parole

  • Che cos’è la pace?

    Andate in pace, vivete in pace, la pace sia con voi, quante volte la parola pace e sulle nostre labbra e quante volte effettivamente nei nostri cuori, nelle nostre azioni?

    Mentre camminiamo in un campo o guardiamo in riva al mare una luminosa stellata quante volte abbiamo detto “Senti che pace”.

    La pace è una condizione dello spirito ed una condizione sociale e politica che può esistere solo in assenza di conflitti, di ingiustizie manifeste, di aggressioni, la pace è tale solo nel rispetto di reciproche regole condivise, nella comprensione di se stessi e degli altri.

    Dove è la pace se le regole sono calpestate, se la legge del più forte, potente, ricco vuole imporsi sugli altri?

    Dov’e la pace se la finanza prevale sugli interessi sociali, se il profitto illecito, e fine a se stesso, prevale sulla dignità dell’essere umano, dove è la pace quando i diritti sono calpestati?

    Ci sono voluti secoli di guerre, di armistizi, di carneficine, di accordi perché si arrivasse ad aumentare il grado di civiltà e il recente passato della seconda guerra mondiale portasse gradualmente molti paesi europei ad unirsi per trovare con l’Unione Europea una strada che allontanasse i conflitti e garantisse, tra mille problemi, la Pace.

    Oggi siamo tutti angosciati dalle guerre in medio oriente ed in Ucraina e spesso dimentichiamo le molte altre guerre che anche in questo momento stanno insanguinando il mondo, uccidendo persone inermi, travolgendo economie già deboli in paesi dove povertà e fame sono una drammatica consuetudine.

    Abbiamo scritto e firmato la Carta universale dei diritti ignorando che senza una corrispondente carta universale dei doveri i diritti sarebbero stati spesso violati.

    Abbiamo accolto nelle nostre associazioni democratiche, dalle Nazioni Unite all’Organizzazione Mondiale del Commercio, Paesi che non conoscono né democrazia né diritti senza mettere negli atti costitutivi clausole che ci ponessero al riparo dalle loro logiche di potere, così l’Onu non può fare nulla nel Consiglio di sicurezza per frenare, sospendere od espellere la Russia, dopo il massacro che ha iniziato in Ucraina, e il WTO non ha strumenti per opporsi alle guerre commerciali cinesi.

    Molti governi parlano di pace e parte di quegli stessi governi consente delittuose triangolazioni di armi, petrolio, acciaio che rendono ridicoli i tanti proclami sugli embarghi.

    Se un paese è attaccato, i suoi confini violati, una parte del suo popolo violentata ed uccisa come fa questo paese ad ottenere la pace se non respingendo l’aggressore?  Se non sperando nell’aiuto di chi dovrebbe poter ripristinare le regole internazionali, e come si possono ripristinare queste regole se a monte non si sono predisposti gli strumenti necessari?

    L’arte, nelle sue multiformi espressioni può essere di grande aiuto per ritrovare un dialogo tra le persone ed i popoli, l’arte, che non deve avere colore partitico, è il ponte naturale che, attraverso persone dotate di particolare sensibilità e capacità, può arrivare a toccare le corde più intime di ciascuno.

    La musica, la pittura, la scultura che non hanno bisogno di traduzioni ma arrivano direttamente a noi, con l’udito e la vista, sono i primi veicoli di comunicazione purché si presentino in modo comprensibile e non criptico. Poi le altre espressioni artistiche, a partire dalla poesia, dovranno provare a ricostruire quei sentimenti, quella predisposizione all’ascolto ed alla comprensione che oggi, anche per colpa di un distorto utilizzo della Rete, è sempre più difficile ed effimero.
    Io non credo si debba mai sostenere che se si vuole la pace si deve preparare la guerra ma altrettanto convintamente credo che per mantenere la pace dobbiamo  predisporre tutti gli strumenti necessari, dalle regole comuni ad una diplomazia più forte fino a sistemi militari di difesa adeguati e, per quanto riguarda l’Europa, ad un esercito ed una intelligence comuni e tra gli strumenti per difendere e ritrovare la pace l’arte ha un compito primario.

