guerra

  • Helsinki ha avviato la costruzione del muro con la Russia

    La data del 24 febbraio 2022 è uno spartiacque da cui non si tornerà indietro facilmente. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ripete spesso i concetti ma al summit delle nazioni nordiche – organizzato quest’anno a Helsinki – ha voluto essere di una chiarezza cristallina: «Nemmeno la fine della guerra in Ucraina – ha avvertito – prevede un ritorno alla normalità nelle relazioni con la Russia». Perché lo scenario della sicurezza europea è «radicalmente mutato». La premier Sanna Marin, da padrone di casa, annuisce convinta. E non a caso la Finlandia ha appena dato il via ai lavori di costruzione del ‘muro’ lungo i confini con la Russia.

    La frontiera russo-finlandese, infatti, si estende per 1.300 chilometri ed è destinata a diventare uno dei punti caldi della nuova guerra fredda ora che Helsinki ha deciso di entrare nella Nato. Certo, blindarla tutta è impossibile. Ma il governo a novembre aveva presentato un piano per mettere in sicurezza i confini con una recinzione di circa 200 chilometri. Adesso si parte, con la rimozione degli alberi su entrambi i lati del valico di frontiera di Imatra e un primo troncone di tre chilometri di recinto per testarne la resistenza alle gelate invernali (o un eventuale massiccio afflusso di persone da est). Questa prima parte di muro di prova dovrebbe essere pronta a giugno. I cantieri poi continueranno e tra il 2023 e il 2025 saranno istallati ulteriori 70 chilometri di recinzione, principalmente nel sud-est del paese nordico – il progetto prevede reti di oltre tre metri con filo spinato, telecamere per la visione notturna, luci e altoparlanti.

    «Abbiamo dovuto prendere decisioni difficili, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia era chiaro che lo status quo per Finlandia e Svezia non era più sostenibile», ha sottolineato Marin augurandosi che il processo di ratifica d’ingresso nella Nato del suo Paese da parte di Ungheria e Turchia si concluda «il prima possibile». Stoltenberg, interpellato più volte dai giornalisti sul punto, ha detto che «sono stati fatti dei progressi» e che ora è arrivato il momento di chiudere la partita, dato che Finlandia e Svezia «hanno rispettato» le clausole del memorandum firmato con la Turchia. L’obiettivo è quello di concludere le procedure in tempo per il summit di Vilnius dei leader dell’Alleanza, in calendario a luglio. Così facendo, il quadrante nord sarà definitivamente in sicurezza. «La Nato è l’unico confine che la Russia non osa varcare», ha tagliato corto Marin.

    Nel mentre, concordano i Paesi nordici, bisogna fare il possibile per aiutare Kiev a resistere all’assalto russo. “Quando la guerra finirà, dobbiamo essere sicuri che la storia non si ripeta e che Putin non possa invadere l’Ucraina un’altra volta», ha notato Stoltenberg parlando della necessità di rafforzare le capacità di autodifesa di Kiev. «Gli alleati – ha chiarito – hanno stabilito che il futuro dell’Ucraina è nella Nato ma si tratta di una prospettiva di lungo termine». Ecco perché, in generale, non si può tornare indietro e serve «spendere di più in difesa», anche a costo di altre voci importanti come «salute e istruzione». «Non c’è nulla di più cruciale della nostra sicurezza».

  • I delitti non resteranno impuniti

    Tutti coloro che credono nei valori e nei diritti universali oggi si sentono particolarmente vicini alla Corte dell’Aja dopo la condanno di Putin, e aspettano l’ulteriore passo: l’elenco e la condanna di coloro che hanno eseguito gli ordini di Putin. Costoro devono sapere che i loro delitti non resteranno impuniti, che non potranno più uscire da confini della Russia, che quando un giorno, nella Federazione Russa, ci sarà un governo di persone civili saranno condannati anche nel loro Paese.

    Ogni russo che ha deportato un bambino, ogni russo che, in un modo o nell’altro, è stato connivente di questo spaventoso delitto dovrà pagarne le conseguenze e da oggi ogni russo, sapendo che nulla sarà perdonato, dovrebbe cominciare ad opporsi, a dare il suo contributo per denunciare, per tentare di riportare a casa, in Ucraina,i bambini rapiti.

    La condanna di Putin apre anche una nuova speranza per i tanti cittadini russi che vorrebbero vivere in un paese libero.

