morte

  • Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, questo verso di Cesare Pavese rappresenta plasticamente quello che sta accadendo nella nostra vita in questo travagliato momento.

    Gli occhi di una madre che uccide i suoi neonati

    Gli occhi di un figlio che uccide i suoi genitori

    Gli occhi di un adolescente che uccide una sconosciuta per sapere cosa si prova ad uccidere

    Gli occhi della mafia o della ‘ndrangheta che uccidono anche chi non c’entra niente con le loro aspirazioni di vendetta

    Gli occhi dei fidanzati, compagni, mariti che uccidono le donne

    Gli occhi dei terroristi che da anni seminano stragi

    Gli occhi degli assassini del 7 ottobre in Israele

    Gli occhi dei soldati che uccidono anche innocenti per cercare di evitare altre morti ed altre stragi

    Gli occhi di Putin e dei tanti criminali dittatori che avvelenano e distruggono libertà e speranze

    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, intorno a noi come lontano da noi ci sono gli occhi del male e saperli riconoscere non è facile perché la disperazione e la morte arrivano anche da occhi che non vediamo, gli occhi dei social che si insinuano nel nostro privato, studiano, sollecitano violenza, creano mostri là dove erano inizialmente solo persone che avevo forse solo bisogno di aiuto per guarire dall’oscurità.

  • Perché accade?

    Di fronte a certe tragedie, delitti, nefandezze in molti ci chiediamo perché, come è potuto succedere.

    Perché gli uomini di Hamas hanno violentato, torturato, ucciso tante persone innocenti ed indifese, perché Putin, stravolgendo ogni regola internazionale, ha deciso di diventare un criminale dando il via libera ad altri criminali che in Ucraina, a suo nome, hanno trucidato donne, uomini, vecchi e rapito bambini, perché ci sono nel mondo così tanti assassini e pedofili, perché un uomo uccide la moglie, una donna che non vuole sottostare al suo potere, perché un datore di lavoro, un lavoro irregolare e mal pagato, lascia morire senza soccorsi un uomo con il braccio troncato da un suo macchinario?

    Perché, nonostante la maggior parte di noi si consideri una persona “corretta, responsabile, giusta”, viviamo, invece, in una realtà fatta di violenze e soprusi, di ingiustizie e violenze?

    Il male è forse più forte del bene o invece il problema è che il buonismo ha preso il posto della capacità di essere buoni e ci ha tramutati da giusti in indifferenti?

    Pecunia non olet, il denaro non puzza e per averlo troppi sono disposti a tutto, denaro e potere, anche il piccolo potere da esercitare verso un essere più debole, anche contro un piccolo animale pur di sentirsi forti guerrieri del macabro.

    Satnam, scaricato in strada morente, senza che a nessuno fosse stato permesso, per volere del “padrone”, di chiamare i soccorsi, è l’ennesima vittima di una società nella quale ogni rispetto per la dignità e per vita è stato cancellato, sepolto, annullato.

    Una società dove violenza, interesse, stupidità, cinismo, indifferenza, cattiveria si mescolano insieme in una miscela tragica che induce a sperare, con tutte le forze, che esista l’inferno, la dannazione eterna per tutti coloro che con tanta crudeltà hanno fatto e fanno scempio della vita altrui.

    Intanto aspettiamo la nostra giustizia, lenta, farraginosa, spesso distratta e come tanti altri scriviamo parole nella speranza che un po’ di empatia, di umanità arrivi nella mente e nel cuore di chi pensa solo al denaro ed al potere.

  • I governi cambiano, i lavoratori continuano a morire, i sindacati a parlare.

    Sono morte sul lavoro, ad oggi, 761 lavoratori, persone che lavoravano, avevano famigliari, amici, speranze.

    Anche questa è una strage e per fermarla bisogna dare non risposte sulla carta, leggi buone ma disattese, occorrono controlli veri, occorre una cultura diversa che faccia comprendere, a tutti, che non si può scherzare con il pericolo né per la propria vita né per quella altrui, che non si possono disattendere le norme, e che le sanzioni e le punizioni siano immediate ed inflessibili.

    Siamo ancora una volta stupiti, si fa per dire perché l’esperienza ci insegna che è così da troppo tempo, per l’inerzia dei sindacati su questo problema mentre si agitano a vuoto con polemiche e dichiarazioni contro il governo

    I governi cambiano, i lavoratori continuano a morire, i sindacati a parlare

  • L’Iran condanna a morte quattro imputati per aver venduto alcolici di contrabbando

    L’Iran ha condannato a morte quattro imputati per aver venduto alcolici di contrabbando che, a giugno scorso, avevano provocato la morte di 17 persone, mentre 191 erano state ricoverate in ospedale con sintomi di avvelenamento da metanolo. Lo ha dichiarato in una conferenza stampa il portavoce della magistratura iraniana, Masoud Setayeshi, spiegando che 11 imputati erano stati accusati in precedenza del “reato capitale di corruzione” per la distribuzione di bevande alcoliche nella provincia di Alborz, a ovest di Teheran.

