ONG

  • Berlino valuta regole che limiteranno le navi ong

    Berlino potrebbe inasprire le regole sulla sicurezza delle navi private, ostacolando di conseguenza il salvataggio in mare dei migranti. È quello che emerge dalla bozza di un provvedimento legislativo del ministero dei Trasporti tedesco, in quota Fdp. Della misura ha dato notizia Monitor, trasmissione televisiva del canale ARD, che ha anticipato il servizio in una nota.

    Secondo una bozza del ministero guidato dal liberale Volker Wissing, le navi con “attività politiche e umanitarie o scopi idealistici comparabili” non dovrebbero più appartenere al settore del diporto. Ne deriverebbero così requisiti nuovi, con conseguenti alti costi per tecnologie e assicurazioni diverse. E una legge del genere colpirebbe innanzitutto le imbarcazioni più piccole, generalmente più veloci e in grado di raggiungere i luoghi dei naufragi. Anche alla luce della tragedia avvenuta al largo delle coste calabresi, la notizia ha già suscitato critiche e polemiche in Germania. Dove ieri la ministra dell’Interno socialdemocratica Nancy Faeser, commentando l’ennesimo naufragio nelle acque del Mediterraneo, ha ricordato il delicato equilibrio fra “responsabilità e solidarietà” nella gestione dei migranti in Europa.

    “Queste prescrizioni significano che alla nostra nave viene impedito di circolare. Per le persone che si trovano in emergenza in mare significa avere una nave in meno in grado di salvarle. E questo significa tanti, tanti morti”, ha commentato Axel Steier, di Mission Lifeline, intervistat da Monitor. Anche l’organizzazione Reqship teme di dover rinunciare del tutto alla sua attività: “Per quel che ci riguarda, noi corriamo molto seriamente il rischio di venire bloccati completamente dalle nuove norme di sicurezza”, ha affermato Stefen Seyfert.

    Monitor ricorda anche il tragico bollettino delle Nazioni Unite, secondo il quale l’anno scorso sono risultate morte o disperse almeno 2.406 persone nel Mediterraneo. La bozza di Wissing inoltre contraddice i piani della coalizione del semaforo di Olaf Scholz, secondo cui “il salvataggio civile in mare non deve essere impedito”. Un tentativo del genere era già stato fatto dal ministro della Csu Andreas Scheuer in passato, ma era fallito, dopo la pronuncia di un magistrato. L’Italia contesta da anni alla Germania l’attività delle ong battenti bandiera tedesca operative nel Mediterraneo.

  • Il premier canadese Trudeau nei guai per i rapporti con una Ong

    Il premier canadese Justin Trudeau è accusato per la terza volta di conflitto di interessi: un ente di beneficenza cui il governo aveva aggiudicato non molto tempo fa un importante finanziamento pubblico ha pagato complessivamente centinaia di migliaia di dollari alla madre, al fratello e alla moglie del leader per farli partecipare ad alcuni suoi eventi. E i suoi rivali politici chiedono ora che sia aperta un’indagine penale nei suoi confronti.

    La vicenda, con il suo corollario di polemiche, è esplosa quando il commissario ai conflitti d’interesse, un funzionario indipendente dal parlamento, ha aperto un’indagine etica. Le rivelazioni hanno spinto l’opposizione conservatrice a reclamare un’inchiesta per eventuali frodi. “E’ una cosa molto più seria di un conflitto di interessi”, ha dichiarato Pierre Poilievre, portavoce conservatore incaricato degli affari finanziari, mentre dal New Democratic Party hanno definito “più che inquietante” la situazione e il Bloc québécois ha chiesto al leader liberale di ritirarsi per qualche mese e di farsi rimpiazzare dalla vicepremier Chrystia Freeland, almeno finché la situazione non sarà chiarita del tutto. Dopo aver perso la maggioranza in parlamento alle elezioni dell’ottobre scorso, la sopravvivenza del governo Trudeau dipende dal sostegno dei partiti dell’opposizione, anche se per il momento nessuno dice di voler rovesciare l’esecutivo.

    A beneficiare di fondi governativi per una somma equivalente a 587 milioni di euro è stata l’associazione ‘We Charity’. L’ong ha ammesso di aver pagato a sua volta complessivamente circa 191mila euro ai tre famigliari del premier: 162mila euro a sua madre Margaret Trudeau, per dei discorsi pronunciati in 20 eventi tra il 2016 e l’anno in corso, 21mila euro al fratello Alexandre per la sua partecipazione a otto iniziative e 1.000 euro a sua moglie Sophie per un evento nel 2012, prima che il leader diventasse capo del governo. Dati che cozzano con quanto dichiarato qualche giorno fa dall’ufficio del premier: lo staff di Trudeau aveva assicurato ai principali quotidiani canadesi che la coppia presidenziale non aveva mai ricevuto somme di denaro per la sua presenza ad iniziative dell’ong. We Charity aveva ottenuto un contratto pubblico per la gestione di un programma di borse di studio ma ora, dopo le polemiche, si è ritirata dal programma. Trudeau peraltro non è l’unico membro del governo ad avere legami con l’organizzazione, che ha pagato anche una figlia del ministro delle Finanze Bill Morneau.

    Non è la prima volta che Trudeau finisce nell’occhio del ciclone per questioni etiche. La sua popolarità era già stata intaccata dopo che il commissario aveva concluso due volte che il premier ha infranto la legge sul conflitto di interesse: nel 2017 per aver accettato una vacanza sull’isola privata dell’Aga Khan e lo scorso anno per aver tentato di influenzare un procedimento giudiziario nel caso Snc-Lavalin.

  • Paradossale sentenza e la guardia di finanza

    https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2020/02/20/cassazione-carola-rackete-rispetto-dovere-soccorso_sqoGCCTm5O42cS6fI9pCmK.html

    Fedele al principio che “le sentenze si studiano ed accettano” sorge un dubbio come espressione della relazione causa, effetto e conseguenza della sentenza sul comportamento della comandante Rakete nella gestione della nave della Ong.

    Se la guardia di finanza che cercò di fermare la nave della comandante in acque territoriali italiane e dalla quale venne speronata, allora la stessa guardia di finanza si sarebbe opposta al dovere di prestare soccorso?

    In altre parole, la guardia di finanza avrebbe disatteso le norme internazionali alle quali invece si sarebbe ispirata la conduzione del comandante della nave?

    L’ideologia politica applicata alle sentenze e quindi al diritto apre le porte all’utilizzo della giustizia con e per fini meramente politici da sempre anticamera di uno stato assolutista.

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