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  • Associazione nazionale “Dalla parte del consumatore” propone un vademecum per il contrasto alle truffe on line

    “Il fenomeno delle truffe on line è in costante e preoccupante aumento!” a rilevare tale dato ed a lanciare l’allarme è  l’Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore”.

    Quest’ultima, infatti, dai dati in proprio possesso, basati su segnalazioni ricevute, vicende seguite per tutelare i diritti dei propri associati e lo studio e la catalogazione di pronunzie dell’Arbitro Bancario Finanziario e dell’Autorità Giudiziaria,  ha potuto costruire un quadro completo del fenomeno.

    Secondo l’Associazione le truffe on line non solo sono in continuo aumento ma stanno registrando una sensibile evoluzione anche per quanto concerne le modalità tecniche  delle stesse, divenendo sempre più sofisticate, insidiose e difficili da individuare per il consumatore che viene, nella maggior parte dei casi, colto alla sprovvista.

    “Dal phishing siamo approdati alla truffa del codice QR, passando attraverso il visching e lo smishing – afferma l’avv. Emilio Graziuso, Presidente dell’Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore” – Anche lo stesso phishing, forma iniziale di truffa on line, si è evoluto con il tempo ed ha assunto la forma della c.d. truffa del pacco ed ultimamente lo stesso è effettuato non più solo tramite e su email semplice ma attraverso e su indirizzo di posta elettronica certificata (pec), sotto forma di notifica di atti giudiziari o comunicazioni di enti pubblici” .

    Un vero e proprio arrembaggio, quindi, ai dati sensibili ed al denaro di ignari consumatori che molto spesso non riescono a fronteggiarlo non avendo una informazione adeguata come scudo protettivo.

    Ed è proprio sul versante dell’informazione che l’Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore” da anni svolge un ruolo di vera e propria “prevenzione”.

    “L’informazione è l’arma più potente della quale il consumatore può munirsi per difendere i propri diritti. Essa, infatti, agisce in una fase preventiva evitando, sin dal principio, il verificarsi dell’evento dannoso. Una volta  che il consumatore è stato vittima di una truffa on line, infatti, il danno si è ormai verificato ed alla vittima del raggiro non resta che percorrere la strada giudiziaria, preceduta dalla mediazione o dalla procedura dinnanzi all’Arbitro Bancario Finanziario, per la tutela dei propri diritti” afferma l’avv. Emilio Graziuso.

    Nell’ambito della propria attività di informazione, l’Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore” ha redatto un apposito vademecum – aggiornato costantemente sulla base delle nuove tipologie e modalità di truffa –  che si prefigge di fornire uno strumento rapido, agile ed efficace per consentire al cittadino di individuare immediatamente una truffa informatica e non rimanere vittima della stessa.

    VADEMECUM CONTRO LE TRUFFE ON LINE

    1.Nessuna Banca, Società (sia essa di gestione di carte di credito, sia essa di spedizione, ecc.), Ente Pubblico o Autorità Giudiziaria (Nazionale o estera) chiede, attraverso email, pec, sms, whatsapp o telefonicamente i dati personali del cliente;

    2.l’indirizzo dal quale proviene la mail o la pec fraudolenta non è quello ufficiale dell’Istituto di credito, della Società, dell’Ente o dell’Autorità Giudiziaria (Nazionale o estera) alla quale si vorrebbe attribuire e del quale viene riprodotto, spesso in modo perfetto, il logo;

    3.l’oggetto della email o della pec è, spesso, generico, alle volte scritto in lingua inglese o appare come risposta ad una email precedente;

    4.nella email o pec fraudolenta, non viene, quasi mai inserito il nome e cognome del destinatario, ma sono utilizzati locuzioni standard come “Gentile cliente”, “Egr. signore” ecc.;

    5.nel testo della mail o pec sono presenti errori di ortografia e di grammatica. Ad esempio: molte parole sono privi di accenti, di lettere o sono unite con quelle successive; l’italiano, in alcuni passaggi, è poco comprensibile;

    1. Anche la formattazione del testo risulta poco precisa;
    2. le mail o pec (phishing), gli sms (smishing) e le telefonate (vishing) fraudolenti, nel proprio contenuto, paventano, qualora non si inseriscano i dati richiesti, un danno economico, il blocco del conto corrente, della carta di credito o di un pacco in attesa di consegna. In altri casi, l’inserimento dei dati è richiesto per riscuotere vincite o beneficiare di offerte irrinunciabili. In altri ancora si tratta di comunicazione di azioni giudiziarie intraprese nei confronti del destinatario per evitare le quali è possibile concludere unn accordo con il pagamento di una somma di denaro;

