Italia

  • A giugno attesi 15 milioni di turisti e 54 milioni di pernottamenti nello Stivale

    Con la conclusione dell’anno scolastico, inizia anche la stagione delle vacanze estive. Per il mese di giugno sono attesi 15 milioni di arrivi di turisti nelle strutture ricettive italiane, in crescita del +2,2% rispetto allo stesso mese del 2023, per un totale di 54 milioni di pernottamenti (+1,8%). A stimarlo è il Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti.

    Con le famiglie libere di portare in viaggio i figli, giugno segna anche l’inizio tradizionale del periodo delle vacanze estive degli italiani, anche se la maggior parte dei viaggiatori del nostro Paese si muoveranno a luglio ed agosto. Secondo le previsioni degli imprenditori della ricettività, questo giugno alberghi e strutture extralberghiere del nostro Paese ospiteranno poco più di 7 milioni di turisti italiani (+1,1%), per un totale di oltre 24 milioni di notti (+0,7%). La parte del leone, però, la faranno i turisti stranieri: per giugno si attendono quasi 8 milioni di vacanzieri dall’estero, per un totale di oltre 29,7 milioni di presenze. Sul totale complessivo delle presenze attese, nel mese di giugno l’incidenza della domanda straniera salirà al 55,2% dal 54,7% del 2023.

    “Il turismo italiano è in salute con numeri in crescita fin da inizio anno e continua ad essere un pilastro imprescindibile per la nostra economia – ha detto Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti –. È per questo che è necessario proseguire nelle politiche di sostegno all’intera filiera del settore: far ripartire gli investimenti, aggiornare l’offerta per essere sempre più in linea con le esigenze di un turismo internazionale e sostenibile, sebbene condizionato dai cambiamenti climatici, promuovere la destinazione Italia sul mercato internazionale”, ha concluso.

  • Chi semina vento raccoglie tempesta

    Il distacco degli elettori dalla partecipazione al voto non è indifferenza verso l’Europa ma allontanamento dalla politica partitica dalla quale non si sentono rappresentati.

    Al di là dei successi di chi ha ottenuto un miglioramento dei propri risultati, che vanno conteggiati su un minor numero di votanti, la diminuzione sempre più consistente della partecipazione è un pessimo segnale per la democrazia.

    Abbiamo avuto una campagna elettorale nella quale si è parlato di tutto meno che dei problemi che l’Europa deve risolvere e delle sfide che tutti insieme dobbiamo affrontare, all’interno dell’Unione e nel mercato mondiale, quello politico e quello economico.

    Nonostante siano state elezioni preferenziali che, attraverso la scelta dei cittadini, dovrebbero portare al Parlamento europeo deputati capaci e incentrati sui temi europei, i movimenti politici hanno candidato leader di partito, che in Europa non andranno, o figure, in genere, più legate ad interessi di categoria o di schieramento partitico che tesi ad una visione di ampio respiro con la necessaria conoscenza geopolitica.

    La campagna elettorale è trascorsa rimpallandosi polemiche e immaginando le più diverse alleanze future.

    I partiti hanno da tempo eliminato i luoghi di incontro pensando che qualche aperitivo ed i social avrebbero potuto sostituire volantini, programmi, comizi, dibattiti, sezioni, ed in televisione hanno mandato solo i big che in Europa non sarebbero andati così l’elettore si è sentito sempre più lontano, di elezione in elezione, sempre più indifferente e disamorato.

    L’astensionismo delle precedenti competizioni elettorali non è servito a nulla perché per i partiti, per tutti, la democrazia non è partecipazione: meno elettori votano e più possono sperare di fare eleggere chi vogliono.

    Molti diranno di avere vinto, altri giustificheranno quanto non hanno conquistato dicendo che non sono stati capiti, tutti continueranno come prima e gli elettori continueranno a non votare e la democrazia sarà sempre più a rischio, non è un problema di destra o sinistra ma un problema di valori e di politica, quella politica che c’è sempre meno.

    La maggioranza degli italiani non ha votato ed ora cosa cambierà? Chi ammetterà che bisogna cambiare, chi continuerà come prima?

    Ritornare a parlare ed a confrontarsi con le persone, senza proclami e promesse, sarebbe un inizio nuovo ma nessuno ha l’umiltà di ammettere di avere sbagliato nonostante i buoni risultati personali.

