Natura

  • Chi è l’uomo più forte e intelligente del mondo?

    Sui primi 10 film record di incassi a livello mondiale, ben otto hanno come protagonisti creature inventate o uomini con super poteri. E se ascoltiamo con attenzione le più recenti pubblicità, il prefisso “super” è più che inflazionato (cibo super naturale, detersivo super pulente, dentifricio super sbiancante, etc.). Ma siamo davvero diventati così super? O superiori? O ci sentiamo tali? E chi è l’uomo più forte e intelligente del mondo? Non posso certamente sapere a quale risposta stiate pensando voi ora, ma posso raccontarvi quanto grande fosse l’esuberanza dei più piccoli studenti delle elementari quando, durante i nostri incontri di educazione ambientale, mi rispondevano gridando, con tifo da stadio, i nomi dei loro supereroi e delle loro supereroine preferiti. Entusiasmo che calava, per trasmutare in attenta e stupita curiosità, quando io, sorridendo li interrompevo dicendo “Va bene, va bene ma io vi ho chiesto quale uomo, non quale super-uomo, sia il più forte e intelligente del mondo”. E voi, a chi avete pensato? Chi è più forte e intelligente fra gli uomini? Quello che per sopravvivere ha bisogno di scarpe, vestiti, una casa (riscaldata d’inverno o rinfrescata d’estate) etc. e, ancora, medici, psicologi, etc. etc.? O chi non ha bisogno di tutto questo ed è in grado di sopravvivere nella Natura grazie alla Natura stessa? E perché rivolgere lo sguardo, nel 2019, verso questi uomini ancora così selvatici? Perché si parla tanto oggi di sostenibilità senza, innanzitutto, porre l’attenzione sul fatto che è la condizione o, meglio, il risultato del nostro modello di sviluppo a creare questa necessità. In parole più semplici, si parla di cercare un modello di crescita sostenibile perché, nei fatti, quello moderno occidentale non lo è. Un esempio per tutti è l’esponenziale erosione genetica e biologica dei Paesi civilizzati mentre l’80% della biodiversità mondiale la si trova ancora e solo dove vivono e cercano di sopravvivere i popoli nativi di ogni continente. Allora, l’esperienza ci ha insegnato che quando abbiamo un problema, ci rivolgiamo a chi quel problema, o ha le conoscenze o i mezzi per risolverlo o, addirittura, non ce l’ha mai avuto perché lo ha sempre prevenuto. Domanda: dovremmo quindi ritornare tutti a vivere come gli uomini primitivi che hanno avuto ed hanno ancora la forza e l’intelligenza di mantenere l’ambiente vivo, pulito? Certamente sarebbe, a conti fatti, la soluzione più rapida ed efficace ma è impraticabile e per diversi motivi, primo fra tutti, il fatto che noi oggi, seguendo le nostre logiche, siamo fisicamente (e mi spingerei ad affermare, anche mentalmente) molto più deboli. Che cosa prendere, allora, dall’esperienza di questi popoli così forti e intelligenti? Innanzitutto far ricordare la loro esistenza e far conoscere la loro storia. Distaccatamente. In secondo luogo, se vogliamo dare ai nostri figli un più acuto senso critico, studiarne e insegnarne, dove possibile, l’eco-nomia (dal greco, “la conduzione della casa” e, per logica, il modo in cui si vive) così come nelle scuole studiamo la storia e l’economia della Germania o di un’altra nazione. Saranno poi loro a riflettere su cosa o chi sia stato più lungimirante. Noi o loro. L’uomo è un prodotto dell’Ambiente e, per questo, viviamo grazie all’ambiente e la qualità della nostra vita dipende dalla sua biodiversità. Punto. Se continuiamo a non averne cura, non inventiamoci bugie o alibi o altri supereroi che salveranno il pianeta con i loro super-poteri. Non servirà a nulla e, soprattutto, non aiuterà i nostri figli ad avere la forza e l’intelligenza per affrontare le sempre più gravi e sovrapposte emergenze ambientali a cui dovranno, per causa anche nostra, far fronte inevitabilmente.

