Politica

  • African female politicians recount bullying and attacks

    West African female politicians have told the BBC’s Africa Daily podcast that the system was rigged against them and that they faced bullying and attacks. This is the reason why more women do not join politics in the region, they say.

    “It’s the system,” said Eunice Atuejide who stood as a presidential candidate in Nigeria’s 2019 elections. It has “quite a lot of people who are very patriarchal” in leadership positions.

    Ms Atuejide said women who run for political office face fear of attacks and warned it can get “really dirty”.

    She said opponents go so far as to make fake videos, including fake sex videos, to smear the women candidates’ name.

    Liberia’s Karishma Pelham-Raad, who is one of the youngest women candidates hoping to be elected to Liberia’s House of Representatives, echoed similar sentiments.

    Social media can “bring you down completely”, she said. Despite the fact Liberia had a female president in the form of Ellen Johnson Sirleaf, Ms Pelham-Raad believes not much was done under her administration to advance the rights of women in politics: “She did not empower a lot of women,” Ms Pelham-Raad said.

    The situation is not much better in Ghana, where Dr Zanator Rawlings, who is an MP, said there was no affirmative action bill to get more women into political power. Out of Ghana’s 275 MPs just 40 are women, she said.

    “Women just don’t get enough funding or support,” she said. “The system is rigged against the women” she added, lamenting that when women are in politics, they are mostly given “token” positions and “deputising” roles.

    Senegal is the country doing better than other countries in West Africa – following elections in July, women make up 44% of MPs, compared to 4% of in Nigeria and 26% in Niger.

  • Politiche per la casa cercansi

    A Milano piovono gli sfratti anche per persone bisognose ed ammalate ed il Comune risponde che non è in grado di fare scelte strutturali.

    Se non sbagliamo l’attuale sindaco è in carica per il secondo mandata consecutivo e le dichiarazione della sua amministrazione dimostrano che in tutti questi anni non c’è stata nessuna politica per la casa, nessun censimento degli sfratti in via d esecuzione, nessuna verifica sulla reale situazione delle famiglie che potevano essere sfrattate, nessun impegno per mettere in funzione le tante abitazioni pubbliche inagibili da anni e anni, nessun controllo su eventuali abusivi che avessero nel tempo occupato abitazioni pubbliche o che non avessero più i requisiti per usufruirne. E,in speciale modo, dall’amministrazione di sinistra non si è mai dato vita ad un piano casa per le tante famiglie in difficoltà!

    Da troppi anni non esiste praticamente più una politica per la casa né di edilizia popolare né convenzionata e mentre le amministrazioni di sinistra sono colpevoli per inerzia, inefficienza, indifferenza dobbiamo purtroppo, constatare che l’opposizione, su questo tema, è stata troppo silenziosa.

    Comunque inutile chiedersi perché il PD ha perso, è sotto gli occhi di tutti la sua incapacità o non volontà di occuparsi dei reali problemi delle persone e la casa è uno dei problemi fondamentali.

  • Promemoria al nuovo governo

    Chi ha vinto è giusto che sia contento e che si prepari a governare, chi ha perso che riesamini i propri errori, tutti però non dimentichino che l’astensionismo è stato il più alto che si sia mai verificato e che gli italiani attendono risposte concrete a problemi concreti.

    La politica soprattutto, ma anche i media e coloro che rivestono un ruolo nella società, devono finalmente capire quanto leggi elettorali sbagliate, dichiarazioni volte a delegittimare l’avversario, o le stesse istituzioni, e comportamenti scorretti, anche penalmente, abbiano allontanato gli elettori mettendo a serio rischio quel processo democratico che, come la società, è in continuo evoluzione.

    Crediamo non sia necessario ricordare al nuovo governo tutte le problematiche legate all’aumento delle bollette, al rincaro della vita e delle materie prime, al compimento dei progetti legati ai fondi europei, alla delicatezza dei rapporti internazionali ed alla imprescindibile necessità di continuare con determinazione a difendere l’Ucraina e il diritto di ogni Stato alla propria indipendenza territoriale.

