Mentre la peste suina continua a mietere vittime e non si riesce ad arginare il contagio, mentre continua l’epidemia di aviaria, con le gravi conseguenze che derivano da entrambe le epidemie, dal punto di vista sia sanitario che economico, ora è allarme negli allevamenti italiani per pecore e mucche. Il nuovo allarme è dovuto alla malattia chiamata ‘lingua blu’ che ha ormai centinaia di focolai e ha provocato la morte di migliaia di animali.
La malattia dilaga sempre più, soprattutto in Sardegna, Piemonte, Lombardia e Calabria.
Soltanto l’avvio di un’immediata campagna vaccinale può salvare animali e aziende, come ha ricordato la Coldiretti chiedendo un impegno più forte delle istituzioni per reperire i vaccini. Ultimamente la Calabria ha messo a disposizione 500mila vaccini per gli allevatori.
La lingua blu è una malattia trasmessa ai ruminanti da un insetto, il moscerino della famiglia dei culicoides. Il culicoides è un insetto di pochi millimetri in grado di provocare una febbre catarrale che diviene letale. Ila lingua blu è apparsa in Svizzera per la prima volta nel 2007 e un tempo colpiva solo i paesi più caldi.
Al momento la malattia colpisce soltanto gli animali, provocandone quasi sempre la morte, non infetta latte e carne ma porta al calo della produzione e al blocco delle movimentazioni di greggi e mandrie. Ad esempio, domenica 15 settembre, alla fiera delle capre a Cassino d’Erba, dove c’è stata anche una sfilata di 15 lupi italiani organizzata dall’associazione Aaali, non ha potuto partecipare neppure una capra, proprio per paura dei contagi.
Poiché contagiosa per i ruminanti, la malattia colpisce anche gli animali selvatici. Un modo per contenerla è ricoverare gli animali d’allevamento, nelle ore notturne, in ambienti trattati con insetticida e isolati con zanzariere.
Nel frattempo, trascorsi ormai 1000 giorni dal primo caso di peste suina africana nei boschi di Ovada, la peste suina continua a essere un pericolo costante così come l’aviaria.