    La parola Pace è una delle più belle parole quando significa dignità nei fatti, convivenza civile, giustizia, rispetto delle regole internazionali, libertà e sicurezza.

    La parola Pace è una delle più inutili quando è pronunciata senza programmi seri, volontà sincere per raggiungerla.

    La parola Pace è una delle più abusate quando non si sa cosa altro dire, cosa proporre e la si usa strumentalmente.

    La parola Pace diventa una presa in giro, un vilipendio proprio alla pace quando si vuole ottenere la sconfitta dell’aggredito ed il trionfo dell’aggressore.

  • Silenzi e parole

    Ogni giorno muoiono tante persone per malattia, anche tanti bambini

    Ogni giorno muoiono tante persone per fame, carestie, povertà, anche tanti bambini

    Ogni giorno, in guerre subite o volute, guerre di offesa e troppe guerre di difesa, muoiono tanti civili, anche tanti, troppi bambini.

    Muoiono esseri umani, che non hanno fatto mai male a nessuno, durante le catastrofi naturali o in incidenti voluti o provocati da altri esseri umani, muoiono persone mentre stanno lavorando o mentre tornano a casa e qualcuno le uccide in macchina, muoiono donne per mano di chi pretendeva di amarle, muoiono bambini per poter vendere i loro organi.

    La morte purtroppo fa parte della vita quando si diventa anziani ma tutte queste morti tragiche volute da altri uomini, o tutte le tragedie per le quali sembra non poter esserci risposta se non continuando ad avere il coraggio della fede, perché sono sempre di più gli innocenti che muoiono rispetto a chi innocente non è, sembra che non colpiscano più di tanto rispetto alla morte di una persone potente e conosciuta.

    La morte del presidente iraniano ha avuto più parole e attenzione di tutti i morti in Ucraina o di tutti coloro che sono morti mentre fuggivano disperati dai loro paesi in guerra.

    Comprendiamo ovviamente tutte le ragion di Stato ma per la morte di Raisi possiamo solo dire di avere l’ingenua, incrollabile speranza che chi lo sostituirà sia meno sanguinario e crudele di lui.

  • Domande facili facili

    Una bambina, un bambino hanno il diritto di sperare che i litigi tra genitori si possano ricomporre, di provare a rimetterli d’accordo almeno perché riescano ad avere rapporti più sereni?

    Un bambino, una bambina hanno il diritto di manifestare i propri sentimenti attraverso gesti che possano dimostrare le loro speranze, hanno diritto a cercare la loro maggiore serenità possibile, di voler bene ad entrambi i genitori? Certo e giustamente gli adulti faranno le loro scelte, legittime, spesso necessarie proprio per impedire che i bambini assistano a litigi anche violenti ma è del tutto normale, fisiologico che i bambini desiderino che si vada d’accordo, capiscono ma sperano, è la loro grandezza ed ingenuità che li contraddistingue dal cinismo o almeno dal realismo degli adulti.
    Se l’ormai famoso spot che, tra tanti problemi italiani veramente gravi, è diventato un nuovo pretesto per sterili polemiche, per ulteriori divisioni avesse visto come interpreti adulti due donne o due uomini ci sarebbero state queste polemiche o non si sarebbe invece elogiato al coraggio dell’autore del messaggio?
    Il titolo di queste brevissime considerazioni è “domande facili facili“ ma le polemiche che questa pubblicità ha scatenato sono seghe mentali.

  • La politica degli annunci

    Corretta e coraggiosa la dichiarazione del ministro Giorgetti, in sintesi la legge di bilancio sarà difficile e complessa e non si potrà fare tutto quello che il governo  avrebbe voluto fare.

    Ovviamente, come già in altre occasioni con altri governi, continuiamo a chiederci perché promettere quanto, conti alla mano, si sa di non poter mantenere in tempi rapidi, perché continuare con la politica degli annunci creando illusioni e disillusioni.

