Lega

  • Cinque stelle per illuminare l’azione il governo Pd-grillini

    Come tanti altri italiani aspettiamo gli eventi: se il governo Pd-M5s andrà in porto e se durerà lo vedremo. Certo è, comunque, che se alcuni possono gridare al ribaltone, certamente non lo può fare la Lega, quella stessa Lega che causò la fine del primo governo Berlusconi, che dopo qualche anno ha stracciato l’alleanza del centrodestra e che ci ha portato, con la sfiducia ad agosto, a veder tornare in auge il Pd. 

    L’inaffidabilità della Lega, che si è manifestata non solo con i fatti sopra citati, o per lo meno l’inaffidabilità di alcuni suoi leader, che hanno sempre anteposto l’interesse personale o di partito agli interessi della collettività, a volte sbagliando a loro danno, discende anche da una mancanza di cultura e rispetto istituzionale e da un’eccessiva arroganza di certi vertici. 

    Per quanto riguarda il futuro governo, qualunque poi alla fine esso sarà, possiamo solo sperare che, al di là del problema immigrazione, che va risolto in Europa e non solo in Italia, prenda coscienza di alcune necessità:

    1. prima di fare dichiarazioni e soprattutto tweet si ricordino che vi è la necessità di ponderare cosa si dichiara e di valutare se ciò che si promette può essere mantenuto. A titolo di esempio ricordiamo che il sottosegretario di Palazzo Chigi, Del Rio, nel 2014, durante il governo Renzi, aveva dichiarato, in un’intervista al Corriere della Sera, una serie di misure per contenere la spesa e ridurre l’imposizione fiscale, tra cui il famoso cuneo, che il suo governo non realizzò mai;
    2. rimane un’emergenza che non può essere oltremodo senza risposta concreta quella che vede da 3 anni le vittime del tragico terremoto del centro Italia con solo il 4% del loro territorio ricostruito e con ancora oltre 100mila tonnellate di detriti da asportare. Italiani come noi sono ancora senza casa e senza lavoro.
    3. il cambio della situazione climatica ha portato a lunghe stagioni di siccità e a piogge torrenziali, dal che si evince l’urgenza sia di rivedere il sistema degli acquedotti italiani, che perdono oltre il 60% dell’acqua essendo obsoleti da molto tempo, in caso contrario la siccità non colpirà soltanto l’agricoltura ma la vita stessa delle persone, dall’altro di un concreto piano geologico per impedire che le piogge torrenziali ci ripropongano i morti ed i feriti, gli allagamenti e i dissesti che abbiamo visto negli ultimi anni;
    4. impedire l’aumento dell’Iva deve andare di pari passo con un abbassamento dell’imposizione fiscale e una riorganizzazione, veramente semplificata, della burocrazia: oggi chi ha un’attività in proprio lavora per più di 6 mesi solo per pagare le tasse, oggi per aprire un’attività occorrono più di 60 pratiche, con un dispendio di costi e di tempi inaccettabile;
    5. il riordino del sistema regionale non passa soltanto da eventuali maggiori autonomie ma da controlli della spesa e degli sperperi. E insieme al riordino regionale va riaffrontato il problema delle province che attualmente esistono ancora come centrali di spesa ma non sono in grado di sopperire ai loro compiti, a partire dalla manutenzione delle strade, e che, essendo svincolate dalla scelta degli elettori, di fatto, sono centri di potere collegati alle forze politiche che reggono i Comuni.

    Ci auguriamo inoltre, ma temiamo che sia la solita pia illusione, che visto il caos politico che di anno in anno aumenta si vogliano finalmente riaffrontare e meglio definire le regole sulle quali si sostiene un sistema democratico e repubblicano. Torniamo a chiedere che partiti e sindacati abbiano personalità giuridica e i loro bilanci siano verificati dalla Corte dei conti. Sosteniamo con forza che il numero dei parlamentari si possa ridurre solo con il ritorno ad una legge proporzionale e preferenziale che consenta all’elettore di scegliere liberamente i propri rappresentanti senza essere, come oggi, costretto a subire le decisioni dei capi partito che scelgono deputati e senatori in base alla loro capacità di essere yesmen.