  • Attenti a chi dice attenti al lupo

    Mentre le contraddizioni nel governo ogni giorno continuano ed aumentano, oggi diventano anche più evidenti contraddizioni all’interno degli stessi dicasteri. Infatti pochi giorni fa dal Viminale è arrivata una circolare in merito alla diffusione di lupi e alla tutela della pubblica incolumità, inviata ai commissari di governo di Trento e Bolzano e al presidente della regione Val d’Aosta, che indicava interventi preventivi per il contenimento dei lupi. Subito dopo il ministro Salvini interveniva sull’argomento specificando che i lupi non dovevano essere uccisi, se non in casi estremi, ma contenuti ed eventualmente catturati. Parere ovviamente diverso da parte del ministro dell’Ambiente e giusta levata di scudi da parte di ambientalisti e animalisti.

    La circolare del Viminale, emanata in prossimità delle elezioni ed indirizzata proprio a quelle aree i cui presidenti o commissari avevano già in passato chiesto deroghe alle direttiva habitat che identifica il lupo come specie protetta, ha palesemente un carattere di tipo elettorale. Fa in ogni caso molta specie che coi problemi che affliggono il nostro Paese (compresi quelli di agricoltori e allevatori che non reggono più alla diminuzione di molti prezzi, dal latte al pomodoro, e che subiscono vere devastazioni per la presenza ormai senza controllo di ungulati, in special modo cinghiali), il problema sia diventato, da alcuni mesi, solo il lupo. Gli psicanalisti ci vedranno sicuramente un risvolto freudiano, ma quello che a noi interessa, una volta di più, ricordare, affinché i cittadini non siano tratti in inganno da articoli di giornale o circolari ministeriali, è che il lupo non è un pericolo per l’uomo, che se un lupo incontra un essere umano si nasconde e scappa, che il lupo è l’unico deterrente per le centinaia di migliaia di ungulati e che se il lupo si avvicina un po’ di più a zone abitate è perché vi è la pessima abitudine di lasciare derrate alimentari di scarto nei pressi delle abitazioni o nelle discariche. Certamente il lupo può anche essere un problema per greggi o animali non custoditi ma è altrettanto noto che la presenza di cani da pastore e la messa in essere di recinzioni elettrificate, che peraltro si usano anche per i cinghiali, copre gli animali da allevamento da qualunque pericolo. Vale inoltre ricordare che le Regioni provvedono anche ad eventuali risarcimenti purché sia dimostrato che l’animale da allevamento è stato ucciso dal lupo e non è morto per altri motivi.

    Se, come abbiamo detto e ripetiamo, il lupo, al di là delle circolari ministeriali, non può essere ucciso, nonostante i continui abbattimenti fatti dai bracconieri, è anche un non senso, come dice Luigi Casanova, vicepresidente di Cipra Italia, parlare di cattura. Ricorda Casanova, esperto custode forestale, che la cattura del capoguida del branco porterebbe solo a disgregare il branco, creando animali senza guida, o a far sì che da uno nascano più piccoli branchi.

    In ogni caso, per essere chiari col Viminale, il ministero dell’Ambiente ha elaborato il nuovo ‘Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia’ che è al dibattito della Conferenza Stato-Regioni. Nel piano non sono previsti, fortunatamente, quegli abbattimenti controllati che invece erano apparsi nel piano del 2017. Il nuovo piano lupo rafforza l’impegno del ministero per monitorare l’animale anche attraverso il supporto tecnico di Ispra. Il lupo rappresenta una parte importante per la conservazione di biodiversità ed ecosistemi. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha sottolineato come in molti casi si denunci la presenza di lupi ma si tratti in effetti di ibridi o di cani vaganti.