  • Il 91% dei cittadini dell’Ue schierato a favore dell’Ucraina

    Gli europei mostrano un forte sostegno per l’Ucraina e le iniziative prese per aiutarla dopo l’invasione russa. Sono inoltre favorevoli alle energie rinnovabili e alla riduzione della dipendenza dalla Russia. Malgrado i timori legati all’inflazione, il sostegno all’euro rimane elevato. Secondo l’ultimo sondaggio Eurobarometro standard, pubblicato a ridosso del primo anniversario dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia, i cittadini europei continuano a mostrarsi fortemente solidali con l’Ucraina e favorevoli alle iniziative prese per sostenere quel paese e il suo popolo. Ampio è anche il consenso per quanto riguarda l’accelerazione della transizione energetica, in particolare per gli investimenti nelle energie rinnovabili e i provvedimenti per ridurre la dipendenza dell’Ue dalle fonti energetiche russe. Sebbene l’inflazione continui a destare preoccupazione, inoltre, il sostegno all’euro rimane molto elevato.

    I cittadini dell’UE continuano a dimostrare la loro ferma solidarietà con l’Ucraina. Il 91% degli intervistati si è dichiarato d’accordo con la fornitura di sostegno umanitario e l’88 % si è detto a favore dell’accoglienza nell’UE delle persone in fuga dalla guerra. L’erogazione di aiuti finanziari all’Ucraina è approvata dal 77% degli intervistati, mentre l’imposizione di sanzioni economiche al governo, a imprese e a singoli cittadini russi vede d’accordo il 74% degli intervistati. I cittadini europei continuano inoltre a essere largamente favorevoli al divieto di trasmissione dei media statali russi (67%) e al finanziamento da parte dell’UE dell’acquisto e della fornitura di attrezzature militari destinate all’Ucraina (65%). Nel complesso, la maggioranza dei cittadini europei (56%) rimane soddisfatta della risposta dell’Unione europea all’invasione russa dell’Ucraina. Il 77% degli intervistati europei è a favore di una politica di difesa e sicurezza comune tra gli Stati membri dell’Ue (stessa percentuale dell’estate scorsa), mentre il 16% è contrario. Inoltre, l’80% ritiene che l’acquisto di attrezzature militari da parte degli Stati membri dovrebbe essere coordinato meglio e il 69% che l’UE debba rafforzare la sua capacità di produrre attrezzature militari.

    La grande maggioranza dei cittadini dell’Ue (84%) concorda poi sul fatto che l’Ue dovrebbe ridurre quanto prima la sua dipendenza dalle fonti energetiche russe. È inoltre ampio il consenso sul concetto che l’Ue dovrebbe sostenere la transizione verde investendo massicciamente nelle energie rinnovabili (86%). L’85% degli europei è convinto che l’aumento dell’efficienza energetica degli edifici, dei trasporti e delle merci ci renderà meno dipendenti dai produttori di energia situati al di fuori dell’Ue. L’82% concorda sul fatto che gli Stati membri dell’UE dovrebbero acquistare congiuntamente energia da altri paesi per ottenere un prezzo migliore. Inoltre, l’81% afferma di aver adottato misure per ridurre il proprio consumo di energia.

    I cittadini dell’Ue ritengono che l’aumento dei prezzi/dell’inflazione/del costo della vita sia uno dei due problemi più importanti che l’UE si trova ad affrontare al momento (32%, -2 punti percentuali), seguito dalla situazione internazionale (28%, stabile) e dall’approvvigionamento energetico (26%, -2 punti percentuali).

    La percezione della situazione dell’economia europea è rimasta invariata dall’estate scorsa: il 40% la considera “buona”, il 51% “negativa”. Anche la percezione della situazione dell’economia nazionale è rimasta relativamente stabile rispetto all’estate del 2022, con il 35% di giudizi positivi e il 63% di giudizi negativi. In tale contesto, il sostegno all’euro rimane a un livello molto elevato nell’UE nel suo complesso (71%, il secondo livello più alto mai registrato) e soprattutto nella zona euro (79%). Inoltre, più della metà degli intervistati (54%) ritiene che il piano di ripresa NextGenerationEU possa dare una risposta efficace alle attuali sfide economiche. Il 63% ritiene anche che per stimolare gli investimenti del settore privato dovrebbero essere utilizzati fondi pubblici a livello di Ue.

