Il commento di oggi è ragionato sulla legge in generale, su come sono regolati – in particolare – i rapporti tra poteri dello Stato, e gli equilibri istituzionali: parliamo della vicenda del pattugliatore della Guardia Costiera Ubaldo Diciotti e del suo carico di naufraghi migranti.
L’unità navale era intervenuta a prestare soccorso ad un’imbarcazione con a bordo una sessantina di migranti a rischio naufragio ed è rimasta a lungo in balia di ordini controversi: in assenza del Premier, i suoi due Vice non si sono messi d’accordo né sul da dirsi né sul da farsi, finendo con l’esprimere valutazioni e intendimenti opposti: l’uno per offrire soccorso, l’altro per sventare lo sbarco mentre tuonava anche la voce del Ministro delle Infrastrutture che ha indirizzato la prua dei soccorritori verso il porto di Trapani.
La sgomentevole saga si è arricchita di emozioni per la notizia di presunte violenze commesse durante i trasbordi da due migranti sospettati di essere al soldo dei trafficanti di umani facendo subito alzare i toni da parte del Ministro dell’Interno che – dimentico per un istante che il nostro non è (ancora?) uno Stato di Polizia – ha immediatamente invocato manette per tutti…e così è entrata in gioco anche la Procura della Repubblica di Trapani, unica autorità competente per valutare la eventuale fondatezza della ipotesi di reato e che ha sciolto la propria riserva solo dopo adeguati approfondimenti e iniziali indagini.
Per risolvere lo stallo, con l’unità navale a bordeggiare nell’incertezza, è dovuto intervenire il Presidente della Repubblica (non è chiaro se dopo avere interpellato il Premier o meno), che aveva monitorato la situazione per l’intera giornata; per risolvere il garbuglio istituzionale che si era creato – per usare un eufemismo rispetto a confusione e conflitto di poteri – nella sua qualità di Capo delle Forze Armate ha disposto che fosse consentita la discesa a terra dei migranti da una imbarcazione militare che null’altro ha fatto che rispettare il proprio dovere e gli obblighi giuridici incombenti non meno delle tradizioni della marineria circa il soccorso ai naufraghi.
Al commentatore non meno che al cittadino non può sfuggire il preoccupante disallineamento tra forze di governo, miscellanea di autorità, opaca interpretazione di norme morali prima ancora che giuridiche risolto esclusivamente grazie al buon senso e all’autorevolezza del Capo dello Stato.
E’ stato detto in premessa: il commento di oggi non è in materia di Giustizia in senso stretto, ma la bagarre evidenziata in questa occasione è tristemente paradigmatica: se la Giustizia è frutto anche di una politica rispettosa di ruoli, funzioni e – quindi – di equilibrato esercizio del potere legislativo, l’attesa sarà ancora lunga.