persone

  • La vita degli esseri umani

    La vita degli esseri umani dipende dalla capacità di saper coniugare le leggi di natura con le modifiche che l’uomo stesso apporta  sia con le scoperte tecnologiche che con le modifiche sociali e culturali che, via via negli anni, si definiscono.

    Credenti, di qualunque fede, o laici sappiamo tutti che l’ecosistema, nel suo complesso, non può essere stravolto, dalla formica al lupo, dall’ape all’uomo per vivere abbiamo necessità di rispettare le regole che la natura ci ha dato anche attribuendo ad ogni nostro organo specifiche funzioni.

    Non possiamo usare il cuore per defecare o il fegato per masticare il cibo, ogni organo deve svolgere uno specifico ruolo non per moralità ma per funzionalità dell’intero organismo così come ogni organismo è, per il suo piccolo, funzionale al complesso equilibrio del pianeta, dello stesso universo per come è conosciuto.

    Questa è la normalità, attenersi alle reciproche funzioni, anche se accade , come in tutti gli apparati complessi, che vi siano situazioni che escono dalla normalità .

    Nella società, umana ed animale, vi possono essere situazioni che portano degli individui a scelte per le quali alcuni organi sono in parte utilizzati per funzioni diverse rispetto a quelle per le quali sono stati predisposti

    Per gli animali si tratta di manifestazioni che simboleggiano, come gli etologi ci possono confermare, volontà di predominanza o confusione di istinti.

    Per gli esseri umani si tratta di scelte dovute a fattori diversi e che lasciamo alla scienza identificare, quando invece non si tratti di moda, opportunismo, paura, insicurezza.

    L’identità sessuale sembra oggi diventato uno dei problemi principali sui quali interrogarsi e spesso l’eccessiva attenzione mediatica ha portato, specie nei più giovani, a nuova pericolosa confusione.

    Una società che non ha saputo coltivare la paritetica collaborazione tra sessi diversi, che, surrettiziamente, ha creato la paura di confrontarsi con il sesso opposto, ha generato, da ultimo, il cosiddetto sesso fluido.

    Siamo assolutamente certi che ad ogni individuo devono essere garantiti dignità, diritti civili, rispetto per le sue scelte personali e sessuali.

    Siamo altrettanto convinti che il proselitismo, ormai palese, che spinge, fin dall’adolescenza, a trovare soluzione alle proprie insicurezze facendo scelte che portano ad un difforme utilizzo dei propri organi, rispetto alla funzionalità originaria, non sia da condannare sul piano morale ma da contrastare dal punto di vista sociale e naturale.

    Potrà anche accadere che nel futuro gli essere umani potranno avere figli senza utilizzare i loro organi sessuali e riproduttivi, ciò non toglie che comunque vi sono organi che servono a funzioni diverse da quelle sessuali tour court e se è possibile anche usarli sessualmente la loro funzione resta di  ben altro tipo.
    Ognuno perciò faccia nella sua vita privata come meglio ritiene e la società tuteli e rispetti ogni individuo ma è anche arrivato il momento di ricordare che quanto va bene per alcuni non può diventare la norma per tutti gli altri stravolgendo le leggi di natura.

  • Persone scomparse: maggiore attenzione e sinergia in Europa

    C’è un dato inquietante: il numero delle persone scomparse e non ritrovate.

    Alcune trasmissioni televisive ne ricordano alcune ma, se è confermato il dato che nel 2023, cioè l’anno scorso, non si ha più notizia di 6700 persone, è evidente che qualcosa non funziona nella ricerca anche se, in molte occasioni, Forze dell’Ordine e volontari hanno passato giorni nel tentativo di ritrovare alcuni di coloro che erano spariti senza lasciare tracce.

    Molti degli scomparsi sono minorenni o  giovani extracomunitari, altri persone che hanno deciso volontariamente di sparire nel nulla, ma il numero è troppo alto per non pensare ci sia qualcosa che non va nell’organizzazione delle prime indagini e che non sia utile definire subito come scomparsa volontaria la sparizione di un adulto perché questa dicitura comporta l’impossibilità di una serie di accertamenti che invece andrebbero fatti nell’immediatezza.

    Troppo volte la persona sparita, specie se anziana, è ritrovata morta, dopo molto tempo, e troppi sono i reati che si commettono a danni di bambini ed adolescenti.

    Il traffico di organi come l’avvio alla prostituzione sono reati troppo diffusi perché si continui ad ignorare che sono un numero eccessivi le persone in tenera età che non si trovano più.

