MUDEC

  • Ripartono le mostre al MUDEC di Milano

    La programmazione del palinsesto delle mostre di 24 ORE Cultura previsto per il 2020 al MUDEC – Museo delle Culture di Milano, rimandato causa emergenza Covid-19, riprende con le nuove date di apertura delle mostre che erano già a calendario 2020:

    Robot. The Human Project – apertura al pubblico: 26 novembre 2020;

    Tina ModottiDonne, Messico e Libertà – apertura al pubblico: 19 gennaio 2021;

    L’apertura al pubblico della mostra DisneyL’arte di raccontare storie senza tempo, spostata in un primo tempo al 3 settembre 2020, sarà prevista invece per il 2021.

     

  • Il mondo animale secondo lo sguardo di Steve McCurry

    Il MUDEC di Milano si arricchisce di un nuovo spazio espositivo, MUDEC PHOTO, e lo inaugura mettendo in mostra gli scatti di uno dei fotografi più iconici del mondo, Steve McCurry, che presenterà al pubblico Animals, un progetto appositamente creato per il Museo delle Culture, a cura di Biba Giacchetti, che rimarrà aperto fino al 31 marzo 2019. MUDEC PHOTO coniuga la più alta ricerca e indagine artistica con la capacità di narrazione innata tipica della cosiddetta “ottava arte” e Animals, con le sue immagini vivide e forti non può che essere il miglior viatico per questa nuova idea. Sessanta scatti, famosi e meno noti, racconteranno il mondo animale come pochi sono riusciti e riescono a farlo. Animali protagonisti della vita quotidiana e dell’indissolubile rapporto con l’uomo, un affresco corale dell’interazione, della condivisione, che tocca i temi del lavoro e del sostentamento che l’animale fornisce all’uomo, delle conseguenze dell’agire dell’uomo sulla fauna locale e globale, dell’affetto che l’uomo riversa sul suo “pet”, qualunque esso sia.

    Il progetto Animals nasce nel 1992 quando McCurry si reca nel Golfo, durante la guerra, per documentare il disastroso impatto ambientale e faunistico nei luoghi del conflitto. Tornerà con alcune delle sue più celebri immagini “icone”, come i cammelli che attraversano i pozzi di petrolio in fiamme e gli uccelli migratori interamente cosparsi di petrolio. Con questo reportage vincerà nello stesso anno il prestigioso Word Press Photo. Il premio fu assegnato da una giuria molto speciale, la ChildrenJury, composta da bambini di tutte le nazioni. Da sempre l’arte di McCurry pone al suo centro le storie legate alle vite più fragili: bambini, civili nelle zone di guerra, etnie in via di estinzione, conseguenze dei disastri naturali. E dopo il reportage del 1992 McCurry ha aggiunto ai suoi ‘sguardi’ quello sugli animali con le loro storie di sopravvivenza, di sfruttamento, di compagnia per alleviare sofferenze e solitudine.

    Animals al MUDEC è un unico affresco sulle diverse condizioni degli animali che lascia allo spettatore la libertà di addentrarsi in un percorso in cui scoprire i contrasi del variegato modo animale, dalla durezza e miseria ad una grande leggerezza e positività. E così accanto a immagini forti, in cui la natura mostra tutto il suo volto più duro, capace di sconvolgere per sempre il territorio e la vita gli animali che si trovano a sopravvivere con gli uomini e la loro disperazione, si affiancano ritratti più dolci, leggeri e ironici come il cane tinto di rosa a Hollywood, il serpente a guisa di collana in un supermercato americano, una capra, una scimmia, un’iguana o due topolini bianchi scelti come “testimonial” di questa mostra. Steve McCurry offre così un viaggio nella contiguità del pianeta animale, parla di relazioni e di conseguenze; le sue immagini indelebili sono prive di tempo e, come accade a chi viaggia instancabilmente per raccontare storie, sembra mostrare nostalgia per un mondo in continua e pericolosa trasformazione che lui può solo documentare. Organizzata da Comune di Milano-Cultura, MUDEC e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, in collaborazione con SUDEST57, Animals sarà visitabile dal 16 dicembre 2018 al 31 marzo 2019.

