Il cedimento di un tratto del cavalcavia XXV aprile, alla periferia di Novara, dove ha rischiato di morire la conducente del veicolo precipitato, in parte, nella voragine apertasi improvvisamente nell’asfalto, è l’ennesimo esempio del deterioramento di troppe infrastrutture e della assoluta indifferenza di coloro che sono preposti alle manutenzioni ed ai controlli.
Dalla caduta del ponte di Genova sono accaduti altri incidenti, fortunatamente meno gravi, ed è stato verificato che molti ponti e cavalcavia sono a rischio con gravi cedimenti. Tuttora, in molti casi, questi tratti, evidenziati come pericolosi, sono transitabili solo in parte ma le opere di rifacimento sono ancora di là da venire o sono eseguite in modo non idoneo come nel caso del cavalcavia XXV aprile, rimasto chiuso per un anno nel 2015, e poi rimodernato e riaperto ed ora parzialmente crollato!
Fino a quando si continuerà a giocare con la vita? Quando l’accertamento delle responsabilità sarà finalmente rapida ed i processi immediati?
Si è tanto parlato della necessità, per far ripartire l’economia dopo il covid, di dare impulso all’edilizia e come sempre ci si è dimenticati che questo settore solo con il ripristino di quanto è gravemente ammalorato e pericolante avrebbe da lavorare per anni.
Altro che 110 che ha portato ad un insano aumento dei costi, veri o presunti, dei materiali e che presto dovrà per forza finire lasciando imprese e lavoratori a casa, è risistemando le tante opere pubbliche che attendono lavori da anni, rifacendo ponti, strade, acquedotti, costruendo case popolari, delle quali c’è urgenza da anni, che l’edilizia diventa viva e dà lavoro e che si eviteranno sciagure annunciate.