Per me odioso, come le porte dell’Ade, è l’uomo che
occulta una cosa nel suo seno e ne dice un’altra.Omero
In Albania durante questi ultimi anni, la cosa pubblica e gli interessi dei cittadini sono gestiti, purtroppo, da politici irresponsabili, incapaci, ipocriti, bugiardi e ingannatori. Loro sono alleati con il “mondo di mezzo”, un “regno sotterraneo”, quello, dove convivono e collaborano la criminalità organizzata con certi clan occulti, locali e internazionali. Quanto è accaduto durante questi ultimi anni, nonché le innumerevoli accuse e denunce pubbliche mai smentite dai diretti interessati, lo dimostrerebbe senza ombra di dubbio una simile e allarmante realtà. Ormai è convinzione diffusa che la strategia dell’attuale primo ministro, per accedere e mantenere il potere, non solo quello politico, si basa, tra l’altro, anche sulla collaborazione e la connivenza proprio con quel “regno sotterraneo”. “Unirsi con tutti i mascalzoni e le carogne” per garantire la vittoria è diventato uno slogan elettorale, nonché la base di una strategia che l’attuale primo ministro ha pubblicamente adottato durante la campagna elettorale del 2013. Ma tutto ciò, come si sa e come la storia millenaria ci insegna, ha anche un prezzo da pagare. Un prezzo che, dati e fatti accaduti alla mano, si sta pagando e si pagherà al “regno sotterraneo”. Il che sembrerebbe possa aver condizionato e continua a condizionare spesso le scelte e le decisioni del primo ministro. Lo dimostrerebbe anche il fatto, rapportato dalle istituzioni internazionali specializzate, che in Albania attualmente l’unico investitore “serio” è proprio la criminalità organizzata che investe, prima di tutto, per riciclare il denaro sporco proveniente da diverse attività illecite. Non solo, ma “i mascalzoni e le carogne”, provenienti dal “regno sotterraneo”, sono diventati ormai anche sindaci e deputati. Sono tanti i casi evidenziati. Per rendere meglio la strategia messa in atto dal primo ministro, basta riferirsi agli scandali legati al passato criminale di alcuni dei sindaci, ad ora cinque, “usciti vincenti” dalle votazioni moniste del 30 giugno 2019. Votazioni, sulle tante problematiche e violazioni costituzionali e legali delle quali il nostro lettore è stato informato a tempo debito. Anche quando di fronte non ha rivali, le scelte del primo ministro vanno sempre a queste tipologie di persone. Chissà perché?! Un caso molto significativo e rappresentativo della “strategia vincente” del primo ministro è quello del sindaco della capitale che, tra l’altro, ormai sta diventando paurosamente anche una città invivibile. Lui risulta essere il modello per eccellenza del bugiardo, dell’ingannatore, dell’imbroglione, ma anche dell’arrogante che, fatti pubblicamente noti alla mano, sembrerebbe, sia anche il modello di colui che serve ubbidiente, ma anche ne approfitta dall’alleanza con il “regno sotterraneo”.
L’attuazione della “strategia vincente” del primo ministro, nonché la totale irresponsabilità nella gestione della cosa pubblica e l’incapacità di molti funzionari governativi, statali e/o locali, a tutti i livelli, hanno causato e stanno causando la preoccupante e quotidianamente vissuta realtà albanese. Tutto ciò genera, tra l’altro, povertà, malessere, disperazione diffusa tra gli albanesi. Fino al punto di spingerli a lasciare il paese. Ovviamente non sono soltanto gli albanesi che lasciano il paese per una vita migliore. Si tratta di un fenomeno noto e vecchio quanto il mondo. Ma quello che sta accadendo da alcuni anni con i cittadini albanesi è veramente allarmante. Le cifre paurose e preoccupanti lo dimostrerebbero senza ombra di dubbio e il nostro lettore è stato sempre informato. Ma il fenomeno dell’abbandono del paese, una delle piaghe sociali più gravi, con diverse e allarmanti ripercussioni a medio e lungo termine, non sarebbe stato mai a questi preoccupanti livelli se, dall’altra parte, si fosse generata la speranza e la fiducia che le cose sarebbero cominciate a cambiare per il meglio nel futuro. Agli albanesi, purtroppo, manca questa speranza e questa fiducia. Naturalmente e istituzionalmente, il diretto responsabile della grave situazione creata in Albania è il governo e chi lo dirige. Perché il governo e chi lo dirige hanno l’obbligo istituzionale e morale di gestire nel migliore dei modi la cosa pubblica e tanto altro. Tutto ciò annienta la speranza e la fiducia. In simili condizioni, la responsabilità di creare speranza e generare fiducia spetta all’opposizione. Almeno questo accade e/o dovrebbe accadere in tutti i paesi democratici, o che mirano a diventare tali. Come l’Albania.
