Made in Italy

  • Promuovere le eccellenze locali in Europa

    Prodotti italiani che definiremmo Made in Italy ma che non vengono inclusi nelle linee di protezione ed etichettatura italiana. E’ questo il tema dell’incontro Promuovere le eccellenze locali in Europa, sesto di una serie di conferenze web su temi di attualità organizzate dall’europarlamentare dell’ECR (Conservatori e Riformisti europei) Pietro Fiocchi che si svolgerà lunedì 11 maggio a partire dalle 18,30. All’incontro parteciperanno, tra gli altri, Fabio Carosso – Vicepresidente Regione Piemonte,
    Pierangelo Pedersoli – Presidente CONARMI e Presidente Davide Pedersoli & C.,  Marco Cerutti – Confartigianato Imprese Piemonte Orientale, Nicola Bagioli – Artigiano della pietra ollare e titotale di Lavéc. Modererà Marcello Villani – Giornalista e Conduttore Radiofonico.

    Si può partecipare alla diretta attraverso la pagina Facebook https://www.facebook.com/On.PietroFiocchi/ o collegandosi alla piattaforma  Zoom: Webinar ID: 860 8574 8950 https://us02web.zoom.us/j/86085748950

  • Arriva il primo wine live tasting online

    Il vino? Lo ‘degustiamo’ on line! Costretti gli avventori a casa per il lockdown anche gli assaggi tradizionali si adeguano ai tempi e così i sapori vengono raccontati e descritti da chi, calice alla mano e al naso, può godere del buon nettare. L’idea è venuta a Eleganza Veneta, agenzia di organizzazione eventi e comunicazione, che ha deciso di presentare un nuovo modo di fare degustazione del vino utilizzando lo streaming in diretta on line. Nasce così “Live”, una nuova esperienza che offre ai partecipanti la possibilità di continuare a conoscere e degustare attraverso una diretta unica con l’acquisto del BOX WINE TASTING.

    Il progetto permetterà all’utente interessato di acquistare il BWT (la scatola con le bottiglie di vino) e di starsene comodamente a casa in famiglia, di stappare la propria bottiglia e preparare i calici per interagire con il produttore attraverso una diretta live. Così, almeno per un’ora, sembrerà di essere tutti in cantina, tra calore ed emozione, per condividere un’esperienza in cui si parlerà di cultura, tradizioni e territorio solo con un semplice click!

    Conosceremo cantine e vini grazie alla conduzione di relatori professionisti, docenti e giornalisti qualificati che seguiranno passo dopo passo la degustazione.

    Tutti su Youtube e…Prosit!

  • Il made in Italy lancia l’orto spaziale

    Un micro-orto a 6mila chilometri dalla terra per coltivare verdure fresche destinate alle future esplorazioni spaziali. E’ il progetto Greencube messo a punto da un team scientifico tutto italiano e sarà contenuto per la prima volta a bordo di un mini satellite che verrà lanciato in occasione del volo inaugurale del vettore ufficiale Vega-C dell’Agenzia Spaziale Europea. Il prototipo alla cui realizzazione partecipano Enea, Università Federico II di Napoli e Sapienza Università di Roma, nel ruolo di coordinatore e titolare di un accordo con l’Agenzia Spaziale Italiana, si basa su colture idroponiche a ciclo chiuso in grado di garantire per i 20 giorni di sperimentazione un ciclo completo di crescita di microverdure, selezionate tra quelle più adatte a sopportare le condizioni estreme extraterrestri.

