premio

  • Quattro progetti italiani tra i vincitori del più prestigioso Premio Europeo per il Patrimonio Culturale

    La Commissione Europea e Europa Nostra hanno annunciato i vincitori dei Premi Europei per il Patrimonio Culturale/Europa Nostra Awards 2023. Quest’anno 30  straordinari progetti da 21 paesi hanno ricevuto il più prestigioso premio Europeo per il patrimonio culturale. Tra i vincitori di questa edizione ci sono quattro esemplari progetti italiani:

    Giardini Reali di Venezia

    Dopo complessi lavori di ristrutturazione, questi giardini risalenti all’epoca Napoleonica e che si trovavano in grave stato di abbandono, sono stati riportati a nuova vita e il loro legame architettonico con Piazza San Marco è stato ripristinato. Attualmente i Giardini Reali sono un’oasi meravigliosa,ecologicamente sostenibile  e fruibile da tutti.

    L’architettura protoindustriale del Veneto nell’età di Palladio

    Questa ricerca triennale sul patrimonio protoindustriale del Veneto è senza precedenti in Italia ed  in Europa. Offre una panoramica sulla storia dell’innovazione e della diffusione di conoscenze a livello europeo, concentrandosi sui meriti dell’energia idraulica.

    Aperti per Voi

    Una straordinaria iniziativa che apre le porte più di 85 siti culturali in 35 città in tutta Italia che altrimenti rimarrebbero chiusi al pubblico. Il segreto di questo successo è soprattutto nella forte dedizione di una vasta rete di più di 1,600 volontari.

    Sergio Ragni

    Gli sforzi eccezionali del musicologo Sergio Ragni, nell’arco di oltre 60 anni, hanno permesso di collezionare, studiare e condividere con il pubblico un patrimonio di conoscenze sulla vita e la rilevanza culturale di Gioacchino Rossini,  uno dei più influenti compositori d’Europa.

    I 30 vincitori sono stati selezionati da una Giuria, composta da esperti provenienti da tutta Europa, sulla base delle valutazioni di Comitati di Selezione che hanno avuto il compito di esaminare le candidature per i Premi inviate da organizzazioni e individui da 35 paesi Europei.  I Premi sono finanziati dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea.

    I vincitori saranno celebrati il 28 Settembre a Venezia durante la Cerimonia per i Premi Europei del Patrimonio Culturale, che si terrà al Palazzo del Cinema. Il prestigioso evento sarà onorato dalla partecipazione di Cecilia Bartoli, Presidente di Europa Nostra. È attesa anche la partecipazione di Margaritis Schinas, Vice-Presidente della Commissione Europea. Durante la cerimonia, verranno anche annunciati i vincitori del Grand Prix e il vincitore del Public Choice Award, scelti tra i progetti vincitori di questa edizione e che riceveranno un premio di €10,000 ognuno. La cerimonia sarà uno degli eventi più importanti del Summit 2023 sul Patrimonio Culturale Europeo, organizzato da Europa Nostra con il supporto della Commissione Europea, e che si terrà tra il 27 e il 30 Settembre a, Venezia.

    Tutti i sostenitori e gli appassionati del patrimonio culturale sono invitati a scoprire i vincitori e a votare online per decidere chi vincerà il Public Choice Award 2023, che avrà diritto a ricevere un premio in denaro di 10.000 euro.

  • Aperte fino al 28 aprile le candidature per il premio giornalistico Lorenzo Natali

    Aperte il 9 marzo le candidature per il premio Lorenzo Natali, il principale riconoscimento giornalistico dell’UE. È possibile partecipare presentando storie corrispondenti ai criteri ammissibili fino al 28 aprile a mezzanotte.

    Il premio vuole essere un riconoscimento e un omaggio per giornalisti provenienti da tutto il mondo che, con il loro lavoro, puntano i riflettori sulle sfide globali più impellenti.

    La Commissione europea invita a candidarsi online i giornalisti che si occupano di disuguaglianze, eliminazione della povertà, sviluppo sostenibile, ambiente, biodiversità, azione per il clima, digitale, occupazione, istruzione e sviluppo delle competenze, migrazione, assistenza sanitaria, pace, democrazia e diritti umani.

    È possibile presentare opere scritte, audiovisivi o multimediali in una delle seguenti categorie:

    – premio internazionale: per articoli pubblicati in un organo di stampa con sede in uno dei paesi partner dell’Unione europea

    – premio Europa: per articoli pubblicati in un organo di stampa con sede nell’Unione europea

    – premio per il miglior giornalista emergente: per articoli di giornalisti giovani (sotto i 30 anni al momento della pubblicazione) pubblicati in un organo di stampa con sede in uno qualsiasi dei paesi ammissibili ai premi internazionali ed europei.

