lavoro

  • I governi cambiano, i lavoratori continuano a morire, i sindacati a parlare.

    Sono morte sul lavoro, ad oggi, 761 lavoratori, persone che lavoravano, avevano famigliari, amici, speranze.

    Anche questa è una strage e per fermarla bisogna dare non risposte sulla carta, leggi buone ma disattese, occorrono controlli veri, occorre una cultura diversa che faccia comprendere, a tutti, che non si può scherzare con il pericolo né per la propria vita né per quella altrui, che non si possono disattendere le norme, e che le sanzioni e le punizioni siano immediate ed inflessibili.

    Siamo ancora una volta stupiti, si fa per dire perché l’esperienza ci insegna che è così da troppo tempo, per l’inerzia dei sindacati su questo problema mentre si agitano a vuoto con polemiche e dichiarazioni contro il governo

    I governi cambiano, i lavoratori continuano a morire, i sindacati a parlare

  • A rilento le domande per il Supporto al lavoro

    Aumentano a rilento le domande per il Supporto formazione lavoro, il sussidio che potrà essere chiesto dalle persone che hanno avuto il Reddito di cittadinanza sospeso a fronte della partecipazione a corsi di formazione o progetti di Pubblica utilità. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Inps sono poco più di 11mila a fronte delle 8mila circa segnalate nel primo giorno di funzionamento della piattaforma Siisl. Le famiglie che hanno perso il Reddito di cittadinanza perché, secondo quanto previsto dalle nuove regole, senza componenti disabili, minori o over 60 e non in una condizione di disagio, sono circa 190mila ma per alcune decine di migliaia arriverà la presa in carico dei servizi sociali. Di fatto al momento hanno presentato la domanda all’Inps meno di una persona su 10 tra quelle realmente attivabili.

    La domanda si può presentare autonomamente sul sito dell’Inps con lo Spid, la Carta di identità elettronica o la Carta dei servizi o attraverso i patronati. I caf potranno intermediare le domande solo da gennaio. Una volta presentata la domanda correttamente e ottenuto il numero di protocollo si verrà indirizzati al Siisl, il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa, per il Patto di attivazione digitale. Bisognerà inserire il CV, compilare la dichiarazione di immediata disponibilità e indicare almeno tre Agenzie per il lavoro e a quel punto si potrà essere convocati dal Centro per l’impiego per la firma del Patto di servizio personalizzato e l’inizio del percorso di attivazione. Il Sfl, erogato a fronte della partecipazione a un corso di formazione o a un progetto di pubblica utilità vale 350 euro al mese per un massimo di 12 mesi e può essere ricevuto da più persone della stessa famiglia se attivate. “La procedura – ha detto la ministra del Lavoro, Marina Calderone – sta funzionando. Per noi è un obiettivo importante perché, al di là di quelle che sono le soluzioni procedurali, il nostro obiettivo è quello di creare un ambiente nel quale tutti i soggetti che hanno competenze nel mondo del lavoro conferiscano i loro dati all’interno della piattaforma».

  • Autunno caldo per la sanità, mancano 4 miliardi

    La ripresa delle trattative per il rinnovo del contratto dei medici, le nomine dei vertici degli enti pubblici vigilati, il payback sui dispositivi, la mai sopita polemica sulle Case di Comunità previste dal Pnrr. Non mancano motivi per definire caldo l’autunno che attende il mondo della sanità, con i sindacati medici che si dicono “sul piede di guerra” e “pronti alla mobilitazione” in vista della partita più importante, quelle della risorse per la sanità in Manovra.