    8.le email o pec, gli sms ed i whatsapp fraudolenti contengono l’indicazione di un link di rimando ad un sito che, sebbene spesso identico o molto simile a quello della Banca o della Società per le quali i truffatori si spacciano, non è, invece, quello ufficiale. Su tale link di rimando è bene, quindi, non cliccare;

    9.spesso le email o pec pervenute dai phisher ricadono tra la posta indesiderata;

    10.per evitare di cadere vittima di una truffa informatica si consiglia di:

    a)non aprire e cancellare immediatamente email, pec, sms e whatsapp sospetti;

    b)non intrattenersi in conversazioni telefoniche con soggetti/istituti/enti ed in particolare con coloro che richiedano di effettuare operazioni o inserire o fornire i propri dati personali e/o i propri codici di accesso;

    c)non fornire mai i propri dati personali, codici di accesso ed informazioni private;

    d)qualora si è, effettivamente, clienti della Banca o della Società della quale si è ricevuto telefonate, email o pec, sms o whatsapp sospetti, telefonare o contattare, tramite i canali ufficiali, la detta Banca o Società;

    11.non scansionare codici QR dei quali non si è certi della provenienza;

    12.qualora si sia rimasti vittime di truffe on line: bloccare, immediatamente, il proprio conto corrente e la propria carta di credito, comunicare l’accaduto al proprio istituto di credito e sporgere denunzia alla Polizia Postale.

  • Rispondete voi

    Il  bollino rosso del caos informatico di venerdì 19 luglio, che ha messo in ginocchio trasporti, banche, attività lavorative, comunicazioni, e che un domani potrebbe mettere in tilt ospedali, erogazioni di energia, acqua compresa, cioè la normale vita di ciascuno di noi indurrà, a livello globale, la politica e la scienza, l’economia a ripensare al nostro presente e futuro?

    L’Europa sarà capace di cercare una sua strada? Di alzare una voce per indicare il modo di costruire una società che non sia così dipendente dalle interconnessioni da diventare vittima di se stessa?

    Siamo diventati deboli, indifesi e la nostra tecnologia ci si rivolta contro perché la nostra dipendenza è ormai totale, la connessione salta, il mega computer, il cervello mondiale commette un errore, o qualcuno glielo fa commettere, e non ci sarà modo di comunicare, di prelevare soldi dalla banca, di partire per un viaggio, di avere in funzione le macchine salva vita negli ospedali o l’acqua corrente o il riscaldamento in casa.

    E’ questo il progresso? La libertà, il futuro che ci attende?

    Rispondete voi

  • Cosa ha di fronte oggi un giovane o una giovane italiana?

    Riceviamo e pubblichiamo la lettera che l’Arch. On. Gabriele Pagliuzzi ha inviato al Patto Sociale dopo la pubblicazione dell’intervista di ‘Policy Maker’ all’On. Cristiana Muscardini sulle recenti vicende che hanno riguardato alcuni giovani militanti di Fratelli d’Italia.