    Di questi 11, quattro sono stati condannati a morte mentre gli altri hanno ricevuto pene detentive da uno a cinque anni, i condannati possono appellarsi alla Corte suprema dell’Iran. Secondo i dati diffusi dall’Istituto di medicina legale della Repubblica islamica, 644 persone sono morte nell’anno iraniano conclusosi il 20 marzo 2023 dopo aver consumato “bevande alcoliche contraffatte”, con un aumento del 30 per cento rispetto al periodo precedente di 12 mesi. La vendita e il consumo di alcolici sono stati vietati in Iran dopo la Rivoluzione islamica del 1979, dando origine a un massiccio contrabbando di alcolici, alcuni dei quali adulterati con metanolo tossico. Nel 2020, almeno 210 iraniani erano morti dopo aver bevuto alcolici di contrabbando, credendo falsamente che fossero una cura per il Covid-19.

  • ”O mia bela Madunina”

    Il Cavaliere se ne è andato.

    Lancia in resta ovviamente

    Suppongo convinto di avere altro tempo e che, per lui, non fosse ancora arrivato il momento di deporre le armi.

    Spero non abbia sofferto e, sopratutto, provato la cocente delusione di constatare che non era immortale e che, anche per lui, così geniale,capace e fortunato, le regole, almeno queste, non si potevano cambiare.

    Vi immaginate il professor Zangrillo, trasformatosi nel grillo di collodiana memoria, nel momento triste e tragico dell’ultima inappellabile diagnosi?

    Ora resta poco tempo prima che il corteo cortigiano si ponga rumorosamente in marcia.

    Si prepara, nel suono assordante dei tromboni, la spartizione delle spoglie politiche.

    Quanto a lui, distante e sereno, sordo alle prefiche dolenti, me lo vedo attento ad organizzare la sua nuova vita ultraterrena.

    Penso che inizierà nuovamente cantando, chissà, forse, ”O mia bela Madunina”

    Si farà certamente notare e spero che il suo insaziabile desiderio di essere amato venga sinceramente e gratuitamente appagato.

  • Condoglianze

    Accade ormai con frequenza che una persona muoia senza che nessuno se ne accorga. Sconcerta il fatto che tra il decesso e la sua scoperta passi, a volte, davvero molto tempo: settimane, mesi se non di più. Si tratta di casi diversi da quelli in cui il defunto non è morto: continua, infatti, a vivere grazie ai maneggi di un congiunto che, in sua vece, segue puntualmente a riscuotere pensione e previdenze varie. Pozzi, scantinati, cassapanche e, per quelli dotati di un olfatto particolarmente resistente, lo stesso salotto di casa, sono i luoghi migliori per collocare e conservare il “caro estinto”. Qui, malgrado l’espressione, non parlerei di sentimenti profondi e certamente non nel caso dell’uso dei pozzi, ma va comunque dato atto che, almeno, siamo in presenza di un interesse se non di un proprio interessamento. Là, invece, il defunto continua a vivere semplicemente perché a nessuno viene in mente che possa essere morto. E’ l’apoteosi del disinteresse. Parafrasando il freddo linguaggio matematico, mi viene da considerare come, pur invertendo l’ordine dei fattori, il risultato non cambi: che sia per miserabile interesse o per gelido disinteresse i morti, a volte, sopravvivono. I vivi no. Per le stesse ragioni muoiono dentro e non se ne accorgono. Condoglianze.

  • Ha prevalso la cultura della morte

    Mentre stendiamo queste poche righe è probabile che Alfie sia già in Paradiso. Ce lo hanno mandato i sacerdoti dell’eutanasia, una pratica che i medici e i giudici inglesi hanno utilizzato prima per Charlie e ora per Alfie, nonostante il parere contrario dei genitori che si sono battuti come leoni per difendere il diritto alla vita dei loro piccoli, ma inutilmente. La cultura della morte ha prevalso sul loro amore per i figli e sul buon senso. Non è stato loro permesso di trasportare il loro bambino fuori dall’ospedale in cui era ricoverato. E’ intervenuta addirittura la polizia per impedire che i genitori lo trasportassero altrove, come se Alfie fosse un loro prigioniero o una proprietà dello stato. A quante aberrazioni ed anomalie abbiamo dovuto assistere! Qual è la ratio che impedisce ai genitori di portare il loro figlio nell’ospedale che preferiscono? E’ mai successo che un arcivescovo cattolico accetti l’eutanasia anziché il diritto alla vita? Che una diocesi proclami una bugia nei confronti di un padre che, pur essendo battezzato, non viene considerato cattolico? Sono state diffuse fotografie che dimostrano lo stato d’incuria in cui Alfie è stato lasciato dall’ospedale in cui è ricoverato. Sono fotografie che fanno male al cuore. Una mostra addirittura una bruciatura sull’avambraccio e un’altra la sporcizia che avvolge i tubi attraverso i quale il bambino respira. Papa Bergoglio ha accolto il papà di Alfie mercoledì scorso e l’ha lodato per il coraggio dimostrato nel battersi per salvare la vita del figlio, ma nello stesso tempo la segreteria di stato vaticana ha rifiutato il passaporto ai genitori. Anche le ragioni diplomatiche prevalgono sulla morte di un innocente.