    Siamo d’accordo con Legambiente nel condividere le iniziative del ministero dell’Ambiente pur rimarcando la necessità che il provvedimento arrivi celermente all’approvazione e che poi il ministero controlli che le Regioni ratifichino il provvedimento e attuino i suoi vari punti. Anche il Wwf vede nel programma di combattere il bracconaggio, sostenere le azioni di prevenzione dei danni e nel rispetto dell’ecosistema, che nel piano è ben presente, un grande passo avanti.

    Intanto procede sull’Appenino tosco-emiliano il progetto Life Wolfnet e il centro di Montadone è diventato una pietra miliare sia per salvare lupi feriti da bracconieri o automobilisti sia per monitorare i loro comportamenti.

  • Senza rispetto della natura non c’è vita

    Dice un detto arabo “tutto è scritto”, noi crediamo nel libero arbitrio che dovrebbe guidare la vita e la scelta degli esseri umani ma crediamo anche che interpretare i messaggi che ci possono arrivare dalle coincidenze e circostanze sia importante per la sopravvivenza individuale e collettiva. Interpretare i segni della natura, del destino, un’arte che gli antichi conoscevano e che le nostre generazioni hanno per troppo tempo deciso di ignorare.

    Ogni giorno nuove calamità naturali distruggono, o mettono in seria difficoltà, aree e luoghi diversi del pianeta mentre è sempre più insistente l’allarme di numerosi scienziati che denunciano come l’emergenza climatica sia ormai una priorità. Molti giovani, da diverse e tra loro lontane nazioni, chiedono che la politica, la società, l’industria, prendano atto della necessità di cambiamenti che, senza pesare in modo ingiusto sui singoli, rivedano il nostro modo di vita prima che sia troppi tardi. L’inquinamento dell’aria, il consumo del suolo, l’incuria dei territori, le continue sperimentazioni di armi  nucleari e di nuove navicelle spaziali come l’abbattimento di immense foreste, le piattaforme petrolifere sul mare o l’uso indiscriminato di materie plastiche non degradabili sono tra le tante cause che stanno portando la terra sull’orlo del baratro.

    L’uomo nelle sua superbia crede di poter piegare la natura che, invece, risponde a regole superiori, violarle significa la decadenza, la fine della nostra specie e la natura, con le sue leggi ed i suoi tempi, cerca di mandare segnali. Uno di questi segnali è arrivato negli ultimi giorni di aprile proprio mentre, una volta di più, alcuni sconsiderati riproponevano l’abbattimento di quei lupi che, salvati da pochi anni dall’estinzione, sono l’unico regolatore, tramite la catena alimentare, di altre specie, in special modo degli ungulati. I segni del destino, i messaggi che devono essere recepiti, quei messaggi al di fuori dalla tecnologia che ormai contraddistingue, anche nei rapporti interpersonali, la nostra vita. Messaggi della natura che dobbiamo ricominciare ad ascoltare e a comprendere. Il 23aprile, con stupore di tutti, nel naviglio grande di Milano un giovane lupo lotta allo stremo delle proprie forze per non morire, i vigili del fuoco riescono a salvarlo. Nello stesso giorno nel canale di una centrale idroelettrica a Lonato, Brescia, una giovane lupa disperatamente cerca di non morire annegata e i vigili del fuoco riescono a salvala. Lo stesso giorno, per la prima volta in Lombardia, due  lupi, un maschio ed una femmina, sono salvati dall’acqua dai vigili del fuoco. Entrambi, Diana ed Ambrogio, come sono stati chiamati, oggi sono al centro Just  Freedom di  Monte Adone (Bologna) nello stesso box, entrambi con  problemi cardio renali, entrambi rassicurati dalla presenza l’uno dell’altro. La vita può continuare e dare nuova vita, basta ascoltare, capire, soccorrere, lottare. Diana ed Ambrogio, vivi ed insieme dopo tante paure e pericoli, potrebbero essere un messaggio anche per noi, se i messaggi siamo ancora in grado di ascoltarli, la natura, la vita ogni giorno presenta sfide, difficoltà, problemi, ma senza rispetto della natura non c’è vita, non c’è futuro, nessuna tecnologia potrà sostituire il verde di un albero che purifica l’aria, l’ululato di un lupo che, chiamando il resto del branco, ci ricorda che la vita sociale si basa sulla capacità di cooperare e di rispettare le regole. Un grazie ai vigili del fuoco il cui impegno è salvare, uomini, lupi, gatti, salvare la vita e finché c’è vita c’è speranza.