    Sappiamo tutti, almeno quelli che non sono in malafede, che la situazione è molto difficile sul piano interno, europeo ed internazionale: alla guerra in Ucraina dobbiamo aggiungere la crisi del grano, anche questa voluta dalla Russia, e dei prodotti agricoli flagellati dalla siccità o dalle alluvioni, lo sbarco di decine di migliaia di migranti per i quali occorrono strutture e risorse, il cambiamento climatico che sta creando vere emergenze.

    L’Italia sembra che sul piano economico risponda meglio di altri stati ma le casse dello Stato non hanno adeguate risorse per dare il via a tutte le iniziative che il governo vorrebbe e certamente prima di pensare al ponte sullo Stretto sarà bene provvedere a mettere in sicurezza le troppe strutture pericolose e pericolanti e dare il via a quella riforma sanitaria senza la quale troppi italiani sono rimasti senza servizi adeguati.

    Bene allora la coraggiosa dichiarazione di Giorgetti ma ora ci aspettiamo che il governo riveda le strategie senza cadere nella vecchia abitudine della politica politicante di dare un contentino a questa e a quella forza politica non tenendo  conto delle vere urgenze delle famiglie e delle attività produttive

    Certo avere una opposizione più intelligente e meno inutilmente astiosa sarebbe di aiuto ma al momento non si vedono sbocchi in questo senso salvo qualche dichiarazione di Renzi.

  • “Plin plin“

    Tranquilli, l’invasione non è ancora cominciata. Non sono le parole birichine di un leader cinese in viaggio d’affari.

    Loro, si sa, sorridono sempre anche quando sono seri e, dunque, non devono darsi troppo da fare per conquistare la nostra simpatia e vendere i loro prodotti.

    Nulla di tutto questo.

    La nuova via della seta si insinua e snoda nelle nostre vite senza bisogno di ammiccamenti e sorrisi suggerenti.

    La signora, invece, ha un vago accento svizzero. E’ bella, madre di famiglia, ma, come dire, allo stesso tempo adolescente, collegiale, virginale. Tutto il contrario di me che, quando ero piccolo e frequentavo le scuole pubbliche volevo diventare grande e, per questo, desideravo scoprire le segrete cose degli adulti incominciando dal chiamarle con il loro nome.

    Che fatica scorrere il vocabolario e maneggiare la sua indispensabile chiave di lettura: l’alfabeto.

    Fortuna è che tutto quello che era veramente importante ed eccitante era sotto la lettera c…

    Il che, come si diceva una volta, ha di molto, agevolato la mia formazione.

    Ed ora arriva lei, signora “Ricola”, con le sue bottigliette d’acqua a riportare indietro le lancette dell’orologio.

    La prego non sia crudele e non vanifichi quei miei antichi sforzi. Soprattutto non si presti e sia clemente con le sue stesse compagne di genere, quelle che una volta si chiamavano donne.

    Mi dispiace dirglielo ma se a fare da cassa di risonanza alle nostre e vostre gocce di urina continuerà ad essere il vile metallo del “vasino” siamo molto lontani dal pregiato cristallo del mitico tetto da sfondare. Plin Plin.

  • Deficiente?

    Deficiente, dal verbo deficere avere mancanze, cioè deficienze nel comprendere alcune cose, aspetti della vita, della politica, delle esigenze altrui e via discorrendo. Ad esempio se c’è un deficit democratico potremmo dire che è deficiente chi non lo comprende.

    Detto questo rinnoviamo a tutta la classe politica l’invito ad usare linguaggi più consoni al ruolo che ricopre, dalla maggioranza all’opposizione, infatti l’esempio che ha dato negli ultimi anni, e che continua purtroppo a dare, è in gran parte responsabile del decadimento dei rapporti civili anche nella popolazione.

    Linguaggi inutilmente forti ed offensivi sono troppo spesso prodromi di violenze verbali e poi fisiche tra le persone, specie più giovani.