    Ci sono però alcuni temi urgenti che in campagna elettorale non hanno avuto la necessaria considerazione e che i nuovi disastri ambientali hanno, nuovamente, dimostrato devono essere affrontati contestualmente alle altre urgenze.

    Mettere in sicurezza il territorio per salvare vite umane ed attività economiche è una delle priorità, il dissesto idrogeologico, dalla la bonifica dei letti dei fiumi e dei torrenti alla cura dei territori abbandonati, dal censimento delle costruzioni in aree a rischio, con il loro eventuale abbattimento, a norme immediate per il risparmio del suolo, dal rifacimento della rete idrica nazionale alla costruzione di bacini di raccolta d’acqua sono solo alcuni dei provvedimenti che non possono più attendere.

    Mentre ancora una volta vasti territori sono devastati dall’esondazione dei fiumi o dalle piogge torrenziali dovute al cambiamento climatico il nuovo governo dovrà dare quelle risposte che i precedenti esecutivi hanno mancato se è vero come è vero che, ad esempio, in troppe aree colpite da terremoti od inondazioni, a distanza di molti anni, non sono ancora partiti i lavori, o comunque non sono stati ultimati per riportare gli abitanti ad una vita normale.

    La riforma della burocrazia come la lotta alla corruzione e non può più aspettare e la semplificazione delle leggi, che un governo Berlusconi aveva detto di aver realizzato bruciando in pubblico, con il ministro Calderoli, tomi di leggi inutili è ancora da cominciare veramente.

    Se giustamente deve tenere desta l’attenzione di tutti il problema energetico non si può sottovalutare la sempre più probabile ipotesi di una Russia pronta ad una guerra del grano che toccherà altri prodotti vitali per l’alimentazione ed è perciò necessario che il governo italiano richiami l’Europa ad una vera mobilitazione affinché l’agricoltura trovi nuove attenzioni e sia coltivata ogni parte di terreno disponibile.

    Occorre che lo Stato affermi come i servizi essenziali e di interesse collettivo, oltre che strategico, siano di sua competenza, è inoltre necessario che per il breve periodo, si lavorerà per questo, di difficoltà energetica siano abrogate quelle norme territoriali che impediscono, a chi lo necessita, di riscaldare le proprie case con biomasse legnose.

    Abbattere le diseguaglianze significa, in primis, adeguare in ogni regione l’assistenza sanitaria e sociale e dare identici parametri di istruzione.

    Compiti gravosi che il nuovo governo saprà affrontare se al giusto orgoglio per il successo ottenuto unirà la capacità d’ascolto e di coinvolgimento di quanti ancora credono che la Politica sia una missione con una visione del futuro.

  • Allargare le opportunità per tutti. L’Italia sul serio di Azione-Italia-Viva-Calenda

    Riceviamo e pubblichiamo il programma elettorale della lista Azione-Italia-Viva-Calenda ‘L’Italia sul serio’ per le elezioni politiche del prossimo 25 settembre.

    FISCO – Più leggero e semplice: abolire IRAP, riformare IRPEF e IRES. Destinare ogni euro recuperato dall’evasione per abbassare le tasse

    IMPRESE – Ripristinare Industria 4.0 e estenderla alla transizione ecologica. Rendere facile e conveniente la crescita dimensionale

    LAVORO: Detassare i premi di produttività. Superare il sistema saldo/acconto per gli autonomi e abbattere la ritenuta d’acconto

    SANITÀ: Realizzare un piano straordinario per ridurre le liste d’attesa. Riorganizzare l’assistenza territoriale per garantire prevenzione e continuità delle cure

    ENERGIA: Costruire subito rigassificatori per ridurre la dipendenza dal gas russo e usare il nucleare per “zero emissioni” al 2050. Snellire ulteriormente le procedure di autorizzazione per gli impianti che utilizzano fonti rinnovabili

    SCUOLA: Tempo pieno per tutti, scuola obbligatoria fino a 18 anni e scuole superiori della durata di 4 anni. Riqualificare tutti gli edifici scolastici

    GIUSTIZIA: Separazione delle carriere e valutazione più efficace dei magistrati. Riduzione dei tempi della giustizia civile e penale nel solco delle riforme del Governo Draghi