    Il 47% degli europei tende a fidarsi dell’Ue e il 32% dei governi nazionali. Il 45% degli europei ha un’immagine positiva dell’Ue, il 36% un’immagine neutra e il 18% un’immagine negativa. Infine, il 62% afferma di essere ottimista sul futuro dell’Ue (-3 punti percentuali rispetto all’estate scorsa, percentuale comunque analoga a quella registrata nel febbraio del 2022, prima dell’aggressione russa all’Ucraina).

  • 24 febbraio

    Sappiamo che gli ucraini sfollati, rifugiati fuori dall’Ucraina in cerca di scampo dalle bombe e dalla distruzione sono, al momento, 8 milioni.
    Non sappiamo quanti sono i morti,
    quanti sono i feriti, quanti bambini sono stati sottratti alle loro famiglie e portati in Russia, quanti bambini sono rimasti orfani, quante donne, persone hanno subito violenze e torture.
    Non sappiamo quante case, edifici civili e pubblici, ospedali, scuole, sono stati distrutti, quante abitazioni rase al suolo completamente o comunque sono inagibili.
    Quante persone, che  hanno perso completamente tutto, soffrono il freddo e la fame, hanno dovuto rinunciare alle cure mediche.

    Quante migliaia di ettari di terreno coltivato è stato reso, per anni improduttivo, per le bombe, i missili, le mine antiuomo, i residuati bellici contaminati e contaminanti.

    Non sappiamo quante persone, quanti vecchi, quanti bambini saranno un domani in grado di dimenticare gli orrori e le paure che hanno vissuto.
    Non sappiamo quanti oggetti preziosi o di uso comune sono stati rubati dai soldati di Mosca né quanti russi siano stati mandati scientemente  al macello per soddisfare le follie megalomani di un despota supportato da un miscredente ammantato da paludamenti religiosi e coadiuvato o da macellai o da pavidi.
    Non sappiamo quanto sangue e quanto dolore ingiusto il popolo ucraino dovrà ancora sopportare.

    Sappiamo, sappiamo con certezza inoppugnabile, che tutto questo sangue, tutto questa distruzione si devono solo ad un uomo, Putin, che  per coronare la sua smania di  onnipotenza, per passare alla storia, non ha nessun freno: la sua amoralità lo protegge da ogni sentimento umano.
    Sappiamo con certezza che i suoi sodali Kirill ed Evgeny Prigozhin sono le facce della stessa medaglia: potere e denaro
    Sappiamo con certezza che la  pace per essere tale deve essere giusta, che le regole del diritto internazionale non possono essere calpestate, che un popolo che vive in uno stato libero e sovrano ha diritto di difendersi e di chiedere aiuto.

    Sappiamo che troppi di coloro che chiedono pace vorrebbero che gli aiuti militari all’Ucraina cessassero con la immediata, ovvia  conseguenza di consentire a Putin di invadere completamente il Paese e di continuare a sterminare, deportare, distruggere.

    Sappiamo che troppi di coloro che parlano di iniziative diplomatiche non sono in grado di proporre un progetto realistico perché non c’è pace reale se non riaffermando il diritto internazionale, il diritto alla libertà ed integrità di uno stato sovrano e non c’è un interlocutore in Russia per parlare di questo.

    Sappiamo che siamo stati e saremo a fianco di questo popolo aggredito, a fianco dell’Ucraina fino a che la sua libertà ed indipendenza, la sua sicurezza saranno riconfermate ovunque.

    Sappiamo che ogni totalitarismo, ogni autocrazia  sono un pericolo per tutti, ovunque nel mondo, e che la tragedia dell’Ucraina deve farci riflettere anche sui nostri rapporti commerciali perchè tutto quanto rende più forti i prevaricatori, i violenti, prima o poi si ritorcerà anche contro di noi.

  • Ricostruire l’Ucraina: principi, politiche e ruolo dell’UE

    Il CEPR e la Solvay Brussels School of Economics & Management presso l’ULB, in collaborazione con il Global Economic Challenges Network presso la Georgetown University, giovedì 2 marzo 2023 alle 16,30 a Bruxelles (Palazzo della Resistenza) e on line presentano e discutono Ricostruire l’Ucraina: principi e politiche di Yuriy Gorodnichenko, Beatrice Weder di Mauro. Gli autori Tymofiy Milovanov, Veronika Movchan e Alex Pivovarsky che saranno presenti alla tavola rotonda.