    Anche la mancanza di una vera e completa trasmissione di dati e di collaborazione immediata con le forze di polizia degli altri paesi, tutt’ora in Europa non c’è una centrale unica per affrontare il problema, aggrava la situazione condannando alla disperazione troppe famiglie e a sofferenze, forse  anche alla  morte, molte persone svanite nel nulla e rimaste vive solo nella memoria e nel dolore dei loro famigliari.

    Non dovremmo mai arrenderci e, con le prossime Elezioni europee, un obiettivo dei futuri parlamentari dovrebbe essere anche questo: ottenere in Europa maggiore attenzione e sinergia sui casi di scomparsa.

  • In attesa di Giustizia: il carcere è anche questo

    Con queste parole, la voce incrinata, il Direttore di San Vittore, meritatamente insignito dell’Ambrogino d’oro, ha congedato il pubblico esterno e i detenuti presenti per la tradizionale proiezione della Prima della Scala nella Rotonda dell’istituto penitenziario interrotta durante il secondo atto: un’impiccagione nel quinto reparto e chi conosce un po’ i movimenti del carcere aveva già capito l’allarme, le corse, l’agitazione.

    Un ennesimo suicidio che come ognuno ha ragioni proprie e va rispettato in quanto dramma unico e l’aggettivo “ennesimo” vale solo a sottolineare uno sgomentevole dato quantitativo: sessantasei da inizio anno, ma che contribuisce a farci sentire tutto il peso della attuale situazione delle carceri. Lo aveva detto proprio il Direttore parlando di una situazione drammatica con oltre mille detenuti che non rallentano l’impegno per andare avanti, continuando a credere in un lavoro di grande sacrificio e, ovviamente, nella necessità di portare dentro al carcere la società per momenti di riflessione. Un contributo in tal senso lo diede prima della pandemia proprio il Gruppo Toghe & Teglie, che cura in queste pagine la rubrica di cucina, con due cene aperte ad un pubblico esterno, nel giardino della sezione femminile, eventi dal titolo simbolico “A Tavola con la Speranza”.

    La contraddizione è esplosa in occasione di una ricorrenza in cui va tutto bene, o si finge che così sia, pur consapevoli – e soprattutto noi avvocati lo siamo – che dietro alle cancellate dei reparti ci sono  disperazione,  sovraffollamento,  materassi per dormire per terra, i blindi chiusi, la carenza di igiene, una vita invivibile che aggiungono pene a quella della privazione della libertà andando in senso opposto al progetto di rieducazione dei condannati che dovrebbe essere coltivato nell’interesse comune, nell’ottica di un recupero non solo di esseri umani ma di quella sicurezza che – a parole – sembra stare a cuore a tutti.

    Sessantasei vite umane, un atroce conteggio che non può essere liquidato come un arido bilancio consuntivo di fine anno quando è in conto l’esistenza di persone affidate alla cura di uno Stato che dovrebbe restituirle migliori alla collettività: un elenco che si allunga inesorabilmente, nell’indifferenza di governi che guardano al pianeta carcere con cinica indifferenza, spesso utilizzandolo come emblema di una recuperata incolumità dei cittadini nella salvifica funzione di discarica sociale meramente afflittiva.

    Ora vi è solo da augurarsi che questo evento drammatico, verificatosi in un momento particolare, sia in grado di scuotere le coscienze di chi continua a credere che le carceri possano essere stipate all’inverosimile, e non solo nell’interesse della popolazione detenuta in senso stretto.

    Infatti, oltre ai carcerati non si deve dimenticare tutto il personale, civile ed in divisa, tutti quelli che entrano in carcere anche solo per dare una mano, e che fanno sì che San Vittore – e come San Vittore tutti gli altri Istituti non uno escluso – ogni giorno stia in piedi, nonostante un destino avverso. La cosiddetta società civile dovrebbe mobilitarsi ed esserci, fare proposte in ogni occasione in cui si parli dei progetti positivi che in carcere malgrado tutto esistono, evitando che i penitenziari restino invisibili ai più: strutture lontane dagli occhi e dal pensiero di chi non se ne vuole occupare.