  • Quale sarà la geografia del futuro?

    Tre mostre e un lungo palinsesto di eventi per raccontare le nuove frontiere della geografia. Al MUDEC di Milano, dal 28 settembre al 14 aprile 2019, andrà di scena il progetto Geografie del Futuro, un racconto sul “sapere geografico” inteso come rilevamento di territori e di culture nei loro rapporti, letti attraverso la lente di diverse discipline di studio. Grazie ai tre percorsi espositivi – Capitani coraggiosi. L’avventura umana della scoperta (1906 – 1990); Se a parlare non resta che il fiume e The art of Banksy. A visual protest – i visitatori potranno riflettere sul tema della disciplina geografia, cercando di capire quali tipi di “geografie” definiranno i confini della nostra conoscenza del mondo nel futuro.

    Non è un caso che sia il MUDEC ad ospitare il progetto perché proprio il Museo delle Culture conserva un patrimonio artistico antichissimo, costituito da circa ottomila reperti tra opere d’arte, oggetti d’uso, tessuti e strumenti musicali provenienti da Americhe, Asia, Africa e Oceania, frutto di esplorazioni avvenute nel corso del XIX secolo, un’epoca in cui si moltiplicavano le ricerche effettuate sul campo da parte di scienziati, missionari ma anche viaggiatori occasionali in partenza da Milano e dalla Lombardia. E proprio l’esplorazione, in tutte le sue forme, tradizionali e tecnologiche, è il concetto che accumuna le tre mostre. A partire dagli anni ’60 del secolo scorso i cosiddetti ‘cultural studies’ definirono nuovi campi di interesse dell’esplorazione offrendo spunti diversi sulla dimensione spazio –temporale e culturale delle esplorazioni. Alla luce dell’evoluzione quindi del concetto di viaggio e dei mutati scenari geopolitici le domande d’obbligo sono: che tipi di “geografie” definiranno i confini della nostra conoscenza del mondo nel futuro? Chi saranno i geografi del futuro? A questa evoluzione si prova a dare risposta con le tre mostre.

    Capitani coraggiosi. L’avventura umana della scoperta (1906 – 1990)”, dal 28 settembre al 10 febbraio 2019, celebra il Novecento Italiano, indaga le frontiere dell’esplorazione novecentesca fino a oggi, e lo fa toccando le vette, lo spazio, gli abissi e la terra più profonda, ovvero gli ultimi confini geografici indagati dagli esploratori professionisti dai primi decenni del ‘900 a oggi. La mostra, divisa in cinque sezioni, attraverso fotografie, filmati e cimeli di famose spedizioni, permetterà al pubblico di partecipare alla trasformazione del concetto di ‘esplorazione’ nell’ultimo secolo, con un particolare focus sulle conquiste maturate in Lombardia.

    “Se a parlare non resta che il fiume”, dal 28 settembre al 6 gennaio 2019, intreccia il lavoro sul campo della fotografa ed educatrice Jane Baldwin con l’impegno di Survival International, che da cinquant’anni lotta per la sopravvivenza dei popoli indigeni in tutto il mondo, e la celebre creatività artistica di Studio Azzurro.  Oggetto dell’esplorazione sono due luoghi Patrimonio dell’Umanità UNESCO – la basse valle dell’Omo in Etiopia e il Lago Turkana in Kenya – la cui geografia fisica e umana rischia di cambiare per sempre perché le popolazioni indigene che abitano quei territori sono minacciate da una drammatica crisi umanitaria e ambientale provocata dall’uomo. Volti e voci, soprattutto di donne, racconteranno la vita e la storia che si sviluppa lungo il corso di un fiume che ha fatto la storia dell’Africa.