  • La Commissione approva un regime italiano di aiuti di Stato per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili

    La Commissione europea ha approvato un regime italiano volto a sostenere la produzione di un totale di 4 590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili.

    L’Italia ha notificato alla Commissione l’intenzione di avviare un regime per sostenere la produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili. La misura, che rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2028, sarà finanziata mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali.

    Il regime sosterrà la costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie innovative e non ancora mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa. Si prevede che le centrali immetteranno nel sistema elettrico italiano un totale di 4 590 MW di capacità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. A seconda della tecnologia, il termine per l’entrata in funzione delle centrali varia da 31 a 60 mesi.

    I progetti saranno selezionati mediante una procedura di gara trasparente e non discriminatoria, in cui i beneficiari presenteranno un’offerta relativa alla tariffa incentivante (il prezzo di esercizio) necessaria per realizzare ogni singolo progetto.

  • Fiat Algeria produrrà 90mila veicoli all’anno entro il 2026

    Il ministro dell’Industria algerino, Ali Aoun, ha ricevuto una delegazione di Stellantis, guidata da Samir Cherfan, direttore dell’azienda nella regione Africa e Medio Oriente. Secondo un comunicato stampa del ministero algerino, l’incontro rientra “nel monitoraggio dell’avanzamento del progetto di produzione automobilistica in Algeria del marchio Fiat”. Il ministro Cherfan ha “confermato l’impegno del Gruppo Stellantis a sostegno dello sviluppo dell’industria automobilistica in Algeria”. Durante l’incontro si è discusso della situazione attuale della fabbrica di assemblaggio e degli ultimi sviluppi nel campo della produzione automobilistica. In particolare, prosegue la medesima fonte, è stato presentato “nel dettaglio il progetto che sta avanzando nel processo di produzione dei veicoli Fiat, in particolare dei modelli Fiat 500 e Doblò”. È previsto, inoltre, un aumento della produttività “per raggiungere l’obiettivo prefissato di 40mila veicoli entro la fine del 2024 e di 90mila unità entro la fine del 2026”. Infine, sono stati presentati i progressi compiuti nell’attuazione degli accordi conclusi con i fornitori per aumentare il tasso di integrazione con le componenti prodotte localmente, che secondo Cherfan “raggiungerà oltre il 35 per cento entro il 2026”.

    Lo scorso 11 dicembre, il Gruppo Stellantis e le autorità dell’Algeria hanno inaugurato lo stabilimento Fiat nella provincia di Orano, nell’ovest del Paese. Situato nella zona industriale di Tafraoui, lo stabilimento Fiat è stato costruito su un’area di 40 ettari, che si aggiungono a ulteriori 80 ettari dedicati ai produttori di attrezzature che accompagneranno l’impianto. Si stima che nello stabilimento lavoreranno 600 persone al momento del lancio e che la cifra salirà a 2 mila entro il 2026. Saranno prodotti tre modelli, tra cui la Fiat 500 Hybrid che ha aperto il salone, seguita dal Doblò nelle versioni touring (vetrata) e commerciale, con la clausola che un nuovo modello internazionale uscirà dalle linee di produzione dello stabilimento nel 2026. L’accordo firmato nell’ottobre del 2022 prevede la produzione di 60 mila veicoli nel primo anno, cifra che salirà a 90 mila entro 12 mesi. L’apertura della seconda linea di produzione automatizzata dell’impianto Fiat di Orano, che aumenterà la capacità produttiva a 60 mila automobili all’anno, è prevista per la fine del prossimo giugno.

    Le parti attualmente prodotte localmente per i veicoli Fiat includono sedili, tappeti, oli e lubrificanti, parti in plastica e pneumatici. Si tratta di parti relativamente facili da reperire in Algeria, ma nel frattempo il Paese nordafricano dovrà sviluppare la sua industria per produrre una componentistica tecnologicamente più avanzata. Secondo l’emittente algerina “Echourouk News“, i fornitori selezionati devono soddisfare “rigorosi requisiti in termini di qualità, prestazioni ed efficienza”. Le specifiche per la produzione dei veicoli, pubblicate nel novembre 2022, prevedono un graduale aumento del tasso di integrazione della componentistica algerina, che raggiungerà il 10 per cento dopo un anno di produzione. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, Stellantis vorrebbe andare oltre la percentuale di integrazione prevista e arrivare intorno al 40 per cento nel quinquennio. Il tutto, è bene ricordare, senza fare concorrenza a quanto viene prodotto in Italia, dal momento che lo stabilimento di Orano produrrà per il mercato algerino e africano.