    MEZZOGIORNO: Completare l’Alta Velocità e potenziare i treni regionali. Fare del Sud l’hub energetico del Mediterraneo

    GIOVANI: Zero tasse per gli under 35 che avviano un’attività imprenditoriale. Zero IRPEF fino a 25 anni, dimezzata fino a 30 anni

    DONNE: Introdurre incentivi salariali per le madri che rientrano al lavoro. Realizzare nuove strutture per garantire a tutti l’asilo nido

    ANZIANI: Semplificare i processi della PA, zero burocrazia per anziani e persone con disabilità. “Assegno per la vita indipendente” delle persone non autosufficienti

    Per la piena realizzazione di riforme e investimenti previsti dal PNRR, ci impegniamo a portare al Governo solo persone con rilevanti esperienze gestionali e amministrative nel settore pubblico o privato.

  • Il nuovo film del 2023: “The retourn of relocations”

    Già dal mese di gennaio del nuovo anno 2023, caratterizzato dalle conseguenze determinate dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, le imprese italiane, soprattutto quelle  industriali  ed  esponenti del Made in Italy,  si presenteranno alle fiere internazionali con le proprie collezioni e le gamme di prodotti dei quali è già ora difficile preparare un listino prezzi in considerazione della imprevedibilità degli effetti dell’escalation dei costi energetici.

    Operando sempre all’interno di questa problematica situazione  va comunque ricordato  come, già da anni, il Made in Italy sconti i costi burocratici assolutamente anticompetitivi che nessuna crescita della produttività industriale potrà mai compensare. A questa diseconomia strutturale  per le  imprese italiane si aggiunga, già dopo la pandemia, l’esplosione dei costi energetici e delle materie prime, successivamente amplificati dalla guerra.

    Il quadro economico  per i produttori  del Made in Italy risulta così assolutamente insostenibile e senza una possibilità di visione strategica futura: in altre parole, l’intera filiera non è più in grado di attrarre alcuna tipologia di investimenti.

    In questo contesto si ricorda come, per le attività produttive italiane, il costo del gas naturale risulti cresciuto del +1609% (*) mentre quello dell’energia elettrica del +862% (*), del cotone del +88% (*) dell’acciaio del +50% (*).

    Tornando quindi all’appuntamento fieristico, accanto agli stand italiani nella medesima fiera esporranno i concorrenti francesi e tedeschi i quali hanno usufruito del blocco dell’aumento della energia elettrica al +4% i primi, mentre le aziende germaniche, pure nella difficoltà europea, possono avvalersi di forniture del medesimo gas russo ad un costo pari ad 1/3 rispetto a quello imposto alle imprese italiane.

    A questi fattori di maggiore competitività si aggiungono anche gli effetti dell’accordo bilaterale, sempre tra la  Francia e la Germania, che  che prevede appunto lo scambio tra le due realtà economiche di gas in cambio di energia elettrica  a prezzi calmierati.

    In questo contesto catastrofico ovviamente ogni plus relativo all’unicità dei prodotti della filiera  italiana, espressione del Made in Italy e del know how sintesi di eccellenze produttive e professionali, unito al continuo sviluppo di una maggiore competitività e produttività si dimostrerà assolutamente insufficiente a compensare le diseconomie strutturali del nostro Paese.

    La totale mancanza di visione strategica degli ultimi governi che non hanno saputo neppure utilizzare i proventi (gli oltre quaranta miliardi del fiscal drag) per compensare la perdita di competitività delle imprese italiane hanno determinato questo scenario futuro.

    Viceversa, si è optato come strumento di contrasto alla crescita delle bollette la solita elemosina del bonus, delle più disparate ispirazioni, lasciando così per le aziende gli effetti della crisi energetica sostanzialmente invariati.