    Cara Cristiana,

    sono del tutto d’accordo con le tue affermazioni. Soprattutto sul ruolo distorcente e malefico della rete. In tutte le direzioni: sia per la “cultura” frammentata ed esibizionista dei soggetti intercettati sia per i montaggi che dalle Iene in avanti sono ormai abituali nelle attuali regie di facile presa. Sarà molto difficile districarsi in questa situazione oggi e nel futuro perché l’infiltrazione, lo spionaggio e l’allestimento di dossier sugli avversari sono endemici nella mentalità cekista/leninista dei “comunisti”. Ne sappiamo bene noi “reduci” degli anni ’70, senza volerci addentrare nel ricordo degli innumerevoli covi informativi rossi, brigatisti e non. Detto questo, per cogliere l’occasione di una riflessione più ampia vorrei evidenziare che in tutta questa discussione occhieggia silente un convitato di pietra che è il Nazionalismo italiano. Uso la maiuscola per ridare dignità a questo pensiero che è stato demonizzato da 79 anni al pari del Fascismo e del Nazionalsocialismo, che fra l’altro non sono la stessa cosa, ma qui dovremmo aprire un altro fronte di riflessione. Sembra fuori tempo riportare al centro questo concetto, rimbambiti e ricattati da un sogno europeo di imbelli e immorali affaristi, che non è certo quello di Europa Nazione, ma non è così.  I giovani sono sempre splendidi ed è un delitto che la loro meravigliosa energia venga fatta volutamente marcire nella disperazione priva di luce e spenta nel mito del denaro, nell’esibizione della più volgare superficialità, dell’invidia e della frustrazione sociale. O peggio nella violenza gratuita, senza un perché. E’ inevitabile che per spirito di contraddizione si assumano provocatoriamente gesti e slogan inaccettabili di cui per inciso l’antisemitismo è la parte più deprecabile, perché portati alla sopraffazione e alla discriminazione degli altri, scimmiottando parole d’ordine prese dal buio della storia, ma cosa ha di fronte oggi un giovane o una giovane italiana?  E meno male che siamo in ambito politico, in un partito e non in un barrio di qualche nostra periferia metropolitana. Si dirà che sono problemi che investono e a volte in modo anche più drammatico varie contrade del nostro continente ma ognuno ha le sue vicende e le nostre le conosciamo bene e sta a noi affrontarle. Una Patria che non è Nazione e viceversa che cosa può insegnare? Può forse coltivare quegli orizzonti di bellezza, di coraggio di positività fraterna di chi costruisce assieme il destino comune che rendono degna di essere vissuta la vita di ciascuno? La “cultura” internazionalista comunista e cattolica, quella che ha impastato la nostra “meravigliosa” Costituzione gettata in bocca ai vincitori come ossequiente e definitivo atto di resa, ha insistito per mezzo secolo a demolire ogni residuo di dignità e verità storica nazionale. In modo cattivo e violento. E pur consunta nelle fondamenta continua ad agitare la sua coda velenosa. Ci si è dovuti arroccare in modo a volte contraddittorio e non privo di errori in una Destra che c’era e c’è sempre stata. Poteva chiamarsi M.S.I., forse con maggior merito, ma anche P.L.I., poteva chiamarsi Monarchia, quell’istituto che costruì la nostra Italia, poteva chiamarsi Nuova Repubblica ecc. Questa era ed è la nostra area di riscatto ideale. Non saranno quattro ragazzotti ignoranti espressione di un disagio di sottocultura più che politico a inficiarne i compiti e le responsabilità di portata storica ma resta intatto il macigno di fondo cui noi tutti superstiti saggi dobbiamo concorrere a rimuovere e non c’è Europa, Nato o America o Russia o Cina che tenga!

    Un carissimo saluto,

    Gabriele Pagliuzzi

  • I bambini non giocano più

    I bambini non giocano più né tra di loro né da soli, non corrono, non inventano situazioni, storie, non hanno fantasie perché fin da quando hanno un anno tengono in mano un smartphone, o almeno un cellulare collegato ad internet, dove possono vedere tutte le fantasie degli altri che li priveranno della capacità di averne di proprie.

    I bambini non devono disturbare così i premurosi genitori affidano i loro strumenti tecnologici alle piccole mani, ai piccoli occhi, alle piccole menti proprio nel periodo nel quale la formazione è più importante, l’imprinting assoluto.

    Piccole menti addestrate a guardare cose che ancora non capiscono, cose che saranno memorizzate per poi, più avanti, essere imitate, piccole menti che diventeranno lentamente sempre più incapaci di provare emozioni, sentimenti, di crescere attraverso esperienze personali e dirette perché conoscono tutto solo per via indiretta, tramite la rete.

    Ogni essere vivente cresce a tappe, per gli esseri umani ogni anno dovrebbe portare a nuove esperienze commisurate alle diverse età, ogni percorso fa affrontare sconfitte e successi, ogni confronto con gli altri abitua al confronto con se stessi e con la vita, i sentimenti si coltivano misurandosi con quanto è intorno, dalla famiglia ai libri, dai compagni di classe e gli insegnanti alle persone che si incontrano, dalle difficoltà da superare alle soddisfazioni raggiunte.

    Se così non è, e ormai da troppo tempo non è più così, l’infanzia è perduta perché tutto è sostituito dal silenzio fragoroso della rete che ha soppiantato tutto e tutti, l’infanzia è perduta impedendo così l’arrivo di una adolescenza consapevole, graduale, difficile, come tutti i momenti di crescita, ma necessaria per diventare adulti e non rimanere per tutta la vita nel limbo della dipendenza.

