Nord

  • Negli ultimi tre anni un milione di italiani migrati al Nord dal Sud e dalle isole per cure mediche. La Lombardia tra le principali destinazioni

    Migrazione sanitaria, impatto della tecnologia digitale come risorsa per affrontare il fenomeno, efficienza e sostenibilità dei percorsi di assistenza sul territorio: sono stati i temi al centro dell’evento che si è tenuto alla Società Umanitaria di Milano ‘Migranti della salute nell’era digitale: quali prospettive?’ organizzato da CasAmica ODV e Fondazione Roche, con il patrocinato di Rotary distretto 2041 di Milano.Partendo dai risultati della survey ‘Studio sui migranti sanitari’ realizzata da EMG Different per CasAmica su un campione rappresentativo di cittadini di età compresa tra i 35 e i 65 anni residenti in Calabria, Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna, da cui è emerso che sono un milione gli italiani residenti al Sud e nelle isole che negli ultimi tre anni sono stati costretti a spostarsi dalla propria regione di residenza per sottoporsi a cure mediche, l’evento è stato una occasione di confronto tra terzo settore e istituzioni focalizzato sul presupposto che la chiave per ridurre l’impatto economico e psicologico di chi si sposta per ricevere cure risiede nelle nuove tecnologie. Occorre, infatti, un cambio di paradigma concreto che partendo dall’implementazione della digitalizzazione, in primis della telemedicina, integrata con servizi di assistenza sanitaria territoriale, permettano di ottimizzare l’equità e l’accesso ai migliori percorsi di diagnosi e cura.

    “Quasi il 70% dei migranti della salute intervistati ha scelto il Lazio e Lombardia1. Le cause di questa ‘migrazione’ sono da ricercare nei motivi legati all’opportunità di ottenere una migliore offerta sanitaria (51%) e medici più preparati (39%) o addirittura nella concreta impossibilità di ricevere cure adeguate alla propria patologia nella regione di provenienza (32%) – ha dichiarato Stefano Gastaldi, Direttore generale CasAmica ODV – Tutto questo ha un impatto economico notevole sulla vita dei malati e delle famiglie. Il 60% denuncia costi alti per gli spostamenti e gli alloggi e il 58% avrebbe avuto bisogno di prezzi calmierati. Oltre all’aspetto puramente economico, i migranti della salute hanno espresso anche altre esigenze come la necessità di un supporto psicologico per sé o per la propria famiglia (49%) e mezzi di trasporto per raggiungere l’ospedale (43%)”.

  • Chi nasce ‘polentone’ è più longevo

    E’ di 3,7 anni in meno l’aspettativa di vita di un bambino che nasce a Caltanissetta rispetto a uno che è nato a Firenze. Una differenza di quasi 4 anni tra nord e sud. Ma non è l’unico divario. Un bambino nato nel 2021 in provincia di Bolzano ha un’aspettativa di vita in buona salute di 67,2 anni. Mentre uno nato in Calabria di 54,2 anni. Un gap di ben 12 anni. E tra le bambine del sud il divario aumenta ancora di più, con una differenza di 15 anni. A lanciare l’allarme è Save The Children durante la presentazione della XIII edizione dell’Atlante dell’Infanzia (a rischio) 2022, dal titolo “Come stai?”.

    A pesare sulla salute e sul benessere psicologico dei minori sono povertà e disuguaglianze che si sono accentuate soprattutto dopo la pandemia. Sono quasi 1 milione e 400mila i bambini in Italia in povertà assoluta, in questo momento di crisi economica, e che sono “poveri anche di salute”. Secondo un’analisi di Coldiretti, sulla base dei dati raccolti dall’Atlante, 600mila bambini al di sotto dei 15 anni hanno avuto bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare. Un incremento del 12% in un anno. Questo a causa della povertà e dell’aumento dell’inflazione che ha messo in difficoltà le famiglie.

    Tra i dati riportati nella pubblicazione c’è anche quello che riguarda i bambini nella fascia 3-10 anni in sovrappeso, oppure obesi, che rappresentano il 35,2%, mentre le bambine il 33,7%. Un bambino su quattro, poi, non pratica sport. Inoltre, la povertà alimentare colpisce un bambino su 20. Nonostante questo dato, la mensa scolastica non è un servizio essenziale gratuito per tutti i bambini.

    Save the Children ha ricordato che a essere insufficiente è anche la rete sanitaria territoriale. Mancano 1400 pediatri. Un focus poi andrebbe posto sulla salute mentale di adolescenti e preadolescenti, hanno sottolineato. Ad aver influito negativamente, peggiorando la situazione, è stata ancora la pandemia. Secondo il monitoraggio, in nove regioni italiane i ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile sono cresciuti del 39,5% in due anni, tra il 2019 e il 2021. Proprio quelli nel pieno del Covid-19. Le prime due cause di ospedalizzazione sono psicosi e disturbi del comportamento alimentare, ma in tutta Italia ci sono soltanto 394 posti letto in degenza in questo reparto.