  • I ripetuti volteggi degli indirizzi politici del Presidente della Regione Siciliana e l’autonomia differenziata

    Nell’arco degli ultimi cinque mesi il Presiedente della Regione Siciliana ha cambiato più volte linea politica fino ad autoproclamarsi “leghista del sud”, unicamente per posizionarsi furbescamente quale punto di riferimento del sud diversamente Salviniano. Il risultato sperato non è però stato raggiunto per indisponibilità della Lega a cogliere positivamente l’offerta autoreferenziale di Musumeci, perché ha richiesto la preliminare garanzia di totale discontinuità da chi lo circonda.

    La Lega sa bene che Musumeci è prigioniero di una coalizione che comprende quasi tutti i potentati politici responsabili dei fallimenti dei governi della regione degli ultimi venticinque anni e di avere volutamente ignorato la centralità del Parlamento regionale e la sua influenza nei rapporti di forza che condizionano le scelte politiche, diventando un ostaggio della maggioranza della sua maggioranza, esattamente come il suo immediato predecessore. Per questo è interessante capire perché Musumeci avrebbe scelto la Lega quale referente politico, considerato che appena cinque mesi prima le aveva disconosciuto giustamente la matrice di partito di destra, perché manca del requisito fondamentale di nutrire alcun sentimento nazionale, essendo geneticamente legata a logiche territoriali incompatibili con il concetto di nazione, ma semmai di tribù. E quindi in che modo potrebbe costituire un referente a tutela degli interessi del sud? Ed infatti non può esserlo, tant’è che Salvini, incurante di essere stato gratificato da milioni di voti anche nel sud Italia, continua imperterrito a fare il capo della Lega Nord con la sua assillante richiesta di concessione dell’“Autonomia Differenziata”, che altro non è che una truffa per favorire illegalmente gli interessi delle regioni del nord a discapito di quelle meridionali, nel silenzio e nella complicità di FdI e appunto del Presidente della Regione Siciliana, ambedue disponibili a sacrificare il Sud in cambio di una alleanza conveniente ai fini di futuri successi elettorali.