    Le opere possono essere presentate in qualsiasi lingua ma devono essere accompagnate da una traduzione in una delle lingue del concorso: inglese, francese, spagnolo, tedesco o portoghese.

    Tutte le informazioni dettagliate sui termini e le condizioni sono disponibili al seguente link https://international-partnerships.ec.europa.eu/news-and-events/lorenzo-natali-media-prize_en

    I vincitori di ciascuna categoria saranno scelti da una giuria composta da giornalisti di fama internazionale e rappresentanti di organizzazioni non governative di prim’ordine di tutto il mondo.

    Ciascun vincitore riceverà 10.000 €. Al vincitore nella categoria “Miglior giornalista emergente” sarà inoltre offerta un’esperienza di lavoro con un media partner.

    I vincitori verranno annunciati nel corso della cerimonia di consegna del premio giornalistico Lorenzo Natali, che si terrà a Bruxelles nel 2023.

    Il premio commemora l’ex vicepresidente della Commissione europea Lorenzo Natali, che ha contribuito in modo significativo alla promozione delle politiche europee per lo sviluppo. Negli ultimi trent’anni il riconoscimento che porta il suo nome ha mantenuto vivo questo spirito premiando giornalisti che, con le loro storie, ispirano il cambiamento. Il premio è stato indetto per la prima volta dalla Commissione europea nel 1992.

    Si può inviare la propria candidatura al seguente link https://ec.europa.eu/eusurvey/runner/60ed553f-b118-3889-ecd2-589a983f6edb

  • Ad un anno dall’invasione russa Milano ricorda il Premio Sakharov per la libertà di pensiero al popolo ucraino

    Venerdì 24 febbraio l’ufficio del Parlamento europeo a Milano, in collaborazione con la Rappresentanza a Milano della Commissione europea, il Consolato generale ucraino a Milano, Linkiesta e la sua sezione in lingua ucraina Slava Evropi promuove un’iniziativa per ricordare, a un anno dalla brutale invasione russa, l’assegnazione del premio Sakharov per la libertà di pensiero al coraggioso popolo ucraino.

    Alle ore 18, al Centro Brera (Via Formentini 10) tavola rotonda moderata da Christian Rocca (direttore editoriale Linkiesta) con i saluti istituzionali Maurizio Molinari, capo dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano Massimo Gaudina, capo della Rappresentanza della Commissione europea a Milano Andrii Kartysh, console generale d’Ucraina a Milano, e gli interventi di Pina Picierno, vice presidente del Parlamento europeo, Yaryna Grusha Possamai, scrittrice, docente di lingua e letteratura ucraina, curatrice di Slava Evropi Viktoriia Lapa, Lecturer, Università Bocconi, UaMi Artem Zaitsev, testimone e rappresentante di UaMi Olga Tokariuk, giornalista, fellow al Reuters Institute (in collegamento). Momento musicale con Nelly Kolodii, violinista ucraina orchestra dell’Accademia della Scala

    Dalle ore 20 in piazza Duomo partecipare al sit-in giornaliero della Comunità ucraina.

    Il prossimo 24 febbraio ricorrerà il primo anniversario dell’aggressione contro l’Ucraina della Federazione russa. Questa data assume un forte significato simbolico, poiché il popolo ucraino ha dimostrato una capacità incredibile di resistenza e risposta ad un’invasione ingiustificata, violenta e non provocata. Infatti, l’esercito russo e le loro forze armate per procura – come il gruppo di mercenari «Wagner» – hanno ripetutamente commesso esecuzioni sommarie, violenze sessuali, torture o veri e propri massacri, prendendo di mira i civili residenti in alcune città (come e Bucha, Irpin, Izium e Lyman), oppure edifici pubblici (come l’attacco al teatro di Mariupol), provocando migliaia di vittime. Lo scorso dicembre anche il Parlamento europeo ha formalmente riconosciuto gli sforzi eccezionali compiuti dal popolo ucraino, dedicandogli il Premio annuale Andrej Sakharov per la libertà di pensiero. Per ricordare e riflettere sul primo anno di guerra in Ucraina, venerdì 24 febbraio si terrà l’evento «Il Premio Sakharov per la libertà di pensiero al coraggioso popolo ucraino».

  • Debutta a Milano il ‘Premio Vigna d’Argento’

    Dopo sette edizioni salentine e due nella Capitale, debutta per la prima volta a Milano il Premio Vigna d’Argento giovedì, 19 maggio, all’Auditorium Testori (Palazzo Regione Lombardia – h. 18:00). Rappresentato da uno dei simboli del territorio pugliese, realizzato dal maestro leccese Ugo Malecore, dal 2011 è assegnato a personalità della cultura, dello spettacolo, delle istituzioni e della società civile che hanno contribuito alla crescita del Paese.

    L’edizione meneghina si svolge con la collaborazione dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano con il patrocinio del Ministero della Cultura e dalla SIAE.