    Riprendono all’Aran le trattative per il contratto della dirigenza medica 2019-2021. I nodi da sciogliere sono ancora l’orario di lavoro e i fondi contrattuali. Ma, stretto tra risorse contingentate e carenza di personale, il contratto non esaurisce le rivendicazioni dei sindacati. “Per la sopravvivenza del Servizio sanitario nazionale servono 4 miliardi aggiuntivi, di cui 2,7 miliardi solo per il rinnovo del contratto dei medici e veterinari per il triennio 2022-2024», spiega Pierino di Silverio, segretario dell’Anaao Assomed. I 4 miliardi, rivendicati anche dalle regioni e chiesti dal ministro della Salute Schillaci al Mef, però, non bastano. “Occorre aumentare dell’1,5% – precisa di Silverio – la percentuale della spesa sanitaria pubblica sul Pil. Se non ci sono risposte non resteremo con le mani in mano”.

    Il Def scritto dal Governo pochi mesi fa, aggiunge Michele Vannini, segretario nazionale della Fp Cgil con delega alla sanità, “programma di portare la spesa pubblica rispetto al Pil al 6,2% nel 2025, inferiore ai livelli pre pandemia”. Il tutto mentre cresce il costo della vita, le spese di tasca propria e la rinuncia alle cure. “Va rovesciata la scelta di disinvestire sulla sanità pubblica – precisa Vannini – o il Governo si dovrà assumere la responsabilità di averla affossata”.

    Tra i temi caldi, la partita, la cui conclusione dovrebbe essere imminente, per la nomina del successore di Silvio Brusaferro alla presidenza dell’Istituto Superiore di Sanità, il cui incarico scade il prossimo 11 settembre. Anche l’Agenzia Italiana del Farmaco attende il nuovo direttore generale che, dopo la riforma, succederà alla facente funzione Anna Rosa Marra, nominata da Schillaci. Ma il decreto attuativo sulle modalità di nomina non ha ancora concluso l’iter di approvazione.

    Intanto questa settimana riprendono i lavori nelle Commissioni parlamentari, con l’obiettivo di chiudere quel che è possibile prima della sessione di bilancio. La Affari sociali del Senato, presieduta da Franco Zaffini (FdI), prosegue l’esame del ddl per l’istituzione della contestata commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid-19 e incardinerà il ddl sul diritto all’oblio per le persone guarite da tumore: entrambe hanno già avuto il via libera della Camera. A sua volta, la dodicesima Commissione di Montecitorio, presieduta da Ugo Cappellacci (FI), riprenderà i lavori sull’istituzione dello psicologo di base e sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse.

    Le Commissioni saranno chiamate anche a dare un parere allo stato di attuazione del Pnrr che alla Missione Salute destina 15 miliardi, puntando su telemedicina e nuovi macchinari per la diagnostica ma anche sulle Case di Comunità, che rischiano di essere scatole vuote, se non si assumono infermieri e medici di famiglia.

    Con tutta questa carne al fuoco sembra lontana la scadenza della proroga, il 30 ottobre, del pagamento del payback sui dispositivi medici. “La speranza delle imprese è che nella legge di bilancio – spiegano da Confindustria Dispositivi medici – si trovino risorse, stimate intorno al miliardo, per mitigare gli effetti della discussa norma. In attesa della sua eliminazione».

  • Ollolai a caccia di smartworkers, casa in Barbagia a un euro

    Work from Ollolai/Traballa dae Ollolai è il sito realizzato dall’omonimo Comune della Sardegna, in Barbagia,  in collaborazione con l’associazione culturale Sa Mata, per attrarre smart workers. «Sei interessato a lavorare a distanza dalla bellissima Sardegna, in Italia, al costo di 1 solo euro? Il borgo di Ollolai è alla ricerca di professionisti di successo che vogliano dare un contributo alla comunità condividendo le loro conoscenze. In cambio di questo prezioso contributo, potrete godere di un soggiorno quasi gratuito» è l’annuncio/proposta pubblicato sul sito che ha già riscosso un notevole successo: il Comune ha già ricevuto oltre mille richieste da tutto il mondo.