  • La conservazione della flora e della fauna sono indispensabili per l’ecosistema

    Dott. Sergio Costa

    Ministro dell’Ambiente e della tutela

    del territorio e del mare

    Via Cristoforo Colombo, 44

    00147 – Roma

    Milano, 12 luglio 2018

    Egregio Ministro,

    voglio anch’io esprimerle il più sentito apprezzamento per il suo intervento a favore del rispetto della legge a tutela degli orsi e dei lupi e perciò dell’ambiente e dell’ecosistema che, come sanno tutti coloro che un minimo studiano i processi della natura, è strettamente dipendente dalle azioni umane. La conservazione della flora e della fauna, come dell’acqua e dell’aria, sono indispensabili per la vita della terra e gli animali selvatici garantiscono, anche attraverso la catena alimentare, un equilibrio del territorio e la conservazione delle diverse specie.

    In Alto Adige si sta perpetrando, a quanto mi risulta, un vero abbattimento di marmotte, mentre nel sud la caccia ai falchi ed i combattimenti tra cani, come le corse irregolari di cavalli, continuano arricchendo la criminalità e causando dolori, sofferenze agli animali e problemi anche alla vita civile. La regione Emilia Romagna ha decretato l’abbattimento di gazze e cornacchie mentre ci risulta che  il numero delle gazze sia anche troppo diminuito! I problemi sono molti, come certamente sa, ma voglio credere che finalmente, con il suo Ministero, lei possa dare una svolta positiva per alcuni dei temi più urgenti e scottanti. Dopo essere per cinque legislature vicepresidente dell’Intergruppo per la protezione degli animali, al Parlamento Europeo, devo purtroppo registrare come per ogni passo avanti fatto un altro è stato fatto all’indietro: basta pensare a quanto avviene nei macelli nei quali si pratica la macellazione rituale.

    L’Italia, l’Europa molto si sono spese per togliere sofferenze inutili al trasporto degli animali, anche da macello, e da molti anni si provvede allo stordimento delle bestie che devono essere macellate ma nella macellazione rituale gli animali non devono, non possono, essere prima storditi ma sono uccisi per dissanguamento appesi a testa in giù! Ritengo che questo sia un problema da affrontare con decisione: chi vuole consumare carne di animali dissanguati la può importare dai paesi d’origine ma sul territorio italiano questa è una pratica inaccettabile che deve essere vietata. Il problema non è di facile soluzione ma non per questo può essere ulteriormente ignorato.

    Sarò lieta di conoscere il suo pensiero, un cordiale saluto ed augurio di proficuo lavoro

    Cristiana Muscardini

  • Aggiornamento dal campo…

    Riceviamo e pubblichiamo con piacere la lettera che ci ha fatto pervenire la dott.ssa Laurie Marker, fondatrice del CCF (Cheetah Conservation Fund) in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambienta in cui ci racconta anche le iniziative importanti che la fondazione che tutela i ghepardi in Namibia sta svolgendo

