Intelligenza artificiale

  • Boom sul mercato italiano dell’Intelligenza artificiale

    Il 2022 anno record per l’Intelligenza artificiale in Italia (AI): il mercato ha raggiunto il valore di 500 milioni di euro segnando un +32% sul 2021. Oltre sei grandi imprese su 10 hanno già avviato almeno un progetto con questa tecnologia, mentre il 93% degli italiani la conosce e il 73% ha timori per l’impatto sul lavoro. I dati arrivano da una ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, proprio nei giorni in cui il dibattito sull’AI si è riacceso per la crescente popolarità di ChatGpt un software ‘conversazionale’ che sta catalizzando l’attenzione di big della tecnologia come Microsoft, Google, Apple e la cinese Baidu.

    “Con ChatGpt che ha raggiunto un milione di utenti si è sancita la definitiva affermazione dell’AI Generativa – afferma Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio – Di pari passo è nata l’esigenza delle Istituzioni di tutelare i cittadini dalle possibili implicazioni negative. Sono nate linee guida in tutto il mondo e il Consiglio Europeo ha approvato l’AI Act. Un percorso che avrà come risultato finale un apparato regolatorio comune tra tutti gli stati dell’Unione”.

    Secondo la ricerca, la quota più significativa del mercato dell’Intelligenza artificiale italiano (34%) è legata a soluzioni per analizzare informazioni dai dati e realizzare previsioni, ad esempio, nella pianificazione aziendale e gestione degli investimenti.

    Segue l’area di interpretazione del linguaggio, la cosiddetta Language AI (28%) a cui afferiscono i chatbot – che simulano ed elaborano conversazioni umane – come appunto ChatGpt che elabora in automatico informazioni da documenti, mail, social network, web. Al 19% l’analisi segnala poi l’area degli algoritmi che suggeriscono ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze. Infine, il 10% del mercato va alle iniziative di computer vision, che analizzano il contenuto di un’immagine in contesti come la sorveglianza in luoghi pubblici o il monitoraggio di una linea di produzione, e il 9% alle soluzioni con cui l’AI automatizza alcune attività di un progetto e ne governa le varie fasi.

    A dimostrazione dell’ormai ampia diffusione di questa tecnologia, oggi il 61% delle grandi imprese italiane ha già avviato almeno un progetto di AI, 10 punti percentuali in più rispetto a cinque anni fa. E tra queste, il 42% ne ha più di uno operativo. Tra le Pmi, invece, il 15% ha almeno un progetto avviato (nel 2021 era il 6%). L’esperienza quotidiana degli italiani si concentra invece sugli assistenti virtuali. In particolare, proprio i chatbot – già utilizzati dall’81% – sono ormai diffusi quasi come gli assistenti vocali (83%).

  • Come imparare a non farsi rubare i dati personali da Chat GPT

    Il Garante della Privacy ha imposto il blocco temporaneo di Chat GPT in Italia perché agevolerebbe i truffatori nell’ideazione di frodi sempre più verosimili, come emerge dall’ultimo rapporto di Europol. I dati sono confermati anche dallo studio di Darktrace Research, società di cybersicurezza specializzata in intelligenza artificiale, secondo la quale a gennaio e febbraio 2023, in corrispondenza con l’adozione diffusa di Chat GPT, a livello globale si è registrato un aumento del 135% di nuovi attacchi di social engineering.

    “Uno degli esempi più evidenti di utilizzo errato dell’intelligenza artificiale è quello delle email di phishing: grazie a questa tecnologia, infatti, i testi delle e-mail fraudolente possono diventare impeccabili e professionali grazie alla rimozione automatica di errori ortografici o grammaticali”, afferma Kyle Ferdolage, Online Security Expert e Lead Trust & Safety Analyst della banca online N26, come riporta Wall Street Italia. Kyle fornisce anche delle regole per poter imparare a riconoscere le truffe. Innanzitutto mostrare cautela con i messaggi inattesi: prima di rispondere a un messaggio inatteso o di cliccare su un link, è importante verificarne l’autenticità passando attraverso un punto di accesso noto (ad esempio, un’app o un sito web). Verificare sempre la fonte: controllare attentamente l’indirizzo e-mail del mittente, il nome del dominio del sito web e le informazioni di contatto dell’azienda per assicurarvi che siano legittime. Fare attenzione alle informazioni personali: mai fornire informazioni personali, come password o informazioni sulla carta di credito, tramite e-mail, SMS o telefonate. I soggetti legittimati a farlo, come ad esempio la nostra banca, non utilizzerebbero mai questi strumenti. Informarsi sulle truffe generate dall’intelligenza artificiale: sapere cosa cercare può aiutare a evitare di cadere vittima di una truffa.

