La decisione della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea (BRI), che stabilisce come dal 29 marzo 2019 i depositi aurei custoditi nei Caveau verranno inseriti come asset nei bilanci degli Istituti bancari e quindi si trasformeranno in valuta (ecco il temine Gold Remonetization), rappresenta una decisione storica in perfetta antitesi con quanto stabilito dal 15 agosto 1971 dal Presidente Nixon.
La fine della convertibilità del Dollaro in oro ha rappresentato la nascita di macro aree economiche e monetarie inserendo nelle politiche di sviluppo economico anche gli effetti delle politiche monetarie tanto care ora ai “Sovranisti”, nostalgici di un ritorno ad una valuta debole che offra nuove opportunità al nostro sistema economico export oriented, definita svalutazione competitiva e comunque mai con effetti nel medio e lungo termine.
Tuttavia questa storica decisione della BRI rappresenta, valutandola nel conteso economico europeo, una sostanziale conferma ed evidente manifestazione delle preoccupazioni degli organi finanziari internazionali relativi alla tenuta del sistema bancario stesso nel prossimo ciclo economico caratterizzato da una assoluta incertezza. In buona sostanza, a livello strategico e strutturale successivamente alla riduzione anche attraverso la cessione di asset di Npl, e non toccando il problema dei derivati, la questione centrale e le problematiche conseguenti spostano la propria attenzione verso la quantità di titoli debito sovrano che tutti gli istituti bancari presentano all’interno dei propri bilanci.
In altre parole, a porre il sistema finanziario in difficoltà è l’effetto complessivo di politiche dei diversi governi che hanno determinato l’esplosione del debito pubblico, NON per realizzare asset infrastrutturali che aumentassero la competitività del sistema imprese (p.e. reddito di cittadinanza e quota cento solo per citare gli due ultimi esempi) ma per finanziare a debito i diversi capitoli della spesa corrente.
In un periodo economico che si distingue per la decisa incertezza economica e politica alla quale contribuiscono tanto i governi nazionali quanto la stessa Unione europea gli stessi titolo del debito sovrano subiscono una metamorfosi da titoli a basso rendimento ma sicuri in quanto espressione di sistemi economico-politici nazionali ad asset talmente imponenti (nelle loro espressioni finanziarie complessive) fino ad assumere i connotati simili a quelli una volta attribuiti ai sub- prime statunitensi, tali cioè da mettere a rischio la stessa sostenibilità del sistema bancario.
Questa scelta, quindi, della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea di utilizzare le riserve auree e la conseguente monetizzazione ed inserimento come asset positivo contemporaneamente al varo di nuove politiche monetarie espansive ed anti-cicliche legate all’emissione del Tltro rappresenta il livello di preoccupazione dei principali organi ed autorità internazionali nei confronti di un sistema bancario il quale presenta asset imponenti di titoli del debito sovrano.
Il corto circuito economico-finanziario da evitare nelle intenzioni di queste politiche (Tltro e Gold Remonetization) in pratica in un periodo di forte incertezza economica è causato dalla impossibilità per un sistema bancario squilibrato di sostenere politiche espansive dei diversi governi nazionali, troppo spesso legati alla semplice emissione di nuovo debito pubblico a sostegno dell’aumento della spesa corrente.
Uno scenario che dovrebbe preoccupare il nostro governo in carica quanto l’opposizione i quali invece, in considerazione delle tematiche giornalmente oggetto di scontro politico, dimostrano come l’irresponsabilità di entrambi rappresenti il Dna distintivo di questa classe politica italiana.