    Alloggiato in un ambiente pressurizzato e confinato, il micro-orto Greencube sarà dotato di un sistema integrato di sensori hi-tech per il monitoraggio e controllo dei parametri ambientali, della crescita e dello stato di salute delle piante, e sarà progettato in modo da trasmettere a terra, in totale autonomia, tutte le informazioni acquisite, dando così la possibilità ai ricercatori di valutare la risposta delle piante alle condizioni di stress estremo. Il satellite verrà realizzato in due sezioni: due unità saranno dedicate al sistema di coltivazione e di controllo ambientale che, oltre alle microverdure e ai sensori, conterrà anche la soluzione nutritiva e l’atmosfera necessaria; la seconda unità invece ospiterà all’interno del “telaio” del satellite la piattaforma di gestione e controllo del veicolo spaziale. “Il progetto si inquadra nell’ambito della mission Enea di trasferire all’industria e alle pubbliche amministrazioni i risultati della ricerca scientifica in un’ottica di sviluppo economico sostenibile, in questo caso attraverso competenze, infrastrutture e professionalità maturate nella coltivazione in ambienti chiusi e confinati di ortaggi freschi per uso industriale e in ambienti estremi, come lo spazio”, sottolinea Luca Nardi, ricercatore del Laboratorio Biotecnologie Enea. “Il sistema di coltivazione in orbita consentirà di massimizzare l’efficienza sia in termini di volume che di consumo di energia, aria, acqua e nutrienti e durante la missione verrà affiancato da esperimenti di coltivazione a terra in apposite camere per poter verificare gli effetti sulle piante oltre che delle radiazioni anche della bassa pressione e della microgravità”, aggiunge Nardi.

  • L’emergenza Coronavirus affossa l’economia agricola tra aziende isolate, speculazioni e rischio psicosi

    Sono circa 500 le aziende agricole e le stalle confinate insieme a centomila mucche e maiali negli undici comuni della zona rossa fra Lombardia e Veneto a causa dei provvedimenti restrittivi adottati in aree a forte vocazione agricola tra allevamenti, seminativi, vigneti, agriturismi e cantine. Qui è necessario garantire una adeguata assistenza nelle stalle, alle strutture e agli animali, ma anche assicurare la disponibilità della forza lavoro nei campi con le necessarie deroghe per la movimentazione delle persone, del bestiame, degli alimenti deperibili, della produzione casearia con l’uscita degli automezzi con il prodotto trasformato verso piattaforme logistiche, impianti di confezionamento, stabilimenti di stagionatura e/o attività commerciali.

    Le difficoltà si estendono in realtà all’intera area della pianura padana dove nasce oltre 1/3 del Made in Italy agroalimentare, direttamente condizionato dall’emergenza coronavirus nell’attività produttiva e commerciale. A preoccupare sono anche le speculazioni in atto sui prodotti agroalimentari Made in Italy in alcuni Paesi dove vengono chieste senza ragione certificazioni sanitarie su merci, dal vino alla frutta e la verdura soprattutto provenienti dalla Lombardia e dal Veneto, ma ci sono state anche assurde disdette per forniture provenienti dalla zona rossa.

    Intanto è fuga dei braccianti stranieri dalle campagne italiane anche per effetto delle misure cautelative adottate da alcuni Paesi europei, dalla Romania alla Polonia fino alla Bulgaria, nei confronti dei loro lavoratori impegnati nelle regioni del nord Italia più direttamente colpite. In sofferenza pure il sistema delle vendite dirette degli agricoltori con la sospensione ingiustificata dei mercati di Campagna Amica in alcune realtà dove svolgono un ruolo centrale per garantire l’approvvigionamento locale di beni alimentari per evitare speculazioni.

    In calo del 50% le presenze secondo il monitoraggio di Terranostra che evidenzia addirittura un azzeramento nelle aree del Veneto e della Lombardia più vicine alle zone rosse.

    E soffrono anche le esportazioni a partire da quelle in Cina, crollate a livello generale dell’11,9% nel mese di gennaio con l’inizio dell’emergenza Coronavirus che ha frenato i consumi nel gigante asiatico ma ha anche i flussi commerciali per i limiti posti al trasporto di persone e merci.

    La Coldiretti chiede misure di sostegno alle attività più duramente colpite attraverso fondi per il crollo di presenze in agriturismo, sgravi fiscali e contributivi con il rinvio di pagamenti, compensazioni previdenziali delle giornate di lavoro perse e attivazione degli ammortizzatori sociali per i lavoratori nonché interventi per colpire le pratiche commerciali sleali che frenano le esportazioni ed un piano promozionale sulla sicurezza e qualità del made in Italy alimentare all’estero.