    Designati a ricevere il Premio nella prima edizione in territorio lombardo sono Massimo Boldi, Iva Zanicchi, il professore Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, Stefano Ranzani, direttore d’orchestra attualmente tra i più apprezzati a livello internazionale, Margherita Palli, scenografa e costumista da decenni al centro delle scene europee, Roberto Alessi, giornalista e direttore di importanti testate nazionali, Emmanuel Conte, neo assessore al Bilancio e al Patrimonio del Comune di Milano, gli imprenditori Augusto Mazzolari e Tomaso Trussardi, l’onorevole Cristina Rossello, impegnata, da sempre, nel sociale, l’assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia Riccardo DE CORATO, di origini pugliesi.

    Dopo il 19 maggio a Milano, l’edizione 2022 del Premio Vigna d’Argento farà tappa a Lecce il 25 giugno e a Roma il 22 settembre, completando il progetto nazionale “UNITALIA” cultura-tradizione-identità, con tre sedi di svolgimento,  al nord, centro e sud.

  • Rendere merito ai giornalisti coraggiosi: aperte le candidature per il 30o premio giornalistico Lorenzo Natali

    Al via le candidature per il premio giornalistico Lorenzo Natali (#NataliPrize), il premio giornalistico dell’Unione europea. Quest’anno, in occasione del 30o anniversario, il premio rende merito ai giornalisti che hanno fatto informazione su tematiche quali la disuguaglianza, la povertà, il clima, l’istruzione, la migrazione, l’occupazione, il digitale, l’assistenza sanitaria, la pace, la democrazia e i diritti umani.

    I giornalisti possono concorrere con i propri lavori in formato scritto, audio e video scegliendo una tra le tre categorie seguenti:

    • Gran premio: per pubblicazioni in un organo di stampa con sede in uno dei paesi partner dell’Unione europea.
    • Premio Europa: per pubblicazioni in un organo di stampa con sede nell’Unione europea.
    • Premio per il miglior giornalista emergente: per pubblicazioni di giornalisti di età inferiore ai 30 anni in un organo di stampa nell’Unione europea o in uno dei suoi paesi partner.

    La domanda dev’essere presentata online in una delle cinque lingue accettate (inglese, francese, portoghese, spagnolo o tedesco). Le candidature si sono aperte il 15 febbraio e si chiuderanno il 31 marzo 2022 alle ore 23:59 CET (ora dell’Europa centrale).

    Una giuria composta da eminenti giornalisti internazionali e specialisti dello sviluppo internazionale provenienti da tutto il mondo sceglierà i vincitori di ciascuna categoria. Ciascun vincitore riceverà 10.000 €. Al vincitore nella categoria “Miglior giornalista emergente” sarà inoltre offerta un’esperienza di lavoro con un media partner.

    I vincitori verranno annunciati nel corso della cerimonia di consegna del premio giornalistico Lorenzo Natali durante le Giornate europee dello sviluppo 2022, che si terranno dal 14 al 15 giugno 2022.

    Il premio è assegnato in memoria di Lorenzo Natali, ex Commissario europeo per lo sviluppo e strenuo difensore della libertà di espressione, della democrazia e dei diritti umani. Il premio ha mantenuto vivo il suo spirito durante gli ultimi trent’anni rendendo merito ai giornalisti le cui storie mettono in luce le sfide comuni che il pianeta e i cittadini devono affrontare, ispirando il cambiamento.

    Il premio è stato promosso dalla Commissione europea nel 1992 per ricompensare e celebrare il coraggio e l’eccellenza delle pubblicazioni relative a temi connessi allo sviluppo sostenibile e inclusivo.

    Per inviare le candidature cliccare qui 

    Fonte: Commissione europea

  • Un nuovo e più preoccupante esodo

    Costruire condizioni concrete di pace, per quanto concerne i migranti e i rifugiati,

    significa impegnarsi seriamente a salvaguardare anzitutto il diritto a non emigrare,

    a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria.

    San Giovanni Paolo II

    Così scriveva Papa Giovanni Paolo II nel terzo paragrafo del suo messaggio per la 90ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, reso pubblico il 15 dicembre 2003, evidenziando proprio il diritto a non emigrare. E poi continuava, ribadendo che “…ogni Paese deve essere posto in grado di assicurare ai propri abitanti, oltre alla libertà di espressione e di movimento, la possibilità di soddisfare necessità fondamentali quali il cibo, la salute, il lavoro, l’alloggio, l’educazione, la cui frustrazione pone molta gente nella condizione di dover emigrare per forza”. Proprio così, considerando il diritto a non emigrare un sacrosanto diritto dei cittadini! Come quello della libertà d’espressione, per il quale i popoli hanno combattuto a lungo nel corso dei secoli. Diventa perciò obbligo dei governi e delle istituzioni di ogni Paese garantire questi diritti ai cittadini. Cosa che, purtroppo, non sempre si verifica, anzi! Come è dimostrato anche in questi ultimi anni in Albania. E come si è drammaticamente verificato trent’anni fa.