    Questo nuovo film, sugli schermi il prossimo anno ed intitolato “2023: the retourn of relocation”, vedrà ancora una volta protagonista il fenomeno delle delocalizzazioni produttive incentivate anche dagli insostenibili costi energetici e come attori principali avrà le aziende italiane, le quali, anche  se forti di una buona capitalizzazione ed in grado di riuscire a non sospendere l’attività negli ultimi due anni, non avranno altra soluzione se non delocalizzare a causa della insostenibilità della crisi energetica. Gli spettatori, ovviamente, saranno le decine di migliaia di professionisti che assisteranno all’azzeramento del proprio know how oltre alla cancellazione dei propri posti di lavoro.

    Va ricordato, inoltre, come  per  la realizzazione di questo film si debbano ringraziare tutte le autorità istituzionali, ed in  particolare i Presidenti del Consiglio dal 2020 alla fine del 2022, assieme alle istituzioni di ogni ordine e grado.

    Una menzione particolare, tuttavia, va ai parlamentari tutti, ammesso che conoscessero quanto stavano votando, i quali si sono dimostrati molto più preoccupati di eliminare il tetto ai compensi ad alcuni manager pubblici che delle sorti del ceto produttivo italiano.

    (*) fonte Confindustria

  • Sempre di più le donne leader politiche in Europa

    La nuova premier britannica, la Tory Liz Truss, terza donna al potere nel Regno Unito dopo Margaret Thatcher e Theresa May, si unisce ad un drappello di oltre una dozzina di donne europee che attualmente ricoprono ruoli di presidente o primo ministro nel proprio Paese. Un gruppo a cui si potrebbe aggiungere anche una rappresentante italiana – la prima nella storia del Paese – se le urne confermassero i sondaggi che danno la leader di FdI Giorgia Meloni in testa a tutti i concorrenti in vista delle elezioni del 25 settembre.

    Dalla Svezia alla Finlandia, dalla Lituania alla Danimarca, sono soprattutto i Paesi nordici a guidare la riscossa delle donne nei posti chiave della politica. La socialdemocratica finlandese Sanna Marin, la premier più giovane al mondo al momento del suo insediamento (a soli 34 anni nel 2019), è balzata di recente ai clamori delle cronache per i suoi balli scatenati in discoteca quando vive la sua vita privata, mentre la sua vicina lituana Ingrida Simonyte, 47enne fan del rock e dell’hockey su ghiaccio e degna erede della ‘Baltic Iron Lady’ Dalia Grybauskaite, ha usato il pugno di ferro con i migranti inviati dalla Bielorussia per destabilizzare la regione baltica.

    Anche in Europa orientale qualcosa si sta muovendo. Lo dimostra l’elezione di Zuzana Caputova, avvocatessa divorziata e madre di due figli, che dalle battaglie legali contro le ecomafie è riuscita a conquistare la poltrona più alta del suo Paese. E lo stesso dicasi per l’Ungheria, dove una stretta alleata del premier populista di destra, Viktor Orban, è stata eletta presidente, sebbene il ruolo sia prevalentemente cerimoniale.

    I Paesi europei della costa del Mediterraneo restano invece fanalino di coda, anche se qualcuna prova a farsi strada. Lo dimostra l’elezione di Katerina Sakellaropoulou, prima presidente in rosa della penisola ellenica, e l’ingegnere Elisabeth Borne, nominata prima ministra francese a maggio, seconda a ricoprire la carica dopo Edith Cresson.

  • Mascaretti: priorità agli approvvigionamenti di energia e di materie prime e difesa del made in Italy

    Imprenditore, consigliere comunale, assessore durante la giunta Moratti, capogruppo di Fratelli d’Italia al Comune di Milano Andrea Mascaretti è candidato alle prossime elezioni politiche del 25 settembre con il partito di Giorgia Meloni a Varese nel collegio plurinominale. Il Patto Sociale lo ha intervistato.  

    Consigliere Mascaretti, dopo anni trascorsi a Palazzo Marino, in maggioranza prima e all’opposizione poi, come e perchè è maturata in Lei l’idea di candidarsi alla Camera?