    Fonte: Il Punto Coldiretti del 28 febbraio 20120

  • Italia: un patrimonio immeritato

    Da una recente ricerca l’Italia rappresenta nel mondo la meta più ambita. Questa propensione globale verso il nostro Paese non è ovviamente legata alla sola espressione di un desiderio di ammirare le stupende località culturali, storiche e naturali. E’, invece, anche espressione di una sincera ammirazione per il way of life italiano, sintesi e sublimazione dell’offerta di prodotti (calzature, arredamento, tessile-abbigliamento, enogastronomia, tre settori delle famose 4A) i quali si esprimono nel Made in Italy come valore aggiunto e soprattutto distintivo.

    Negli ultimi trent’anni, viceversa, nel nostro Paese non un governo ha cercato di valorizzarne e soprattutto tutelare questo patrimonio. Contemporaneamente i grandi brand del mondo della “moda” legati alla origine italiana come valore distintivo hanno delocalizzato senza ritegno tutte o buona parte delle proprie produzioni. In questo contesto, allora, il fattore prezzo diventa l’unico elemento distintivo che ne certifichi l’appartenenza al settore Luxury.

    All’interno dell’Unione Europea la nostra politica è stata quella di ottenere sempre decimali aggiuntivi di maggior deficit per sopportare la continua crescita della spesa pubblica (80 euro ora 100, reddito di cittadinanza, quota 100) finalizzata a foraggiare i vari giardini elettorali. Addirittura alcuni governi hanno finanziato la delocalizzazione, come il governo Prodi, mascherandola attraverso sostegni alla internazionalizzazione convinti che il mondo industriale rappresentasse ormai la Old Economy.

    Per nostra fortuna la verità percepita risulta sicuramente più importante di quella reale per cui ancora oggi il nostro Paese detiene un primato unico al mondo riconosciuto dalle diverse popolazioni ad ogni latitudine.

    Se i governi invece di dilettarsi con ridicole estrazioni degli scontrini o fumose proposte di elezione diretta del primo ministro cominciassero invece ad esprimere competenze ma soprattutto strategie economiche industriali e con queste anche nuove normative a tutela del made in Italy il problema della crescita economica potrebbe trovare una svolta non indifferente. In questo senso, infatti, sembra incredibile come l’ottusità della classe politica e dirigente non sia in grado neppure di copiare da esempi molto qualificanti come a soli 80 km da Milano offre la Svizzera attraverso la rimodulazione del protocollo relativo allo Swiss made.

    Lo stesso tema del reshoring produttivo sembra ormai essere caduto nel dimenticatoio sostituito da quello molto più vincente sotto il profilo comunicativo della sostenibilità. Anche in questo caso ignorando completamente i risultati già ottenuti dal sistema industriale italiano (https://www.ilpattosociale.it/2018/12/10/sostenibilita-efficienza-energetica-e-sistemi-industriali/). A maggior ragione ora che il coronavirus mette in difficoltà il supply chain di aziende che hanno delocalizzato fasi della propria produzione e quindi viene riproposta la centralità della filiera produttiva italiana.

    Un patrimonio del genere, riconosciuto e amato, come quello italiano, merita altissime competenze anche all’interno delle stesse associazioni di categoria le quali viceversa si stanno ritagliando, come Confindustria ed i sindacati, un ruolo politico nella gestione della spesa pubblica e sempre meno si occupano della tutela dei propri associati.

    Una classe politica e dirigente che non comprende il valore del patrimonio ereditato destina il proprio paese alla estinzione culturale ed alla marginalizzazione della propria economia. I dati drammatici della esplosione della cassa integrazione (+57%, al sud +90%) di fatto annientano la credibilità di un governo e di un presidente del Consiglio che aveva indicato nel 2019 un “anno stupendo”.

