivo di domenica 3 dicembre – con cui il governo ha visto riconosciute ad ampia maggioranza le rivendicazioni storiche sulla regione -, Maduro ha presentato un piano per rendere il “Territorio” un nuovo Stato del Venezuela, dando anche ordine di stampare e diffondere una nuova mappa geografica aggiornata. La zona, una ampia fascia di terra tra il fiume Esequibo e l’attuale confine orientale del Venezuela, è oggetto di una contesa iniziata oltre cento anni fa. Georgetown difende un confine territoriale stabilito nel 1899 da un tribunale arbitrale a Parigi, quando la Guyana era ancora una colonia britannica. Caracas rivendica l’Accordo di Ginevra, firmato nel 1966 con il Regno Unito prima dell’indipendenza della Guyana, che pose le basi per una soluzione negoziata e annullò il trattato del 1899. Il Venezuela ritiene che il confine naturale tra i due Paesi sia il fiume Esequibo, oggi margine orientale del Territorio. Nonostante la contrarietà del Venezuela, che in un primo tempo ammetteva la sola possibilità di un arbitrato bilaterale, il caso è dal 2018 nelle mani della Corte internazionale di giustizia (Cig). Respingendo una serie di obiezioni di Caracas, il tribunale Onu ha confermato di avere i titoli per decidere sulla contesa, avviando ora l’esame del merito.

  • Incursioni di pirateria nel Mar Rosso contro le navi commerciali. Blocco di Suez e circumnavigazione dell’Africa: grave attacco all’economia europea

    Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Salvatore Grillo della Segreteria di Unità Siciliana

    “Persiste un sostanziale silenzio in Italia, una assenza di dibattito politico su una vicenda che determinerà, se non si interverrà urgentemente, un forte aumento dei costi sui beni importati ed esportati colpendo seriamente interessi strategici del nostro Paese e dell’intera Europa. Mi riferisco agli attacchi che le milizie ribelli yemenite Houth, sorrette dall’Iran, stanno lanciando contro le navi commerciali che transitano nel mar Rosso. A seguito di questa azione piratesca, che sconvolge i diritti internazionali di navigazione negli stretti, le maggiori compagnie e i consorzi di navigazione, a cominciare da   Maersk, Cma Cqm,Hapag-Lloyd e MSC Mediterranean Shipping Co,  hanno annunciato che devieranno il tragitto delle loro navi evitando lo stretto di Suez e tornando a circumnavigare l’Africa dal Capo di Buona Speranza. Questa scelta causerà l’aumento di almeno da 5 a 9 gg di navigazione e la conseguente lievitazione dei costi di una quantità enorme di materie prime e semi lavorati che riforniscono la struttura manifatturiera europea. Questa vicenda riguarda il 20% della ricchezza mondiale che normalmente transita nel Mediterraneo, fatto che ha determinato un colossale investimento per il raddoppio di Suez e su cui si basano le speranze di sviluppo di molti territori, a partire dal Mezzogiorno italiano. Nonostante gli enormi interessi in ballo registro un silenzio assordante da parte della politica italiana, Governo ed opposizione, ed aggiungerei anche scarsa reazione delle categorie interessate, non solamente quella della rappresentanza industriale, ma di tutti i settori coinvolti, a partire dalla logistica per giungere all’intera rappresentanza sindacale. I fatti sono legati ad una azione violenta di solidarietà ad Hamas dei guerriglieri sciiti che hanno dichiarato che attaccheranno le navi di tutti i paesi che riconoscono Israele, una azione certamente scatenata dal regime iraniano che arma e finanzia queste milizie, un regime la cui esistenza da anni si appalesa come insopportabile innanzitutto per l’oppressione violenta di ogni libertà reclamata dai giovani e dalle donne di quel paese, un regime nei confronti del quale rimane inspiegabile la mancata partecipazione dell’Europa Comunitaria al suo isolamento assoluto sul piano delle relazioni economiche. Sull’argomento amerei vedere muovere il nostro Parlamento, sentire il pensiero del Governo e magari potere constatare una protesta e una mobilitazione sociale”.