    Era il 6 marzo 1991. Mai i brindisini avrebbero immaginato quello che sarebbe accaduto nella loro città quella notte e nei giorni successivi.  Nelle ultime ore di quel giorno due navi entrarono nel porto di Brindisi. Due navi che portavano un carico mai visto prima in quel porto. Era un carico umano. Venivano dalla costa di fronte. Erano partite dall’Albania. Sul bordo di quelle due navi erano accatastati circa 6500 albanesi. Avevano attraversato, stremati, circa 50 miglia marine del canale d’Otranto, fino a raggiungere le coste pugliesi. In seguito, durante la notte del 6 marzo e le prime ore del 7 marzo 1991, al porto di Brindisi ed in altri porti sulla costa salentina arrivarono altre imbarcazioni. Tutte partite dall’Albania. Secondo dati mediatici del tempo, tra il 6 e il 7 marzo 1991, nei porti pugliesi arrivarono circa 25.000 albanesi. Erano uomini e donne, giovani e persone di una certa età, ma anche bambini, che scappavano dal loro Paese. Fuggivano speranzosi, sognando una vita migliore, dopo aver vissuto e sofferto sotto la dittatura comunista, una delle più atroci dittature in tutta l’Europa dell’Est. Quello del 6 e 7 marzo 1991 era soltanto l’inizio di un vero e proprio esodo che continuò, inarrestabile, anche nei mesi e negli anni seguenti, per circa un decennio. La mattina del 7 marzo 1991 si diede finalmente il permesso a quel “carico umano” di scendere a terra. Scendevano stremati, affamati e anche malvestiti, ma felici di aver finalmente toccato il suolo italiano. Come se fosse la terra promessa dei testi biblici. Colte impreparate di fronte ad una simile situazione di emergenza, le autorità locali si rivolsero alla popolazione con un breve messaggio “Gli albanesi arrivati a Brindisi hanno fame e freddo. Aiutateli!”. Subito dopo in tutta la città si allestirono i centri di assistenza, con cibo e vestiti. In più di trenta scuole, sia a Brindisi che nei suoi dintorni, gli appena arrivati trovarono una prima sistemazione. Con un’ordinanza delle autorità locali, le mense di Brindisi hanno preparato e distribuito i necessari pasti per gli albanesi. Rimarranno impresse nella memoria collettiva le immagini di quei giorni. Come non si dimenticherà mai la straordinaria generosità e l’ospitalità dei pugliesi nei confronti dei profughi arrivati dall’altra costa del mare.

    Purtroppo quell’esodo massiccio degli albanesi verso l’Italia e altri Paesi non finì nei primi anni ’90 del secolo passato. Un esodo quello, che allora era dovuto alle tante sofferenze e privazioni subite quotidianamente dagli albanesi, per più di 45 anni sotto la dittatura comunista. Purtroppo, dalla metà del decennio appena passato, si sta attuando un nuovo e più preoccupante esodo degli albanesi, ben più massiccio e preoccupante di quello del marzo 1991. L’autore di queste righe ha cominciato ad informare il nostro lettore di questo nuovo ed allarmante esodo dal 2015. Già da allora i richiedenti asilo con cittadinanza albanese erano secondi, come numero assoluto, soltanto ai siriani che scappavano da un devastante conflitto armato. Egli scriveva allora: “…E bisogna tenere presente che la popolazione albanese è di circa 3 milioni di abitanti, mentre quella siriana, secondo il World Population Review per il 2015, è di circa 22 milioni di abitanti!” (Accade in Albania; 7 settembre 2015). Ma, da allora la situazione si sta ulteriormente aggravando e il numero degli albanesi che decidono di lasciare tutto e di partire, senza neanche avere una minima garanzia, tranne la speranza per un futuro migliore, sta aumentando di anno in anno. L’autore di queste righe crede che ci sia proprio una ben ideata, programmata ed attuata strategia internazionale per lo spopolamento dell’Albania. Una strategia che, ovviamente, non riguarda soltanto l’Albania. Una strategia geopolitica ed occulta, quella, che sembrerebbe sia stata ideata e gestita da un raggruppamento che fa capo ad un miliardario speculatore di borsa di oltreoceano. L’autore di queste righe scriveva un anno fa che “…Da alcuni anni però, dati e fatti accaduti e che accadono di continuo alla mano, sembrerebbe che ci sia un “progetto” che prevederebbe anche l’allontanamento dei cittadini albanesi dalla madre patria. Lo dimostrano i numeri sempre più allarmanti di questi ultimi anni dei richiedenti asilo albanesi in diversi paesi europei e non solo”. In seguito continuava, specificando: “…guarda caso, sembrerebbe che il governo albanese, dal 2013 in poi, abbia adottato una strategia che porti a tutto ciò” (Drammatiche conseguenze dell’indifferenza; 3 febbraio 2020). L’autore di queste righe continua a ritenere che “Un significativo e inconfutabile indicatore del funzionamento della “strategia di spopolamento” dell’Albania sarebbe anche il preoccupante incremento, in questi ultimi anni, del numero dei cittadini albanesi richiedenti asilo, spesso famiglie intere, in vari paesi europei. Non solo, ma per numero relativo, sono i primi, lasciando dietro i siriani, gli afgani ecc.” (Crescente spopolamento come sciagura nazionale; 10 febbraio 2020).