    La tecnologia è per le persone adulte, conscie di se stesse, non deve essere il primo, spesso unico, riferimento di un bambino.

    Le cifre parlano chiaro se non si cambia continueranno ad aumentare i rischi visto che già ora vi è un aumento esponenziale delle depressioni e dei pensieri suicidari proprio tra la popolazione più giovane. Inoltre aumentano il disinteresse verso i rapporti con gli altri, l’aggressività, l’impoverimento del pensiero, della parola, delle relazioni interpersonali.

    I più giovani, costantemente connessi, attraverso uno strumento tecnologico, a realtà alle quali non appartengono, perdono contatto con il reale intorno a loro e diventano incapaci di affrontarlo.

    Si diventa incapaci di affrontare problemi, accettare sconfitte, battersi per superare difficoltà, ogni evento rischia di diventare un dramma, di provocare un trauma personale o collettivo, le patologie psichiche aumentano, l’intera società diventa a rischio quando sono a rischio i suoi ragazzi.

    Diversi scrittori e studiosi da alcuni anni hanno lanciato il segnale d’allarme, in alcuni paesi si sta cercando con specifici divieti di arginare il problema ma occorrono iniziative più forti che possono nascere solo dalla consapevolezza che non c’è più tempo per indugiare.

    I bambini devono interagire col mondo intorno a loro, non con la rete, devono tornare a fantasticare attraverso i libri, a giocare inventandosi giochi e storie, devono parlare per fare domande ed avere risposte, domande e risposte che partano ed arrivino con voci ed intelligenze umane, da persone, grandi e piccole, capaci di guardarsi negli occhi trasmettendosi sensazioni e sentimenti non solo nozioni.

    Non si diano più ai bambini smartphone o telefonini connessi alla rete, si alzi a 16 anni l’età per collegarsi ai social, si torni a parlare con i propri figli, nipoti, studenti, si dia spazio alla cultura del dialogo, della consapevolezza, dell’esempio, si torni tutti a leggere di più e meglio cercando di capire quello che si legge e quello che è intorno e forse si riuscirà a sconfiggere quell’ansia che sta uccidendo l’infanzia e non solo.

  • Forum dell’UE su Internet: accolti nuovi membri per contrastare i contenuti nocivi e illegali online

    Il Forum dell’UE su Internet (FEI) accoglie nuovi membri: sono entrati a farne parte Amazon, Sound Cloud, Mistral AI, DailyMotion e l’Istituto per il dialogo strategico (un’organizzazione della società civile), che si aggiungono ad altre 17 imprese tecnologiche che fanno già parte del Forum, insieme agli Stati membri, alle istituzioni e alle agenzie dell’UE, al Forum Internet mondiale per la lotta al terrorismo e al Centro antiterrorismo delle Nazioni Unite. Tutti i membri avranno un ruolo attivo nella lotta ai contenuti nocivi e illegali online.

    Nel corso dell’intero mandato la Commissione ha attuato la strategia dell’UE per l’Unione della sicurezza, il programma di lotta al terrorismo e la strategia dell’UE per la lotta alla criminalità organizzata. Ciò ha permesso di adottare misure concrete per combattere il terrorismo in tutte le sue forme, sia online sia offline. In particolare, la Commissione si è adoperata per garantire un Internet più sicuro e ha adottato diverse iniziative in questo ambito, tra cui il regolamento sui contenuti terroristici online.

    Il Forum dell’UE su Internet, varato dalla Commissione nel dicembre 2015, lotta contro l’uso improprio di Internet a fini di estremismo violento e terrorismo, abuso sessuale online su minori, traffico di stupefacenti e tratta di esseri umani online.

  • Magistrati e 007 attivati per contrastare lo spaccio di Fentanyl

    Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi sull’aggiornamento al Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di Fentanyl e di altri oppioidi sintetici, ha dichiarato:  “Da un monitoraggio del web è emerso che il Fentanyl viene spacciato per lo più via internet. Soprattutto su siti cinesi, con recapito a mezzo poste e pagamento con criptovalute per renderle non tracciabili. Questo – ha proseguito Mantovano – dovrebbe rendere tutti (genitori, donne, famiglie) più attenti. Affinché gli adolescenti evitino di praticare questi siti. Tenendo conto che questa diffusione può avvenire o con delle prescrizioni vere e proprie o come farmaci o con operazioni mascherate. Abbiamo per esempio scoperte che dietro la dicitura ‘chinewhite’  si cela il Fentanyl“.