                                    

  • Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli: il documentario italiano ‘Stai fermo lì’ riceve il Premio per la Pace dell’Ambasciata svizzera in Italia

    “Quello che mi rattrista maggiormente sono i ricordi delle persone trattenute in carcere, picchiate e torturate, anche per motivi futili come indossare i jeans o ascoltare la musica occidentale… i ricordi delle madri che aspettano i figli e disperate non sanno dove sono finiti. Una situazione che ancora oggi va avanti… E pensare invece che noi dovremmo essere fratelli, dovremmo condividere la felicità e tutti insieme proteggere la terra!”. Sono parole pronunciate da Babak Monazzami, giovane persiano, nel documentario Stai fermo lì che racconta una parte della sua vita. Il documentario ha ricevuto il Premio sulla Pace dell’Ambasciata Svizzera in Italia in occasione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, giunto alla XV edizione, svoltosi nel capoluogo campano dal 15 al 25 novembre e intitolato, quest’anno, Diritti minori – I bambini alla guerra.

    A raccogliere e filmare i pensieri e i racconti di Babak è la giornalista Clementina Speranza, alla sua prima esperienza in veste di regista, che ha intitolato il documentario Stai fermo lì, come la canzone di Giusy Ferreri per cui Monazzami ha interpretato, durante il suo periodo milanese, un video musicale e che un po’ il leitmotiv della sua vita: da una parte scappa e dall’altra è costretto a rimanere fermo.

    Artista poliedrico Babak dipinge tele dai molteplici soggetti che compaiono anche nel documentario e una sua opera dedicata ai diritti umani, La sposa bambina, era presente anche in sala in occasione della proiezione alla quale ha partecipato con l’autrice del documentario. “Non è stato facile effettuare le riprese, l’emozione ha interrotto numerose volte il girato. Il ripercorrere i ricordi cruenti e tragici, o sentimentali, sui propri cari, impediva a Babak di proseguire”, afferma Clementina Speranza.  E aggiunge: “Obiettivo non è solo quello di risvegliare la coscienza del pubblico, ma anche di ricordare quale sia il prezzo che il silenzio può esigere. È un invito a non chiudere gli occhi verso chi è dovuto scappare dalla propria terra anche se mai l’avrebbe voluto”.

    Da tre anni l’Ambasciata di Svizzera collabora con il Festival dei Diritti umani istituendo il ‘Premio per la Pace’, valore che caratterizza fortemente il documentario Stai fermo lì, come sottolineato da Raffaella D’Errico, Console Onoraria di Svizzera in Campania: “Assegnando questo premio, l’Ambasciata di Svizzera intende mettere in evidenza come il rispetto dei diritti umani sia il presupposto necessario per ottenere una pace durevole. La difesa dei diritti umani deve andare al di là dei casi più noti ed eclatanti; ogni destino individuale vale la nostra attenzione”.

    Con quasi 50 conflitti, di cui due alle porte dell’Europa, e nel 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo il documentario Stai fermo lì racconta una storia tipica del nostro tempo. “E’ il frutto di una serie di guerre che l’Occidente ha dichiarato ai paesi Orientali lasciando poi irrisolti i problemi e creando nuovi e ulteriori problemi, non ai governi ma alle popolazioni indifese, e a chi fugge e viene perseguitato in tutto il mondo” – spiega Maurizio Del Bufalo, direttore artistico del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli. Proprio come nel caso di Babak, “un agente di pace, un mediatore culturale che viene perseguitato anche in Europa. Stiamo pagando le colpe di una cattiva gestione della pace mondiale. Questo premio per la pace – conclude Del Bufalo – vuole essere un premio a chi, nonostante le condizioni in cui il suo Paese si trovi, riesce a lavorare per la pace di tutti anche a costo di pagare per le conseguenze del suo coraggio”.

    In sala erano presenti Julie Meylan, Prima Segretaria dell’Ambasciata della Svizzera in Italia, Mariano Bruno, Console Onorario del Principato di Monaco, Segretario Generale del Corpo Consolare di Napoli; Francesca Giglio console Onoraria delle Filippine; Stefano Ducceschi, Console Onorario della Germania; Gianluca Eminente, console onorario dell’Islanda; Valentina Mazza, console onoraria del Kazakhstan; Maria Luisa Cusati, Console Onoraria del Portogallo; Jacopo Fronzoni Console Onorario della Slovenia.

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