    Il libro offre un’analisi completa di ciò che l’Ucraina dovrebbe diventare dopo la guerra e di quali strumenti politici può utilizzare per raggiungere questi obiettivi. Fornisce prospettive di eminenti studiosi e professionisti. Mentre ogni capitolo del libro copre un settore specifico, c’è una naturale continuità tra i capitoli perché la ricostruzione dell’Ucraina dovrebbe comportare una trasformazione globale del paese. Il filo conduttore di questo libro è chiaro: la ricostruzione non riguarda la ricostruzione dell’Ucraina allo stato prebellico; si tratta di una profonda modernizzazione del paese nel suo cammino verso l’adesione all’Unione Europea. Tutti gli elementi critici dell’economia e della società dovranno fare un balzo in avanti e sottoporsi a riforme per aiutare l’Ucraina a sfuggire alla sua eredità post-sovietica e diventare una democrazia a tutti gli effetti con un’economia moderna, istituzioni forti e un potente settore della difesa. La responsabilità della ricostruzione da parte dell’Ucraina sarà la chiave del suo successo.

  • Dalla Commissione Ue 120 milioni di alle imprese dell’Emilia-Romagna in sofferenza per la guerra di Putin all’Ucraina

    La Commissione europea ha approvato un regime italiano da 120 milioni di euro a sostegno delle imprese attive nella regione Emilia-Romagna nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina. Il regime è stato approvato nell’ambito del quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di Stato, adottato dalla Commissione il 23 marzo 2022 e modificato il 20 luglio 2022 e il 28 ottobre 2022.

    La misura sarà accessibile alle imprese di tutte le dimensioni attive in tutti i settori, con una serie di eccezioni quali la produzione agricola primaria. Nell’ambito del regime, l’aiuto consisterà in aiuti di importo limitato in una delle seguenti forme: i) sovvenzioni dirette; ii) contributi in conto interessi; e iii) prestiti. L’obiettivo del regime è affrontare le carenze di liquidità delle imprese attive nella regione Emilia-Romagna, colpite dalla guerra della Russia contro l’Ucraina e dal conseguente aumento dei costi di energia elettrica, combustibili, gas e materie prime.

    La Commissione ha constatato che il regime italiano è in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo di crisi. In particolare, l’aiuto i) non supererà 300 000 € per beneficiario attivo nei settori della pesca e dell’acquacoltura e 2 milioni di euro per beneficiario attivo in tutti gli altri settori; e ii) sarà concesso entro il 31 dicembre 2023.

    La Commissione ha concluso che il regime italiano è necessario, adeguato e proporzionato per porre rimedio al grave turbamento dell’economia di uno Stato membro, in linea con l’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del Tfue e con le condizioni del quadro temporaneo di crisi. Su queste basi la Commissione ha approvato la misura in conformità delle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato.

  • Cosa c’è in Donbass e cosa c’è dopo

    Il Donbass è una delle più importanti aree industriali e minerarie ucraine con circa 23.000 km quadrati a sud del Donets, con i suoi giacimenti di carbone si estendono fino al Dnepr.

    Dal 2014, dopo il conflitto separatista organizzato dalla Russia, la produzione industriale si è più che dimezzata, è aumentato l’inquinamento, strade e ferrovie sono state in parte distrutte.

    Il progetto di Putin di occupare parte dei territori ucraini nasce da lontano e l’invasione dell’Ucraina del 2022 è la logica, per lui, conseguenza di quel progetto, progetto che non ha nulla a che vedere con motivi religiosi o culturali o con il proposito di dare al Donbass protezione e libertà contro Kiev.

    Il progetto è strettamente economico e di potere, il potere di Putin e di Mosca che vogliono tornare il più possibile ai confini dell’Unione sovietica, economico in quanto impadronirsi delle vaste miniere di carbone, senza sottovalutare gli altri essenziali giacimenti, garantisce alla Russia di poter accontentare la Cina rispettando l’accordo per la fornitura, da parte della Russia, di quasi 100 milioni di tonnellate nei prossimi anni. Inoltre la Russia deve anche rispettare l’accordo con l’India, per la fornitura di 40 milioni di tonnellate di carbone all’anno.