    Sono stato presidente di commissione, capogruppo, vice presidente del Consiglio e poi anche assessore alle politiche del lavoro nella Giunta Moratti. Oltre 21 anni di esperienze sviluppate nella capitale economica del Paese, che è una città dinamica e complessa con un bilancio di oltre tre miliardi e duecento milioni di euro e quasi 15 mila dipendenti. Tra le tante esperienze fatte, ricordo ad esempio, di aver guidato oltre 20 missioni in Asia, Centro America ed Europa durante la campagna di candidatura ad Expo2015 conquistando il voto di quei Paesi per l’Italia. Ricordo di aver predisposto l’accordo sottoscritto con i Segretari generali di CGIL, CISL e UIL per garantire che non vi fosse nessuno sciopero nazionale o locale durante tutta la durata dell’Esposizione Universale e anche di aver dato vita ad un’istituzione importante come la Fondazione per il Welfare Ambrosiano, che in tutti questi anni ha aiutato molti lavoratori in difficoltà.  Poi, Giorgia Meloni e la dirigenza di Fratelli d’Italia hanno apprezzato il mio lavoro come amministratore locale e hanno deciso di candidarmi alla Camera dei deputati. Devo ammettere, che ne sono molto onorato e ho accettato la candidatura con grande entusiasmo e spirito di servizio. E così, eccomi qui, candidato, in una squadra di donne e uomini tutti di alto profilo, grande esperienza e competenza, pronto a lavorare per difendere gli interessi delle imprese, dei lavoratori e delle famigli italiane.

    A chi a Varese considera la sua candidatura ‘venuta da fuori’ cosa replica?

    Dico che mi sento molto legato ad un territorio che considero una vera e propria locomotiva dell’economia lombarda con una densità di imprese di 50 per ogni chilometro quadrato contro la media nazionale di 19, e dove l’aeroporto di Malpensa, nel 2021 si è confermato come l’unico scalo italiano attrezzato per gestire importanti quantità di voli all-cargo, raggiungendo una quota di mercato pari al 70% del totale della merce transitata negli aeroporti italiani. Un territorio che conosco molto bene perché quando sono stato assessore della Giunta Moratti, sono stato tra coloro che più hanno creduto e lavorato al progetto di Expo2015. A quel tempo avevo la delega alle Politiche del lavoro e dell’Occupazione e ho lavorato per far arrivare in Italia e in Lombardia la grande esposizione universale. Un grande successo che ha rilanciato la nostra economia e ha avuto proprio nell’aeroporto internazionale di Malpensa uno degli elementi di successo nella competizione per Expo2015. Infine, ci sono anche gli splendidi ricordi della mia infanzia a Cunardo e degli anni in cui, mentre studiavo ingegneria aerospaziale al politecnico, mi addestravo come pilota negli aeroclub di Vergiate e Venegono.

    Se eletto quali saranno  le prime istanze che porterà a Roma?

    Qui a Varese ci sono moltissime imprese che gli ultimi governi hanno tartassato e non hanno tutelato dalle speculazioni internazionali sul gas, sull’energia elettrica e sulle materie prime. Il nostro primo impegno sarà quello d’intervenire subito e strutturalmente sugli approvvigionamenti di energia e di materie prime e sulla difesa del made in Italy, per sostenere le attività del territorio prima che siano costrette a chiudere e prima che si perdano migliaia di posti di lavoro. Prioritario è anche aiutare le famiglie che dovranno fare i conti con i rincari dei generi alimentari e con bollette insostenibili.

  • Elezioni, Niccolò Rinaldi: “Troppa attenzione alle contingenze e scarsa visione d’insieme”

    Già deputato europeo e segretario generale del Gruppo ALDE al PE, con un passato alle Nazioni Unite in cui ha seguito da vicino le vicende dei territori più ‘caldi’ del pianeta, scende in campo alle prossime elezioni del 25 settembre. E il Patto Sociale lo ha intervistato

    1) On. Rinaldi, per prima cosa ci dica dove e con chi è candidato.

    Sono candidato in quota repubblicana nelle liste del PD in un collegio plurinominale al Senato (Emilia Romagna 1). Non siamo “ospiti” della lista, perché come Repubblicani Europei siamo, con tanto di atto notarile siglato insieme agli altri, co-titolari del simbolo. La presenza nella coalizione di Più Europa o di persone come Carlo Cottarelli rafforza questo ruolo dei laici ed europeisti come noi repubblicani, da sempre attenti ai ceti produttivi del nord del Paese.