  • La Libia aumenta la produzione di petrolio e torna primo fornitore dell’Italia dopo 10 anni

    La National Oil Corporation (Noc) della Libia ha dichiarato il 31 maggio che la sussidiaria Al Waha è riuscita ad aumentare la propria produzione di 40.000 barili al giorno, dall’ottobre 2022. Per la prima volta, l’azienda ha utilizzato la più recente tecnologia di perforazione direzionale, “Geosphere 3D”, per raggiungere le profondità del campo di Al Daffah durante la perforazione del pozzo orizzontale B220H, perforando una sezione orizzontale superiore a duemila piedi, secondo una dichiarazione della società. Il pozzo è stato completato e testato con risultati soddisfacenti superiori ai tremila barili. Nei prossimi giorni è prevista l’installazione di una pompa sommersa e di un regolatore di produzione VSD, per aumentare significativamente la produzione del pozzo. Le squadre tecniche della compagnia Al Waha hanno inoltre completato e testato il pozzo di sviluppo 6K5 nel giacimento di Gialo, ad una profondità di circa 11.000 piedi, raggiungendo una produzione di quattro mila barili al giorno. Il test è stato condotto anche a una profondità di due milioni di piedi cubi di gas naturale, mettendo il pozzo in linea di produzione in tempi record.

    Noc sta portando avanti diversi progetti per aumentare la produzione petrolifera del Paese membro del cartello petrolifero Opec dagli attuali 1,2 milioni di barili al giorno a 1,4 milioni di barili al giorno entro la fine del 2024, per poi salire a 2 milioni di barili nel corso del 2025. Mellitah Oil and Gas Company, joint-venture paritetica tra Eni e la National Oil Corporation (Noc) libica, ha recentemente perforato e testato “in tempi record” il nuovo pozzo FB-36 nel campo di El Feel (Elephant), nel bacino di Murzuq, 800 chilometri a sud di Tripoli, della capacità produttiva di 5.056 barili di petrolio al giorno. Lo ha riferito la Noc in una nota diffusa ieri sera. “Il presidente e i membri del consiglio di amministrazione della National Oil Corporation elogiano il comitato di gestione dell’operatore e tutti i dipendenti della Mellitah Oil and Gas Company che hanno contribuito alla realizzazione di questo lavoro”, si legge nel testo. Il giacimento di cui Eni è operatore estrae a regime oltre 80mila barili di petrolio di una qualità povera di zolfo e molto facile da raffinare.

    Secondo gli ultimi dati dell’Unione energie per la mobilità (Unem), dopo dieci anni la Libia è tornata ad essere il principale fornitore dell’Italia nel primo trimestre del 2024. Il Paese, infatti, ha importato circa 14,5 milioni di tonnellate di greggio, in calo del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2023. A spiccare è il ruolo assunto dall’Africa che in questo primo trimestre è arrivata a contare per il 38 per cento del totale importato (era il 30% nel primo trimestre 2023), guidata dalla Libia. Sale così a 10 il numero di Paesi africani da cui l’Italia ha importato greggio per un totale di 5,4 milioni di tonnellate, circa 800mila tonnellate in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (+17%). In crescita anche i volumi in arrivo dai Paesi ex-Urss (+15,6%), guidati dal Kazakhstan (+43%), ma anche dagli Stati Uniti (+26%) divenuti quarto Paese importatore con un peso più che raddoppiato rispetto al 2022. In netto calo gli arrivi dal Medio Oriente, in particolare dall’Arabia Saudita (-47%) e dall’Iraq (-46%), in parte per effetto delle difficoltà di transito presenti nel Mar Rosso e dei conseguenti aumenti dei costi dei noli.

  • Repubblica italiana

    Quando l’Italia non era ancora unita e la Romagna era sotto il papato per definire una situazione di confusione si diceva “L’è una repubblica”.