    In fondo come l’eredità viene definita un arricchimento “senza causa” il nostro Paese rappresenta un patrimonio italiano come felice sintesi complessa di un way of life apprezzato in tutto il mondo, quindi un valore riconosciuto.

    Contemporaneamente questo patrimonio italiano viene distrutto e scialato da chi non ne comprende la grandezza e non ha dimostrato alcun merito per ereditarlo e tantomeno capacità nel tutelarlo.

  • Prodotti made in Italy ‘graziati’ per 180 giorni dai dazi Usa

    Non ci saranno nuovi dazi sui prodotti agroalimentari italiani destinati al mercato Usa. Per il momento non cambia nulla e il Made in Italy tira un sospiro di sollievo. Ma la situazione resta pesante. “Il lavoro fatto in questi mesi ha dato i suoi frutti – ha commentato la ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova – Abbiamo scongiurato il rischio che le nostre eccellenze subissero danni irreparabili”.

    L’amministrazione Usa ha deciso di lasciare invariate le tariffe doganali già in vigore, imposte lo scorso ottobre, pari al 25% del valore, sulle importazioni di prodotti agroalimentari dalla Ue nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici al consorzio Airbus. E’ scongiurato quindi il rischio di prelievi aggiuntivi su prodotti agroalimentari nazionali come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Provolone, Asiago, Fontina, salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi, succhi e liquori (come amari e limoncello), e che si possano estendere ad altri settori del nostro export sul mercato Usa. Ma solo per il momento perché l’ufficio per il commercio Usa si riserva comunque di cambiare le merci colpite dalla tariffe con scadenze di 180 giorni.

    E se il Sistema Italia per ora tira un sospiro di sollievo, effetti negativi dopo i dazi si sono comunque verificati sulle esportazioni di alcuni prodotti simbolo del Made in Italy, come Parmigiano Reggiano e Grana Padano negli Usa, che sottolinea Coldiretti, “sono crollate rispetto all’anno precedente del 54% a novembre e del 43% in dicembre”, tanto che il presidente dell’associazione, Ettore Prandini, chiede di “attivare al più presto aiuti compensativi ai settori che restano colpiti”.

    Naturalmente i produttori avrebbero voluto la completa cancellazione delle tariffe ma la diplomazia italiana è riuscita a evitare almeno ulteriori aumenti. Ed è quindi “una buona notizia per tutto il settore”, afferma Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. Sulla stessa linea Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza cooperative Agroalimentare e il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio che riconoscono il lavoro diplomatico portato avanti dal governo italiano. Ma ora occorre “avviare un negoziato diretto con gli Usa per raggiungere un nuovo accordo commerciale, che metta fine alle tensioni in atto”, osserva il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

    Le esportazioni del “Made in Italy” agroalimentare sul mercato statunitense ammontano a 4,5 miliardi di euro l’anno. Si tratta del primo mercato di sbocco fuori dalla UE e il terzo in assoluto. Circa la metà dell’export di settore è assicurata da vini, pasta e olio d’oliva. Per i vini, in particolare, le esportazioni verso gli USA si sono attestate a 1,3 miliardi di euro nel periodo gennaio-ottobre 2019, con una crescita di oltre il 4% sullo stesso periodo del 2018.

  • FBM 2019 Figli di una Bollicina Minore. Serata produttori: grande successo per la settima edizione svoltasi a Viareggio

    La scorsa settimana siamo stati in Versilia, per l’esattezza a Viareggio, nella splendida location di ‘Olive a Cena’, dove i patron Daniele e Carlos dimostrano sempre di essere all’altezza della situazione nel rendere speciali i loro ospiti, per la VII edizione di Figli di una bollicina Minore. Visto il successo riscosso lo scorso anno dalla serata dedicata ai produttori anche quest’anno si è deciso di riproporla.

    Ovviamente il successo di questo evento lo si deve a Claudio Fonio, grande esperto di bollicine italiane e non, blogger di Sommelierxte e delegato dell’Associazione Italiana Sommelier Versilia.