    Certe parole diventate troppo usuali nella politica e in certo giornalismo, come asfaltare l’avversario o rottamarlo, dovrebbero finalmente essere abbandonate se si vuole tentare di riportare tutti, cittadini, politici, opinionisti a parlare di cose concrete confrontandosi, anche duramente, ma sapendo che il bene comune è la priorità e che nessuno ha il copyright della verità.

  • La desinenza

    All’interno di una democrazia liberale il Presidente del Consiglio rimane tale ed esercita pienamente i poteri conferiti indifferentemente dal fatto che sia una donna od un uomo.

    Proprio il carattere liberale di questo ordinamento, in più, garantisce la possibilità di definirsi anche La Presidente del Consiglio nel caso in cui il politico (o la politica) incaricata dal Presidente della Repubblica fosse una donna garantendo la assoluta ininfluenza nell’esercizio della propria funzione.

    Viceversa, nel nostro sistema politico contemporaneo, sempre più vicino ad un integralismo ideologico oscurantista, si pretende dalla candidata alla Presidenza del Consiglio, tra l’altro obbligatoriamente, che venga definita e chiamata La Presidente del Consiglio e per di più indipendentemente dalla sua stessa opinione e preferenza.

    Mai come ora il delirio ideologico integralista oscura quelle menti minimali di chi non è neppure in grado di riconoscere la vera espressione democratica e soprattutto liberale, individuabile nella possibilità di offrire un ventaglio di opzioni in ogni situazione, ed a maggior ragione per una questione risibile come questa della scelta della desinenza, tutte assolutamente legittime.

    Il nostro Paese sta vivendo una delle fasi più oscurantiste dal dopoguerra nella quale le stesse libertà di scelta, vera ed unica espressione liberale, vengono negate in nome della imposizione dei precetti “religiosi” di un integralismo politico ed Ideologico.

  • Basta!

    Basta esternazioni di Berlusconi su Putin e basta anticipi a capocchia sul governo, la situazione è seria, molto seria, chi non se ne è accorto lasci la politica e si dedichi ad altro.

    Basta mettere la Meloni in imbarazzo, tagliare l’erba sotto i piedi, rappresentare l’Italia come un Paese allo sbando, e questo vale per Berlusconi come per Letta, ogni loro uscita lede la nostra immagine nel contesto internazionale.

    Basta mettere in discussione la democrazia, gli italiani hanno votato e fatto una scelta. Ognuno si assuma le proprie responsabilità.

    Basta attacchi a La Russa, piaccia o non piaccia è il presidente del Senato e andrà giudicato per quello  che farà in questo ruolo. Chi ha vissuto i terribili anni della strategia della tensione e del terrorismo sa bene che di insulto in insulto si può, in un attimo, tornare alla violenza. Chi quegli anni non ha vissuto studi e si documenti ma sia chiaro a tutti che l’odio semina odio e che l’Italia ha bisogno invece di una politica equilibrata e responsabile non di vergognosi episodi  e dichiarazioni come in campagna elettorale.

    Basta con promesse che non si possono mantenere, basta con i veti incrociati e con i pregiudizi, è tempo di cambiare, vale per tutti.

  • Anche Orlando usa a sproposito Twitter

    Le nuove polemiche via Twitter tra il ministro Orlando e Francesco Ramella evidenziano una volta di più quanto questo strumento sia inidoneo ad accoglierei pensieri e considerazioni, giuste o sbagliate, di chi, più o meno degnamente, rappresenta la politica, l’informazione, la cultura. Il nostro augurio e la nostra speranza è che finalmente si comprenda che questo strumento è adatto a giovani cittadini e al massimo ai soliti influencer, giusto per parlare di shampoo e oggetti d’abbigliamento.