    In questi giorni, il 2 giugno, abbiamo festeggiato la nascita della nostra Repubblica e subito sono nate nuove polemiche anche contro il capo dello Stato, così ci ritornano in mente quelle parole perché vediamo l’incapacità di troppe forze politiche di tornare, pur parlando senza mezze misure ed infingimenti, ad un minimo di linguaggio rispettoso delle istituzioni che, con ruoli diversi, rappresentano.

    Vorremmo un’Italia repubblicana ed europea dove il confronto politico fosse libero da pregiudizi, da frasi fatte, verità negate, menzogne palesi, annunci e slogan, dove ciascuno, pur criticando i progetti altrui, fosse capace di presentarne di propri, fattibili ed utili, senza avere sempre spirito di contraddizione.

    Vorremmo una Repubblica capace di sotterrare l’ascia di guerra del passato, disposta a riconoscere i meriti dell’avversario, tesa a costruire un domani capace di rispettare i tempi necessari a ciascuno per potersi adeguare alle novità, ad un progresso che spesso irrompe ed incombe, specie nella vita dei meno tecnologici o dei più anziani.

    Una Repubblica solidale, coraggiosa, umana, la Repubblica della gente normale che ha bisogno di una politica capace anche di tornare ad aprire sezioni di partito per consentire il dibattito interno e la crescita di una nuova classe dirigente, fatta di persone capaci di passione e dedite a studiare la complessità dei problemi senza avere in testa solo l’obiettivo personale di arrivare più in alto.

    Una Repubblica dove ai cittadini fosse possibile scegliere e votare i propri rappresentanti nazionali con un voto di preferenza, come per le europee, dove ci fossero meno aperitivi elettorali e più grandi o piccoli incontri tra la folla, tra la gente, per tornare a guardarsi negli occhi senza usare sempre strumenti tecnologici dietro i quali non sai chi veramente ci sia.

    E anche se non c’è ancora questa repubblica noi le siamo fedeli e il 2 giugno abbiamo in tanti festeggiato e coltivato la speranza di riuscire a farla nascere, per l’Italia, per l’Europa, per noi tutti.

  • Dalla Commissione due miliardi di euro a sostegno di STMicroelectronics per la creazione di un nuovo impianto di fabbricazione di semiconduttori

    La Commissione europea ha approvato una misura italiana da 2 miliardi di euro a sostegno di STMicroelectronics (“ST”) per la costruzione e il funzionamento di un impianto integrato di produzione di chip per dispositivi elettrici in carburo di silicio a Catania. La misura rafforzerà la sicurezza dell’approvvigionamento, la resilienza e la sovranità digitale dell’Europa nelle tecnologie dei semiconduttori, in linea con gli obiettivi stabiliti nella comunicazione relativa a una normativa sui chip per l’Europa.

    L’Italia ha notificato alla Commissione il suo piano di sostegno al progetto Catania Campus di ST per la costruzione e la gestione di un impianto integrato di produzione di chip per dispositivi elettrici in carburo di silicio. Il carburo di silicio è un materiale composto utilizzato per fabbricare wafer che fungono da base per specifici microchip utilizzati in dispositivi ad alte prestazioni, come i veicoli elettrici, le stazioni di ricarica rapida, le energie rinnovabili e altre applicazioni industriali. L’impianto integrato coprirà tutte le fasi di fabbricazione, dalla materia prima ai dispositivi finiti, vale a dire transistori di potenza e moduli di potenza.

    L’aiuto prenderà la forma di una sovvenzione diretta di circa 2 miliardi di euro a favore di ST a sostegno dell’investimento totale dell’impresa di 5 miliardi di euro. Il progetto consentirà lo sviluppo di un impianto di produzione su larga scala per chip in carburo di silicio ad alte prestazioni utilizzando wafer di 200 mm di diametro che saranno trasformati in moduli e altri dispositivi utilizzati, ad esempio, dall’industria automobilistica, in Europa e nel mondo. L’impianto dovrebbe funzionare a pieno regime nel 2032.

