Precipita nel caos la Cdu, il partito di Angela Merkel, creando una instabilità politica quasi mai vista in Germania. La leader dei cristiano-democratici tedeschi, Annegret Kramp-Karrenbauer – la ‘delfina’ designata dell’attuale cancelliera – si è dimessa dalla presidenza del partito e, soprattutto, ha rinunciato alla corsa per la cancelleria, aprendo una voragine in vista delle elezioni del 2021 e privando la Cdu di un suocandidato credibile ad appena un anno dalla fine dell’ultimo mandato Merkel. Un vero e proprio terremoto, che si innesta sulla clamorosa crisi esplosa in Turingia, dove la Cdu è finita nell’occhio del ciclone per aver votato insieme all’Afd,il partito dell’ultradestra, il nuovo governatore del Land.
L’ormai ex delfina della Merkel ha spiegato che rimarrà fino all’estate, quando il partito avrà scelto chi sarà il nuovo candidato alla cancelliera e ha chiarito di non aver preso la decisione sull’onda dei fatti in Turingia, ma di averlo meditata a lungo. Poi però ha rivolto un appello al partito: “Ogni forma di avvicinamento all’AfD indebolisce la Cdu. Per cui è necessario avere una posizione molto chiara: nessuna collaborazione con l’AfD perché l’AfD sta contro tutto ciò che rappresenta la Cdu”. Già molto criticata, anche all’interno del partito nel corso dei 13 mesi da quando è stata eletta, negli ultimi giorni la pressione su AKK era diventata insostenibile. Nondimeno il suo annuncio è arrivato “a sorpresa” persino per i vertici della Cdu. Ma Kramp-Karrenbauer ha avuto parole molto chiare per spiegare la sua scelta: “Vi è un rapporto mai chiarito di parti della Cdu con l’Afd e la Linke”, il partito della sinistra radicale, ha sottolineato, toccando con questa frase il tema cruciale di questi giorni: l’estrema difficoltà di formare maggioranze stabili in molti Laender così come, in prospettiva, a livello nazionale. E questo in parte proprio a causa della comparsa dell’ultradestra al Bundestag, che ha scombinato antichi equilibri politici tedeschi. Facendo sì che, appunto, alcune correnti della Cdu, così come dei liberali dell’Fdp, abbiano”flirtato” – così ha titolato lo Spiegel – con l’Afd, senza prevedere però che vaso di Pandora stessero aprendo.
Il problema è che in Germania la presidenza del partito più grande fa rima con la candidatura alla cancelleria. Anche per questo Akk ha chiarito che lascerà la presidenza della Cdu “per l’estate”, preparando al contempo il terreno per una nuova candidatura al posto oggi occupato da Merkel. Frau Merkel si è fatta sentire a stretto giro di posta, “rammaricandosi” per la decisione di AKK e precisando che “desidera che rimanga ministra alla Difesa”, posto che occupa da quando l’ha lasciato Ursula con der Leyen. Come ha detto il portavoce di Merkel, Steffen Seibert, “Frau Kramp-Karrenbauer desidera rimanere ministra e la cancelliera la sostiene in pieno con tutto il cuore”, dato che vi è stata finora “una buona collaborazione coronata dal successo” tra le due.
AKK era stata eletta leader della Cdu alla fine del 2018, dopo ben diciotto anni di ‘regno’ merkeliano, già con l’aura della candidata naturale a succedere a Merkel anche alla cancelleria. Ora, dopo il caos della Turingia, il quadro appare ben diverso, nel partito si è scatenato fulmineamente il dibattito su chi mettere in corsa, e subito si sono fatti sentire gli antagonisti storici di Kramp-Karrenbauer, il ministro alla Sanità, Jens Spahn, il capo della corrente più conservatrice nonché miliardario Friedrich Merz, il governatore della Baviera e capo della Csu Markus Soeder. Possibile outsider, il governatore del Nord Reno Vestfalia, Armin Laschet. Nella Cdu il nervosismo è alle stelle: “Queste dimissioni sono un errore”, ha attaccato un big come Elmer Brok.
Altrettanto ovviamente c’è forte tensione nella Grosse Koalition: a detta dell’ex leader della Spd, Sigmar Gabriel,”il governo è di nuovo paralizzato, non credo che tutto ciò durerà a lungo, presto ci saranno elezioni anticipate”. Il ministro degli Esteri, Heiko Maas, socialdemocratico, mette le mani avanti: chi sarà eletto alla guida della Cdu “deve garantire che il partito rimanga un partner affidabile” e soprattutto avverte che “l’atteggiamento nei confronti degli estremisti di destra deve essere limpido come il cristallo, dobbiamo distanziarci dall’Afd a tutti i livelli”.
Davanti alla stampa, Kramp-Karrenbauer ha ribadito che mai e poi mai la Cdu dovrà collaborare con l’ultradestra: “Ogni avvicinamento all’Afd indebolisce la Cdu”. Ma mentre la destra e la sinistra della Cdu litigano sui rapporti da tenere con l’Afd, questa esulta: dopo il ritiro di Akk, i vertici della formazione nazionalista vedono l’opportunità di avvicinare i cristiano-democratici: “E’ del tutto insensato e lontano dalla realtà non volere collaborare con noi”, ha detto uno dei leader nazionali dell’Afd, Alexander Gauland. E per quello che riguarda il dibattito interno alla Cdu, il commento più amaro è del presidente del Bundestag, Wolfgang Schaeuble: “Se continuiamo così, il nostro candidato alla cancelliera non diventerà mai cancelliere”.
Quanto accaduto in Turingia aveva già scatenato proteste nel Paese e provocato le dimissioni del governatore appena eletto, il liberale Thomas Kemmerich, ad appena tre giorni dalla sua elezione, lo sprofondamento dei liberali ma anche della Cdu nei sondaggi nonché un furibondo fuoco di fila di critiche nei confronti della stessa AKK – come viene chiamata – per non essere stata in grado di prevenire e gestire la ‘trappola’ ordita dalla estrema destra nel Land orientale. Una specie di dramma politico che ha causato l’ira della stessa Merkel, che ha definito “imperdonabile” l’elezione di Kemmerich con i voti dell’Afd. Questo perché votare con l’ultradestra va contro “i principi e i valori” della Cdu, una specie di “rottura degli argini” per quello che riguarda l’apertura alla Afd, che per anni era stata formalmente esclusa in tutti modi e in tutte le occasioni. E la rinuncia di Akkè solo l’ultima conseguenza di quel voto.