  • A Bologna l’Università dell’Onu per studiare clima

    Il dipartimento dell’Università delle Nazioni Unite che attraverso i big data e l’intelligenza artificiale studierà il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, nascerà a Bologna. A fine 2022 il consiglio dell’Università delle Nazioni Unite ha infatti accettato la proposta arrivata da Regione Emilia-Romagna e Ministero degli Esteri per istituire a Bologna il dipartimento Ibahc dell’ateneo internazionale: si tratta del 12esimo aperto nel mondo, il primo nell’area Mediterranea.

    La Regione Emilia-Romagna, come ha annunciato il presidente della Regione Stefano Bonaccini, ha già stanziato 5 milioni nel triennio necessari a garantire l’avvio dell’istituto e mettergli a disposizione una sede che sarà nel tecnopolo di Bologna, dove già ci sono il centro di calcolo con il supercomputer Leonardo (il quarto più potente del mondo) e il Centro meteo dell’Unione Europea. Le tre realtà del tecnopolo agiranno in sinergia, come pure con l’Università di Bologna che sarà un partner tecnico, ma metterà a disposizione anche la sua rete. Bonaccini ne ha già parlato con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, visto che la Farnesina dovrà impegnarsi per altri 40 milioni, per dare continuità al progetto realizzato con il precedente governo.

    Quella che sorgerà a Bologna sarà un’Università vera e propria, con corsi di laurea specifici, docenti e ricercatori che verranno selezionati per approfondire le questioni del cambiamento dell’habitat umano grazie alle tecnologie che si trovano al tecnopolo. Il rettore dell’ateneo delle nazioni unite David M. Malone ha inviato una lettera non solo per approvare, ma anche per elogiare il progetto che si occuperà, appunto, di indagare i cambiamenti climatici attraverso i big data e l’intelligenza artificiale. Il prossimo passaggio formale sarà un accordo bilaterale fra l’Onu e le autorità italiane nel quale si formalizzerà l’accordo e si darà il via operativo alla nascita dell’Ibahc (acronimo dell’istituto che sta per Big Data e Intelligenza artificiale per la gestione del cambiamento dell’habitat umano).

    «A Bologna e in Italia – ha detto Bonaccini – arriveranno ricercatori, esperti e conoscenze davvero uniche, che si aggiungeranno a infrastrutture già oggi di portata internazionale assoluta come il supercomputer Leonardo e il Data Center del Centro Meteo europeo. Un risultato di squadra, raggiunto grazie all’approfondito lavoro svolto con le tante istituzioni coinvolte e con il fondamentale supporto dell’United Nations University, e che conferma ancora una volta l’Emilia-Romagna come centro d’eccellenza a livello internazionale per le attività di ricerca, scienza, intelligenza artificiale e big data. E con la nostra regione il Paese».

  • Microsoft scommette sull’intelligenza artificiale

    Microsoft avanti tutta sull’intelligenza artificiale. Il colosso di Redmond investe ulteriori miliardi di dollari in OpenAI, la società a cui fa capo la popolare ChatGPT, confermando così la centralità della nuova tecnologia nel futuro di Microsoft e nella sua rivalità con Apple, Meta e Google.

    L’annuncio del maxi investimento spalmato su più anni – che secondo indiscrezioni ammonta a 10 miliardi di dollari – segue il taglio di 10.000 posti di lavoro da parte di Redmond e ha preceduto la trimestrale, attesa per il 24 gennaio. E offre a Microsoft l’accesso ad alcuni dei più avanzati sistemi di intelligenza artificiale, alcuni dei quali hanno rilevato al grande pubblico di recente tutta la forza della nuova tecnologia. ChatGPT, ad esempio, da quando è stata introdotta in novembre ha registrato un boom di utenti – diversi milioni solo in pochi giorni – e aperto un acceso dibattito sulle potenzialità e sull’applicazione dell’intelligenza artificiale, costringendo fra l’altro scuole e università a iniziare a ripensare i propri modelli di insegnamento.

