legge elettorale

  • Un’opportunità per dimostrare di essere diversi e migliori degli avversari

    Il richiamo al governo affinché affronti subito, alla radice, lo spropositato aumento dell’energia, che sta portando a situazioni di disperazione troppe persone e costringe alla chiusura molte attività piccole e medie, è legittimo, specie da parte di chi è all’opposizione. Meno legittimo che si dica, come ha fatto Giorgia Meloni, secondo quanto scrive Il Secolo d’Italia, che non sia urgente occuparsi della legge elettorale, compito che ovviamente, ricordiamo a tutti, spetta ai partiti e non al governo. 1) Le elezioni sono a breve, nei primi mesi del 2023; 2) la legge elettorale deve garantire A) la rappresentanza parlamentare a tutti i territori italiani, B) la maggiore e più corretta partecipazione democratica proprio in un epoca dove la disaffezione al voto e l’astensione sono in continuo aumento; 3) con l’attuale legge non si può andare a votare in quanto non garantisce né la rappresentanza, dopo la diminuzione del numero dei parlamentari, né la partecipazione, inoltre si deve tener conto di tutte le osservazioni fatte dalla Corte Costituzionale; 4) la legge elettorale è un problema che devono risolvere i partiti ed il Parlamento non certo l’esecutivo come sembra sottendere Giorgia Meloni.

    Sarebbe perciò poi corretto e saggio che Fratelli d’Italia, oltre a criticare e contestare l’operato di tutti, si occupasse di presentare una sua proposta basata sull’interesse dei cittadini che da troppi anni, esasperati da un bipolarismo che in Italia non ha funzionato e dall’esproprio del loro diritto di poter scegliere i propri rappresentanti, scelti invece dai leader, si allontanano sempre più dalle urne. Oggi con un sistema maggioritario, che agli italiani non piace, si è arrivati da un lato all’impossibilità di fare un governo tra forze compatibili e dall’altro a veder governare partiti che hanno maggioranze costruite su una minoranza di votanti. Credere nella democrazia, amare la propria nazione significa dare vita ad una legge elettorale che vada bene per tutti, oggi come domani, e non costruirla su quello che si ritiene il proprio momentaneo interesse. Ci auguriamo che le forze di centro destra lo capiscano perché, in caso contrario, avranno perso un’altra importante opportunità per dimostrare, come sostengono, di essere diversi e migliori dei loro avversari.

  • Mattarella, la Cittadinanza attiva, una legge elettorale che la garantisca

    La presidenza Mattarella dà qualche mese di respiro al governo Draghi per tentare di portare a termine alcuni di quegli interventi richiesti dall’Europa e necessari all’Italia dal punto di vista economico, strutturale e sociale. Tutti sappiamo bene che tra qualche mese la campagna elettorale per Camera e Senato, i prodromi si sono già visti nelle discordanti giornate per il Quirinale, impediranno di fatto all’attuale governo di poter lavorare in serenità e proficuamente. E’ perciò necessario ora accelerare i tempi a partire dall’approvazione di una nuova legge elettorale considerato che quella attuale, oltre che nefasta in sé, non è applicabile dopo la riforma che ha dimezzato il numero dei parlamentari. Anche sulla legge elettorale si consumeranno scontri duri e sarà, come sempre, difficile fare comprendere ai partiti che la legge non può essere fatta per premiare gli uni o gli altri di coloro che, in questo momento, si sentono avvantaggiati, ma che deve essere una legge che garantisca ai cittadini quella libera scelta di voto che è primo presupposto per la democrazia.

    Come abbiamo scritto più volte riteniamo che il sistema proporzionale, con soglia di sbarramento, con preferenza unica e con vero controllo delle spese elettorali, ed una norma che impedisca a volti noti di apparire in video in modo esorbitante, sia il sistema più democratico in quanto ridà finalmente ai cittadini il diritto di scelta e di controllo. In questo modo si toglierebbe una parte di quell’eccessivo potere di scegliere gli eletti, potere che hanno, da troppi anni, i capi partito e si riporterebbero i parlamentari a seguire anche i problemi del territorio, come avveniva molti anni fa. Solo con un sistema proporzionale si può pensare di riavvicinare gli elettori ai partiti e di portare i partiti ad utilizzare le capacità di tanti dirigenti ed iscritti che sono stati spesso emarginati perché non in stretta sintonia con i dirigenti di vertice.

