Piacenza

  • A Piacenza la seconda edizione del Festival della Cultura e della Libertà

    Si svolgerà a Palazzo Galli di Piacenza, sabato 27 e domenica 28 gennaio, la seconda edizione del Festival della Cultura e della Libertà. I relatori della due giorni saranno: Ferdinando M. Ametrano, economista (Università di Milano Bicocca), Luigi Marco Bassani, storico delle dottrine (Università di Milano), Patrizia Barbieri, sindaco di Piacenza , Sergio Belardinelli, sociologo (Università di Bologna), Paolo Luca Bernardini, storico (Università dell’Insubria), Giovanni Birindelli, saggista ed investitore indipendente, Roberto Brazzale, imprenditore, Luciano Capone, giornalista de “Il Foglio”,  Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale (Università di Roma Tre) e scrittore, Claudio Cerasa, giornalista e direttore de “Il Foglio”, Gilberto Corbellini, bioeticista (Università Sapienza di Roma), Raimondo Cubeddu, filosofo della politica (Università di Pisa), Luca Diotallevi, sociologo (Università di Roma Tre), Giorgio Fidenato, presidente di Agricoltori Federati , Andrea Favaro, filosofo del diritto (Marcianum di Venezia), Dario Fertilio, giornalista e scrittore, Roberto Festa, epistemologo (Università di Trieste), Oscar Giannino, giornalista, Nicola Iannello, giornalista e fellow dell’Istituto Bruno Leoni, Lorenzo Infantino, sociologo (Università Luiss di Roma), Marco Valerio Lo Prete, giornalista Rai TG1, Carlo Lottieri, filosofo del diritto (Università di Verona), Pier Luigi Magnaschi, giornalista e direttore di “Italia Oggi”, Stefano Magni, giornalista, Stefano Moroni, urbanista (Politecnico di Milano), Paola Peduzzi, giornalista de “Il Foglio”, Luca Ricolfi, sociologo (Università di Torino), Robi Ronza, giornalista e scrittore, Florindo Rubbettino, editore, Giovanni Sallusti, giornalista e direttore de “L’Intraprendente”, Corrado Sforza Fogliani, avvocato e saggista, Michele Silenzi, saggista, Eugenio Somaini, economista, Giorgio Spaziani Testa, presidente Confedilizia,  Carlo Stagnaro, direttore Ricerche e Studi dell’Istituto Bruno Leoni , Alessandro Trentin, imprenditore, Massimiliano Trovato, fellow dell’Istituto Bruno Leoni , Daniele Velo Dalbrenta, filosofo del diritto (Università di Verona).

  • Natura e spirito di iniziativa individuale e Piacenza ora produce anche olio

    «Non chiedetevi cosa l’America possa fare per voi, ma cosa possiate fare voi per l’America» disse in un discorso divenuto famoso John Fitzgerald Kennedy. L’America è certamente Paese pragmatico e con una mentalità per nulla statocentrica e assistenzialista, ma Gianpaolo Bononi, che ha tramutato una passione/hobby in una fonte di profitto commerciando olio prodotto da un terreno di proprietà, è la prova che anche nello stivale amare l’Italia può trovare una declinazione diversa da quella dell’invocazione costante dell’aiuto dello Stato per essere cavati d’impaccio: quella del saper cogliere quello che l’Italia offre per metterlo a profitto con un proficuo spirito di iniziativa individuale.

    Perché la scelta di produrre olio come attività professionalmente non principale?

    «Sono sempre stato un manager d’azienda ricoprendo vari ruoli in organizzazioni multinazionali come Coca-Cola e Sanpellegrino; nell’anno del signore 1999 decisi d’acquistare una casa in collina per vedere l’orizzonte, in abbinata trovai un terreno adiacente nel quale regnava una vigna da almeno 50 anni, dopo un paio d’anni espiantai la vite e misi a dimora il primo impianto Olivicolo della zona con 300 piante implementandolo successivamente fino ad arrivare a 500».

    Perché la scelta di produrre proprio olio per mettere a rendimento un terreno?

    «La passione come comun denominatore mi ha dato lo spunto per dare corso alla produzione di un alimento basilare nella nostra dieta mediterranea che in questa zona non era conosciuto. La volontà di fare innovazione e dimostrare che anche i sogni possono diventare realtà».

    Quali sono le caratteristiche del piacentino in termini di qualità della produzione di olio?

    «Il territorio piacentino ha una storia olivicola che insieme al mio amico/agronomo dott. Mauro Carboni abbiamo più volte evidenziato. Il prodotto finale l’EVO Piacentino ha caratteristiche importanti con bassa acidità, ottimo bilanciamento del gusto amaro/piccante e alto contenuto di polifenoli».