    Cari amici,

    abbiamo festeggiato la Giornata Mondiale dell’Ambiente, che è una giornata indetta dalle Nazioni Unite per promuovere le azioni individuali a favore dell’ambiente. Il tema del 2018 riguarda la riduzione dei rifiuti in plastica. #BeatPlasticPollution è la sfida che molti hanno raccolto come opportunità di sfide reciproche sui Social. Io vi sfido a dare il vostro contributo pesonale, rinunciando ad un prodotto in plastica a favore di un prodotto riutilizzabile. Quest’anno, un elemento che fa parte delle Risoluzioni dell’Anno Nuovo è costituito dalla nostra decisione di rinunciare alle cannucce di plastica qui, in tutte le nostre aree di ristoro del CCF in Namibia.Eliminare le cannucce è un passo tra quelli che ci hanno fatto decidere di utilizzare piatti in ceramica, bicchieri in vetro, utensili di metallo sia per i pranzi degli ospiti che per il personale. Ricicliamo anche tutto il possibile! I rifiuti medicali in plastica stanno diventando un problema mondiale, ma noi ricicliamo i componenti in plastica per tutti quegli strumenti usa e getta, quando esiste un’alternativa. Inoltre, il CCF riceve forniture medicali in dono che altrimenti verrebbero buttate. Gli ambulatori veterinari e gli zoo di tutto il mondo aiutano il CCF inviandoci medicinali e attrezzature che non possono più utilizzare. La nostra lista dei desideri della veterinary clinic e del genetics lab è disponibile online. Il 25 maggio, un gruppo di 171 studenti e 4 insegnanti di tre diversi licei della nostra città di Otjiwarongo hanno partecipato con il personale ed i volontari del CCF alla Giornata di Pulizia della Namibia, il Namibia’s Clean Up Day. Alla vist raccolto un cucciolo orfano di soli 10 giorni di vita. Dominic, ormai questo è il suo nome, è stato ricoverato nella nostra nursery e ha ricevuto le poppate necessarie 24 ore al giorno dalle due nostre addette, Lora e Becky. Recentemente ha fatto le sue prime uscite nel cortile, e ha mangiato il suo primo pranzo a base di carne. I ghepardi che abbiamo rilasciato in marzo sono ritornati da noi, dopo che sono stati catturati in una fattoria. Li abbiamo esaminati attentamente e una volta di più abbiamo prelevato lo sperma che è stato messo in banca. Presto verrano nuovamente rilasciati. In Somalia, Dhoobi, uno dei ghepardi confiscato l’anno scorso, si è ammalato e rapidamente si è aggravato. Per alcuni lunghi giorni sono stata in contatto telefonico continuo per assistere alle cure, ma sfortunatamente non ce l’ha fatta. Stiamo analizzando le cause della sua morte e presto daremo i risultati. Il commercio illegale di animali selvatici continua a tenerci molto occupati e costituisce una sfida: siamo decisi a dare il nostro contributo per bloccare questo orribile traffico criminale di animali. Recentemente ho avuto l’onore di visitare la Gran Bretagna in occasione del Bradt Travel Guides Big Cat Festival nella sede della Royal Geographical Society, con la Principessa Michael of Kent, Ambasciatore Reale del CCF, e i nostri Patrocinatori, Jonathan ed Angela Scott. L’evento mi ha dato la possibilità di incontrare i sostenitori e volontari del Regno Unito. Presto ripartiro’ per gli Stati Uniti e le date del Disappearing Spots Fall Tour del CCF verranno annunciate entro il prossimo mese. Brian Badger, del CCF, e Dionne Stein si recheranno al vertice di AREDAY (American Renewable Energy Day) dal 18 al 23giugno. Per maggiori informazioni, andate alla nostra pagina degli eventi . Come sempre, spero che leggerete con piacere i blog e le storie del nostro sito web. Grazie per il vostro costante sostegno, e spero di incontrarvi durante i miei viaggi o a casa, in Namibia.