    Il sottosegretario ha spiegato Mantovano, che sul commercio di Fentanyl vigilano “anche i servizi segreti”, impiegati soprattutto “sul monitoraggio” della Rete ma anche dei flussi finanziari e che la Procura nazionale antimafia ha costituito un gruppo di lavoro ad hoc.  “Sono state sensibilizzate tutte le Procure, anche quelle ordinarie”. Tra gli obiettivi anche quello di “dotare gli agenti di polizia che agiscono in questi ambiti della sostanza antidoto, uno spray nasale. Per far sì che quando un agente effettua un intervento che fa emergere il Fentanyl non siano colpiti”.

    Si lavora poi anche sulle scuole: il ministro dell’Istruzione “ha sensibilizzato tutti gli istituti”, ha detto ancora Mantovano. Il rischio di eventuali ‘fughe’ di questa sostanza dagli ospedali non è escluso. “È un anestetico, un analgesico come la morfina. Dobbiamo essere più accorti per custodire i prodotti che la contengono in modo più cauto e prudente. E anche per consegnarla in circuiti rigorosamente controllati. Su questo c’è l’impegno del ministero della Salute, delle Regioni, degli ospedali e delle farmacie. Però l’attenzione perché si evitino furti c’è, perché c’è questo rischio”.

  • Sempre più urgente un intervento serio dei governi sui social prima che questi manipolino i nostri giovani

    Mentre negli Stati Uniti e nelle sedi dell’Unione Europea è stato vietato a funzionari e dipendenti l’uso di Tik Tok, negli orari di lavoro, non vi è sufficiente attenzione per i danni che l’uso di questo social sta procurando alle generazioni più giovani.

    Su Tik Tok, infatti, veicolano indisturbati messaggi ed immagini che invitano a gare estreme, che possono portare anche alla morte o provocare gravi danni, spesso permanenti, a chi si fa irretire da queste che non sono prove di coraggio ma di stupidità e segno di disturbi comportamentali o psichici.

    Sul social ci sono vere e proprie lezioni, con esplicite dimostrazioni, di come ci si taglia le braccia od altre parti del corpo meno visibili, un coltello, un rasoio, un paio di forbici ma anche un righello rotto, un pezzo di vetro sono gli strumenti suggeriti per tagliarsi mentre per aiutarsi a vomitare, se non si riesce con due dita in gola, si suggerisce di usare un cucchiaio o una forchetta dalla parte del manico.

    Sfide di ogni tipo che portano a contusioni del viso, autolesionismo, ed ancora inviti ad attraversare le rotaie mentre arriva il treno, a camminare tra le macchine che transitano in velocità, ad arrampicarsi su stabili alti, a bere d’un fiato alcolici pesanti e via discorrendo.

    Ribadendo come sia importante la libertà ci chiediamo quando i governi capiranno quanto sia necessario ed urgente fermare, controllare questi strumenti di comunicazione, per impedire che diventino i manipolatori proprio della libertà dei nostri giovani condizionando anche il futuro di tutti.

    L’Unione Europea ha il dovere di affrontare il problema.

  • Riflessione

    Ogni giorno arrivano notizie sempre più allarmanti: dai femminicidi alle violenze sui bambini, dai massacri che ogni guerra porta con se alla presenza costante del terrorismo, dagli sbarchi che continuano all’aumento delle povertà e delle fragilità.

    Nonostante da un lato i ristoranti siano pieni, e così le autostrade, passando nelle vie delle città, grandi e piccole, vediamo sempre più saracinesche abbassate, attività dismesse mentre aumentano le vendite on line che hanno travolto migliaia di piccoli e medi esercizi lasciando senza lavoro dipendenti e proprietari.

    C’è intorno una duplice sensazione, in parte di eccessiva euforia in parte di depressione, ma per quasi tutti prevale comunque un nervosismo crescente che si vede nell’irascibilità delle persone in ogni contesto mentre, come se non bastasse tutto il resto, anche se facciamo finta di niente, il pericolo covid e polmonite, specie nei bambini, è ancora vivo.

    Mentre si avvicina il Natale, con la frenesia di ogni anno, dovremmo tutti cercare di ritrovare il tempo per qualche momento di riflessione che ci riporti a vedere noi stessi e quanti ci circondano con maggiore obiettività, in molti abbiamo più di tanti altri e troppi mancano quasi di tutto.