    L’esodo degli albanesi non si è fermato neanche dalla pandemia. Lo dimostrano i dati pubblicati dall’Ufficio europeo di Sostegno per l’Asilo (EASO, una struttura dell’Unione europea; n.d.a.). In base al rapporto ufficiale per il 2020 dell’EASO risulta che “… in proporzione alla rispettiva popolazione, l’Albania ha continuato ad essere seconda al mondo, dopo la Siria, i cui cittadini scappano dalla guerra”! Una guerra, quella in Siria, che, guarda caso, cominciò esattamente dieci anni fa, proprio il 15 marzo 2011. E durante questi drammatici dieci anni di guerra in Siria risulterebbero circa 400 mila vittime, 12 milioni di sfollati e 12,4 milioni persone, pari al 60% della popolazione, colpite dall’insicurezza alimentare. In Albania, durante questi anni, non c’è stata una guerra come in Siria, ma purtroppo in Albania, dal 2013 ad oggi, una sola persona, il primo ministro, abusa sempre più del potere istituzionale conferito, controllando quasi tutte le istituzioni dello Stato, sistema della giustizia compreso! Diventando così un autocrate, con tutte le drammatiche conseguenze. Una delle quali è anche il continuo spopolamento del Paese. Da alcuni anni ormai in Albania si è restaurata una nuova e sui generis dittatura, controllata e gestita da un’alleanza tra il potere politico e la criminalità organizzata e alcuni raggruppamenti occulti internazionali. Una realtà quella che sta costringendo gli albanesi a scappare, come i siriani, nonostante in Albania non c’è la guerra!

    E proprio al primo ministro albanese, il 5 marzo scorso, veniva conferito in Italia un premio. Il presidente della Regione Puglia, in presenza anche del ministro italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, consegnò al primo ministro il premio “Radice di Puglia”. Un riconoscimento per “un pugliese di nazionalità albanese” (Sic!), come ha dichiarato il presidente della Regione Puglia. Una “novità” questa, perché, ad oggi, nessuno sapeva che il primo ministro albanese fosse pugliese! In realtà, il motivo di quella inattesa e ingiustificata premiazione dovrebbe essere stato ben altro. Comunque viene naturale la domanda: chissà perché proprio a lui, che è anche il principale responsabile del secondo esodo massiccio degli albanesi di questi ultimi anni?! Il secondo, dopo quello drammatico del marzo 1991 sulle coste pugliesi. Un’altra “premiazione” questa conferita per delle ben altre ragioni da quelle pubblicamente dichiarate. Un “premio” molto simile a quegli altri, di cui l’autore di queste righe informava il nostro lettore due settimane fa (Un vergognoso, offensivo e preoccupante sostegno alla dittatura; 1 marzo 2021).

    Chi scrive queste righe considera il conferimento del premio “Radice di Puglia” al primo ministro Albanese, il 5 marzo scorso, una vera e propria ipocrisia, un affronto ed un’offesa agli albanesi e alle loro sofferenze, causate proprio da quel “pugliese di nazionalità albanese”. Ma lo considera un affronto ed un’offesa fatta anche a tutti i pugliesi che trent’anni fa accolsero con tanta generosità gli albanesi che arrivarono nella terra di Puglia. Chi scrive queste righe da tempo è convinto che il primo ministro albanese ha volutamente ignorato e violato, tra molte altre cose, anche il diritto a non emigrare degli albanesi. Proprio quel diritto, al quale si riferiva San Giovanni Paolo II nel suo messaggio per la 90ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, reso pubblico il 15 dicembre 2003. Ma il Santo Padre si riferiva a dei governanti responsabili e non a degli individui che hanno fatto patto con il Male.

  • Un vergognoso, offensivo e preoccupante sostegno alla dittatura

    Ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera.