    ChatGPT è infatti in grado di creare testi come un essere umano, usando una prosa chiara e definita e la punteggiatura appropriata. “Abbiamo formato questa partnership con OpenAI sull’ambizione condivisa di spingere in modo responsabile la ricerca sull’intelligenza artificiale e democratizzarla”, ha affermato l’amministratore delegato di Microsoft Satya Nadella. Per il colosso di Redmond non si tratta del primo investimento nella società: già nel 2019 e nel 2021 vi aveva infatti puntato, scommettendo su come la tecnologia sarebbe divenuta chiave in tutte le applicazioni.

    L’investimento “ci consentirà di continuare la nostra ricerca indipendente e lo sviluppo” di un’intelligenza artificiale che è “sicura, utile e potente”, ha osservato OpenAI ritenuta uno dei tre maggiori laboratori al mondo per l’intelligenza artificiale e divenuta di recente un nome comune grazie a ChatGPT, alla quale guarda anche Google. Mountain View potrebbe infatti lanciare nei prossimi mesi un sistema concorrente con funzionalità che ChatGPT non ha, quali ad esempio la capacità di citare fonti tramite l’apprendimento per rinforzo.

  • Intelligenza artificiale tra fantascienza e realtà nel nuovo episodio di UÈ! che Podcast con Lucilla Sioli

    Dalle auto che si guidano da sole ai robot che raccolgono la frutta, l’intelligenza artificiale, insieme ad altri rami del digitale, si fa sempre più spazio nella nostra quotidianità. Per questo l’Unione europea sostiene la ricerca scientifica e le politiche che favoriscono lo sviluppo tecnologico nei settori economici e sociali più importanti, in un quadro normativo che ne definisca gli ambiti di applicazione.

    A parlare di questo impegno è Lucilla Sioli, direttrice per l’intelligenza artificiale e l’industria digitale alla Commissione europea, ospite del nuovo episodio di UÈ! che Podcast.

    L’affidabilità delle tecnologie di intelligenza artificiale è una priorità per l’UE che vuole garantire sicurezza ed efficacia anche nelle situazioni più delicate, come le sale operatorie. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ha contribuito anche alla lotta al Covid-19 con l’identificazione di molecole per i vaccini, la disinfezione degli ospedali per mezzo di robot o la lettura rapida di immagini toraciche.

    Per promuovere una maggiore fiducia nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, la Commissione europea ha recentemente posto le basi per una legislazione specifica al riguardo, attraverso il “Libro bianco sull’intelligenza artificiale”. Non solo l’UE si impegna a definire un quadro regolamentare accurato per l’utilizzo di queste tecnologie, ma i progressi ottenuti in questo ambito consentiranno all’Europa di essere più competitiva a livello mondiale.

    Un settore in continua crescita, il data science, che non si limiterà a coinvolgere nuovi studenti di informatica, ma aprirà le porte a numerosi profili professionali che adopereranno sempre più l’intelligenza artificiale nei loro ambiti lavorativi.

    Ascoltando il podcast si scopre come la Commissione promuove l’intelligenza artificiale e sostiene l’innovazione.

  • Nata la rete europea dell’intelligenza artificiale

    L’Europa punta a rafforzare la sua leadership mondiale nel campo dell’intelligenza artificiale con la rete Ellis (European Laboratory for Learning and Intelligent Systems), che nel corso di una cerimonia virtuale ha ufficialmente inaugurato i suoi 30 laboratori d’eccellenza distribuiti in 14 Paesi. Anche l’Italia è in prima fila, con ben tre unità di ricerca: quella composta da Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e Università di Genova, quella del Politecnico di Torino e quella dell’Università di Modena.