  • I Giovani di Confindustria chiedono all’Ue, troppo immobile, un cambio di passo

    “Come cittadini europei, e giovani imprenditori, speriamo di avere, un giorno, un sistema fiscale comune, politiche sociali ed educative comuni, una politica di difesa comune. È questo l’orizzonte dentro cui immaginiamo il futuro”. E’ quanto si augura il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano, nella sua relazione che apre il tradizionale convegno di Rapallo degli industriali under 40. Lo sguardo è rivolto ad un’Europa troppo immobile in cui è necessario che la popolazione degli Stati Membri chiarisca a sé stessa cosa voglia da questa Europa alla quale manca un sentimento fondativo di popolo unito. “Senza modificare i trattati, sarebbe già possibile passare a un voto a maggioranza qualificata e ripensare il sistema di rotazione del Consiglio, dare maggiori poteri al Parlamento, stabilire un limite massimo al numero dei membri e rivedere la ripartizione dei seggi” – continua Di Stefano, che propone il principio della cooperazione rafforzata tra gruppi più piccoli di Stati membri, un’Europa non a due velocità ma un’Europa della responsabilità.

    Il leader degli industriali under 40 apre ad un confronto invitando a Rapallo tutti i leader politici, da Elly Schlein a Carlo Calenda, Giuseppe Conte, Antonio Tajani e Matteo Renzi. E, parlando durante la sua relazione, lancia a tutti loro, idealmente, alcune domande in vista della prossima tornata elettorale europea: “Ai partiti chiediamo: avete scelto per l’Europa le persone migliori? Le idee migliori? Le proposte migliori?”.

    Di Stefano tocca molti temi in chiave europea come quello delle risorse per le transizioni, a partire dal green deal, o della necessaria crescita delle politiche industriali, fiscali o di difesa, dell’indipendenza tecnologica e di nuove sfide come quella dell’intelligenza artificiale, Senza dimenticare le situazioni più calde del momento quali la situazione in Medio Oriente, l’invasione Russa in Ucraina e il rafforzare la difesa europea.

  • Il turismo di non ritorno

    Il mercato globale ha determinato anche la globalizzazione della domanda turistica e con lei la volontà di visitare le località più belle del mondo, molte delle quali si trovano in Italia, creando le condizioni dell’overtourism, termine molto “qualificante”.

    Da anni il turismo rappresenta una risorsa importante ma contemporaneamente abbina dei costi impliciti ancora oggi non perfettamente calcolati e forse neppure conosciuti.

    Solo ora,  in seguito ad una nuova esplosione di domanda turistica, gli effetti si cominciano ad intravedere, attraverso lo spopolamento dei centri storici delle maggiori località turistiche e con un appiattimento delle figure professionali richieste solo dalla ristorazione come dall’hotellerie (giugno 2023 https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-presunta-sostenibilita-del-turismo/).

    Uno degli aspetti più importanti che il vero sviluppo economico ha portato con sé può venire individuato nella crescita di nuove aggregazioni urbane, proprio dove si creano posti di lavoro legati all’industria e quindi ad un sito produttivo creatore di valore aggiunto.

    Con il turismo, invece, avviene esattamente lo stesso in quanto i prezzi delle case subiscono delle rivalutazioni scollegate dal contesto ma basate solo ed esclusivamente su un interesse turistico globale.

    In questo contesto risulta più remunerativo avviarle verso gli affitti turistici più che darle come residenza di famiglia.

    Questo dimostra come il turismo non rappresenti una forma di sviluppo per un paese, in quanto vende un prodotto esistente ad un valore base e non ha nessun coefficiente moltiplicatore se non quello speculativo relativo ad una domanda turistica crescente.

    Credere che il turismo rappresenti il futuro della nostra economia dimostra sostanzialmente una assoluta incapacità di comprensione relativa ad un fenomeno certamente in crescita ma molto lontano dalla creazione di quel valore aggiunto quale può nascere solo ed esclusivamente attraverso un sistema industriale capace di rispondere ad una domanda globale.

    In altre parole, il turismo rappresenta una forma di economia per pochi, semplice ed immediata ma che porta inevitabilmente qualsiasi località e paese ad un declino proporzionato alla percentuale di importanza della economia turistica (luglio 2023 https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-cuba-del-terzo-millennio/).

    In questo contesto risulta espressione della medesima incapacità di comprendere e gestire un fenomeno complesso e mondiale l’idea di inserire un ticket di ingresso ad un patrimonio rappresentato da una città come Venezia o le Dolomiti stesse.