    Clarese Partis, 39 anni, designer dell’agenzia User Experience, viene dalla California ed è stata una delle prime persone che hanno risposto all’appello del Comune, compilando la richiesta all’interno del portale dedicato. «Il mio obiettivo – ha raccontato all’Ansa – è quello di fare il mio lavoro ovunque mi trovi servendomi della rete e delle nuove tecnologie. Quando si è presentata l’opportunità di partire per Ollolai ero entusiasta di venire per godere di una nuova natura, delle montagne e dall’aria fresca. Ci sono da pochi giorni e ci starò un mese, ma devo dire che vivere qui è meglio di quanto mi aspettassi e l’accoglienza è stata calorosissima. C’è così tanto da esplorare in Sardegna e sono felice di immergermi all’interno dell’isola e nella sua cultura».

    Il progetto dell’amministrazione comunale incentiva gli arrivi offrendo una casa al prezzo simbolico di 1 euro al mese, sulla scia di un’iniziativa che il Comune ha avviato qualche anno fa: con 1 euro a Ollolai si può acquistare una casa disabitata, a patto che la si ristrutturi e la si abiti, contribuendo a contrastare lo spopolamento e rilanciare l’economia del borgo. Il sindaco Francesco Columbu dice: «Accoglieremo a braccia aperte tutti quelli che vorranno venire naturalmente in base agli alloggi che abbiamo a disposizione e altrettanto facciamo per Clarese. La loro presenza rivitalizzerà il paese che offre natura, tranquillità, cibo sano, tradizioni e una comunità accogliente. Voglio ricordare anche che siamo una delle cinque blue zone del mondo (le zone della longevità)».

  • L’Agenzia delle Entrate cerca funzionari

    L’Agenzia delle Entrate rinforza i propri ranghi e sta cercando circa 4.500 nuovi funzionari. Un avviso dell’agenzia indica che i concorsi saranno banditi quest’anno, in linea con il piano triennale dei fabbisogni di personale. I profili ricercati sono quelli di funzionario per attività tributaria e funzionario per servizi di pubblicità immobiliare.

    Il programma complessivo, indicato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nei mesi scorsi è di 11mila assunzioni entro la fine del 2024, delle quali circa 6mila quest’anno. Questi ingressi, dopo anni di tagli e di spending review, consentirebbe all’Agenzia di “superare la boa della sopravvivenza”, secondo il direttore. Per accedere ai nuovi concorsi da funzionario è necessario almeno un diploma di laurea triennale giurisprudenza oppure (ma solo nel caso dei funzionari per l’attività tributaria) in economia e in scienze politiche.

    I funzionari per attività tributaria sono responsabili dell’attività in materia fiscale, dall’assistenza agli utenti sugli adempimenti fino all’elaborazione della modulistica e all’attività di analisi e ricerca dei fenomeni illeciti. Le prove per selezionarli partiranno dal diritto tributario ed elementi di teoria dell’imposta. Tra le materie d’esame ci saranno anche il diritto civile e commerciale, il diritto amministrativo, la contabilità aziendale ed elementi di diritto penale, con particolare riferimento ai reati con la pubblica amministrazione e i reati tributari.

    Un profilo diverso è quello dei funzionari per servizi di pubblicità immobiliare, che si occupano dei registri immobiliari che consentono di risalire alla titolarità dei beni e all’eventuale presenza di pesi o vincoli che ne limitano il godimento, come ad esempio le ipoteche. I loro compiti includono, tra gli altri, l’assistenza e consulenza agli utenti e l’attività di aggiornamento e conservazione delle banche dati. In questo secondo caso i concorsi tratteranno temi di diritto civile, diritto amministrativo, elementi di diritto processuale civile, elementi di diritto tributario ed elementi di diritto penale.

  • Schiavismo in Cina, denuncia contro le case automobilistiche tedesche

    I gruppi automobilistici tedeschi Volkswagen, Bmw e Mercedes-Benz sono stati denunciati dall’organizzazione non governativa Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (Ecchr) per sfruttamento del lavoro forzato in Cina. Presentata all’Ufficio federale tedesco per l’economia e i controlli sulle esportazioni (Bafa), la denuncia accusa le aziende di non aver fornito alcuna prova di un’adeguata gestione del rischio di lavoro forzato nei loro impianti nello Xinjiang.