    Il silenzio dei politici inglesi ed europei è significativo, oltre che aberrante. Non si deve disturbare il manovratore che conduce alla morte un piccolino di 22 mesi. Non parliamo poi della Corte europea dei diritti umani che anziché tutelare il diritto alla vita ha respinto per ben due volte il ricorso dei genitori di Alfie. Inutili le offerte dell’ospedale Gaslini di Genova e del Bambin Gesù di Roma per ospitare Alfie. La stampa inglese, altra aberrazione incomprensibile, non ha scritto una riga sulla vicenda di Alfie; ha soltanto dato notizia dell’incontro del papà di Alfie con il Papa. Mentre scriviamo queste righe ci giungono due notizie. La prima dice che alle 14.00 sono iniziate le procedure per il distacco del macchinario per la ventilazione che teneva in vita il piccolo Alfie e la seconda che la duchessa di Cambridge, Catherine Middleton, ha dato alla luce alle 11.00 di stamattina il terzo figlio, un maschietto, Sua Altezza Reale Principe di Cambridge, fratello di George e Charlotte. L’accostamento dei due fatti è voluto da parte nostra, a significare la contraddittorietà simbolica dei due eventi: da un lato la morte di un innocente ed il dolore inconsolabile di due genitori, dall’altro la gioia di una nuova nascita che allieta non solo due genitori, ma addirittura un popolo intero, come è giusto che sia. E’ la vita, si dirà! Certamente, è la vita! Ma allora perché tanto accanimento per dare la morte ad un innocente e per far soffrire oltre il dovuto due genitori che la morte procurata per il loro piccolino non la volevano? Due avvenimenti, dicevamo, entrambi riferiti a due piccolini:  uno naturale, per la vita e la gioia, l’altro innaturale, artefatto, per la morte e il dolore. Gioiamo per il piccolo principe, piangiamo e soffriamo per il piccolo Alfie e per i suoi genitori. Alla fine ci viene un dubbio atroce: se Alfie non fosse appartenuto ad una famiglia di povera gente, ma ad una famiglia dell’alta borghesia o addirittura ad una famiglia della nobiltà, avrebbe avuto la stessa sorte? L’ospedale, i medici, i giudici nazionali ed europei, la conferenza episcopale inglese, avrebbero usato la stessa ipocrisia per giustificare una scelta di morte nel suo esclusivo interesse? Il dubbio permane e con esso tutto il nostro disprezzo non solo per la pratica dell’eutanasia, ma anche per tutti i suoi sacerdoti, che una cultura di morte trasforma in carnefici d’innocenti.

    P.S.: Apprendiamo ora da un lancio dell’Agenzia si stampa ANSA che sono state sospese le procedure per il distacco dei macchinari che tengono in vita il piccolo Alfie e che l’Italia gli ha concesso la cittadinanza italiana. Che accada veramente un miracolo?

  • Presentata in Olanda Sarco, la bara automatica per praticarsi l’eutanasia

    Aspetto futuristico e linee eleganti. Ma ‘Sarco’, abbreviazione per sarcofago è, in realtà, una vera e propria macchina per la morte. A presentarla alla fiera di articoli funerari di Amsterdam è stato Philip Nitschke, attivista per il diritto all’eutanasia che con questa bara hi-tech – racconta il Washington Post – crede di aver rivoluzionato il modo di morire, almeno per quanti desiderino farlo prima del tempo.

    ‘Sarco’, spiega ancora il Washington Post, è stampato in 3D e composto da una capsula/bara removibile e da un collegamento a un contenitore di azoto. Ma come funziona esattamente? Secondo l’autraliano Nitschke, chi deciderà di togliersi la vita dovrà compilare un test online per accertare il pieno possesso delle facoltà mentali. L’esito positivo del test darà quindi diritto a un codice d’accesso da inserire nel macchinario: a quel punto ed entro 24 ore, ‘l’utente’ potrà entrare nella capsula, chiudere il portello e, infine, schiacciare il bottone per il comando del rilascio dell’azoto. La morte, secondo Nitschke, sopraggiungerà in circa un minuto, subito dopo la perdita di coscienza.

    Il decesso, spiegano gli inventori sul sito ufficiale di Sarco, avviene per ipossia, cioè per mancanza di ossigeno e Nitschke l’ha recentemente definita addirittura una “morte euforica”: “L’esperienza di trovarsi in un ambiente con poco ossigeno può essere – si legge – inebriante. Basta chiedere ai subacquei”.

    La capsula per l’eutanasia non è in commercio, spiega ancora il sito, ma il piano è renderne il progetto gratuito e scaricabile dal web. Sarà compito di chi vorrà costruirne una trovare una stampante 3D per la sua realizzazione e l’azoto liquido necessario per il suo funzionamento. Il costo per la realizzazione, spiegano i realizzatori, dipende molto dalla stampa 3D. A titolo indicativo, il sito ufficiale aggiunge però il costo medio per la stampa di un’automobile, circa 7500 dollari.

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