    “Nel panorama mondiale, il nostro servizio sanitario nazionale si posiziona come un’eccellenza per la cura dei bambini, ma questo non deve spingerci a ignorare i divari e le criticità – ha spiegato il presidente di Save Children Italia, Claudio Tesauro -. I dati dell’Atlante mostrano la necessità di mettere la salute dei bambini al centro di tutte le scelte politiche, dalla tutela dell’ambiente urbano alle mense scolastiche, fino agli spazi per lo sport e il movimento, con una particolare attenzione al tema della salute mentale degli adolescenti”.

    “Credo che sia una priorità assoluta per una società proteggere la salute dei minori, su cui mettere tutto il nostro impegno”- ha commentato all’agenzia di stampa Ansa il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro – La dimensione del fenomeno dei bambini in povertà assoluta è significativa, per noi diventa una priorità su cui investire e prestare attenzione».

  • Al Sud si vive 19 mesi meno che al Nord

    Le distanze tra Nord e Sud negli indicatori del benessere equo e sostenibile restano marcate e aumentano per quanto riguarda la speranza di vita e il reddito dei lavoratori: secondo il Report dell’Istat “Misure del Benessere equo e sostenibile” la speranza di vita alla nascita nel 2021 era nel Sud di circa un anno e 7 mesi inferiore a quella del Nord con 81,3 anni a fronte degli 82,9 del Nord. In pratica la forbice che si era ristretta all’inizio della pandemia con il Nord colpito più duramente nel 2020 con un picco di decessi, l’anno successivo si è riallargata con il Nord che ha recuperato quasi un anno di speranza di vita e il Sud che ha perso altri 6 mesi.

    Le aree più colpite dalla prima ondata della pandemia hanno registrato aumenti significativi dell’aspettativa di vita con Bergamo che recupera nel 2021 quasi completamente i circa 4 anni di speranza di vita alla nascita persi nel 2020 posizionandosi al 13° posto della graduatoria, quando si trovava al 106esimo. Se  si guarda al Sud, invece, a Campobasso si era perso un anno nel 2020 ma a questo si sono aggiunti un ulteriore anno e 4 mesi di perdita di aspettativa di vita.

    Ma lo svantaggio tra le aree del Paese si evidenzia anche nell’istruzione: nell’anno scolastico 21/22 se in media in Italia il 43,6% degli studenti di terza media aveva una competenza numerica non adeguata, al Nord la percentuale si attestata al 35,8% in crescita di 1,2 punti rispetto all’anno precedente anche se in calo di 4,5 punti rispetto al 2018/2019 prima dell’inizio della pandemia. La percentuale degli studenti in difficoltà con la matematica era al 60% al Sud (migliora di 1,6 punti sul 20/21) e al 40% al Centro. La situazione è critica a Crotone (69,5%), Agrigento e Palermo con la percentuale degli studenti con carenze in matematica che supera largamente i 2 terzi.

    Il divario tra Nord e Sud si riduce invece sull’occupazione, anche se resta ampio. Il tasso di occupazione in media tra i 20 e i 64 anni nel 2021 è salito di 0,8 punti al 62,7% ma se le province del Nord colpite dalla pandemia restano ancora al di sotto dei livelli del 2019 nel Sud la maggior parte delle province ha recuperato il terreno perduto. Il distacco tra la  provincia con il più alto tasso di occupazione (Bolzano, 75,8%) e quella con il tasso più basso (Caltanissetta, 40,8%) è nel 2021 di 35 punti percentuali in calo dai 40,5 nel 2019. Se si guarda alla retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti nel 2020 il reddito medio nella provincia di Milano è di 29,631 euro, 2,7 volte quello di Vibo Valentia. Nel 2021 – sottolinea l’Istat – il reddito si è ridotto del 6% a livello nazionale ma la flessione è stata mediamente più contenuta al Nord (-5%) rispetto al Mezzogiorno (-8%) dove i livelli iniziali erano più bassi.

    Anche sulle scuole accessibili ai disabili gli abitanti del Sud sono penalizzati con appena il 27,7% degli edifici adeguati(29,8% nelle Isole) a fronte del 38% al Nord. Per la sanità continua la migrazione ospedaliera anche se su questo i dati sono fermi al 2020 e sono viziati dall’esplosione della pandemia con il conseguente impossibilità di spostarsi tra regioni per alcuni mesi. Nonostante la riduzione complessiva dei ricoveri (-17% la media italiana, -21% nel Mezzogiorno) le differenze territoriali restano grandi con l’11,4% dei ricoverati residenti nel Sud che si è spostato per motivi di cura a fronte del 5,6% dei residenti nel Nord. Fermi al 2020 sono anche idati sulla mobilità dei giovani laureati con una perdita netta per l’Italia di 5,4 giovani laureati ogni 1.000 cittadini della stessa età (25-39 anni) e lo stesso livello di istruzione (4,9 nel 2019). Ma se il saldo con l’estero resta negativo in tutte le province italiane al Centro-Nord è più che compensato dai flussi migratori interni.

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