    Cerchiamo di dedicare un piccolo spazio al pensiero, alla riflessione, non solo social, mail, corse affannose per fare tutto quello che crediamo di dover fare, non solo apparenza per sembrare, troppe volte, quello che non siamo ma anche l’impegno a ritrovare l’armonia dei sentimenti.

  • Non c’è libertà quando non ci si può difendere

    Il suicidio del signor Alberto Re,  persona di 78 anni che nella vita aveva avuto equilibrio e successi,avvenuto  dopo essere stato aggredito via social dimostra, se ancora ce n’era bisogno, come non soltanto i più giovani possano avere la vita sconvolta, fino ad arrivare ad atti estremi, dalla violenza di chi usa la tastiera solo per fare del male e sopperire così alle proprie frustrazioni ed incompletezze.

    L’abbiamo detto, lo ripetiamo e lo ripeteremo: internet senza regole e senza gli strumenti per decodificare i messaggi diventa, da strumento utile e spesso necessario, il grimaldello per entrare nelle vite degli altri, per fare del male, per contrabbandare falsità come verità, per insegnare la crudeltà.

    Inutile manifestare contro la violenza alle donne, e sarebbe anche ora di manifestare contro la violenza tout court, se non affrontiamo come trovare il modo per impedire che messaggi sbagliati,esempi negativi, pericolosi, immagini violente e sanguinarie, giochi di morte passino continuamente sulla rete avvelenando la vita di troppe persone,specie adolescenti.

    Massimo Gramellini scrive “ci vorrebbe un giubbotto antisocial“, io sommessamente mi chiedo come sia possibile che tutti si sentano vivi solo se sono presenti  sui social esponendosi così, inutilmente, alle parole di rabbia e di odio che ormai imperversano,mettendo in piazza sentimenti, paure, incertezze, comunque visioni della propria intimità che in ogni momento possono diventare un boomerang

    Mi chiedo come non ci si renda conto che la violenza sta montando sempre di più mentre, in nome della libertà, è proprio la libertà ad essere offesa.

    Non può esistere la libertà di fare del male agli altri, non c’è libertà quando non hai possibilità di difesa.

  • Internet riesce a conoscerci meglio di quanto noi conosciamo noi stessi

    Ognuno di noi ha gusti e preferenze e agisce in base ad essi quando compie le sue scelte. Internet, come ha da tempo avvisato il sociologo Derrick De Kerckhove, è in grado di ricostruire questo procedimento selettivo, che è ampiamente inconscio, semplicemente registrando nel tempo cosa facciamo sul web: quali profili social guardiamo, quali ricerche facciamo attraverso Google. E’ il meccanismo, ormai noto a tutti (o quasi), fondato sulla potenza di calcolo degli algoritmi, che sono in grado di profilarci con sempre maggior precisione quanti più dati registrano su di noi, man mano che noi gli forniamo quei dati accedendo al web. Di per sé il meccanismo è pienamente lecito: siamo noi che accediamo liberamente alla rete, nessuno ci obbliga a farlo, e nessuno ci obbliga a seguire i suggerimenti (si tratti di pubblicità di prodotti piuttosto che di appelli o inviti a carattere politico elettorale) che vengono predisposti su misura per noi sulla base dei dati raccolti circa i nostri gusti. Il web non è uno Stato e non può imporci nulla.

    Internet insomma riesce ad avere un’idea di noi forse anche più chiara di quella che noi stessi abbiamo, visto appunto che noi conosciamo i nostri gusti ma fatichiamo a renderci conto di quanto questi ci orientino, inconsciamente appunto, anche solo quando digitiamo la parola o l’insieme di parole per chiedere a Google o ad Alexa o a Siri di fare una ricerca di nostro interesse. Noi questi gesti li facciamo pressoché istintivamente, gli algoritmi li registrano e ci ragionano sopra per associarli e trovare un comun denominatore tra di loro (comun denominatore che è rappresentato appunto dalla nostra personalità).

    Va da sé, però che – come sottolinea De Kerchkove, che questi dati possono finire in mano a persone che ne possono fare un uso illegale: sapendo tutto di noi, possono tracciare un profilo sulle nostra personalità, in termini di orientamenti politici, sessuali e quant’altro, quale le norme sulla privacy e contro la discriminazione vietano di tracciare, tanto a un datore di lavoro quanto alla pubblica amministrazione.

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