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  • Italia e italiani in mutande e il governo cerca la soluzione nei sexy shop

    Procedura d’infrazione per l’Italia comminata dall’Unione europea? Scelta del dicastero per il commissario italiano? Trattative per le altre nomine europee, dal presidente della Commissione al presidente dell’Unione? Scambi di vedute sul futuro mentre rimangono insoluti i problemi legati all’immigrazione, all’aumento della povertà, alla mancanza di lavoro? L’elenco delle emergenze nazionali ed europee è molto lungo ma il governo italiano preferisce varare un provvedimento che agevola e aiuta i sexy shop piuttosto che affrontare i temi europei, che ci riguardano, o i temi nazionali che opprimono tante categorie di cittadini e lavoratori.
    Mentre decine di migliaia di persone, espulse dal mondo del lavoro o che al mondo del lavoro tradizionale, anche a tempo determinato, non sono mai riuscite ad arrivare e si devono accontentare di fare i prestatori di servizi per lavori che durano da un giorno a poche settimane e sono pagati, se sono pagati, dopo 90 giorni, il governo si occupa dei sexy shop. Non facciamo commenti morali, ogni governo ha la sua morale, ma certo dopo che la Lega, in passato, ha acconsentito alla coltivazione ed alla vendita dei prodotti derivanti dalla cannabis ed ora chiude i negozi e di conseguenza le coltivazioni di quegli stessi prodotti che prima erano consentiti, ci sembra veramente paradossale che nelle nuove disposizioni per combattere la povertà e la disoccupazione si ignorino le centinaia di migliaia di prestatori di servizi e ci si occupi dei piccoli esercizi che potrebbero aprirsi nei piccoli centri per distribuire vibratori e quant’altro utile a fare del sesso non un sano piacere ma un piccolo business. Come se non fosse già sufficiente tutto quello che esiste nel settore.
    I prestatori di servizi non solo sono pagati a 90 giorni ma spesso non sono pagati e certo chi non è pagato non potrà fare causa per 100 o 200 euro! Resta un settore di persone abbandonate dallo Stato, che non possono accedere ad un prestito bancario o di altro genere, che non hanno garanzie non solo sulla continuità, anche temporanea, del loro lavoro ma neppure garanzie di retribuzione a lavoro svolto. Mentre le agenzie che danno gli incarichi sono pagate subito, i prestatori di servizi, dei quali si avvalgono, ricevono il compenso, se lo ricevono, dopo mesi. Questo è libero mercato o sfruttamento? Perché né l’Europa né i partiti al governo, M5s e Lega, hanno detto una parola? Perché anche i partiti d’opposizione tacciono? Forse perché questi lavoratori a fine anno non rientrano, ovviamente, tra i contribuenti interessanti per lo Stato? Forse perché la politica è tanto distante e avviluppata su se stessa da non conoscere la realtà?
    Potremmo fare molte battute sulle agevolazioni per i sexy shop, preferiamo lasciarle a chi ha una testa per pensare e giudicare. Ma vogliamo comunque condannare l’insipienza di crede che si possa far politica non conoscendo la realtà e le necessità del Paese, perché sia al governo che all’opposizione non vediamo più dilettanti allo sbaraglio ma semplicemente degli ignoranti. Il Paese è in mutande, gli italiani sono in mutande, ma certo non è nei sexy shop che la classe politica italiana può trovare la risposta adeguata, se proprio dobbiamo dirlo con una battuta!

  • Proposte per governare invece che dichiarare o blaterare

    Ogni giorno il sistema dell’informazione è ridondante di dichiarazioni e smentite dei due vicepremier e di alcuni ministri mentre rimane praticamente silente il presidente del Consiglio. Le dichiarazioni riguardano praticamente sempre gli stessi temi: flat tax, reddito di cittadinanza, immigrazione. Silenzio, invece, per quanto riguarda le iniziative possibili per far ripartire il sistema economico e trovare quei posti di lavoro dei quali il Paese, la gente, ha necessità.