    Si tratta della regione autonoma della Cina nord-occidentale popolata dagli uiguri, minoranza turcofona di religione islamica che, sulla base di numerose testimonianze, si ritiene sia oggetto di repressioni da parte delle autorità di Pechino. La legge sulle catene di approvvigionamento in vigore in Germania obbliga le aziende a migliorare la protezione dell’ambiente e dei diritti umani lungo le filiere globali. In particolare, le imprese che producono all’estero o vi fanno fabbricare parti dei propri beni devono assumersi la responsabilità dei processi di produzione e delle condizioni di lavoro presso fornitori. Come autorità di controllo, il Bafa monitora il rispetto della legge sulle catene di approvvigionamento e può sanzionare i trasgressori. Ora, la denuncia dell’Ecchr contro Volkswagen, Mercedes-Benz e Bmw è sostenuta dal Congresso mondiale degli uiguri e dall’Associazione degli azionisti etici di Germania.

    Nello Xinjiang, il primo dei tre gruppi ha una fabbrica per l’assemblaggio delle auto, che gestisce con il partner cinese Saic. Al momento, l’azienda sta preparando un’indagine indipendente sull’impianto ed è “in buoni colloqui” con Saic. In merito alla denuncia dell’Ecchr, Volkswagen si è detta sorpresa, aggiungendo che la esaminerà prima di commentarla. In passato, l’azienda ha ripetutamente affermato di non essere coinvolta in violazioni dei diritti umani. A sua volta, Bmw ha comunicato di “prendere molto sul serio” segnalazioni come quella dell’ong e ha precisato di non essere direttamente attiva nello Xinjiang. A ogni modo, il gruppo è in contatto con i fornitori e li esorta a chiarire eventuali dubbi. Nel caso in cui le accuse fossero ritenute valide e verificabili, verrebbero intraprese azioni appropriate per garantire il rispetto degli standard di approvvigionamento responsabile. Da parte di Bmw non è stato rilasciato alcun commento riguardo alla denuncia dell’Ecchr.

  • Una famiglia su tre insoddisfatta del quadro economico

    Il quadro economico delle famiglie è peggiorato nel 2022: lo scatto in negativo è stato colto dall’Istat con il report ‘La soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita’, che ha esaminato l’ultimo anno segnato dall’emergenza Covid. I risultati dello studio fanno emergere, di controcanto, una soddisfazione diffusa da parte dei giovani nella fascia d’età 14-19 anni, contenti di aver ritrovato tempo libero e relazioni amicali dopo i lunghi mesi della pandemia.

    Nel 2022, dunque, il 35,1% dei nuclei familiari ha vissuto un aggravamento delle condizioni economiche, andamento che è stato peggiore nelle regioni del Nord, dove il giudizio negativo si è attestato al 35,8% rispetto al 29,4 dell’anno precedente. La situazione non migliora se valutata nel complesso: nel 2022 il grado di soddisfazione per lo stato di salute del proprio portafogli ha segnato una flessione rispetto al 2021, attestandosi al 57% (contro il 58,3% precedente). Calo evidente anche tra le persone in là con gli anni: il 58,8% di chi aveva 75 anni e più ha dichiarato di essere molto o abbastanza soddisfatto (era il 64,5% nel 2021). Al contrario nell’ambito professionale si è registrato un incremento della soddisfazione tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti (dal 64,1% al 69,2%), e in maniera più marcata tra le donne (dal 61,9% al 70,3%). In ascesa anche la soddisfazione tra i lavoratori in proprio (dal 46,3% al 51,2%) e tra chi era in cerca di nuova occupazione (dal 27 al 32%).

    Il confronto a livello nazionale sulle capacità economiche conferma purtroppo le distanze tra il nord e il sud, con il primo che si dichiara molto o abbastanza soddisfatto (il 61,5% dei cittadini) e il secondo che evidenzia una flessione, attestandosi al 50,9%. E rispetto al 2021 si è rilevata una flessione maggiore nel Centro, che dal 58,7% è passato al 56,7%.