    La truffa è iniziata con la sottoscrizione di una intesa inedita e non disciplinata da nessuna normativa vigente tra il Presidente del Consiglio Gentiloni e i presidenti delle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia e Romagna (da cui l’adesione del PD), con cui veniva stabilito, in violazione delle leggi vigenti, l’assegnazione alle Regioni richiedenti di decine di materie di competenza statale e delle relative risorse. Per capire la truffa, occorre inquadrare quale è l’attuale normativa che disciplina la materia e perché l’intesa tra Gentiloni ed i tre Presidenti di Regione è una grave forzatura del tutto illegittima e truffaldina. La norma sul trasferimento di materie dallo stato alle regioni è prevista dalla costituzione ed è subordinata, nella sua attuazione alla preliminare obbligatoria definizione dei “livelli essenziali di prestazione” (lep), della determinazione dei costi standard dei servizi da trasferire e della fissazione dei criteri di gestione del “Fondo Perequativo delle Regioni”, al fine di garantire la necessaria equità nella ripartizione delle risorse e assicurare la solidarietà tra tutti i territori dello stato, in un quadro di riequilibrio tra regioni ricche e povere. Cosa ha impedito a Lombardia e Veneto di realizzare l’autonomia differenziata con la normale procedura vigente? Solo un piccolo dettaglio: non si è mai raggiunta l’intesa per la determinazione dei “livelli essenziali di prestazione”, per la fissazione dei costi standard dei servizi da trasferire e, fino ad ora, non c’è traccia del fondo perequativo delle regioni. Quindi, senza alcuna modifica delle leggi vigenti, e data l’irragionevole incapacità di raggiungere intese in materia, ecco il colpo di scena: la decisione di capovolgere di fatto e illegalmente la normativa, procedere con una intesa inedita tra vertici esecutivi (governo nazionale e presidenti delle regioni richiedenti) all’assegnazione delle materie di competenza richieste, rinviando ad un futuro ipotetico e del tutto irrealistico le decisioni che per 18 anni non sono state raggiunte e che, una volta scappati i buoi, è prevedibile non si raggiungeranno mai. E questo è tanto vero che l’accordo prevede infatti che, qualora non si dovesse raggiungere l’intesa sui costi standard entro i tre anni successivi al trasferimento delle materie dallo stato alle regioni non ci sarebbe nessuna conseguenza, perché i servizi dovrebbero comunque essere garantiti a costi pari alla media nazionale. Se a questa clausola si aggiunge la disposizione che garantisce il diritto di Lombardia e Veneto di trattenere tutti gli eventuali surplus di finanziamenti ottenuti per i pagamenti dei servizi, si ha chiaro il disegno di Salvini, Fontana e Zaia di ottenere un lasciapassare per pagarsi i costi dei servizi anche a valori molto più alti della media nazionale e in tal modo trattenere il più possibile delle proprie entrate tributarie a fronte delle maggiori spese, ovviamente a discapito delle regioni più disagiate che non ne avrebbero le possibilità per le loro minori entrate fiscali e per la mancanza delle eventuali integrazioni in assenza del fondo perequativo regionale. L’obiettivo finale che persegue Salvini non è formalmente di rapinare le regioni meridionali, ma di raggiungere tale risultato attraverso l’autorizzazione all’aumento esponenziale delle spese delle regioni ricche, i cui maggiori consumi esauriranno le risorse per la solidarietà nazionale e sarà la fine del patto repubblicano che tiene unita l’Italia. Una vera e propria secessione economica di fatto, messa in atto e sollecitata in maniera assillante da quello stesso leader della Lega che ha preso milioni di voti al Sud e che non ha alcuna remora a condannare i suoi elettori alla definitiva marginalità economica e sociale, con servizi scolastici, sanitari e di qualsiasi altra natura da terzo mondo. Ecco perché occorre impedire assolutamente l’approvazione del progetto attuale di Autonomia Differenziata e rinunciare anche al “passaggio parlamentare” che, lungi dall’essere una “riparazione alla truffa dell’accordo verticistico”, rischia di esserne solo una ipocrita legalizzazione. L’unica strada è quella di annullare integralmente la procedura-truffa e pretendere il pieno rispetto delle leggi vigenti in tema di Autonomia e conseguentemente di mantenere l’ordine naturale delle cose a partire dalla preliminare definizione dei “LEP”, dei costi standard dei servizi e della istituzione del fondo perequativo regionale, per onorare la corretta Autonomia Regionale che, per soddisfare il bene comune, deve contribuire al rafforzamento del principio costituzionalmente garantito dell’Unità Nazionale, valore sacro, irrinunciabile e non negoziabile.

    * Già sottosegretario per i Beni e le Attività Culturali

  • Pietro Marrapodi: più Italia in Europa

    Cari lettori,

    come avrete visto ‘Il Patto Sociale’, da qualche settimana, sta pubblicando le interviste ad alcuni candidati alle elezioni europee del prossimo 26 maggio i quali espongono il loro programma e i loro progetti. Per la sua vocazione apartitica ‘Il Patto Sociale’ dà spazio a chi si è messo in contatto con la redazione. E’ la volta di Pietro Marrapodi che si candida con la Lega nella Circoscrizione Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Val d’Aosta).

    Sono nato in un piccolo paese della Calabria, 45 anni fa. Nel 1993, dopo la maturità scientifica, mi sono trasferito a Milano dove ho studiato Giurisprudenza. Ho iniziato poi il mio percorso lavorativo nel mondo della pubblicità e del marketing.

    La mia passione per la politica è nata negli anni dell’Università e ho iniziato la mia attività dal Municipio di zona, dove mi sono battuto per rendere più vivibili le periferie. Vivo i bisogni degli altri come se fossero miei e penso che a ogni problema ci sia sempre una soluzione, in tal senso considero la politica l’espressione più alta di aiuto ai cittadini.

    Ci accingiamo a una grande sfida, il rinnovamento del Parlamento Europeo. Oggi più che mai è proprio all’interno delle Istituzioni Europee che si prendono le decisioni fondamentali per la vita dei cittadini.

    L’Italia sta subendo da troppo tempo questa Europa a guida franco-tedesca.

