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  • Urban gardening, la nuova tendenza all’epoca della pandemia

    Autarchia ed evasione dalla noia del lockdown stanno spingendo sempre più italiani verso l’urban gardening, la coltivazione di ortaggi e aromi su balconi e terrazzi. La coltivazione va ben oltre il basilico, piantato fuori dalle finestre, insomma un intruso tra i gerani o gli oleandri, a seconda se a nord o a sud della penisola. In questo anomalo 2020 vanno diffondendosi veri e propri orti pensili con irrigazione a goccia computerizzata. L’insalatina e i rapanelli crescono in vasche di ogni tipo, anche in vecchie ruote d’auto e grondaie. La gioia di vedere le proprie piantine cresce è sempre la stessa.

    La moda del ‘giardinaggio cittadino’, da tempo diffusa nel mondo di lingua tedesca, non è nuova. “A causa della quarantena la gente ha più tempo, che passa spesso in balcone”, conferma il giardiniere bolzanino Christoph Poecksteiner. I cittadini, dopo aver riordinato e sistemato cantina e garage, con l’avanzare della primavera, si dedicano con amore ai balconi. E, come con il pane fatto in casa, non si tratta solo di un passatempo, è anche la voglia di conoscere ciò che finisce in tavola. Il giardiniere Poecksteiner affitta nel suo terreno agli inquilini dei condomini limitrofi i cosiddetti letti rialzati, aiole ad altezza tavolo. Christian Reider è titolare di un vivaio e per tamponare, almeno in parte, le perdite causate dalla quarantena, consegna piante e terriccio a domicilio. Ora i clienti lentamente stanno tornando anche di persona nelle sue serre alle periferia del capoluogo altoatesino. “Durante il lockdown la vendita di verdure, insalate e piante aromatiche è aumentato del 25%. “Ovviamente un po’ di spazio, nel giardino oppure sul terrazzo, è necessario. Serve inoltre terra di buona qualità e non dimenticarsi mai di innaffiare”, raccomanda Reider. “Fare qualcosa di manuale – aggiunge – fa bene allo spirito”. “Ci siamo resi conto che aiuta l’umore coltivare qualcosa”, conferma Andrea Klodvigova, madre di due maschietti vivaci di 3 e 6 anni. “I bambini – racconta – imparano, io mi tengo impegnata e in più mangiamo i prodotti sani del nostro piccolo giardino. Abbiamo fatto di necessità virtù. Stando all’aria aperta, i ragazzi guardano meno la tv e giocano meno con il tablet”. Insomma, il giardinaggio mignon come forma di svago e divertimento. “Prima del coronavirus si prendeva l’insalata in busta al supermercato, ora i ragazzi hanno imparato che l’insalata cresce da un piccolo seme. Questo è importante” commenta Andrea.

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