ponti

  • Solo risistemando le tante opere pubbliche l’edilizia diventa viva e dà lavoro

    Il cedimento di un tratto del cavalcavia XXV aprile, alla periferia di Novara, dove ha rischiato di morire la conducente del veicolo precipitato, in parte, nella voragine apertasi improvvisamente nell’asfalto, è l’ennesimo esempio del deterioramento di troppe infrastrutture e della assoluta indifferenza di coloro che sono preposti alle manutenzioni ed ai controlli.

    Dalla caduta del ponte di Genova sono accaduti altri incidenti, fortunatamente meno gravi, ed è stato verificato che molti ponti e cavalcavia sono a rischio con gravi cedimenti. Tuttora, in molti casi, questi tratti, evidenziati come pericolosi, sono transitabili solo in parte ma le opere di rifacimento sono ancora di là da venire o sono eseguite in modo non idoneo come nel caso del cavalcavia XXV aprile, rimasto chiuso per un anno nel 2015, e poi rimodernato e riaperto ed ora parzialmente crollato!

    Fino a quando si continuerà a giocare con la vita? Quando l’accertamento delle responsabilità sarà finalmente rapida ed i processi immediati?

    Si è tanto parlato della necessità, per far ripartire l’economia dopo il covid, di dare impulso all’edilizia e come sempre ci si è dimenticati che questo settore solo con il ripristino di quanto è gravemente ammalorato e pericolante avrebbe da lavorare per anni.

    Altro che 110 che ha portato ad un insano aumento dei costi, veri o presunti, dei materiali e che presto dovrà per forza finire lasciando imprese e lavoratori a casa, è risistemando le tante opere pubbliche che attendono lavori da anni, rifacendo ponti, strade, acquedotti, costruendo case popolari, delle quali c’è urgenza da anni, che l’edilizia diventa viva e dà lavoro e che si eviteranno sciagure annunciate.

  • I cinesi battono europei e americani e costruiscono il ponte più lungo sull’Artico

    Paolo Balmas, giornalista della rivista Transatlantico di Andew Spannaus, riferisce che a Sichuan Road & Bridge Group (SRBG) ha completato il ponte sospeso di Halogaland presso la città norvegese di Narvick, nel Circolo polare artico. Il ponte, ribattezzato Arctic Mega Bridge, è il più lungo della regione artica (supera il chilometro e mezzo di lunghezza) e la SRBG se ne è aggiudicata la realizzazione nel 2013, battendo compagnie europee e statunitensi. La sfida maggiore è stata portare a termine il progetto in tempi ristretti, dato che il clima della regione consente di lavorare solo 6 mesi su 12. Con questo progetto la Cina, e ancor più la SRBG, ha dimostrato la propria capacità di portare a termine lavori di alta qualità, dopo le continue critiche di voler portare in Europa infrastrutture realizzate a basso costo (troppo competitivo per le imprese occidentali) e con materiali scadenti.

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