infrastrutture

  • Olimpiadi di Cortina 2026: tra Anas e Regione Veneto

    Dall’ultima assemblea di Confindustria di Belluno, come ampiamente anticipato da chi scrive, emergono evidenti i ritardi relativi alle opere di adeguamento infrastrutturale per le Olimpiadi 2026 che dovrebbero permettere di evitare il passaggio del flusso dei mezzi nei centri di Longarone e da Tai Valle San Vito di Cadore fino a Cortina.

    Tali ritardi vengono imputati dalla dirigenza della Regione Veneto all’Anas alla quale peraltro la stessa regione Veneto non ha esitato a cedere l’intera gestione della rete stradale veneta.

    Ora si chiede da parte della presidenza della Regione, e quindi dal suo Presidente Luca Zaia, la nomina di un commissario. Una classica figura emergenziale attraverso la quale si cerca di recuperare il tempo perduto. In altre parole, il commissario dovrebbe porre rimedio alla indecisione che ha determinato il ritardo rispetto alla scadenza dei giochi olimpici 2026 del quale ci si rende conto solo ora.

    Siamo quindi passati dall’affermare come le risorse finanziarie stanziate per l’intera Olimpiade dal Cio (987 milioni) sarebbero state ampiamente sufficienti ad organizzare e gestire le olimpiadi di Cortina e Milano ad un primo stanziamento di un miliardo al quale ovviamente andranno aggiunte altre risorse finanziarie. In sostanza, stanno emergendo i limiti di un approccio semplicistico e privo di elementari competenze che la regione Veneto ha dimostrato di non possedere.

    Per fortuna, e ribadisco per fortuna, il consiglio comunale di Cortina ha negato la possibilità di costruire un aeroporto a Fiames che avrebbe snaturato l’essenza stessa della Conca ampezzana ma, soprattutto in presenza di una conclamata difficoltà nei collegamenti, sarebbe diventato l’unico asset veloce in una Olimpiade diffusa priva di adeguati collegamenti veloci.

    Non va dimenticato, infatti, come la TAV si fermerà a Brescia anche nell’inverno 2026 rendendo ancora una volta ridicolo l’asse infrastrutturale Venezia-Milano.

    Il Veneto, come espressione regionale, continua a dimostrare un approccio decisamente semplicistico e superficiale alla gestione di eventi di natura mondiale come le Olimpiadi del 2026.

  • Olimpiadi 2026 Cortina e Milano: dal giusto entusiasmo all’imbarazzante sedici a tre