    La serata è andata sold out appena pubblicato il calendario con gli appuntamenti. L’evento con i produttori ha riscontrato molto interesse tra i partecipanti/ospiti. Come indicato anche da altri esperti del settore, il raccontare la storia, il vino, direttamente dalla voce del produttore ha tutto un altro fascino, anzi, possiamo dirlo, un’altra emozione.

    I prodotti presentati e degustati erano di varie tipologie ed uvaggi, spumanti brut ottenuti con uve autoctone e altri con i classici vitigni internazionali.

    Le aziende che hanno partecipato alla serata erano due del territorio toscano, due emiliane ed una lombarda, nello specifico: Gigli, Vallepicciola, Castello di Stefanago, Tenuta di Aljano e Cantina Valtidone.

    Per quanto riguarda i Gigli, i prodotti presentati erano due: un Extrabrut Rosè prodotto con il “Metodo classico interrotto” 24 mesi sui lieviti, così lo definisce il produttore, in pratica i lieviti rimangono all’interno della bottiglia che viene chiusa con il tappo a corona, mentre l’altro è un metodo classico, Blanc de Noir Brut, 36 mesi sui lieviti, entrambi da uve autoctone Barsaglina (o Massaretta).

    Vallepicciola ha presentato il “Perlinetto”, brut millesimo 2014 da uve di Pinot Nero e Chardonnay, che rimane 48 mesi sui lieviti. Per Castello di Stefanago i prodotti presentati erano due: “ Ancestrale ” brut millesimo 2014, 48 mesi sui lieviti  a base di Pinot Nero. Il “Cruasè” Oltrepò Pavese DOCG Extrabrut  millesimo 2013, 60 mesi sui lieviti anche questo solo Pinot Nero. Tenuta di Aljano “Vigna al Vento” Brut 2013, 60 mesi sui lieviti, ottenuto da sole uve autoctone di Spergola.

    Cantina Valtidone ha presentato “Perlage Magnum” Cuvèe 60 mesi da uve di Chardonnay e Pinot Nero.

    I produttori hanno raccontato la loro filosofia di produzione ma soprattutto hanno raccontato le loro esperienze, le loro difficoltà nel produrre questi vini e i commensali sono stati colpiti dalle varie differenze che ci sono tra i vari territori (dal terroir, dai vitigni), tutti avevano una storia di emozioni da raccontare.

    A fine serata alcuni produttori hanno presentato alcune novità non presenti ancora sul mercato.

    Diciamo che è stata a tutti gli effetti un’anteprima per capire le prime reazioni da parte dei degustatori della serata. Sia i produttori che gli ospiti sono rimasti molto soddisfatti. Grazie a questi eventi si ha la possibilità di scoprire delle “chicche enologiche” ancora sconosciute, questo è stato uno dei commenti a fine serata. La VII edizione di FBM 2019 si è conclusa giovedì 12 dicembre, ovviamente anche in questo caso serata sold out.

    Nell’attesa della nuova edizione (VIII) di seguito vi riportiamo il link con la degustazione completa dei vini della serata http://www.sommelierxte.it/figli-di-una-bollicina-minore-vii-serata-produttori/

  • Nutella e pecore

    Esiste un limite all’ignoranza. L’onorevole Salvini ed i suoi consulenti economici affermano di non mangiare più la Nutella né di volerla tutelare perché utilizza anche delle nocciole turche. La Ferrero ha recentemente acquisito in Toscana una coltivazione di nocciole la quale viene integrata ovviamente con nocciole provenienti dall’estero, come la Turchia. Questo non per volontà speculativa ma semplicemente per il grandissimo successo mondiale della Nutella per la quale viene richiesta una quantità che il territorio italiano non riesce a soddisfare.

    Per lo stesso motivo nel distretto tessile del cashmere di Biella non troverete neppure una pecora al pascolo nelle campagne biellesi. Questo però non impedisce al distretto industriale piemontese di rappresentare il polo mondiale dei tessuti alto di gamma.