    Subiamo un’invasione continua basata sul business della finta accoglienza. È sempre più forte il bisogno di tutelare la nostra identità culturale, di ridare forza e valore alle nostre radici cristiane, spazio e voce ai valori su cui si è formata la nostra comunità: prima gli Italiani! Anche se Salvini è riuscito a bloccare l’invasione, bisogna che l’Europa si svegli e faccia delle azioni più incisive su questo tema.

    È sempre più forte il bisogno di proteggere le attività commerciali e la rete dei nostri negozi che costituisce uno straordinario tessuto economico e sociale, unico in Europa. In Europa dobbiamo tutelare il Made in Italy, i nostri prodotti sono i più contraffatti al mondo e ciò crea un danno di milioni di Euro alla nostra economia e all’immagine dell’Italia. Bisogna che vengano superate queste politiche restrittive che mettono in ginocchio le aziende italiane e non permettono il rilancio dell’economia del nostro Paese.

    Questa Europa è da rifare e per questo voglio portare più Italia in Europa!

  • L’Italia salva Maduro dalla condanna della Ue

    L’Italia è stato l’unico dei 28 Paesi della Ue a bloccare una proposta di compromesso  sul Venezuela, avanzata dalla ministra degli Esteri svedese Margot Wallstrom, con cui si accettava il ruolo di Juan Guaidò come presidente ad interim fino a nuove elezioni. La discussione è avvenuta alla riunione dei capi delle diplomazie Ue a Bucarest. La notizia è stata diffusa dall’agenzia spagnola Europapress e confermata all’ANSA da fonti diplomatiche europee. Non si sarebbe trattato di un riconoscimento formale di Guaidò, ma implicito. Nella proposta si usava una formula in cui si esprimeva sostegno e riconoscimento a Guaidò nel suo ruolo istituzionale, per portare avanti la preparazione di elezioni libere e democratiche. Anche la Grecia che sabato scorso si era fermamente espressa contro il riconoscimento di Guaidò avrebbe accettato la proposta avanzata da Wallstrom. L’Alto rappresentante dell’Ue Federica Mogherini ha cercato di creare consenso sul documento, ma in mancanza di unanimità ha poi lasciato ai singoli Stati la decisione sul riconoscimento, concentrandosi sull’avvio di un gruppo di contatto.

    Una nota di Palazzo Chigi ha rivendicato al governo Lega-M5s di non aver «mai» riconosciuto le elezioni presidenziali dello scorso maggio (da cui Maduro è uscito vittorioso) e ha sottolineato «la necessità di indire quanto prima nuove elezioni presidenziali». Secondo il premier Giuseppe Conte «l’Italia, in qualità di membro del Gruppo di contatto istituito in occasione della riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione europea a Bucarest, è a favore di ogni iniziativa diplomatica che favorisca un sollecito, trasparente e pacifico percorso democratico ed eviti lo stallo nel Paese nel primario interesse di tutto il popolo venezuelano e della numerosa comunità italiana che vi risiede».

  • In attesa del reddito di cittadinanza, il governo Conte regala agli italiani maggiori spese per 914 euro nel 2019

    Altro che reddito di cittadinanza, la cittadinanza italiana sotto il governo di M5s e Lega si paga caro, lamenta il Codacons segnalando che per il nuovo anno ogni famiglia italiana dovrà affrontare maggiori esborsi in media pari a 914 euro. Il 2019 si aprirà con gli aumenti delle tariffe autostradali decisi dal governo che avranno un effetto diretto per gli utenti stimabile in 45 euro a nucleo familiare, mentre le multe stradali dovrebbero salire del 2,2%, con un aggravio di spesa di 6 euro a famiglia. Le bollette per luce e gas dovrebbero rincarare di 62 euro a famiglia, in virtù dell’andamento dei prezzi del petrolio, e per fare il pieno all’auto ogni famiglia spenderà mediamente 149 euro in più, mentre le polizze Rc dovrebbero rincarare di 18 euro e i trasporti con mezzi diversi dalla propria vettura di 67 euro. La vera botta arriverà però per gli acquisti al dettaglio e anzitutto per gli alimentari, con esborsi mediamente superiori rispettivamente di 211 e 185 euro, sempre che l’inflazione non aumenti rispetto ai livelli attuali.