    “Oggi celebriamo l’avvio dell’iniziativa Ellis nata due anni fa”, ha detto il 15 settembre Bernhard Scholkopf, co-fondatore della rete e direttore dell’Istituto Max Planck per i sistemi intelligenti a Tubinga, in Germania, che ospiterà una delle 30 unità di ricerca. “Dopo le prime 17 unità annunciate a fine 2019, ne abbiamo aggiunte altre 13 alla rete. Unendo le forze, daranno il loro contributo affinché l’Europa possa competere nel campo dell’intelligenza artificiale, soprattutto con Cina e Stati Uniti. Insieme, le unità creeranno nuove opportunità di collaborazione fra scienziati di tutta Europa, e forti fondamenta per lo sviluppo di un’intelligenza artificiale in linea con i valori delle società aperte europee”.

    La rete ha messo a disposizione un finanziamento comune di circa 300 milioni di euro per un periodo iniziale di cinque anni. Le attività di ricerca spazieranno dall’apprendimento automatico alla visione artificiale, dall’elaborazione del linguaggio alla robotica.

    Capire come funzionano e come possono interagire l’intelligenza artificiale e quella naturale sarà il focus dell’unità di ricerca di Genova, diretta da Massimiliano Pontil, ricercatore responsabile del Machine Learning Lab di Iit e professore all’University College di Londra, insieme al vicedirettore Lorenzo Rosasco, professore ordinario all’Università di Genova (dove coordina il centro di Machine Learning), affiliato Iit e Visiting Professor al Mit di Boston. Le possibili applicazioni interesseranno vari campi scientifici e tecnologici, quali la creazione di sistemi intelligenti per la robotica, lo studio di modelli computazionali per le neuroscienze, metodi automatici di analisi di dati biomedicali, clinici e ospedalieri. Importante sarà anche l’interazione con le realtà produttive, economiche e sanitarie del Paese.

  • La smania di regolare della Ue ne compromette lo sviluppo tecnologico

    La Ue finanzia le ricerche sull’intelligenza artificiale (AI) ma sottoponendola alle più severe normative del mondo. La Commissione europea ha recentemente annunciato piani per aumentare tale finanziamento, rendere disponibili più dati per l’utilizzo nell’intelligenza artificiale e collaborare con gli Stati membri su una strategia per l’impiego dell’AI nell’economia europea. Ma allo stesso tempo, il nuovo regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’Ue impone severe restrizioni agli usi dell’AI che coinvolgono dati personali, e i responsabili politici dell’Ue continuano a cercare ulteriori restrizioni sull’intelligenza artificiale per affrontare le loro paure.

    Così facendo, l’Unione rischia di perdere la possibilità di avere un’influenza globale sul futuro della tecnologia, ma la Commissione di Bruxelles crede invece che una regolamentazione rigorosa genererà la fiducia dei consumatori nell’AI. A questo modo di vedere sfugge che la regolazione può aiutare a costruire la fiducia in una tecnologia quando c’è un problema specifico con una soluzione chiara mentre per l’intelligenza artificiale tutto è ancora ampiamente artificiale, in quanto l’AI è agli inizi, sia dal punto di vista tecnico che da quello economico (i sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di eseguire una gamma ristretta di compiti abbastanza bene, ma gli algoritmi di addestramento per fare qualcosa di particolarmente nuovo sono difficili, costosi e richiedono tempo), e gli usi pratici dell’AI già in essere nell’economia reale sono preziosi e incoraggianti, ma restano marginali rispetto alle attività della maggior parte delle imprese.

    Ciò significa che le implicazioni dell’AI avanzata non sono ancora chiare, quindi non possono essere chiare nemmeno le misure politiche ad affrontare adeguatamente i rischi. In secondo luogo, se l’Ue adotta più regolamenti che aumentano i costi e le difficoltà giuridiche dell’uso dell’AI in una fase così precoce, l’adozione della tecnologia da parte delle imprese in Europa si ridurrà ulteriormente rispetto al resto del mondo. Ciò, a sua volta, limiterà la capacità dell’Europa di innovare nelle applicazioni pratiche dell’AI, ridurrà la competitività europea e diminuirà la rilevanza dell’Europa come decisore globale nel futuro a lungo termine dell’AI.

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