Tra le molte iniziative che l’Italia dovrebbe prendere nel futuro Parlamento europeo vi sono anche quelle legate alla tutela dei prodotti alimentari, sia come garanzia per i consumatori che per rispetto dei produttori. Bisognerebbe ad esempio definire che la parola formaggio si riferisce solo a un prodotto che nasce direttamente dal latte, latte che dovrebbe essere tracciato in maniera più trasparente. Oggi molti formaggi, anche prodotti in Italia, derivano da latte non italiano o da prodotti ricavati dal latte (caglio) che possono destare serie perplessità rispetto ai modi coi quali sono stati prodotti. Il finto made in Italy rimane uno dei gravi problemi europeo e mondiale e troppe multinazionali riversano in Italia un latte di provenienza non definita. Se è vero che il 40% del latte consumato in Italia è un latte indistinto, come sostiene la Coldiretti. Se del latte è indistinta la provenienza, di conseguenza è indistinta la provenienza di ciò che è alla base del formaggio, cioè proprio il latte. L’Italia produce 110 milioni di quintali di latte e ne importa 86 milioni, la conseguenza di questa importazione, oltre alla mancata garanzia circa la provenienza, significa per l’Italia una perdita di 17mila mucche e 1200 occupati in agricoltura. Dal 2007 un allevamento italiano su 5 è stato chiuso e sono stati persi 32mila posti di lavoro. Se pensiamo inoltre che circa la metà dei nostri allevamenti di mucche da latte è in zone collinari, montane o svantaggiate, comprendiamo bene come l’aumento dell’importazione di latte da altri Paesi, con conseguente perdita di allevamenti italiani, comporta anche l’abbandono di aree collinari o svantaggiate con i conseguenti disastri ambientali e territoriali che ben conosciamo. Mentre da un lato il consumo di latte anche quando è in aumento rimane comunque stabile, il prezzo continua a calare rendendo quindi per gli agricoltori onesti più difficile continuare nell’attività.
Oltre al problema latte, vi è il problema delle agromafie, il cui business supera i 24 miliardi, secondo un rapporto di Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità presentato il 14 febbraio 2019. Se a questa cifra si aggiunge l’italian sounding sembra si arrivi a un valore sui 130 miliardi, tre volte superiore a quello del nostro export, a dire del presidente di Coldiretti. Se la Ue non deciderà di avere un Osservatorio sulla qualità e sicurezza dei prodotti, per monitorare e contrastare le agromafie, il problema esploderà non solo dal punto di vista economico ma anche sanitario. Bisogna eliminare il segreto sui flussi commerciali per rendere finalmente trasparente i nomi delle imprese che importano le materie prime dall’estero, infatti solo nel 2017-18 vi è stato un aumento del 58% delle frodi che hanno coinvolto diversi prodotti (dal vino al pomodoro).
La lotta alle ecomafie passa anche da un migliore sistema di distribuzione e da un diverso e più efficace controllo dei container che arrivano nei porti.
L’Europa sembra abbia intrapreso la strada di contrastare i monopoli che acquistano per conto della grande distribuzione strozzando i produttori agricoli, ma la strada è ancora lunga e ci sembra che, salvo rare eccezioni, le forze politiche e i candidati al Parlamento europeo siano poco interessati a prepararsi per la prossima legislatura attraverso una conoscenza reale dei problemi e un progetto che, al di là delle appartenenze partitiche, difenda e sostenga il sistema Italia in agricoltura.