    Un altro problema da affrontare, per cercare di arginare la disaffezione al voto diventata sempre più dilagante, è quello legato alla mancanza di chiarezza dei bilanci dei partiti che bisogna siano controllati dalla Corte dei Conti. Bisogna che i partiti abbiano personalità giuridica, così che si possa verificare che gli statuti rispettino la democrazia interna, a partire dagli organi di controllo e dall’indizione e svolgimento regolare dei congressi. Senza dibattito e confronto non c’è democrazia e se non c’è democrazia all’interno dei partiti come possiamo pensare che questi siano i garanti dell’Italia che è una repubblica democratica?

    Durante e dopo l’elezione del presidente Mattarella abbiamo assistito a vari rimescolamenti, segno evidente di una insofferenza anche nei rapporti personali e dell’incapacità, per molti, di una visione politica superiore al loro interesse di parte. Interesse di parte che, proprio per mancanza di visione politica, gli stessi leader non sono neppure riusciti a tutelare. E questo la dice lunga su come alcuni personaggi sarebbero in grado di governarci, specie in situazioni difficili come quelle che oggi ci presenta il contesto europeo ed internazionale, dalla Russia con i suoi legami sempre più saldi con la Cina, agli Stati Uniti che perdono forza, alle catastrofi naturali e innaturali sempre più frequenti, alle nuove tragiche povertà che non sono più solo nei paesi meno sviluppati.

    E’ il momento di una riflessione, senza arroganze e pressapochismi, chi sarà in grado di farla aiuterà la sua forza politica e l’Italia, chi continuerà a credere in un bipolarismo impossibile e nel leaderismo esasperato potrà, forse, aumentare qualche voto ma poi resterà marginale.

  • La riforma elettorale che i partiti non vogliono

    Ancora una volta, mentre continuano le dichiarazioni ed i commenti sulle recenti elezioni amministrative nelle quali, come sempre, più o meno tutti hanno vinto, si riaccende il dibattito tra “non udenti” sulla riforma della  legge elettorale e, come dice un vecchio detto, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e nessuna forza politica sembra voler ascoltare i sentimenti di disaffezione e sfiducia degli  elettori. Come  sempre per i capi partito il problema non è cercare una legge che garantisca al massimo livello la libertà di scelta degli elettori e, di conseguenza, sia garanzia di democrazia e partecipazione, ma  l’obiettivo è individuare il sistema più garantista per le loro forze politiche. Ciascuno propone quello che ritiene sia il sistema elettorale più confacente ai suoi interessi, a prescindere dall’interesse dei cittadini.

    La democrazia per vivere ha bisogno di regole certe e rispettate e di cittadini che abbiano garantito il diritto-dovere di manifestare il loro consenso in libertà e con la conoscenza effettiva dei programmi di governo e delle capacità e competenze dei parlamentari e senatori che devono eleggere. Siamo da sempre dell’avviso che solo un sistema proporzionale, con una soglia di sbarramento, un contenuto premio di maggioranza e la scelta preferenziale dei candidati, togliendo così ai capi partito il diritto di scegliere per noi chi ci deve rappresentare, farà ritornare gli elettori ad una maggior affezione al voto e gli eletti ad occuparsi del territorio e della gente invece che cercare di accattivarsi la benevolenza dei loro maggiorenti per garantirsi il posto sicuro in lista.

    Certo un sistema proporzionale preferenziale deve avere regole ferree che controllino le spese di partiti e candidati e regolamentino la presenza in lista di personaggi televisivi, infatti vi devono essere il più possibile pari opportunità per tutti coloro che sono in lista ed i cittadini dovrebbero poter valutare su curricula oggettivi e su programmi trasparenti ed avere la possibilità di controllare l’operato di coloro che hanno eletto. Inoltre nel dibattito sulla futura legge elettorale andrebbe anche affrontato il tema della personalità giuridica dei partiti, della loro democrazia interna, del rispetto degli statuti, dei diritti degli iscritti e del controllo dei bilanci da parte della Corte dei Conti. In sintesi dovremmo riformare tutto il sistema di rappresentanza  partitica ma nessuno né 5Stelle, Lega o Pd vogliono quella trasparenza della quale parlano per conquistare consensi.

     

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