L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ha accolto con favore l’invito della Cina a visitare la regione dello Xinjiang, a maggioranza musulmana, nota per i suoi campi di rieducazione, ripetutamente condannati dall’Occidente perché violano i diritti umani, che il Partito comunista sostiene essere stati progettati solo per combattere l’estremismo religioso.
L’invito di Pechino prevede però una condizione, e cioè che le Nazioni Unite rimangano fuori dagli affari interni della Cina. Da New York fanno sapere invece di volere analizzare attentamente la situazione dei diritti umani, compresa quella della minoranza uigura. Secondo documenti recentemente trapelati dai campi sembra che la Cina stia monitorando ogni famiglia e ogni movimento delle minoranze musulmane uigure. Dal documento risulterebbe che siano state arrestate persone perché avevano la barba troppo lunga, per i digiuni e per avere numerosi figli. I detenuti nei campi ottengono punti seguendo rigide regole, una pratica questa che permette alle autorità cinesi di classificare ‘gli ospiti’ come studenti e laureati ‘dai campi’.
L’ambasciatrice cinese presso le Nazioni Unite, Chen Xu, naturalmente ha respinto le accuse al mittente definendole “inaccettabili”.