militare

  • Nasce un asse Londra-Berlino per la difesa e la cooperazione militare

    In un momento di crescente incertezza geopolitica e di minacce sempre più pressanti sullo scenario internazionale, il Regno Unito e la Germania hanno siglato un accordo di difesa bilaterale destinato a rafforzare la sicurezza nazionale di entrambi i Paesi e, più in generale, dell’Europa. Il Trinity House Agreement – questo il nome dell’accordo – è stato firmato a Londra dal ministro della Difesa britannico John Healey e dal suo omologo tedesco Boris Pistorius. L’accordo rappresenta un passo significativo verso una maggiore cooperazione militare tra i due Paesi.

    Healey ha descritto la firma come un “momento cruciale nelle relazioni tra Regno Unito e Germania” e un “importante passo avanti per la sicurezza europea”. “Questo accordo assicura livelli senza precedenti di nuova cooperazione con le Forze Armate e l’industria tedesca, portando benefici alla nostra sicurezza e prosperità condivise, proteggendo i nostri valori comuni e rafforzando le nostre basi industriali della difesa”, ha dichiarato Healey durante la cerimonia di firma presso la storica Trinity House a Londra.

    L’accordo, il primo di tale portata tra i due Paesi, mira a incrementare la collaborazione in aria, terra, mare, spazio e cyberspazio, rafforzando non solo le rispettive capacità militari ma anche il pilastro europeo della Nato. Alla luce delle tensioni crescenti nell’Europa orientale e dell’aggressione russa in Ucraina, il patto si configura infatti come una risposta alle sfide comuni che Londra e Berlino, insieme ai loro alleati, stanno affrontando per garantire la sicurezza europea. “Non dobbiamo dare per scontata la sicurezza in Europa”, ha commentato il ministro della Difesa tedesco. “La Russia sta conducendo una guerra contro l’Ucraina, sta aumentando enormemente la sua produzione di armi e ha lanciato ripetutamente attacchi ibridi contro i nostri partner nell’Europa orientale”, ha spiegato Pistorius. Per questo motivo, Pistorius ha evidenziato l’importanza di continuare a lavorare a stretto contatto con il Regno Unito per colmare le lacune critiche di capacità, soprattutto nel campo delle armi a lunga gittata.

    Uno degli obiettivi principali del Trinity House Agreement è infatti il rafforzamento delle capacità di difesa e deterrenza, soprattutto in relazione al fianco orientale della Nato, dove la minaccia russa continua a destare preoccupazioni. In particolare, Regno Unito e Germania lavoreranno insieme allo sviluppo di nuove armi di precisione a lungo raggio, capaci di viaggiare più lontano e con maggiore accuratezza rispetto ai sistemi attuali, come il missile da crociera Storm Shadow attualmente in uso dall’esercito britannico. La cooperazione tra i due Paesi includerà anche progetti di ricerca congiunta su droni terrestri e marittimi, oltre che lo sviluppo di nuovi sistemi marittimi senza equipaggio, un’area strategica fondamentale per la protezione delle acque territoriali e delle infrastrutture critiche sottomarine. Una parte dell’accordo prevede, infatti, la protezione delle infrastrutture sottomarine nel Mare del Nord, come i cavi di telecomunicazioni ed energia, considerati vulnerabili in un contesto di guerra ibrida e attacchi cibernetici.

    L’accordo non si limita a un semplice potenziamento della difesa nazionale, ma prevede anche un forte impatto sull’economia del Regno Unito. Grazie a una collaborazione con la società della difesa tedesca Rheinmetall verrà costruita una nuova fabbrica di canne per sistemi d’artiglieria nel Regno Unito, creando oltre 400 posti di lavoro e contribuendo con quasi mezzo miliardo di sterline all’economia britannica nel prossimo decennio.

  • L’Italia tratta la creazione di un polo logistico militare in Qatar

    Lo sviluppo di un hub logistico militare italiano in Qatar è ormai al centro delle discussioni tra Roma e Doha. Lo ha confermato, nero su bianco, la dichiarazione congiunta della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dall’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani il 22 ottobre scorso. “Esprimiamo la nostra volontà di esplorare nuove modalità di collaborazione, proseguendo la discussione sull’istituzione di un hub militare logistico italiano in Qatar e promuovendo il coordinamento delle esportazioni nella regione”, si legge nel testo diffuso da Palazzo Chigi. Un annuncio significativo, che apre la strada a un possibile rafforzamento della cooperazione strategica nel settore della difesa, confermando l’interesse di entrambi i Paesi a consolidare la loro partnership su un piano sempre più ampio e integrato. A tal proposito, il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore della Difesa, ha sottolineato ad “Agenzia Nova” come la collaborazione tra Italia e Qatar sia ormai consolidata da tempo e si concretizzi in vari progetti industriali e militari.

    “Tra le principali attività svolte da Fincantieri per la Marina qatarina – ha ricordato il generale – ci sono la fornitura di quattro corvette da 3.000 tonnellate, due pattugliatori e un’unità anfibia Lpd (Landing Platform Dock) che verrà consegnata l’anno prossimo. Di recente, è stato firmato anche un accordo per la fornitura di radar anti-drone, dimostrando l’impegno italiano nel supportare il Qatar”. Nel settore aeronautico, Camporini ha menzionato l’acquisto di Eurofighter da parte del Qatar, prodotti con un’importante componente di lavoro italiano, sebbene venduti tramite BAE Systems. “I piloti qatarini si addestrano nella nostra Accademia di Decimomannu”, ha aggiunto il generale. La struttura militare italiana situata in Sardegna ospita programmi di formazione congiunti internazionali, tra cui quelli per i piloti del Qatar, grazie alla sua dotazione di tecnologie all’avanguardia e ampie aree di volo per esercitazioni operative.

    Sebbene manchino informazioni ufficiali, il generale ha ipotizzato che un eventuale hub logistico militare italiano in Qatar potrebbe avere diverse finalità. “Non è chiaro se questo snodo sia destinato a migliorare il supporto alle Forze armate qatarine o se possa rappresentare una base per una presenza strategica italiana nella regione”, ha dichiarato. Camporini ha successivamente menzionato la base italiana a Gibuti, istituita con l’obiettivo di garantire il controllo strategico sul Mar Rosso, evidenziando che, nel caso del Qatar, non sono ancora chiare le possibili motivazioni strategiche di un progetto analogo. Nel quadro della presenza italiana nella regione, “un altro possibile riferimento – ha aggiunto – potrebbe essere la recente proposta per istituire un hub in Giordania per le forze speciali italiane, progettato per supportare logisticamente e operativamente le missioni italiane nell’area del Medio Oriente”.

    Il generale Camporini ha inoltre evidenziato la dimensione delle Forze armate del Qatar, che contano circa 30 mila unità su una popolazione di soli 2 milioni e mezzo di abitanti. “Se facciamo un confronto, in Italia dovremmo avere 900 mila soldati per proporzioni simili. Questa forza numerica richiede un supporto continuo non solo in termini di equipaggiamento, ma anche di addestramento”, ha affermato. Camporini ha ipotizzato che l’hub logistico potrebbe avere un ruolo chiave nell’addestramento dei militari qatarini, garantendo un impiego efficace delle risorse acquistate, tra cui i sistemi d’arma forniti dall’Italia. “Non sarebbe irragionevole immaginare una presenza italiana focalizzata sull’addestramento”, ha concluso.

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