    2) Qual è la sua esperienza in questa sua prima campagna elettorale per le elezioni nazionali?

    Per la prima volta non rincorro le preferenze individuali. Ma lo spettacolo è sempre lo stesso, il paradosso di vedere candidati ed esponenti politici che persuadono gli lettori a votarli non mostrando il loro lato migliore, ma quello peggiore.

    3) Cosa intende?

    Da valdese sarò forse troppo “protestante”, ma resto di stucco quando sento promesse elettorali che sono palese bugie, magari rimangiate con altre bugie il giorno dopo. Altro non è il dibattito sulla flat tax o quello sul blocco navale del Paese. Oppure vedere leader compiacersi di siglare un’alleanza e rimangiarsela platealmente tre giorni dopo. E altri farsi strada a forza di insulti, di sarcasmi o anche continuando a etichettare gli avversarsi con vecchi stereotipi. Balle, parole date e non mantenute, spregiudicatezza: in troppi pretendono di persuadere così gli italiani.

    4) I quali come reagiscono?

    Grosso modo si dividono in tre gruppi.  Alcuni ragionano e fanno le loro scelte di conseguenza. Altri, peggiori di questi politici, apprezzano l’indecoroso spettacolo e si lasciano incantare. Molti, restano disgustati, e non vanno a votare.

    5) Ma come giudica il dibattito elettorale?

    Moscio sui territori e acceso, e altrettanto superficiale come sempre, nei salotti televisivi. Votiamo per il governo dei prossimi cinque anni ma ci si occupa solo delle contingenze – costo dell’energia, inflazione, impatto delle sanzioni. A queste cose dobbiamo risposte – che per me sono soprattutto attraverso l’azione dell’Unione Europea. Ma manca una visione d’insieme di sviluppo del Paese, alle prese con una crisi di natalità, crescita delle diseguaglianze, incapacità di attrarre investimenti e una burocrazia spesso mostruosa. Non parlo delle piaghe ataviche, di cui ho già scritto anche sul Patto Scoiale: costo di corruzione, evasione, crimine organizzato, economia sommersa, privilegi per pochi e un assetto istituzionale inadeguato.

    6) Cosa intende su questo ultimo punto?

    Abbiamo troppi comuni, troppe regioni, troppe province, due rami del parlamento, caso unico al mondo, con un bicameralismo perfetto. Dovremmo tagliare tutto di metà – e in questo sforzo di accorpamento ci sarebbe ancora da fare anche per province o aree metropolitane ancora in cerca di autore. Il mondo corre, le sfide globali sono impietose, e noi pretendiamo di andare avanti attrezzati come cinquant’anni fa. Qualcuno dovrà cominciare a metter mano alla modernizzazione delle nostre istituzioni.

    7) Come possiamo restare infornati delle sue iniziative elettorali?

    Sulla mia pagina Facebook pubblico un “Diario repubblicano”, ogni giorno. Agenda degli impegni, ma anche riflessioni per mettere in ordine il tanto che accade in una campagna elettorale. E per lasciarne una traccia, perché dopo il voto, comunque sia e come sa bene la mia amica Cristiana Muscardini, l’impegno per il Paese dovrà continuare.