    Quanto olio produce e attraverso quali canali lo distribuisce?

    «Il mio impianto produce attualmente circa 18 quintali di olive che trasformate nel frantoio di proprietà generano circa 1000/1200 bottiglie l’anno nel formato 250 ml in vendita presso prestigiosi punti vendita tra i quali Eataly di Piacenza (via Emilia km 90) di Silvano Romani e punti di distribuzione sul territorio piacentino ed alcuni Chef stellati».

    Da produttore ‘amateur’ quale è il suo giudizio sul mercato dell’olio in Italia, quanto a tipologia di offerta e di domanda?

    «Il mercato dell’olio extravergine in Italia dà modo al consumatore di trovare da nord a sud varie cultivar italiane, proposte in vari formati. Suggerisco sempre di puntare ad un extravergine di qualità in bottiglia  e di provare cultivar diverse provenienti da differenti regioni. Ogni extravergine ha una propria storia, gusto ed abbinamento gastronomico, proprio come il primo extravergine Piacentino certificato “Incanto Sublime“ che produco dal 2007 a Gropparello sulla via Francigena in provincia di Piacenza».

  • «La Val di Trebbia? Grazie al portale web ha raccolto 15mila visitatori»

    E’ nato un portale per la Val Trebbia, celebrata da Ernst Hemingway come una delle valli più belle del mondo: www.valtrebbiaexperience.org. A realizzarlo è stato Gabriele Balordi, che nel giro di 11 mesi con la sua iniziativa si è posto quale punto di riferimento di quanti vogliono scoprire passeggiate, ristoranti, punti dove soggiornare e visitare le attrattive naturali e culturali (dai castelli alle chiese) nonché praticare gli sport (dal ciclismo all’equitazione al rafting) offerti dalla località.

    Cosa l’ha indotta a ritenere fattibile un’iniziativa come quella di creare un portale e mettere in rete l’offerta turistica della Val Trebbia?
    «La Val Trebbia è una territorio meraviglioso che purtroppo non è valorizzato come si dovrebbe. Mi è capitato molto speso di far visitare la valle ad amici e conoscenti e immancabilmente tutti sono rimasti stupiti sia dalla straordinaria bellezza paesaggistica, sia dall’offerta enogastronomica che la valle offre. Non a caso nel 2013 il famoso magazine americano Forbes ha segnalato come l’Emilia sia il territorio al mondo dove si mangia meglio. E la Val Trebbia è in Emilia». 

    Che riscontri ha avuto finora in termini di attenzione del pubblico interessato alla Val Trebbia e di partecipazione di operatori turistici della stessa Val Trebbia?
    «L’interesse del pubblico è stato sorprendente, in poco meno di un anno dalla presentazione del progetto il sito ha avuto quasi 15.000 visite con oltre 40.000 pagine visualizzate. Un successo senza precedenti se consideriamo che la Val Trebbia piacentina si sviluppa in lunghezza lungo la Strada Statale 45 per poco più di 60 chilometri. Un territorio molto limitato ma con un incredibile potenzialità turistica. Meno entusiasmante la partecipazione degli operatori turistici che, come spesso avviene da queste parti, si dimostrano poco sensibili verso progetti mirati a portare benefici al territorio. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, fortunatamente ci sono le eccezioni, ma paradossalmente è maggiore l’interesse da parte di imprenditori non nativi del territorio. Ma questo è un vecchio ed annoso problema di tutto il territorio piacentino. Si tende a coltivare il proprio orticello senza preoccuparsi di intraprendere iniziative comuni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: l’Expo di Milano ad esempio è stata un’altra occasione persa nonostante il fiume di denaro investito». 

    Ogni start-up è merito di un privato, ma non c’è amministrazione che non sia pronta a farsi bella con l’inventiva altrui, che accoglienza ha avuto da parte di chi dovrebbe promuovere questo territorio?

    «Il progetto è stato presentato a marzo 2016 a Bobbio, di fronte ad un pubblico numeroso ed interessato. Tra questi anche molti rappresentanti dei Comuni della valle. Purtroppo conosciamo bene i problemi che le amministrazioni si trovano ad affrontare quotidianamente. Il Fiscal Compact è una realtà con cui tutti i Comuni devono fare i conti. Ma questo non dev’essere un alibi. Quelle poche risorse disponibili dovrebbero essere, a mio modesto parere, investite meglio e soprattutto in iniziative comuni mirate a portare benefici a tutto il territorio e non ai singoli Comuni. Sto cercando di sensibilizzare le attività imprenditoriali più virtuose ed importanti di tutto il territorio piacentino a sostenere il progetto. Credo che i risultati fin qui ottenuti in termini di visibilità non si possano ignorare. Voglio continuare ad essere fiducioso».

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