C’è sintonia, “un allineamento di valori”, quasi hanno parlato all’unisono Luigi Di Maio e Antony Blinken, che il 28 giugno insieme hanno presieduto la ministeriale della Coalizione anti-Daesh alla nuova Fiera di Roma, la prima dopo due anni di pausa, con le delegazioni di 80 Paesi. La seconda giornata della visita del segretario di Stato Usa in Italia è stata dedicata soprattutto alla lotta all’Isis. Ed è stata anche l’occasione anche per ribadire la visione atlantista dell’Italia – nonostante gli accordi commerciali con la Cina – come fedele alleato degli Stati Uniti, in guerra (politica) col nemico cinese, sulla scia del faccia a faccia tra Joe Biden e Draghi al G7 in Cornovaglia.
Lo Stato Islamico è scomparso dai media e dal terreno, perlomeno in Siria e Iraq, nonostante restino ancora sacche di resistenza dove l’applicazione estremistica e ideologica della sharia torna a rialzare la testa. “Daesh è stato sconfitto nella sua dimensione territoriale, ma non è stato sradicato – ha avvertito Di Maio -. Per questo l’Italia, con oltre 800 unità dislocate tra Iraq e Kuwait, continuerà a mantenere in Iraq, nel rispetto della sovranità irachena e in pieno accordo con Baghdad, un significativo contingente militare”. Parole, anche queste, in linea con la visione americana nel giorno in cui Washington ha lanciato nuovi raid contro milizie filoiraniane al confine tra l’Iraq e la Siria. Attacchi che hanno fatto infuriare il premier iracheno, Mustafa Al Khadimi, per la “flagrante violazione” della sovranità territoriale del suo Paese. Secca la replica di Blinken dalla conferenza stampa alla Fiera di Roma: “Con quelle azioni abbiamo dimostrato che il presidente Biden è pronto ad agire e a difendere gli interessi nazionali. Speriamo che il messaggio sia chiaro”.
Ma a preoccupare adesso è soprattutto il tentativo dell’Isis di allargarsi in Africa, attraverso le sue ramificazioni locali, destabilizzando Paesi cruciali per l’Europa, soprattutto nel Sahel, da dove partono la maggior parte dei migranti che sperano di attraversare il Mediterraneo e dove è già schierato un contingente internazionale, di cui l’Italia fa parte, per sostenere in particolare il Mali a combattere i jihadisti, ora che la Francia ha deciso di ridimensionare la propria presenza militare nella regione. “L’Italia farà la propria parte, impegnandosi per la pace, la stabilità e lo sviluppo sostenibile anche in quest’area, prioritaria per la nostra politica estera”, ha detto Di Maio proponendo la creazione di un Gruppo di lavoro che si concentri sul contrasto allo Stato islamico nel continente africano. Proposta accolta con “forte sostegno” dagli Stati Uniti che riconoscono all’Italia “una leadership” nell’affrontare “le sfide comuni al centro dell’agenda globale”. “Un allineamento di valori” tra Italia e Usa “per i diritti umani e la democrazia”, ha sottolineato Blinken.
Quei diritti umani che la Cina viola nello Xinjiang, ai danni della minoranza musulmana degli uiguri, costringendo Stati Uniti e Unione europea ad imporre sanzioni contro Pechino, ricambiate in egual misura. “L’Italia è un forte partner commerciale della Cina, abbiamo relazioni storiche, ma non vanno a interferire con le relazioni che abbiamo con Usa e Nato”, ha assicurato però Di Maio rispondendo a una domanda in conferenza stampa, garantendo che “la nostra democrazia è in grado di affrontare questioni come i diritti umani” quando si trova in prima linea con un partner scomodo. Del resto, è stata invece la risposta conciliante di Blinken, con la Cina “gli Usa e gli alleati europei trovano le stesse difficoltà: un rapporto che ha dei contrasti, degli aspetti di concorrenza, ma anche di cooperazione”.
Sulla Libia ci si è soffermati negli incontri che il segretario di Stato Usa ha avuto con Draghi a Palazzo Chigi e con Mattarella al Quirinale, con quest’ultimo che ha definito “centrale per gli equilibri del Mediterraneo e per la politica estera e di sicurezza dell’Italia” il dossier. Il capo dello Stato ha poi espresso all’ospite tutta la sua “soddisfazione” per la fase di rilancio della collaborazione transatlantica e la ripresa della piena sintonia tra agenda Ue e agenda Usa.