    La ricostruzione del ponte di Genova, che ha creato più polemiche che vero cordoglio per le vittime ed un impegno immediato per evitare che sciagure annunciate abbiano a ripetersi, dovrebbe aprire la strada alla ricostruzione, o bonifica, di migliaia di ponti e viadotti, una parte dei quali è già stata riconosciuta come pericolante (mentre di tanti altri non si conosce ancora l’esito delle ispezioni, ammesso che queste siano state disposte e/o siano in corso). Questa ‘operazione sicurezza’, oltre ad essere una necessità,  sarebbe sicuramente un volano per l’economia: oltre alle maestranze occorreranno tecnici qualificati, materiale edile e quanto di conseguenza.

    Nella ‘operazione sicurezza’ andrebbero finalmente inserite tutte quelle scuole italiane che da tempo necessitano di interventi urgenti. Si parla di 14 miliardi necessari a portare a compimento la messa in sicurezza degli edifici nei quali studiano i nostri figli!

    L’Italia inoltre ha da decenni una rete idrica che perde più della metà dell’acqua potabile, con un danno gravissimo per una risorsa, l’acqua appunto, che è un bene sempre più prezioso, come dimostra la situazione tragica di città e Paesi del Sud Italia che hanno l’acqua soltanto ad orario o addirittura a giorni prestabiliti. La siccità del 2017 ha dimostrato che anche nel Nord Italia la carenza d’acqua ha costretto al razionamento e all’approvvigionamento tramite autobotti. Un progetto serio per riformare la rete idrica porterebbe vantaggi considerevoli ed ulteriore incremento delle attività lavorative, includendo oltre alle opere edili il materiale per le tubazioni.

    Costi sicuramente enormi ma ancora più enorme sarebbe la ripresa economica del Paese se queste opere fossero poste in essere immediatamente. Altrettanto certamente l’Europa non sarebbe sorda ed immobile di fronte a progetti specifici per opere necessarie. Tanto lo sforamento del 3% non può essere accettato per un reddito di cittadinanza tout court o per una flat tax, tanto la ricostruzione di quanto sopra detto, così come delle zone terremotate, vedrebbe l’avallo della Ue, anche con fondi specifici della stessa Unione.

    Da più parti si è sempre sostenuto che l’edilizia è uno dei principali volani per far ripartire l’economia e l’edilizia che fa da volano non è certo quella che costruisce qualche fatiscente villetta bifamiliare o che consuma inutilmente il suolo, ma quella che tramite le opere necessarie contribuisce al rilancio del Paese

    Ma c’è ormai non più soltanto l’impressione ma la certezza che il governo non sia preparato ad affrontare questi temi ma che cerchi, tra una dichiarazione urlata e un tweet accattivante, di trascinare l’alleanza fino alle elezioni europee, in una continua campagna elettorale alla fine della quale, come facevano i bambini a scuola, verificare chi ce l’ha ‘più lungo’.

    Purtroppo anche i partiti dell’opposizione, da destra a sinistra, sono coinvolti nello stesso gioco elettorale e trascinati dalle vicende interne in uno sterile avvitamento, con la conseguenza che anche da parte delle opposizioni non arrivano proposte che convoglino l’attenzione dell’opinione pubblica su temi seri e che impongano al governo di governare invece che dichiarare.

    Anche l’assenza, sul piano delle proposte, delle rappresentanze di categoria e dei sindacati, così come del mondo della cultura, contribuisce all’immagine di un Paese incapace di guardare non solo avanti ma anche al giorno dopo. E questa immagine, che di fatto non corrisponde ai milioni di persone che quotidianamente, in silenzio e con determinazione, lavorano per migliorare la propria azienda o per salvaguardare la propria famiglia, è quella che ci rappresenta all’estero, che ci toglie ogni giorno credibilità e, di conseguenza, possibilità di alleanze non suddite, di ottenere ascolto e assenso alle eventuali proposte.