    I maggiori costi per un nucleo familiare, calcola ancora il Codacons, potrebbero superare i 3.400 euro ove nel corso del 2019 si procede all’acquisto di una automobile nuova (tale maggior esborso va addebitato all’Ecotassa varata dal governo che colpirà le vetture con emissioni dai 161 grammi/km di CO2 in su).

  • I consigli di Bannon non fanno breccia tra i partiti euroscettici al Parlamento europeo

    Il gruppo Europa delle Nazioni e della Libertà all’Europarlamento (Enf), di cui fanno parte la Lega e l’ex Fn francese, il Rassemblement national, resta interessato a dialogare con l’ex consigliere della Casa Bianca Steve Bannon, ma per il momento non aderisce al suo progetto di unire tutte le forze sovraniste alle elezioni europee. Lo schieramento ha preso le distanze dalle dichiarazioni del politico belga Mischael Modrikamen, co-fondatore del movimento lanciato da Bannon, ma – assicurano dal gruppo – non con l’intenzione di chiudere all’ex consigliere di Trump.

    “Abbiamo incontrato più volte Steve Bannon, siamo interessati alla sua iniziativa ma non vogliamo lavorare con Modrikamen”, spiega il co-presidente del gruppo europarlamentare Enf, l’eurodeputato francese di Rn Nicolas Bay. A urtare la sensibilità dei partiti rappresentati nel board del gruppo europarlamentare, è il fatto che il politico belga abbia parlato a nome dell’Enf. Borghezio spiega che quella del gruppo contro Modrikamen è stata una “posizione prudenziale”, “burocratica”, perché il politico belga non poteva parlare a nome dell’intero schieramento. Borghezio assicura anche che per il momento l’ipotesi dell’adesione della Lega al movimento di Bannon non è sul tavolo. “Non siamo la sezione italiana del movimento di Bannon”, insiste l’europarlamentare sottolineando che la Lega è proiettata verso “uno schieramento europeo”, mentre l’ex consigliere di Trump “ha creato un movimento che dialoga con l’Europa, ma che non nasce in Europa”.

    L’eurodeputato leghista non esclude quindi un’eventuale partecipazione del gruppo al summit di “The Movement” a gennaio, ma ribadisce l’estraneità della Lega al progetto di Bannon. “Mi ha anche un po’ stupito – sottolinea Borghezio – il fatto che Fratelli d’Italia si sia immediatamente affiliata a ‘The Movement’”. Lo stesso ex stratega di Trump negli Usa non gode più di grande popolarità, né tra gli elettori né tra i repubblicani: all’ultimo comizio per la campagna elettorale di Midterm a Buffalo, ad ascoltarlo c’erano appena 200 persone e nessun esponente politico.

  • Lupi: l’UE li difende, la Bizzotto vuole abbatterli!

    La capogruppo della Lega al Parlamento europeo, Mara Bizzotto, sembra aver incentrato la sua attività politica in Europa nella richiesta di piani di abbattimento e di cattura dei lupi. La notizia arriva qualche giorno dopo quella che concerne il suo collega veneto  Valdegamberi,  passato alle cronache per aver postato la foto di un lupo  ucciso, scrivendo sotto che la prossima volta ci sarebbe stata la foto di un  animalista…

    Sembra che gli esponenti della Lega del nord est abbiano una vera e propria idiosincrasia per lupi, animalisti e leggi nazionali ed europee. La Bizzotto infatti se la prende con il commissario europeo che non cambia la direttiva habitat, come richiesto da alcuni rappresentanti leghisti italiani, e si avventura in cifre fantasiose sostenendo che i lupi avrebbero ucciso, solo in Veneto, nei primi mesi del 2018, ben 250 animali mettendo nel numero anche i caprioli. Quegli stessi caprioli che i suoi amici cacciatori volevano uccidere per conto loro.