    Cordialmente,

    Dr. Laurie Marker Founder and Executive Director CCF

  • Un chilometro quadrato di verde in città porta benefici pari a un milione di euro

    Theodore Endreny, della State University di New York, in uno studio in collaborazione con l’Università degli studi Parthenope di Napoli, ha calcolato il valore di un chilometro quadrato coperto da alberi in una città: circa 1 milione di euro. Ricerche scientifiche attestano infatti che i benefici procurati dalle piante in città sono molteplici. Secondo una ricerca dell’Università di Southampton, per esempio, gli alberi di Londra e del suo circondario eliminano ogni anno da 850 a 2 mila tonnellate di polveri sottili. Nelle megalopoli con più di 10 milioni di abitanti (dove vive ormai il 10% dei 7,5 miliardi di persone che popolano la Terra) la superficie coperta da foreste e parchi è in media il 20%, passando dal 10% del Cairo al 35% di Mosca, mentre secondo dati di Legambiente sul rapporto tra piante e abitanti dei maggiori capoluoghi di provincia italiani, la città più verde d’Italia è Brescia (con 59 piante ogni 1.000 residenti), seguita nell’ordine da Modena (48 piante per 1.000 abitanti), Arezzo (40), Rimini (33), Mantova (32), Bologna (31), Perugia e Pordenone (29 entrambe), Grosseto (38), Ravenna (27) e Gorizia (26). Nella top ten non c’è nessuna delle maggiori città italiane – Roma, Milano, Napoli – e l’unico capoluogo regionale è Bologna. A Roma del resto la cura del verde cittadino è problematica, come testimonia l’idea di tramutare di fatto gli spazi di verde pubblico in aree di pascolo (auguri a chi si sedesse su una panchina e si trovasse una pecora a fianco nel ruolo di addetto al giardinaggio), a Milano la palazzina Il Bosco in città è valsa all’architetto Stefano Boeri fama internazionale, ma l’amministrazione cittadina vede nell’inquinamento dell’aria non tanto il motivo per creare più verde (va detto però che progetti in tal senso esistono) quanto per fare cassa, tramite la gabella di Area C a carico di chi gira col proprio mezzo in centro (e questo non è un progetto, ma una realtà da anni).

  • Tutta la bellezza e la fragilità degli elefanti in una mostra

    Sabato 14 aprile 2018, alle ore 18, presso La Madernassa Resort a Lora 2 Guarene (Cuneo) sarà inaugurata la  mostra fotografica “La maestosa e fragile bellezza degli elefanti”. Una mostra collettiva di fotografie sull’elefante, la prima in Italia a sostegno della salvaguardia degli elefanti,  per sensibilizzare l’opinione pubblica circa i danni irreversibili che la loro estinzione comporterebbe per il nostro ecosistema e le conseguenze tragiche causate dal  bracconaggio e  dal traffico dell’avorio. All’evento parteciperanno anche i rappresentanti del Wild Life Protection (https://wildlifeprotectionblog.wordpress.com), un’associazione fondata da giovanissimi ragazzi appassionati di natura: le loro gite avventurose alla scoperta delle colline e dei boschi delle Langhe si sono trasformate a poco a poco nel desiderio di impegnarsi concretamente nella salvaguardia dell’ambiente. Da qui lo spunto per riunirsi e definire “azioni”. Ne è un esempio l’allestimento, aperto al pubblico, di una raccolta di fossili: le donazioni ricevute dai visitatori hanno permesso loro di decidere di sostenere alcune organizzazioni in Italia e nel mondo, tra le quali il David Sheldrick Wildlife Trust di Nairobi. La mostra è creata da PENGO LIFE PROJECT e dalla rivista di cultura ambientale OASIS, con la collaborazione del Fotoclub Biella. Tanti i fotografi, alcuni di fama internazionale, che hanno deciso di partecipare a questa prima tutta italiana. I loro preziosi e unici scatti esaltano e onorano l’elefante, un essere vivente che da sempre ha avuto un posto speciale nei cuori e nelle menti degli uomini di tutto il mondo. Immagini che evocano la loro capacità di amare, di provare empatia e compassione, la loro abilità a comunicare e a imparare.
    Immagini che mostrano il loro altruismo, il loro forte legame con la famiglia, il rispetto e la fedeltà che hanno l’uno per l’altro. La mostra resterà aperta per circa un mese.

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