  • Ritroviamo la voce

    A prescindere dalle valutazioni politico partitiche e dalle loro dirette conseguenze lo scenario italiano è complesso e le prospettive non lasciano sereni. La Lega, per la confisca dei beni, rischia di doversi rifondare  e non si sa in che formula rispetto agli altri movimenti del Centrodestra, nei Cinque Stelle è sempre più evidente la presenza di anime diverse: da Di Maio a Fico, da Grillo a Di Battista, anime diverse e progetti confusi ed in gran parte irrealizzabili. Il Partito Democratico, persa da tempo l’identità, non trova un ubi consistam e si attorciglia nella rissa interna invece che preparare, come sarebbe d’obbligo in una democrazia, un progetto per l’alternanza. In sintesi, chi governa non sembra al momento in grado di governare e chi dovrebbe rappresentare l’opposizione, per costruire un’ipotesi alternativa, non è influente o è addirittura assente.

    Nel frattempo l’Europa rimane latitante sui temi urgenti, dall’immigrazione all’economia, si occupa di quisquiglie, quali l’ora legale, e assiste imbelle al franare di tutti i progetti sul Mediterraneo mentre si rinsaldano i rapporti tra alcuni paesi membri e la Russia e questo, ovviamente, non aiuta quella fantomatica unione politica che dovrebbe essere alla base dell’Europa stessa. Intanto il Regno Unito non ha ancora deciso cosa fare in seguito alla Brexit e tra i tanti problemi che ne discendono vi sono anche quelli legati alle prossime elezioni per il Parlamento europeo e per il presidente della Commissione.

    Negli Stati Uniti è sempre più insistete la voce di impeachment per il Presidente Trump e comunque le elezioni di metà mandato potrebbero aprire nuovi scenari, intanto in America Latina, a partire dal Venezuela, la situazione è sempre più drammatica e continuano, da alcuni paesi, esodi di massa dovuti non solo alle nuove povertà ma anche alla mancanza di cibo.

    Inutile commentare le tragedie africane, le guerre in corso, non solo in Libia ed in Siria, il ritorno strisciante ma inesorabile dei movimenti terroristi, la disperazione di milioni di persone che subiscono massacri e torture e non sono certo rosei gli scenari nei paesi del Golfo e in tutta l’area orientale.

    Dal punto di vista economico la mondializzazione dei mercati continua incontrollata, per la decennale incapacità di riformare l’Organizzazione Mondiale del Commercio e per la spregiudicatezza di gran parte di un sistema industriale arrogante e autoreferenziale che sta portando il capitalismo ad essere espressione sciagurata, per le conseguenze sulle persone, tanto quanto il comunismo.

    Scenari che rischiano di diventare apocalittici come la profezia di Nostradamus o più semplicemente scenari dovuti all’arroganza e all’ignoranza di uomini che, in un delirio di onnipotenza e impreparazione, stanno scavando, con le loro mani, la fossa alla democrazia, allo stato sociale, alla libertà e al benessere così faticosamente raggiunto nei decenni passati.

    Parlare della sempre più pericolosa situazione del clima o delle infrastrutture obsolete che macinano morti non fa che evidenziare quanto sia da troppo temo carente il senso del dovere di coloro che rapprendano le istituzioni ed inesistente la coscienza di tanta imprenditoria, di tanta parte del sistema informativo ma anche di tanti cittadini abituati ormai più a seguire gli impulsi della “pancia” che a ragionare sui problemi. Sembra la stagione di Sodoma e Gomorra o del Diluvio universale nel ripetersi di cicli storici che vedono le società morire quando si illudono di essere al di sopra di ogni regola. Forse tutto è ormai inevitabile o invece forse potremmo invertire la rotta, riprovare a raddrizzare la colonna vertebrale, tornare ad avere il coraggio di fare qualcosa, anche nel nostro quotidiano. In realtà in una società cloroformizzata nella quale i maestri del disimpegno hanno da tempo la meglio e si confonde il giusto per tutti con il politicamente corretto per pochi anche i più coraggiosi rischiano di arrendersi. Per questo ogni voce, capace di unirsi ad altre voci, per rifondare una comune coscienza civile e politica è necessaria ed urgente per farsi sentire.

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