Le banche europee, ed italiane, hanno messo a segno una crescita dei risultati in termini di ricavi ed utili in questi mesi grazie, ma non solo, all’aumento dei tassi da parte della Bce ma ora sembrano aver raggiunto il picco visto che stanno adeguando e lo faranno ancor più nel corso dell’anno, il costo della raccolta verso l’alto. Un andamento segnalato anche dal presidente dell’Abi Antonio Patuelli secondo “cui con la ripresa dell’inflazione è più che naturale che la parte eccedentaria dei depositi in conto corrente, utili per pagamenti, sia indirizzata verso vere forme di investimento finanziario o industriale”. Per il banchiere “non sono cresciuti solamente i tassi di interesse delle banche centrali e quelli sui prestiti, ma anche i tassi sulle varie forme di investimento della liquidità. Infatti, le banche commerciali sono inevitabilmente competitive, nelle offerte dei rendimenti per forme di investimento finanziario a medio e lungo termine, con i tassi sui titoli di Stato”.
Per le banche quindi l’ultima parte del 2023 si presenta con una luce meno favorevole. Secondo un’analisi di Bloomberg il picco dei ricavi è giunto al suo massimo e la pressione di clienti, opinione pubblica e politica sta imponendo agli istituti di credito di ritoccare verso l’alto i rendimenti applicati sulla raccolta, restringendo così quella forbice fra tassi attivi e passivi che ha permesso al comparto di trarre beneficio dai numerosi rialzi della Bce, il cui tasso è passato dall’1,2% di inizio 2022 al 3,2%. Le stime dei ricavi complessivi degli istituti di credito europei per il 2023 sono così passate in un anno da 557 miliardi (+16%) e quelle degli utili a 144 miliardi (+31,4%). Gli istituti hanno ritoccato più lentamente i tassi sui nuovi depositi rispetto a quelli sui nuovi mutui ipotecari nei mesi scorsi. In particolare secondo calcoli sui dati Bce i rendimenti sono saliti di 66 punti base, appena il 18% rispetto agli aumenti della Bce. Ma in prospettiva si tratta di un beta che si ridurrà visto che le banche dovranno trattenere i propri clienti ed evitare impatti sulla liquidità oltre che convogliarli verso prodotti di investimento più remunerativi. A questo andranno aggiunti altri fattori di rischio per i bilanci bancari come le pressioni inflazionisti sui costi, l’andamento del mercato immobiliare commerciale, le minusvalenze dei portafogli dei titoli sovrani.