    A questo si aggiunga come per la città Veneta il flusso di turismo sia legato ormai ai dodici mesi dell’intero anno, mentre per le Dolomiti, studiando i flussi turistici e soprattutto il traffico sulle statali più battute, si rivela essenzialmente legato al massimo a due o tre periodi all’anno, che quindi non giustificano alcun intervento strutturale e tanto meno un ticket.

    Il vero obiettivo delle istituzioni dovrebbe essere rappresentato dalla responsabilità di tramandare ai posteri il patrimonio che hanno ereditato senza alcun merito se non quello di essere nati nel nostro meraviglioso Paese.

  • Mai accordarsi con individui inaffidabili

    Una persona inaffidabile è completamente inutile.

    Confucio

    Si, proprio così. L’esperienza secolare dell’essere umano sempre ci insegna e ne è anche testimone. Ci insegna a non fare accordi con delle persone che sono pubblicamente note per essere dei bugiardi, degli ingannatori e, perciò, degli individui del tutto inaffidabili. Chissà come si è sentita la Presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia dopo le affermazioni fatte la scorsa settimana dal suo “caro amico”, il primo ministro albanese?

    La scorsa settimana un noto giornalista italiano è stato in Albania e si è incontrato proprio con lui, con il primo ministro albanese. Un incontro durato circa un’ora, avvenuto nel giardino di un albergo affollatissimo di Tirana. Il giornalista afferma: “Quando l’ho cercato con un messaggio sul telefonino, mi ha risposto dicendomi che in Albania l’ospitalità è sacra e mi ha detto che voleva vedermi subito”. Il che significa che loro si conoscevano da prima, nonostante il giornalista non lo specifichi. Lui afferma però che “…il messaggio su WhatsApp compare esattamente all’ora dell’appuntamento”. Era un messaggio scritto dal primo ministro albanese che gli comunicava: “Sono qua dietro, nel cortile”. Un’altra conferma che quello tra loro due non era un incontro gestito dal protocollo ufficiale del primo ministro albanese, bensì un incontro tra persone che si conoscono da prima, oppure un incontro coordinato da altri. Il giornalista nota che li dove loro due si dovevano incontrare c’erano molte persone che beneficiavano della piscina, oppure che frequentavano il bar del albergo. Ma “…all’improvviso sono spariti tutti”, appena era apparso il primo ministro, Il che ha permesso al giornalista di essere solo con il primo ministro, di beneficiare della sua ospitalità, prendendo un caffè insieme. Lo afferma proprio il giornalista in un articolo pubblicato il 24 maggio scorso sul quotidiano La Repubblica. Il giornalista, Gerardo Greco, aveva intitolato il suo articolo “Migranti in Albania, Rama scarica Meloni: “Il centro sarà un flop””. Mentre nel sottotitolo aveva evidenziato, riferendosi al primo ministro albanese, che “dopo averlo appoggiato, il premier boccia il progetto voluto dal centrodestra. “Ci saranno ricorsi, verrà bloccato dalla burocrazia italiana e dalle regole Ue””.

    Il giornalista, dopo aver raccontato come si sono incontrati la scorsa settimana in un affollatissimo albergo di Tirana lui ed il primo ministro albanese, già nel primo paragrafo sottolineava che “Tirana tutto intorno è un gigantesco cantiere. Solo gru che tirano su grattacieli a tempi di record”. E poi ha chiesto al primo ministro “Presidente, voi ormai costruite palazzi in una notte, e il centro italiano per i migranti in Albania è fatto solo di quattro ruspe abbandonate. C’è qualcosa che non va?”. E dopo questa sua domanda, il primo ministro, il quale, come specifica il giornalista “…assume subito l’espressione di un commissario di maturità di fronte a candidati un po’ ciucci”, spiega al giornalista, riferendosi al centro italiano per i migranti che “quella roba lì è solo italiana. L’Albania ha dato disponibilità e terreni, ma nulla di più”.

    Si tratta infatti di due centri di accoglienza che si costruiranno sul territorio albanese, nel nord del Paese, sulla costa adriatica. Lì arriveranno solo i migranti maschi partiti dalle coste del Nord Africa e salvati in mare dalle autorità italiane. Tutto è stato previsto dal “Protocollo per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria”, firmato a Roma nel pomeriggio del 6 novembre 2023. Un Protocollo ratificato poi nel febbraio scorso sia dal Parlamento italiano che da quello albanese.