    Dispiace essere rappresentati in Europa da persone che parlano di una direttiva senza conoscerla nella sua interezza, che non sanno quanti sono i lupi in tutta Italia, nemmeno 1500, numero per altro in continua diminuzione viste le molto foto postate di lupi ammazzati in vari modi dai benpensanti difesi dalla deputata leghista! La ‘cacciatrice di lupi’ dimentica che il valore degli animali d’allevamento, eventualmente uccisi dai lupi, è rimborsato per legge se si dimostra che è stato ucciso, e gli allevatori, di montagna e non, sanno bene, come chi allevava animali prima di loro, che per difendersi dai predatori occorrono i cani da pastore, tipo il maremmano o l’abruzzese, cioè cani da difesa e non da conduzione, e che vi sono associazioni che danno gratuitamente questi cani così come vi sono aiuti e rimborsi per mettere recinzioni elettriche a difesa degli animali da allevamento.

    Capiamo che la capogruppo della Lega debba fare una marchetta elettorale indirizzata agli amici cacciatori e una captatio benevolentiae al governatore veneto: le Elezioni europee sono vicine, ma i toni ci sembrano quantomeno sguaiati ed i contenuti ridicoli. D’altra parte, come si diceva una volta, ogni botte dà il vino che ha… Ad intenditor poche parole.

  • Verhofstadt propone un’alleanza a Macron per le Europee del 26 maggio

    I deputati liberali del Parlamento europeo vogliono formare un “movimento” antinazionalista con il leader francese Emmanuel Macron per contestare l’estrema destra delle elezioni europee del prossimo anno e Guy Verhofstadt, leader del gruppo liberale al Parlamento europeo, ha presentato l’offerta: «Siamo pronti a creare questa alternativa con Macron», ha detto Verhofstadt, ex primo ministro belga, al quotidiano francese Ouest-France. «Sarà qualcosa di nuovo – ha proseguito – un movimento, un’alternativa pro-europea ai nazionalisti. Il nostro gruppo è pronto a partecipare ora, senza aspettare. L’obiettivo è creare un gruppo decisivo nel futuro parlamento, uno strumento per fermare l’ondata nazionalista».

    Resta da vedere se la festa di Macron, La Republique en Marche, riprende l’offerta. «Non siamo pronti per un’alleanza», ha detto all’agenzia di stampa Reuters Christophe Castaner, il capo del partito. Ma Macron e Castaner stanno attualmente girando l’Europa per reclutare politici dalla mentalità simile a formare una nuova piattaforma pro-europea entro la fine dell’anno. L’iniziativa arriva dopo che Macron si è dichiarato «l’avversario principale» di un’asse nazionalista-populista guidata da Ungheria e Italia.

    Il gruppo liberale Alde ha 68 deputati al PE. Quella cifra potrebbe gonfiarsi a oltre 100 nella nuova formazione proposta con il partito di Macron. Il progetto di Macron ha anche attirato politici di centro-sinistra in Danimarca e Svezia. La piattaforma potrebbe diventare ancora più grande se attirasse deputati del gruppo Ppe di centro-destra, alle prese con un conflitto interno sul fatto che il leader ungherese Viktor Orban sia idoneo a restare un membro delle sue fila.

    «Queste soluzioni progressive che portiamo sono le più rispettose dei valori della nostra Europa, ma anche i più efficienti per affrontare le sue sfide», ha detto Macron dopo aver incontrato i leader di Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi.«Consideriamo questo come una cooperazione tra le forze progressiste che combatteranno l’estrema destra: dobbiamo formare una massa critica», ha detto Pieyre-Alexandre Anglade, parlamentare del partito Macron.

    Nel frattempo, le forze di estrema destra si sono unite ulteriormente, quando i populisti italiani e olandesi si sono incontrati a Cernobbio. Matteo Salvini, leader della Lega, ha anche collaborato con Steve Bannon, un capo dei media hard-right americano, che sta aprendo una consulenza a Bruxelles per aiutare la parte populista a vincere seggi nel prossimo maggio Voto dell’Ue. La collaborazione di Salvini con Bannon ha dimostrato che «questo è il posto giusto per l’unificazione del movimento populista in Europa», ha detto Mischael Modrikamen, l’uomo di Bannon a Bruxelles. Il partito italiano, che spera di conquistare un terzo dei seggi nel voto dell’UE, intende creare un “potere di blocco” nel Parlamento europeo che potrebbe paralizzare la legislazione dell’Ue, ha affermato Modrikamen.

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