    Totò: dal film “I Tartassati”

    Nell’ultimo decennio del secolo passato la situazione in Albania stava seriamente e gravemente peggiorando di anno in anno. La dittatura era diventata sempre più atroce ed insopportabile. Ma non erano soltanto le perpetue, consapevoli, irresponsabili e arroganti violazioni dei diritti e delle libertà innate che preoccupavano i cittadini. Essi erano, altresì, quotidianamente costretti anche a delle restrizioni economiche di vario tipo. Restrizioni che evidenziavano e testimoniavano l’inevitabile ed il totale fallimento del sistema economico adottato dalla dittatura. La situazione era gravemente e ulteriormente peggiorata durante la seconda metà degli anni ‘80 del secolo passato. Mancavano i generi alimentari di prima necessità. Tutto era razionato e le quantità previste, per ogni nucleo familiare, erano ai limiti della sopravvivenza. Ma non sempre i cittadini riuscivano ad avere anche quello. Le file davanti ai negozi erano lunghe e non sempre i cittadini, messi uno dietro l’altro spesso anche dalla notte precedente, riuscivano a portare a casa tutto quello di cui avevano un vitale bisogno. Gli scaffali dei negozi erano sempre più vuoti. E proprio in quel drammatico periodo la propaganda del regime riuscì a trovare una “soluzione”. Ma non si trattava di garantire alla popolazione le forniture dei tanto necessari generi alimentari. No, si trattava, bensì, di un “Premio”. Proprio di un premio, con il quale la propaganda della dittatura comunista poteva fare uso ed abuso! Il 6 aprile 1987, durante una conferenza internazionale che si stava svolgendo in Messico, all’Albania è stato conferito il “Premio internazionale per la Nutrizione” (Sic!). Quale affronto e quale sarcasmo era quel “Premio” per gli affamati cittadini albanesi! E quale sfacciata ipocrisia quella della propaganda del regime! Ma la propaganda comunista allora aveva un vitale bisogno di quel “riconoscimento internazionale”. Per il resto, per quello che poteva pensare la gente, non gli importava nulla. Anche perché il famigerato “articolo 55” del Codice penale portava direttamente in prigione chiunque dicesse, o addirittura, alludesse a qualcosa. Ma la sfacciataggine della propaganda comunista non si fermò lì. Per dare più importanza e peso alla “lieta notizia”, annunciò che il “Premio”, espressione di un alto riconoscimento, era stato conferito all’Albania dalla FAO (Food and Agriculture Organization – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura; n.d.a.). In realtà si è venuto a sapere, dopo il crollo della dittatura, che in quella conferenza la FAO partecipava semplicemente, come tutte le altre delegazioni! Mentre il premio era stato conferito all’Albania dalle autorità messicane, come un dovuto, ma anche richiesto riconoscimento. Tutto ciò perché l’Albania nel 1976 era uno dei tre Paesi soltanto che avevano sostenuto la candidatura messicana per il posto del Segretario generale dell’ONU. Un’assegnazione quella che, quasi unanimemente, è stata riconosciuta, per la seconda volta, al Segretario uscente Kurt Waldheim.

    Il 29 marzo 2017, mentre in Albania la coltivazione della cannabis era pericolosamente diffusa in tutto il territorio, in Francia veniva premiato l’attuale primo ministro albanese. Per lui il suo omologo francese aveva chiesto ed ottenuto il conferimento della tanto ambita e prestigiosa medaglia francese: quella del “Comandante della Legione d’Onore”! Proprio a lui che, almeno istituzionalmente, era la persona direttamente responsabile della cannabizzazione del Paese. Si trattava di un’attività criminale, verificata, documentata e denunciata non solo in Albania, dall’opposizione e da quei pochi media non controllati dal governo albanese, ma anche, anzi e soprattutto dalle istituzioni specializzate e dai media internazionali. Si trattava allora, nel 2017, di una preoccupante attività criminale, nella quale sono stati coinvolti almeno un ex ministro degli Interni, molti alti funzionari della polizia di Stato, ormai ricercati, ed altre istituzioni governative. E tutto ciò non poteva accadere senza il diretto beneplacito del primo ministro. Proprio di colui che, il 29 marzo 2017, ha ricevuto dalle mani del suo omologo francese la medaglia di “Comandante della Legione d’Onore”. Allora lo stesso primo ministro francese, alcuni mesi prima, riferendosi ad uno scandalo che vedeva coinvolto il suo ministro degli Interni, dichiarava: “Quando si è legati all’autorità dello Stato occorre essere impeccabili riguardo le istituzioni e le regole che le reggono”! L’autore di queste righe scriveva allora per il nostro lettore che “…Le motivazioni ufficiali dell’onorificenza non convincono e non potevano convincere nessuno in Albania… Quelle motivazioni urtano fortemente con la realtà albanese e offendono l’intelligenza di tantissimi cittadini che ne soffrono le conseguenze”. E poi continuava: “Le informazioni non mancano e sono tante, dettagliate e attendibili. Le dovrebbero conoscere anche le autorità francesi” – (A chi e cosa credere ormai in Francia?; 3 aprile 2017).