    Ed è a costoro che si deve ricordare che una detenzione dignitosa è un diritto e che devono essere attivati gli strumenti affinché condizioni disumane cessino e prima ancora che sia definitivamente abbandonata la visione carcerocentrica di una giustizia penale che guarda poco o nulla alla effettiva dissuasione e meno ancora al fattore rieducativo della pena proseguendo nello sterile percorso di affrontare ogni emergenza con l’introduzione di nuovi reati o inasprendo le pene per quelli già previsti mentre non si può continuare a fare finta di niente, non più.

  • Troppe sparizioni misteriose

    Nell’agosto 2022, mese nel quale pochi leggono la carta stampata, specie se settimanale, Panorama pubblicò un dettagliato articolo sulla sparizione di persone in Italia. Un allarme che avrebbe dovuto far nascere subito iniziative adeguate.

    Anche con il lodevole intervento di trasmissioni come Chi l’ha visto?, con il passa parola e con i sempre più moderni sistemi di comunicazione e controllo, come le molte telecamere installate negli ultimi anni, migliaia di persone, specie anziani e bambini, ragazzi, continuano a sparire senza lasciare traccia.

    Da gennaio a giugno 2022 soltanto il 52,34% delle persone delle quali si era denunciata la scomparsa sono state ritrovate e cioè dall’inizio dell’anno a giugno non erano state ritrovare ben 4575 persone!

    La media parla di 53 denunce di scomparsa ogni 24 ore, un dato in aumento rispetto al 2021 quando la media era di 42.

    È impressionante il numero dei minori spariti da inizio 2022 a giugno, sono 6312 i ragazzi scomparsi nel nulla, di questi il 30% sono minori italiani e il 70 % stranieri.

    Sempre in aumento, incredibilmente, anche il numero di anziani, apparentemente senza evidenti o gravi problemi cognitivi, che spariscono dopo essere usciti di casa per una passeggiata, altri invece spariscono da strutture ospedalieri o da case di riposo.

    Le molte telecamere, pubbliche e private, spesso non sono d’aiuto, non solo perché non funzionanti o rotte ma perché molte tengono la registrazione solo per poco tempo e le ricerche partono sempre con molta lentezza così che in molti casi la registrazione non ci sia più.

    Prima che la macchina vera e propria si metta in moto passano molte ore preziose nelle quali la ricerca dello scomparso è spesso a cura solo di parenti ed amici e comunque non segue un protocollo agile ed efficace.

    La tragedia che tante famiglie vivono è aggravata dalla consapevolezza che si potrebbe fare di più e meglio, essere più celeri, tempestivi, mentre grava su tutti la paura della pedofilia e del traffico d’organi, fenomeno mondiale sul quale c’è, nonostante il Parlamento italiano abbia votato un inasprimento delle pene e il grande lavoro svolto anche da Interpol, una certa disattenzione collettiva.

    La sparizione di tante persone, la presenza molto numerosa di minorenni extracomunitari non accompagnati e perciò soli, la certezza che le organizzazioni criminali trovano vasto profitto dalla vendita di bambini, anche per adozioni in altri paesi, il pericolo per gli adolescenti di finire nel racket della droga e della prostituzione, la fine miserevole di tanti anziani persi, nelle grandi città o nelle campagne, dovrebbe indurre a nuovi e celeri protocolli di intervento, protocolli che ovviamente dovrebbero poi trovare, in ogni stazione di carabinieri e di polizia, personale addestrato ad attivarli nel momento stesso nel quale arriva la prima segnalazione.

  • Necessità di socialità

    Ormai lo dicono anche gli scienziati, la pandemia ha messo ancora più in evidenza la necessità di tornare ad avere rapporti umani, d’amicizia, d’affetto con altre persone anche per avere un effetto benefico sulla salute. C’è la necessità di socialità, di stare con gli altri, una necessità che si evidenzia anche con l’uso eccessivo dei social che ci mettono in comunicazione col mondo ma che ci impediscono la socialità reale, quella che avviene quando il rapporto di amicizia è vero, frutto di reciproca capacità di incontro e contatto. Le relazioni vere, profonde, sono molto più importanti, per la nostra salute fisica e mentale, per arginare i momenti fisiologici di tristezza, di quanto possano essere i beni materiali o il successo.