    E proprio secondo quel Protocollo, il primo centro di accoglienza doveva essere operativo il 20 maggio scorso. Cosa che però non è avvenuta. Il giornalista racconta nel suo sopracitato articolo che, mentre si parlava di questo fatto, il primo ministro albanese maliziosamente gli chiede: “…Ma siete sicuri che non sia già pronto?”. Al che il giornalista gli risponde: “E su presidente…non faccia così.”. E subito dopo, come afferma il giornalista, il primo ministro è diventato confidenziale ed ha detto: “Amico mio, il centro comunque in qualche mese sarà pronto, quello è niente. Ma il problema sarà farlo funzionare. E sarà molto difficile per le procedure: come fai a far ruotare 3000 persone in 28 giorni con la burocrazia italiana e con le regole europee?”. Il giornalista specifica che il primo ministro albanese gli ha affermato che attende dei ricorsi, delle battaglie politiche e che si riferiva a quello che potrà accadere non in Albania, ma in Italia. In seguito lui evidenzia quanto gli aveva confidato il primo ministro albanese durante il loro incontro, riferendosi agli accordi tra l’Italia e alcuni Paesi africani. “Anche questo piano Mattei… come fai a portarlo avanti? Sì, puoi fare accordi, aprire centri in Tunisia o in Libia. Ma sai quanti soldi ci sono in ballo sul traffico dei migranti su quelle coste? Ed è tutto gestito molto in alto”. Questo gli aveva confidato il primo ministro. E poi aveva aggiunto, suggerendo anche una soluzione per l’Italia “Mica basta la volontà politica, l’unica strategia sarebbe diluviarli di soldi. Ma tanti, tanti.[…] Lo sai chi ci vorrebbe? D’Alema ci vorrebbe!”. E si riferiva ad un suo altro “buon amico”, l’ex presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia, Massimo D’Alema. Il giornalista sottolinea nel suo articolo, dopo questo suggerimento del primo ministro, che “…il premier albanese ritira fuori il suo spirito da vecchio socialdemocratico, forse cercando una riappacificazione con i socialisti europei, sospettosi dei suoi troppi WhatsApp con Meloni”.

    L’autore di queste righe, ha continuamente informato il nostro lettore, fatti accaduti, fatti documentati, denunciati e pubblicamente noti alla mano, dell’inaffidabilità del primo ministro albanese. Perché non può essere mai e poi mai affidabile un bugiardo, un ingannatore innato, un individuo che fa di tutto per curare solo i suoi interessi e per schivare le sue note difficoltà e cercare di tirarsi fuori da innumerevoli scandali in cui è stato ed è coinvolto in prima persona. L’autore di queste righe ha informato il nostro lettore anche sull’Accordo tra l’Italia e l’Albania sui migranti, firmato il 6 novembre 2023 a Roma, sulle violazioni delle legislazioni in vigore, soprattutto in Albania e sulle tante reazioni, sia in Italia ed in Albania, che a livello internazionale (Un autocrate irresponsabile e altri che seguono i propri interessi, 14 novembre 2023; Un autocrate irresponsabile ed altri che ne approfittano, 21 novembre 2023).

    Chi scrive queste righe è convinto che non bisogna mai accordarsi con individui inaffidabili come il primo ministro albanese. Proprio con lui che il 18 novembre 2021 dichiarava convinto e perentorio che “L’Albania non sarà mai un Paese dove Paesi molto ricchi possano creare campi per i loro rifugiati. Mai!”. Ma quella sua “determinazione” lo ha “dimenticato” il 6 novembre scorso, firmando l’Accordo sui migranti con l’Italia. Mentre adesso sta “dimenticando” proprio la bontà di quell’Accordo. Perciò tutti coloro che, per varie ragioni, cercano di accordarsi con lui devono ricordare di trarre insegnamento da Confucio, secondo il quale una persona inaffidabile è completamente inutile. E ti crea soltanto dei problemi. Chissà che ne pensa adesso del suo “caro amico”, il primo ministro albanese, la Presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia?!

Pulsante per tornare all'inizio