    Il 23 febbraio scorso, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ha conferito un nuovo Premio, quello dei “Campioni Internazionali dell’Anticorruzione”, a dodici personalità scelte che operano nel campo della giustizia in altrettanti Paesi del mondo (come Ecuador, Micronesia, Guatemala, Kirghizistan, Iraq, Sierra Leone, Guinea, Libia, Filippine ecc.). Tra quei dodici premiati c’era anche un giudice albanese. E guarda caso, si tratta proprio di una persona molto “chiacchierata” in questi ultimi anni. Non solo perché è un ex inquisitore del regime comunista, un procuratore che, alcuni mesi prima del crollo della dittatura, chiedeva ed otteneva la condanna a quindici anni di reclusione per alcuni cittadini, solo perché avevano abbattuto la statua di Stalin nel dicembre 1990. Tutto ciò soltanto due mesi prima del crollo della dittatura in Albania! Ma si tratta anche di un “uomo della legge” che, dati e fatti accaduti alla mano, ha continuamente infranto la legge. Anche quando, per rimanere in carica come giudice della Corte Suprema, nonostante il suo mandato fosse finito da sei anni, ha usato dei “trucchetti” ed ha beneficiato del diretto appoggio governativo. Si tratta di un “giusto” che aveva “dimenticato” di dichiarare parte dei beni in suo possedimento, come prevede proprio la legge! Si tratta della stessa persona che, nell’autunno del 2019, è stata direttamente coinvolta in un grave scandalo istituzionale. Scandalo denunciato ufficialmente dal Presidente della Repubblica. Uno scandalo che riguardava la palese violazione delle procedure per la selezione dei candidati giudici dell’allora non funzionante Corte Costituzionale. Corte che il primo ministro voleva e tuttora vuole controllare direttamente. Uno scandalo quello, sul quale è stata chiesta anche l’opinione della Commissione di Venezia (La Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto; n.d.a.). Opinione che ha dato però pienamente ragione alle accuse del Presidente della Repubblica. Ragion per cui anche il primo ministro e i suoi hanno subito dopo “abbandonato” il giudice, come la scorza di un limone spremuto, E per rendere tutto più convincente, hanno messo in campo anche l’Alto Consiglio dei Giudici che, con una sua delibera, costrinse quel “giudice illustre” a lasciare il suo importante incarico istituzionale, come presidente del Consiglio delle Nomine nella Giustizia. Il nostro lettore è stato informato di tutto ciò a tempo debito. Guarda caso però, proprio quel giudice è stato selezionato tra tanti altri, per essere premiato dal Dipartimento di Stato, il 23 febbraio scorso, con la nuova onorificenza dei “Campioni Internazionali dell’Anticorruzione”! Nella dichiarazione del Dipartimento di Stato si sottolineava, tra l’altro, anche che quel premio veniva conferito a quelle persone che, secondo l’opinione degli Stati Uniti d’America “…hanno instancabilmente lavorato, spesso affrontandosi con delle inimicizie, per difendere la trasparenza, per combattere la corruzione e per garantire il rendiconto nei propri Paesi”. Rispettando la valutazione per gli altri undici premiati, non si potrebbe dire lo stesso per il giudice albanese, anzi! Chissà perché una simile scelta fatta del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America?!

    Chi scrive queste righe, anche questa volta, avrebbe avuto bisogno di più spazio per analizzare e trattare come meriterebbe una così inattesa, immeritata e ingiustificata premiazione da parte del Dipartimento di Stato al giudice albanese. Ma tutto fa pensare ad una densa e ben pagata attività lobbistica. Come nell’aprile del 1987 con il “Premio internazionale per la Nutrizione”. E come nel marzo 2017, con la medaglia di “Comandante della Legione d’Onore”, conferita all’attuale primo ministro albanese. Peccato che non c’è più spazio per continuare! Ma tutto ciò, chi scrive queste righe lo considera convinto e semplicemente un vergognoso, offensivo e preoccupante sostegno alla dittatura ormai funzionante in Albania. Per il resto, egli pensa che aveva pienamente ragione Totò quando diceva che ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera.

  • Al via MYllennium Award: il contest dedicato agli under 30

    E’ partita la call per il MYllennium Award, il contest dedicato agli under 30 che sono invitati ad inviare i propri progetti e curricula per candidarsi alle nove sezioni in gara: saggistica, startup, giornalismo, opportunità di lavoro e formazione, architettura/street art, cinema, musica, sport e imprenditoria sociale. Promosso dal Gruppo Barletta e dalla Fondazione omonima, il Premio, giunto alla settima edizione, quest’anno avrà un riconoscimento speciale anche nella categoria giornalismo MyReportage.