    Il direttore del progetto di studio sulle relazioni, studio iniziato già nei primi anni quaranta, prof George Vaillant, nel 2009 dichiarava che, dopo l’analisi degli studi effettuati, “l’unica cosa che conta veramente nella vita sono i rapporti con le altre persone, e le relazioni affettive fanno anche invecchiare meglio, l’amore è il segreto del benessere”. Certo i rapporti devono essere chiari e non creare dipendenze e gelosie atteggiamenti che spesso nascono da una sbagliata percezione di se, una mancanza di autostima, anche se camuffata da grande considerazione della propria persona. I rapporti sereni, le amicizie, gli affetti sono meglio di un farmaco per aiutarci a superare i momenti difficili ma proprio l’uso indiscriminato dei social ha creato nuove aridità, incapacità di provare sentimenti di empatia, di confrontarsi viso a viso con gli altri. Si parla di tutto a tutti ma non si riesce a dialogare con i propri famigliari, mancano amicizie solide e profonde. Siamo nell’era dei così detti legami liquidi che ovviamente si liquefano in continuazione lasciando le persone in un pericoloso vuoto, in una rinnovata solitudine effettiva ed affettiva, al di là di quanti like uno può vantarsi di avere. Troppi hanno paura di confidarsi guardando negli occhi un altro essere umano ma non hanno remore a raccontare di se, anche le cose più intime, a sconosciuti ai quali si è data l’amicizia via web.

    In questi anni di pandemia abbiamo sulla nostra pelle capito molte cose, abbiamo bisogno di uscire di casa, di incontrare persone, di scambiare parole con altri essere umani, per questo dobbiamo cominciare a modificare in parte il nostro modo di vivere, tornando a intrattenere relazioni umane dirette e cominciando a non dare in mano a bambini di pochi anni, a volte di pochi mesi, cellulari e strumenti con i quali impareranno a non socializzare condannandosi così a quell’infelicità che è spesso anticamera di malattie fisiche e dello spirito.

  • Nel 2019 denunciati 15.044 casi di scomparsa di persone: una su tre non è stata più ritrovata

    Nel 2019 sono state presentate 15.044 denunce di scomparsa di persone. Quasi 10mila delle persone per le quali è stata presentata denuncia di scomparsa sono state poi rintracciate e 227 sono state ritrovate senza vita; 5mila, invece, vanno ad ingrossare le fila dei 61mila “invisibili”. Come Francesca Caputo, una mamma scomparsa di casa nel 1997, ai cui figli a distanza di oltre 20 anni piace pensare che sia “da qualche parte nel mondo, felice e spensierata”. Il 12 dicembre, giorno in cui si sono perse le sue tracce, è diventata la ‘Giornata degli scomparsi’. La sua storia è citata nella relazione annuale dell’ufficio del Commissario straordinario per le persone scomparse, che il prefetto Giuliana Perrotta ha illustrato alla Camera.

    “Il mio auspicio è che ciascuno cittadino possa sentirsi parte attiva”, ha detto il viceministro Vito Crimi, commentando i dati, “possa contribuire a una società attenta, solidale e accogliente, in cui sempre meno siano le persone che hanno bisogno di sparire e sempre meno siano le persone che scompaiono”.

    E’ un fenomeno dai molti aspetti: delle 15mila denunce di scomparsa, 4.776 riguardano donne, 8.331 i minori, circa 1.000 sono over 65. Gli italiani sono 7.935, gli altri 7.000 stranieri. Non a caso, il fenomeno ha cominciato ad avere una dimensione numerica rilevante con l’aumento dei flussi di migranti e le denunce di scomparsa di minori stranieri non accompagnati. Con il calo degli arrivi, stanno calando anche le denunce, che lo scorso anno sono state 3mila meno di quello precedente. Delle 61mila persone mai ritrovate dal 1974 a oggi, 9.959 sono italiani, di questi 2.551 minori. “Sono tanti i casi, diversi uno dall’altro, su ognuno di loro vogliamo richiamare l’attenzione – ha sottolineato il prefetto Perrotta -. Una problematica così complicata richiede un approccio empatico, in primo luogo con i familiari degli scomparsi: assicurare loro che nessuna denuncia verrà archiviata”. L’allontanamento volontario è il motivo principale nelle denunce (circa il 75% dei casi). “Bisogna capire che dietro una scomparsa c’è un nodo, che va sciolto” già da quel momento, sottolinea il commissario: “Qualificare la scomparsa di una persona come volontaria può essere un comodo alibi, mentre poi l’esperienza ci ha detto che i motivi sono diversi”.

    Un ultimo dato indicato nella relazione è quello sui cadaveri non identificati: dal 1974 a oggi ne sono stati censiti 918. Il 12 dicembre è stato anche pubblicato online il registro nazionale aggiornato: chiunque può consultarlo per dare un’identità a questi morti senza nome.

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