    Non entriamo qui nel merito del problema inquinamento ma occorrerà meditare sui giusti sacrifici chiesti all’Occidente e sul consumo di carbone che Cina ed India non intendono diminuire e sul fatto che ci sono anche guerre, in apparenza meno sanguinose, che si combattono anche sul piano ambientale.
    Il Donbass, inoltre, ha molte ricchezze, giacimenti di gas, ferro, uranio (necessario per i reattori nucleari), titanio (serve dalla costruzione di missili a quella di navi spaziali), manganese (necessario per produrre varie leghe e acciaio), mercurio (componente per sistemi spaziali, missilistici e per spolette per munizioni.

    In sintesi il Donbass è un grande affare per lo zar, un affare per il quale ha violato ogni noma internazionale, mandato a morte certa decine di migliaia di cittadini russi, distrutto e raso al suolo città e villaggi ucraini mietendo vittime e lasciando commettere stragi ed atrocità si suoi soldati e mercenari.

    Alcuni analisti si sono chiesti per quale motivo lo zar non sia ancora riuscito nel suo disegno conquistatore.

    Certamente nessuno al Cremlino, e neppure in occidente, si aspettava lo straordinario coraggio degli ucraini, soldati e civili, una resistenza che dimostra un amore per la libertà e per la propria terra che dovrebbe essere di insegnamento a molti.

    Contando su informazioni sbagliate e sulla propria smodata presunzione di ritenere gli altri deboli ed inferiori, Putin ha scatenato una guerra di conquista per la quale di fatto non era preparato, non era preparato alla resistenza ucraina ed alla solidarietà ed agli aiuti che gran parte delle democrazie hanno fornito a Kiev.

    Così lo zar ha cambiato strategia, non potendo prendere in breve tempo l’Ucraina ha unito tentativi di conquista di precisi territori alla specifica distruzione di acquedotti, centrali elettriche per rendere sempre più difficile la vita dei civili privati in inverno di luce, acqua, riscaldamento, e poi di abitazioni, ospedali, scuole per spargere ovunque la paura.

    Nel frattempo continua a minacciare il mondo agitando la possibilità di una terza guerra mondiale, addirittura di una guerra nucleare che colpirebbe tutti, con lo scopo di cercare di indurre l’Occidente a non fornire più all’Ucraina i mezzi effettivamente necessari a difendersi. Putin sta saggiando il terreno, fino a dove le democrazie saranno in grado di proseguire nella concreta solidarietà a Kiev?

    Se l’Occidente desiste l’Ucraina soccombe, Putin ha vinto e diventa il padrone di un’area immensa che presto potrebbe aumentare con l’annessione di altri paesi. La sua vittoria segnerebbe l’inesorabile declino, almeno per alcuni decenni, della democrazia, un sistema politico che con i suoi difetti continua ad essere l’unico che garantisce libertà ed opportunità per tutti.

    Se l’Occidente continua, giustamente, a difendere la sovranità di un paese violentemente attaccato presto, casuale o voluto, potrebbe esserci l’incidente necessario a Putin per ampliare i suoi obiettivi ed il campo di battaglia e per diventare, nell’immaginifico di coloro che hanno bisogno di un capo supremo, l’uomo che da solo si è contrapposto al consesso internazionale.

  • Rispetto degli altri, giustizia, empatia: concetti ancora difficili

    Da quando è iniziata la devastante guerra di Putin contro l’Ucraina il pensiero del Patto Sociale e mio personale è sempre stato espresso in modo chiaro ed inequivocabile.

    Anche oggi che vediamo, ogni giorno di più, proseguire le nefandezze dell’autoproclamatosi zar continuiamo e continueremo ad essere a fianco del coraggioso popolo ucraino. Sappiamo bene che ogni giorno vi è il rischio che il conflitto si allarghi ulteriormente e che l’insano orgoglio di Putin gli impedirà di fermare se stesso e la propria follia.

    Putin non ammetterà mai di avere sbagliato ed i tiepidi mediatori di pace, da Erdogan al presidente cinese, non otterranno altro che quello che già hanno ottenuto: nulla. Perché nulla possono, nel caso di Erdogan, o vogliono ottenere nel caso di Xi Jinping.

    Ciascuno pensa di guadagnare qualcosa, dalla guerra, Iran e Corea del nord in primis.