  • Seicento eletti invece di quasi 1000, il nuovo Parlamento funzionerà così

    Saranno due Camere inedite, dimagrite di circa il 30% dei parlamentari, quelle che si riuniranno a fine ottobre dopo il passaggio delle urne. La riforma costituzionale varata nel 2020 ha infatti ridotto dai 630 ai 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori eletti, ai quali si aggiungeranno i 5 senatori a vita. Una situazione inedita con degli interrogativi sull’attività parlamentare. Mentre la sforbiciata risolverà gli atavici problemi di spazi di lavoro per i parlamentari e i gruppi, ci si interroga sulla funzionalità degli organismi, specie per il Senato. L’Aula di Palazzo Madama riduce il numero delle Commissioni permanenti da 14 a 10 accorpandone alcune (Esteri e Difesa, Ambiente e Lavori Pubblici, Industria e Agricoltura, Lavoro e Sanità). E gruppi medio-piccoli avranno 1 o 2 senatori in ciascuna commissione, il che impedirà una loro specializzazione e imporrà un maggior ricorso ai tecnici esterni e ai legislativi dei ministeri. L’altro problema riguarda le Commissioni e gli Organi Bicamerali, come Copasir, Vigilanza Rai, Antimafia. Queste, per fare un esempio, dovranno evitare di riunirsi nel primo pomeriggio (quando non ci sono i lavori delle due Aule) in concomitanza con le Commissioni permanenti di Camera e Senato, pena il rischio di far mancare il numero legale nelle une o nelle altre. Per le Bicamerali in arrivo convocazioni all’alba o al tramonto, dunque.

    Tutti passaggi che saranno resi indispensabili dal nuovo assetto parlamentare deciso dalla politica. E che forse porterà con sé l’esigenza di altre riforme portanti come quella in chiave presidenziale invocata da Fratelli d’Italia o quella sulle autonomie perorata dalla Lega. Sullo sfondo il dibattito per una nuova legge elettorale che possa dare stabilità di governo alle coalizioni vincenti. Un problema sentito da tutti gli schieramenti, tanto da far dire a Giovanni Toti di fronte al parterre di Comunione e liberazione  che l’attuale legge sembra più una perversione che uno strumento di applicazione del consenso. E il Pd spiegare nel suo programma che è fondamentale rendere più forte, partecipato e trasparente il sistema politico italiano. Per questo motivo , “la pessima legge elettorale con la quale andiamo a votare deve essere cambiata, perché le liste bloccate sviliscono il ruolo del parlamentare, ne condizionano i comportamenti”. Da qui la proposta di nuove norme da proporre al Parlamento sin dai primi mesi della prossima legislatura per superare la frammentazione, il trasformismo, per ridurre gli effetti distorsivi sulla rappresentanza legati al taglio dei parlamentari e per favorire la costruzione di forze politiche stabili e dotate di una riconoscibile identità”.

  • Persone normali e marziani

    Tra tutti che, più che mai in campagna elettorale, dichiarano e promettono mi vengono in mente alcune considerazioni:

    ancora una volta, in questa torrida estate, abbiamo visto come in un minuto gli eventi naturali possano stravolgere la nostra vita, morti e feriti, centinaia di evacuati dalle proprie abitazioni, autostrade o linee ferroviarie in crisi, siamo in molti rimasti bloccati in tutto e per tutto dalla mancanza di elettricità che non solo ha fatto sciogliere il frigorifero ,tolto la luce in casa ma ci ha impedito di fare benzina o di mangiare una cosa qualsiasi al ristorante o al bar. Siamo una società super tecnologica ma… un piccolo tornado, un maxi temporale o qualche settimana di siccità possono stravolgere ed hanno stravolto  la nostra vita, internet e cellulari compresi.

    I super Paperoni possono fare vacanze miliardarie nello spazio ma noi rischiamo una multa se accendiamo il caminetto di casa. Ci spingono a comperare l’auto elettrica, che per altro è ancora agli albori per capacità kilometrica, ma non ci dicono né come smaltiranno le batterie né come le ricaricheremo se andrà via la corrente.

    Già, la corrente, l’energia, che non si crea dal nulla ma dall’acqua, dal sole, dal vento e dai combustibili…,piaccia o non piaccia, e il tanto parlare di nucleare dovrebbe portare a spiegare come e dove si smaltiranno le scorie, visto che in Italia abbiamo ancora il problema di smaltire quelle di Caorso e, diciamo  le cose come stanno, per avere centrali di ultima generazione, cioè potenzialmente sicure, ci vorranno ancora anni.

    Qualcuno che, giustamente, parla di salario minimo ha anche pensato alle pensioni minime? Di anziani ed invalidi?

    Tutti sui social a spararsi addosso, a promettere la luna e a sembrare, alle persone comuni, sempre più marziani mentre intanto dilaga sempre più la violenza verbale e fisica.

Pulsante per tornare all'inizio