    L’assegnazione dei Giochi Olimpici invernali 2026 rappresenta sicuramente un successo per l’intero Paese. Come l’esperienza di Torino 2006 tuttavia insegna, la vera problematica è relativa alla gestione tanto degli impianti e delle Infrastrutture che assorbiranno il costo maggiore degli investimenti e che si spera diventino un volano a loro volta di sviluppo per il territorio.
    In relazione alla gestione dell’evento e dei suoi fattori vincenti ce ne siamo già occupati in precedenza, nel settembre 2018 https://www.ilpattosociale.it/2018/09/24/olimpiadi-cortina-2026-i-tre-fattori-del-successo/). Ora finalmente vengono resi noti i piani di investimento per rendere le Olimpiadi Invernali di Cortina e Milano un successo planetario. In questo caso emerge evidente dal semplice confronto come esista una distonia ed uno sbilanciamento a favore della Lombardia, di Milano e della Valtellina, rispetto alla Perla delle Dolomiti e del Veneto. Gli investimenti infrastrutturali per le Olimpiadi 2026 a Cortina si riducono essenzialmente alla creazione di un Villaggio Olimpico (1) seguita dalla riqualificazione dello sliding center Monti, che dovrebbe diventare il centro federale del bob italiano (2), ed infine da un adeguamento del sempre bellissimo Stadio del Ghiaccio (3). Curioso poi come vengano inseriti tra gli investimenti programmati la Pedemontana (già ampiamente finanziata dalla regione Veneto) assieme all’adeguamento a della Ss51 Alemagna. Quest’ultima, poi, assolutamente irrealizzabile in quanto in sei anni è impossibile progettare e realizzare le varie tangenziali di Tai/Valle/Peaio/Vodo/Borca/S.Vito di Cadore.
    Risultano molto chiari invece gli investimenti strutturali per Milano, la regione Lombardia e la Valtellina:
    1. prolungamento metropolitana M1 Monza Bettola
    2. prolungamento metropolitana M5 Monza centro
    3. linea ferroviaria Forlanini Rogoredo
    4. Scalo Greco
    5. Scalo Farini
    6. Scalo San Cristoforo
    7. linea metropolitana M4 Linate San Cristoforo
    8. tangenziale di Morbegno
    9. adeguamento della linea ferroviaria Milano Tirano e i nuovi treni (in Valtellina)
    10. tangenziale di Tirano
    11. adeguamento linea ferroviaria Brescia – Verona – Padova (questa con un innegabile vantaggio anche per la regione Veneto)
    12. Livigno villaggio olimpico
    In più nell’area ex Expo di Milano (sembra un puro caso che il Sindaco attuale di Milano fosse anche il presidente):
    13.nuovo ospedale Galeazzi
    14. Campus Statale (Università)
    15. Human Technopole
    Francamente i punti 13/14/15 risultano abbastanza lontani per la loro funzione dalle Olimpiadi Invernali, se non espressione di un desiderio di utilizzare un evento per finanziare obiettivi molto vicini alla città ma estranei all’evento stesso.
    Infine, 16. il Palasharp di Milano, da sempre simbolo del degrado dell’hinterland milanese.
    Questa semplice analisi numerica e qualitativa degli investimenti che verranno posti in atto per allestire le Olimpiadi di Cortina Milano 2026 dimostra come all’interno di una trattativa per individuare i siti delle varie discipline agonistiche alla quale hanno partecipato la Regione Lombardia e la regione Veneto, i sindaci di Milano e di Cortina, la Regione Veneto abbia abdicato a favore di Bormio tutte le discipline alpine maschili (che troveranno invece una splendida realizzazione dei Mondiali di sci a Cortina d’Ampezzo nel 2021) come anche l’allestimento delle gare di fondo ad Asiago.
    La successiva gestione degli investimenti infrastrutturali in buona parte è espressione di queste scelte, cioè delle località che ospiteranno gli eventi agonistici tra Lombardia e Veneto. Emerge quindi una certa incapacità nel far valere le peculiarità, le prerogative e le assolutamente legittime aspirazioni del Veneto e di Cortina a favore della Lombardia. Le Olimpiadi Invernali di Cortina e Milano 2026 si apprestano di conseguenza a diventare un volano di sviluppo soprattutto per Milano e la regione Lombardia le quali con i finanziamenti legati alla rassegna olimpica riusciranno a modernizzare le infrastrutture altrimenti a carico del prelievo fiscale locale, il tutto paradossalmente con il plauso della Regione Veneto.

    P.S. Gli investimenti di cui godranno Anterselva (BZ) e Baselga di Pine’ (TN) risultano importanti per le località ma nel complesso non decisivi.

  • Non vogliamo uno stato invasivo ma neppure evasivo

    Il cordoglio e la rabbia sono di tutti, il dolore insanabile dei parenti e degli amici, l’accertamento delle responsabilità degli organi preposti ma i morti restano morti e le nostre domande inevase come troppe volte in Italia. Se la manutenzione spetta agli enti gestori, privati nel caso di molte autostrade, pubblici per le altre strade ed autostrade, non spetta comunque ad una autorità pubblica regionale o nazionale, la verifica dello stato di ponti, cavalcavia, sottopassi e magari anche del manto stradale causa di tanti incidenti? Negli ultimi anni quante tragedie  e crolli si sarebbero evitati, dalla Sicilia alla Lombardia, e quante verifiche promesse, quanti interventi di risanamento annunciati sono stati effettivamente fatti? Non vogliamo uno Stato invasivo ma neppure evasivo e solo il controllo pubblico, quando si tratta della sicurezza e della vita dei cittadini, è in grado, o dovrebbe essere in grado, di garantire che non vi siano colpevoli irregolarità. E’ possibile immaginare che trasporti eccezionali di sostanze pericolose non viaggino di giorno in mezzo a turisti e lavoratori o che siano preceduti e seguiti da macchine di scorta? E’ possibile pensare che quando vi sono bombe d’acqua preannunciate si possano interdire strade pericolose o fare precedere il transito da una ulteriore verifica? E’ possibile, oltre al controllo delle strutture più a rischio, riprendere il problema delle scuole pericolanti e delle case costruite sui greti di torrenti che ad ogni pioggia si tramutano in fiumi di acqua e fango? E’ possibile impedire d’ora in poi la costruzione di edifici in zone a rischio? O forse è più semplice continuare a contare i morti piangendo lacrime inutili?

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