    Affidare a Twitter pensieri, commenti o analisi, quando si ricoprono ruoli pubblici, è la dimostrazione di quanto poco pensino, prima di scrivere, coloro che dovrebbero essere di guida al Paese e di come sia facile esternare con parole prive di ragionamento. Chi lavora in certi settori delicati dovrebbe impiegare meglio il suo tempo invece di dar vita a nuove incomprensioni e polemiche. Saper usare gli strumenti che la modernità ci offre non dovrebbe esonerare dal capire quali strumenti siano adatti rispetto al ruolo che si ricopre ed alle conseguenze che scaturiscono da improvvide esternazioni. Ma purtroppo ormai tutti sembrano ragazzini senza controllo.

  • Solitudine e silenzio

    Sono due situazioni complementari, che si possono integrare completamente, o che possono rivelarsi separatamente. Corrispondono quasi perfettamente alla mia natura. Le chiacchiere, dopo averne sentite moltissime durante i vari periodi della mia vita, ora mi disturbano. La retorica, dopo averla assimilata da mattino a sera durante il periodo fascista, non la sopporto più. Una volta la ammiravo per la sua capacità di rendere gradevole e accettabile a volte, il banale e l’incognito. I talk show mi annoiano. Gli oratori sono quasi sempre gli stessi e parlano di tutto, non solo di ciò di cui sarebbero competenti.

    La solitudine è la dieta dell’anima, disse qualcuno, ma Baudelaire aggiunse che la moltitudine e la solitudine sono termini uguali e convertibili per il poeta attivo e fecondo. Chi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa essere solo in mezzo alla folla affaccendata. Sarà vero che essere soli è il destino di tutti i grandi spiriti? Un destino a volte deplorato, ma sempre scelto come il minore di due mali. Dentro di me, tuttavia, hanno sempre un’eco i versi di Quasimodo, quando afferma:

    Ognuno sta solo sul cuore della terra
    trafitto da un raggio di sole:
    ed è subito sera.

    Ecco, senza quel raggio la solitudine sarebbe buio e morte.

    Il silenzio, invece, è splendore dei forti, rifugio dei deboli – direbbe De Gaulle. Ma è proprio così? Gli risponde Anton Cechov che afferma: “In generale una frase per bella e profonda che sia, agisce soltanto sugli indifferenti, ma non sempre può appagare chi è felice o infelice. Perciò, suprema espressione della felicità, o dell’infelicità, appare più spesso il silenzio. Si può provare questa sensazione e vivere questa situazione quando si fa una solitaria su di una parete di roccia. Il silenzio allora è anche parlante. Ci dice la gioia di arrampicare e l’enfasi dell’ascesa, l’accettazione dello sforzo fisico e il tripudio dell’arrivo in vetta. Comunque sia, solitudine e silenzio vanno spesso di pari passo e aiutano a sconfiggere la lucida disperazione umana. La loro interscambiabilità li rende elementi connaturati all’animo umano. Quante volte, in solitudine, mi sento circondato dal silenzio parlante delle ombre che mi circondano. Con loro dialogo e vado ai ricordi, che rendono eterno ciò che abbiamo felicemente o infelicemente vissuto. La mia solitudine è popolata dalle anime di coloro che sono scomparsi, il mio silenzio è rotto dalla loro memoria. E solitudine e silenzio diventano parte di me stesso per riuscire ad essere al tempo stesso solo e insieme a chi non c’è più, silenzioso, ma dialogando con le loro ombre.

    Si, la solitudine ed il silenzio mi sono connaturali, non solo perché, con lo spirito, solo e silenzioso non sono mai, ma anche perché, fisicamente, godo le passeggiate solitarie nelle foreste del Lussemburgo, o nei boschi delle Dolomiti di Brenta, dove il silenzio della natura crea magie insospettabili e richiami all’infinito. Solitudine uguale a pace, silenzio uguale a quiete e tranquillità.

    Bella la solitudine in ascolto del silenzio siderale mentre si guardano le stelle luminose e la luna rosa di queste notti. Bello il silenzio nella solitudine del cielo nelle mattine di primavera. Solitudine e silenzio! Due doni impagabili, due condizioni da vivere, due situazioni da godere.

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