    Come accennato è andata diversamente per i più giovani, che nel 2022 hanno salutato con favore la ripresa delle attività sociali, un gradimento che è stato espresso dal 58,2% degli interpellati tra i 14 e i 19 anni, con un balzo positivo di 5,9 punti rispetto al 2021. Ad aver goduto della ritrovata libertà anche le persone più mature, almeno se è vero che i 65enni hanno espresso giudizi favorevoli nell’88,6% dei casi, in crescita rispetto all’85,6% di un anno prima. La nota dolente arriva quando viene esaminato lo stato di salute, ambito che comprensibilmente sconta un giudizio più severo tra le persone anziane: per quelle con 75 anni e più i giudizi favorevoli sono passati dal 59,1% del 2021 al 55,3 del 2022.

  • Dichiarazione della Commissione europea e dell’Alto rappresentante in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile

    In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, la Commissione europea e l’Alto rappresentante Josep Borrell hanno rilasciato la seguente dichiarazione:

    “L’Unione europea si impegna da tempo per eliminare il lavoro minorile e tutelare i diritti dei minori. Questo fenomeno rimane diffuso in tutto il mondo, insieme al lavoro forzato e ad altre forme di sfruttamento dei minori. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, il fenomeno del lavoro minorile interessa ancora 160 milioni di bambini, metà dei quali sfruttati in lavori pericolosi. In linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e con l’Appello all’azione di Durban, e come previsto dal Piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024, l’Unione europea si impegna a eliminare il lavoro forzato, la schiavitù moderna, la tratta di esseri umani e tutte le forme di lavoro minorile entro il 2025.

    La Strategia globale dell’Unione europea sui diritti dei minori (2020-2024) pone l’eliminazione del lavoro minorile al centro della propria dimensione mondiale. Con il primo Piano d’azione per i giovani nell’ambito dell’azione esterna sono state proposte misure concrete di follow-up.

    L’UE aspira a diventare membro dell’Alliance 8.7 e si impegna, insieme ai partner, ad accelerare gli sforzi necessari per tutelare i diritti di tutti i minori e permettere loro di godere dell’infanzia senza subire alcuna forma di sfruttamento o abuso”.

  • Nel Mezzogiorno lavora meno di una donna su tre

    Nel Mezzogiorno d’Italia lavora meno di una donna su tre e il tasso di occupazione femminile nel Paese è di oltre 10 punti percentuali inferiore alla media europea: 43,6% contro 54,1%. In sintesi: l’Italia non è ancora un Paese per donne, con punte di estrema difficoltà al Sud, dove si registra un tasso di occupazione pari al 28,9% contro il 52% del Nord.

    A fotografare divari divenuti ormai cronici è un focus sulla partecipazione femminile al mercato del lavoro contenuto nel rapporto “Terziario&Lavoro” dell’Ufficio studi di Confcommercio. Lo studio evidenzia come il gap occupazionale tra Italia e Ue risulti invece meno marcato per gli uomini: 60,3% in Italia, 64,7% in Europa.

    Analizzando i dati del 2019, non impattati dalle turbolenze scaturite dalla pandemia, Confcommercio stima che si avrebbero 433mila donne occupate in più se il tasso di disoccupazione femminile in Italia, pari all’11,1%, venisse portato al valore europeo, che si attesta al 7,2%. Un aiuto può arrivare dal settore terziario. Su 100 donne dipendenti infatti ben 75 lavorano nel terziario di mercato e 69 hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato, mentre per gli uomini alle dipendenze il valore scende al 52%. Insomma è qui che, secondo la presidente nazionale del Gruppo Terziario Donna Confcommercio, Anna Lapini, “vi sono le maggiori opportunità di occupazione femminile”. Una occupazione «di qualità”, spiega, “che Confcommercio sostiene anche promuovendo progetti concreti, come la certificazione di parità di genere, un sistema premiante per le aziende che contrasta il divario di genere in termini di inclusione professionale, retribuzioni, opportunità di carriera, formazione, conciliazione fra tempi di vita e lavoro”.