Purtroppo l’opposizione, con il suo operato, fatti alla mano, ha deluso la fiducia e ha affievolito molto la speranza per un futuro migliore in patria. Soprattutto dal 2017 ad oggi. Un fenomeno che si era verificato anche prima. Ma un accordo, quello del 18 maggio 2017, quanto meno ce lo si aspettava, tra il primo ministro e il capo dell opposizione ha annientato tutto. Un accordo mai reso trasparente e arrivato come fulmine al ciel sereno. Un accordo dopo tre mesi di continue, pacifiche e massicce proteste dei cittadini contro il malgoverno e altro. Proteste che stavano vistosamente aumentando l’attenzione, il supporto e il consenso del pubblico. Un accordo dopo tante forti e ben articolate dichiarazioni pubbliche che consideravano le dimissioni del primo ministro, la costituzioni di un nuovo governo tecnico per preparare nuove elezioni libere, oneste e democratiche come condizioni non negoziabili. Un accordo che ha permesso però al primo ministro di avere facilmente un secondo mandato un mese dopo, in seguito alle elezioni sempre controllate da lui e/o da chi per lui. Soprattutto dalla criminalità organizzata.
L’anno appena passato ha visto di nuovo i dirigenti dell’opposizione a chiamare i cittadini in piazza. Di nuovo per le stesse cose, con le stesse richieste non negoziabili come nel 2017. E di nuovo i cittadini hanno risposto numerosi, partecipando alle dieci proteste massicce a Tirana. Poi con l’estate tutto è stato “scordato” come se niente fosse e messo nel dimenticatoio. Nessuna spiegazione. Però, per “pulire la coscienza”, i dirigenti dell’opposizione hanno promesso nuove proteste a settembre. Promesse non mantenute per l’ennesima volta e come sempre. Ma loro continuavano a “giurare” la loro determinazione a non scendere a patti con il primo ministro. Anche se “stranamente” alcune delle richieste non negoziabili, come le dimissioni del primo ministro, non si sentivano più nelle loro dichiarazioni pubbliche. Anzi, lasciavano capire che potevano vincere le elezioni anche con questo primo ministro al governo. Noncuranti però delle loro bugie e di tante incoerenze logiche e programmatiche. I cittadini hanno preso di nuovo nota.
Quest’anno è iniziato con nuovi sviluppi. Il 14 gennaio scorso, “stranamente” e di nuovo quanto meno ce lo si aspettava, il rappresentante del primo ministro, una da lui controllata, insieme con quelli dell’opposizione, si sono riuniti per avviare il processo della riforma elettorale. Altre promesse pubbliche ignorate da parte dei dirigenti dell’opposizione e altre “giustificazioni” per presentare tutto “come un successo”! Sembra che stiano mentendo e ingannando di nuovo e come al solito. Mentre i cittadini sono stati di nuovo delusi e offesi. Ragion per cui non sperano e non hanno più fiducia nelle promesse fatte e pensano soltanto di lasciare il paese. Come i tanti prima di loro.
Chi scrive queste righe pensa che bisogna ribellarsi contro la dittatura. Pensa anche che ci sono tante somiglianze inquietanti tra quanto è accaduto in Albania in questi ultimi anni e quello che sta accadendo. Somigliano i casi, le persone coinvolte e , purtroppo, anche le conseguenze. E sono soltanto alcune di tante altre somiglianze inquietanti. Ormai anche questa è una convinzione sempre più diffusa in Albania. Quanto è accaduto e sta accadendo in Albania conferma quanto pensava Omero. E cioè che è odioso l’uomo che occulta una cosa nel suo seno e ne dice un’altra.