    Sembra incredibile come ancora oggi non si conosca e si arrivi addirittura a negare il valore del nostro sistema industriale specificatamente “di trasformazione”, identificando, viceversa, l’italianità, e di conseguenza una giustificata tutela, non come espressione di know how culturale, industriale e professionale e in quanto tali assolutamente meritevoli di ottenere un riconoscimento normativo.

    Nella ottusa visione strategica economica dell’onorevole Salvini, e del gruppo dei suoi consulenti economici, invece la motivazione di una tutela deriva e si identifica nella semplice provenienza delle materie prime.

    Esiste un limite all’ignoranza e mi sembra che in questo caso sia stato ampiamente superato.

  • FIVI Mercato Dei Vini: a Piacenza strepitoso successo per la IX edizione

    “Ognuno nel mondo lascia la sua impronta, ma è insieme che dobbiamo portare in alto il vino italiano nel mondo. Chi produce vino artigianalmente deve dare un’impronta che deve emergere dalla massa per affermare la sua unicità”. Queste le parole di Lorenzo Accomasso, premiato Vignaiolo dell’anno 2019 al Mercato FIVI di Piacenza, che lasciano il segno di quello che è accaduto durante la kermesse piacentina.  Questa edizione è stata un gran successo sia per i numeri d’ingresso (ci sono stati circa 22.500 visitatori), sia per la presenza record di 626 vignaioli. Nella giornata di lunedì, aggiunta quest’anno, si è vista un’importante presenza di operatori professionali. Piacenza Expo, che comprende la città e la sua provincia, si è confermata una location con un’ottima funzionalità per accogliere il folto pubblico di eno-appassionati e non solo. Anche quest’anno sono stati organizzati alcuni momenti per spiegare e capire il lavoro dei Vignaioli che aderiscono al movimento: cinque Wine-Tasting (seminari) di approfondimento, distribuiti nei tre giorni dell’evento, dedicati a diversi territori di cinque regioni italiane Sicilia,Piemonte,Toscana, Puglia ed Emilia Romagna.

    Come ha sottolineato Matilde Poggi, Presidente FIVI “i numeri  sono in continua crescita, soprattutto è bello constatare che in molti ci seguono e aspettano questo momento per rivedere vignaioli conosciuti e scoprirne di nuovi. E’ un rapporto che traspare anche sui social, dove l’interesse è altissimo anche nel periodo che precede la manifestazione”.

    Sicuramente i numeri sono destinati a crescere, il 2020 sarà un anno importante che vedrà sempre di più protagonista il Vino, il Vignaiolo ed il suo Terroir. E’ in atto un continuo cambiamento che vedrà sempre di più protagonisti le persone ed il loro valore in quello che fanno.

    Aemme

  • Airbus: il Made in Italy paga ancora per tutti

    Da anni l’intero mondo accademico quanto quello politico continuano ad affermare che il futuro della crescita economica italiana ed europea  risulti  legato allo sviluppo di prodotti ad alta tecnologia dei quali gli aeromobili rappresentano sicuramente un esempio. Viceversa, con distanza e sufficienza vengono considerati strategici settori industriali come l’agroalimentare, espressione del Made in Italy di settori  primari e  secondari. Questi ambiti tanto poco considerati si dovranno far carico anche del costo aggiuntivo dei dazi statunitensi perché con il consenso dei governi europei sono stati concessi degli aiuti di Stato al consorzio Airbus.

    In altre parole, i prodotti ad alta tecnologia hanno goduto di aiuti di stato che il tribunale del Wto ha considerato lesivi della libera concorrenza dando il proprio consenso alla introduzione dei dazi dell’amministrazione statunitense. Sono perciò inutili i piagnistei come le prese di posizione delle autorità politiche europee ed italiane le quali, a loro volta, rappresentano la causa di questa situazione.

    Ancora una volta a pagare il conto sarà il made in Italy.

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