    Tuttavia la strada per colmare i divari è ancora lunga, come testimoniano ulteriormente i dati sul tasso di partecipazione al mercato del lavoro. Guardando alla componente femminile, rileva lo studio, l’Italia soffre di un cronico ritardo nel confronto con i principali partner internazionali. Anche in questo caso emergono forti divari territoriali: il tasso di partecipazione femminile rispetto al valore medio europeo al Nord è inferiore di 2,5 punti, al Centro di 5 punti, al Sud di 25 punti, fermandosi in quest’area al 36% circa.

    “Per migliorare questa condizione – spiega Confcommercio – al di là delle necessarie politiche attive e della riorganizzazione ad ampio spettro dei servizi a supporto della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, che scontano forti ritardi nel Mezzogiorno, la soluzione non può che passare per la valorizzazione della produttività e dall’incremento di innovazione e investimenti nel terziario di mercato».

  • In ospedale un medico su tre cambierebbe lavoro

    La fuga dagli ospedali è un desiderio per un medico su tre che si dice disposto a cambiare lavoro per avere più tempo libero e stipendi più alti. Fra i medici più avanti con l’età compare anche l’esigenza di una maggiore sicurezza sul lavoro. E la fascia di età più in crisi è quella tra i 45 e i 55 anni. E’ quanto emerge da una survey del maggior sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed, a cui hanno risposto 2130 tra medici e dirigenti sanitari. Più della metà (56,1%) tra medici e dirigenti sanitari è insoddisfatta delle condizioni del proprio lavoro e 1 su 4 (26,1%) anche della qualità della propria vita di relazione o familiare. Un sintomo inequivocabile di quanto il lavoro ospedaliero sia divenuto causa di sofferenza e di alienazione.

    Una insoddisfazione che cresce con l’aumentare della anzianità di servizio e delle responsabilità, tanto che i giovani medici in formazione (24,6%) si dichiarano meno insoddisfatti dei colleghi di età più avanzata (36,5%), tra i quali si raggiunge l’apice nella fascia di età tra i 45 e i 55 anni, un periodo della vita lavorativa in cui si aspetta quel riconoscimento professionale che il nostro sistema, però, non riesce a garantire. Per quanto riguarda i cambiamenti desiderati nel lavoro, il podio è occupato da incrementi delle retribuzioni con il 63,9% delle risposte, e da una maggiore disponibilità di tempo con il 55,2%. E sono gli over 65 quelli che considerano prioritaria una maggiore sicurezza. Al contrario, l’esigenza dei giovani di una maggior disponibilità di tempo per la famiglia e il tempo libero è più alta rispetto ai colleghi con maggior anzianità di servizio. In generale, l’aumento delle retribuzioni e del tempo libero hanno un peso maggiore nelle aspettative rispetto alla progressione di carriera. Il 20% degli intervistati si dichiara ancora indeciso, segno del fatto che almeno una volta si è interrogato sul futuro della professione e sul suo ruolo all’interno del sistema.

    La crisi della professione è più sentita al sud rispetto al nord: si va dal 53,6% del nord, passando al 56,3% del centro per finire al sud e isole con ben il 64,2% di insoddisfatti. Ma il dato appare – osserva il sindacato – talmente diffuso da “configurare quasi una patologia endemica con la quale convivere e per la quale non esiste vaccino o terapia”. Pesa il fatto che l’Italia spenda solo il 6,1% del Pil per la sanità, la cifra più bassa tra i paesi del G7, ben al di sotto della media europea di 11,3% con il costo della sanità privata pari al 2,3%, poco sopra la media europea. Occorre immaginare – propone l’Anaao Assomed – un nuovo modello che tenga nella dovuta attenzione la presa in carico del paziente, sia cronico che in acuzie, aumentando posti letto e personale, e implementando quella medicina di prossimità che appare oggi sempre più teorica, liberando i professionisti dalla medicina di carta che sottrae tempo alla cura.

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