    Putin ragiona con la forza e meno forza comprende di avere più scatena tutto quanto è ancora in suo possesso, supportato da una frangia di corrotti e sanguinari personaggi che, in un paese civile e libero, sarebbero al 41 bis.

    Il rischio di una terza guerra mondiale esiste e forse è il prezzo che tutti dobbiamo pagare rispetto ai silenzi, alle indifferenze, alle incapacità di prendere decisioni e di guardare alle conseguenze di ogni scelta politica, finanziaria, economica e sociale che in questi decenni sono state prese e non prese da chi ha governato i più importanti paesi del mondo.

    Come sanno bene gli analisti politici ci stiamo tutti giocando il futuro, economico, democratico, in sintesi l’assetto di vita in libertà che gran parte del mondo si era sanguinosamente e faticosamente conquistato nei decenni scorsi.

    Non è più solo un problema di territori ucraini da difendere dall’annessione alla Russia ma il concetto stesso di libertà, sovranità, democrazia.

    Lo dimostrano le commesse militari tra Iran e Putìn, il lancio di missili super potenti della Corea del nord, i palloni cinesi che sconfinano nei cieli degli Stati Uniti o del Sud America, le comprensibili paure israeliane, gli interessi americani, le mollezze europee, le titubanze tedesche, ora si ora no, l’uso di internet senza regole, il decadimento di una società mondializzata nei suoi aspetti peggiori, o anche la capacità di farsi corrompere di una certa politica.

    In questi panorami che ci vedono tutti a rischio voglio dedicare un pensiero anche a quei milioni di cittadini russi, e delle repubbliche alleate, che devono, incapaci, impossibilitati ad opporsi, vivere senza libertà e giustizia, trascinati al massacro in una guerra decisa e voluta solo per gli interessi di Putin e dei suoi accoliti a partire da quel nefasto e corrotto personaggio di Kirill.

    E il pensiero corre alle troppe realtà che, in questo mondo, vedono soprusi ed ingiustizie, povertà enormi con ricchezze ingiuste, carestie e siccità, missili e bombe a grappolo, persone che perdono tutto sotto un missile, altre il cui tutto è una capanna di fango.

    Perché il rispetto degli altri, la giustizia, l’empatia rimangono concetti così difficili?

  • A 75 anni dall’approvazione della Carta Universale dei Diritti manca la carta universale dei doveri

    75 anni sono trascorsi dall’approvazione della Carta Universale dei Diritti e indubbiamente molti progressi sono stati realizzati.

    Purtroppo alcuni paesi, pur firmatari della Carta, sono ben lontani dal rispettarla ed anche nelle aree più sviluppate, e dove vi è un sistema democratico, rimangono violazioni ed ingiustizie specie per quanto riguarda la situazione femminile e dei bambini.

    La recente guerra che l’Ucraina sta subendo dalla Russia ripropone in modo drammatico come troppi diritti siano violati in tempo di guerra quando si colpiscono obiettivi civili o si infierisce sulla popolazione con torture e violenze sessuali.

    Le guerre portano ad efferatezze che si ripercuotono proprio sui più deboli ed è quanto è avvenuto e avviene in Iran, in Siria, in Libia, in Nigeria, in Somalia solo per citare alcuni stati dove i conflitti interni od esterni di susseguono.

    La situazione di troppi lavoratori, non solo nei paesi più poveri, vede una costante violazione di diritti fondamentali, diritti lesi in maniera macroscopica quando è vietata la libera scelta delle donne o quando milioni di persone rischiano la morte per carestia e siccità.

    I ritardi, le volute inadempienze potrebbero essere in gran parte risolti se la comunità internazionale o almeno, per cominciare, l’Unione Europea comprendesse l’urgenza, che da circa vent’anni anni sosteniamo, di una carta universale dei doveri.

    I diritti per essere attuati hanno necessità che ci siano corrispondenti doveri da rispettare, doveri dei singoli verso le istituzioni, verso i propri simili, e doveri delle istituzioni verso la collettività ed i singoli.

    Negare la necessità di colmare le gravi carenza nell’applicazione della Carta dei Diritti, dovute alla mancanza di una carta universale dei doveri, da parte di tanti governi e di tanta politica è colpevolmente miope ed è il sistema per potere non assumersi responsabilità per il mancata, o parziale, rispetto dei diritti.

    Se infatti molti governi, che hanno firmato la carta dei diritti, non la applicano è perché comunque, nel contesto nazionale ed internazionale non si sentono obbligati ad alcun dovere.