    Contemporaneamente a queste due esposizioni si svolgerà la mostra “The art of Bansky”, dal 21 novembre al 14 aprile 2019, dedicata allo street artist le cui opere hanno dato alla geografia una connotazione sociale. Il suo lavoro, straordinariamente creativo e irriverente, si focalizza sulle realtà urbane. Fondamentale per lui è la relazione con il paesaggio umano nel quale si esprime, spesso in zone di conflitto, dove anche la politica e le istituzioni faticano ad arrivare. In mostra, con circa 70 lavori tra dipinti, sculture, prints, oggetti, verranno presentati attraverso fotografie e video anche i murales di Banksy nella loro collocazione originaria in luoghi dei cinque continenti.

  • Modigliani Art Experience: il genio dell’artista livornese torna a Milano con la mostra multimediale del MUDEC

    Entusiasmare, affascinare, emozionare e meravigliare il pubblico di giovani e adulti invitandoli ad approfondire la conoscenza del genio di  Amedeo Modigliani. Con questo spirito nasce Modigliani Art Experience, il racconto, ricostruito attraverso immagini, suoni, musiche, evocazioni e suggestioni dell’universo di Modì, pittore e scultore, che permetterà allo spettatore/visitatore di proiettarsi nel contesto parigino in cui l’artista maledetto fu assoluto protagonista. Prodotta da 24 ORE Cultura e promossa dal Comune di Milano-Cultura e con il supporto scientifico dei conservatori del MUDEC e del Museo del Novecento di Milano, Modigliani Art Experience accoglierà i visitatori dal 20 giugno al 4 novembre 2018.

    Dopo il successo di Klimt Experience lo scorso anno, anche questa estate (ma non solo) chi rimarrà in città potrà godere di una bella offerta culturale nella quale immergersi, letteralmente, per conoscere, attraverso un excursus sensoriale, il mondo della Parigi bohémien nel quale visse ed operò Modigliani. Il percorso si articola in più fasi: una ‘exeperience room’ che racconta, in 45 minuti di immagini proiettate dalle pareti al pavimento, la vita scapigliata e sempre al limite dell’artista livornese nella Parigi delle Montmartre e Montparnasse dei primi del Novecento e nella quale tutto evocherà sua arte, le sue muse, le sue amanti, l’influenza del primitivismo e in particolare della scultura africana, egizia e cicladica. Ad impreziosire il racconto per immagini e suoni una sala introduttiva, o ‘sala scrigno’, che ospiterà alcuni capolavori di arte primitiva africana del XX secolo provenienti dalla collezione permanente del MUDEC e due ritratti di Modì provenienti dal Museo del Novecento di Milano che permetteranno al visitatore di conoscere i modelli di arte primitiva, fonti preziosa di ispirazione per Modì. E poi una ‘Infinity room’, ovvero una ‘Sala degli Specchi’, dove alcune delle opere più significative dell’artista si ripresenteranno agli occhi del visitatore in un gioco continuo di scomposizioni e rifrazioni che chiudono il percorso multisensoriale che si aprirà poi con un più classico racconto sulla vita dell’artista e del contesto storico, sociale e culturale in cui situare la sua produzione. Il tutto accompagnato da una colonna sonora che sottolinea la complessità e la bellezza del periodo.

    Grazie all’alternanza tra suoni e immagini, figure primitive, spirito bohémien e produzione artistica si potrà godere di tutta l’arte di Modigliani e di conoscere le tappe della sua vita, la sua storia, le sue innumerevoli fonti di ispirazioni e la sua arte immortale, dal rapporto con la scultura all’incontro con Brancusi, con i suoi mecenati e mercanti fino alle amicizie con scrittori, artisti e letterati dell’epoca e ai suoi amori (primo fra tutti quello con Jeanne Hébuterne), esplorando il tema delle figure femminili e i nudi nella sua arte. Un racconto tematico, non solo cronologico, nel quale emerge evidente l’influenza che il primitivismo e il fermento sociale, storico e culturale della Parigi di inizio ‘900 ebbero sull’arte di Modigliani.

     

Pulsante per tornare all'inizio