    Siamo ovviamente consapevoli che non sarà la semplice firma sotto una carta universale dei doveri ad obbligare tutti al rispetto degli stessi ma sarebbe, come è già stato per i diritti, un inizio, un passo avanti del quale tutti abbiamo bisogno

    In questo settantacinquesimo anniversario rilanciamo un appello alla politica italiana ed europea per cominciare a fare il primo passo per realizzare quello che è il necessario completamento di quanto avvenuto 75 anni fa: alla Carta dei Diritti sia affiancata la carta universale dei doveri.

  • Inutile retorica

    Se gli ucraini colpiscono, difendendosi da una guerra di aggressione, un edificio civile secondo i russi è un crimine contro l’umanità ma se i russi, ormai da quasi un anno, radono al suolo edifici civili, ospedali, scuole, università, centrali elettriche, intere città in tutta l’Ucraina per Putin è normale, è giusto.

    Se gli ucraini ottengono, sempre dopo grandi pressioni e spesso in ritardo, aiuti militari dagli alleati occidentali, per difendersi dai bombardamenti e dai carri armati russi, Mosca minaccia la terza guerra mondiale ma se Mosca, come avviene da mesi, ottiene armi dall’Iran, dalla Corea del Nord, e  anche da altri paesi, questo deve essere considerato lecito e non come la vera escalation che può portare ad una guerra più vasta!

    Può essere accettato, da chiunque abbia un minimo di discernimento e di onestà intellettuale, che gli ucraini, che combattono per difendere la loro vita, la loro terra, la loro cultura siano chiamati dai russi  nazisti, mentre l’arruolamento fatto da Putin di centinaia di migliaia di uomini, con una chiamata coatta, mandandoli al fronte a morire, ed il suo finanziamento, con l’amico Prigožin, alle milizie della Wagner e alle le più crudeli formazioni cecene si deve considerare lecito e normale?

    Si può ragionevolmente pensare che un popolo libero possa accettare, nel terzo millennio, di essere invaso con la forza, soggiogato, annesso ad altro Stato senza opporsi, combattere, chiedere aiuto a chi può fornirlo?

    Si può ragionevolmente pensare che i paesi confinanti con quello aggredito non temano anch’essi per la propria  libertà, per la democrazia conquistata dopo anni di gioco comunista?

    Si può ragionevolmente credere che noi si possa essere immuni da ogni conseguenza nascondendo a noi stessi la verità ed il pericolo, negando le armi necessarie agli ucraini? Pensiamo sia sufficiente mandare, per sgravarci la coscienza, qualche cassa di vestiti usati, qualche camion di cibo in scatola o di giubbotti antiproiettile? Che basti accogliere un po’ di profughi e fare qualche donazione alla Croce Rossa per dire che abbiamo fatto il nostro dovere?

    Pensiamo veramente che Putin ci guardi con benevolenza perché un po’ di suoi gerarchi venivano in vacanza da noi e comperavano ville e tenute e che oggi sia stupito, addolorato perché l’Italia sta dimostrando di essere un paese serio non asservito ai suoi interessi? Pensiamo veramente che basterebbe stare un po’ defilati per essere un domani trattati con riguardo dallo zar per poterci dedicare tranquillamente a riannodare le fila di antichi affari?

    Veramente c’è qualcuno in Italia che non ha capito la portata dello scontro tra il potere mafioso di Putin che minaccia, blandisce, ricatta con la paura e la democrazia, difficile, sofferta, necessaria per garantire libertà ed uguaglianza di diritti e doveri a tutti?

    Certo non bisogna mai abbandonare la speranza della via diplomatica e se la via non c’è bisogna tentare di ricostruirla ma non sulla pelle degli altri, non sulle spoglie della libertà e della giustizia.

    Solo chi ha invaso l’Ucraina può scegliere la pace riportando le sue armi dentro i confini legittimi della Russia, abbandonando le terre strappate con la forza, fino ad allora gli ucraini, dopo tanti morti, feriti, stupri, violenze, distruzioni subiti hanno il diritto  di continuare a difendere la loro nazione e noi abbiamo il dovere di aiutarli in modo concreto ed immediato.

    Le armi per difendersi non servono domani quando le stragi saranno già compiute ma oggi per impedirle.

    Tutto il resto è inutile retorica.

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