    La call, rivolta ai nati tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila, sarà aperta fino al 10 maggio 2021, con l’obiettivo di stimolare e supportare l’intuito e le migliori capacità della generazione Y. Abilità, talento, idee innovative, e soprattutto merito. I giovani saranno chiamati a confrontarsi per mezzo dei loro progetti in ciascuna categoria in gara: Saggistica “MyBOOK”, Startup “MySTARTUP”, Giornalismo “MyREPORTAGE”, Opportunità di lavoro e formazione “MyJOB”, Architettura/Street art “MyCITY”, Cinema “MyFRAME”, Musica “MyMUSIC”, Sport “MySPORT” e Imprenditoria sociale “MySOCIALIMPACT”.

    Nove sezioni a cui corrisponderanno premi in denaro e porte aperte nel mondo del lavoro e della formazione, con Master e stage retribuiti, produzioni musicali, cinematografiche e pubblicazioni di saggi. A valutare i progetti di ogni categoria sarà il Comitato tecnico-scientifico, composto da professionisti del mondo accademico e scientifico, dell’economia, dell’industria, del giornalismo e delle istituzioni.

    Il MYllennium Award vanta la medaglia di bronzo del Senato, onorificenza conferita a iniziative che si distinguono per spirito sociale, educativo e di alta rappresentatività.

    Per maggiori informazioni su MYllennium Award 2020 e per candidarsi: http://myllenniumaward.org/.

     

  • “Giovani scienziati 2021: lo sguardo verso il futuro”

    La finale della 33a selezione italiana del concorso europeo “I giovani e le scienze”, organizzata dalla Fast, responsabile per la selezione italiana, d’intesa con la Commissione europea, si svolgerà il 6-8 marzo 2021 a Milano. Gli interessati, studenti di età compresa tra i 14 e i 20 anni, singolarmente o in gruppi sino a tre, per partecipare al bando devono presentare candidature e progetti entro il 22 gennaio 2021. Dopo la valutazione della Giuria di esperti internazionali verranno comunicati quali sono i 30 migliori lavori/studi/prototipi scelti per l’Italia e che saranno presentati al pubblico durante l’esposizione e premiazione di marzo 2021.

    Si tratta della selezione italiana del concorso EUCYS-European Union Contest for Young Scientists, il più importante evento europeo per gli studenti meritevoli, voluto dalle istituzioni di Bruxelles e dai Governi degli Stati membri dell’Unione. Il concorso è anche inserito nel programma per la valorizzazione delle eccellenze “Io merito” del Ministero dell’istruzione; i finalisti italiani migliori entrano a fare parte di un apposito albo e ricevono pure un piccolo finanziamento del MIUR in aggiunta ai riconoscimenti conferiti dalla Fast-Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche.

    “Fa piacere sottolineare”, commenta Alberto Pieri, segretario generale della Fast e coordinatore della selezione italiana EUCYS,” come il concorso sia un valido contributo allo spirito del Programma New Generation EU, senza chiedere fondi. Infatti è finalizzato a preparare i giovani per offrire loro un avvenire migliore, utile per tutti e in linea con l’evoluzione del mondo del lavoro”.

  • Premio Internazionale Tecnovisionarie®: il riconoscimento a dieci donne di talento che lavorano alla sostenibilità del nostro futuro

    “Interpretare l’economia circolare attraverso l’innovazione”: è questo il filo rosso che ha attraversato la XIV edizione del Premio Internazionale Tecnovisionarie®, evento annuale promosso da Women&Technologies® – Associazione Donne e Tecnologie e che per l’edizione 2020, a causa dell’emergenza Covid-19 e alle conseguenti misure restrittive,  per la prima volta si è svolto in diretta streaming su YouTube, Facebook Live e Periscope, permettendo di raggiungere un ampio numero di partecipanti in tutta Italia.

    Le tecnovisionarie 2020 sono: Lucia Gardossi, Università degli Studi di Trieste, Lara Botta, Innovation Manager, Botta Packaging, Monica Casadei, Socia & Amministratore Delegato, Iride Acque, Sabrina Corbo, Socia & Amministratore Delegato, Green Network, Eugenia Presot, Titolare, Conceria Pietro Presot, Elena Sgaravatti, President of Plantarei, Co-founder & SH, DemBiotech, Federica Storace, CEO & Co-founder, Drexcode, Ersilia Vaudo Scarpetta, Astrofisica, Chief Diversity Officer di ESA, Agenzia Spaziale Europea, Elsa Fornero, Economista, Menzione Speciale per la sostenibilità e il sociale: Cecilia Sironi, Past President, Cnai – Consociazione Nazionale Associazioni Infermieri.

    Le dieci professioniste selezionate da Women&Tech sono imprenditrici, scienziate, accademiche che hanno deciso di canalizzare i loro sforzi verso una società più responsabile. Animate da altruismo, senso morale e spirito di condivisione, rappresentano settori diversi, mostrando, ognuna a suo modo, cosa si può fare per generare cambiamento. Azioni semplici, articolate, complesse, tutte volte a trasformare le sfide di oggi in nuove opportunità.

    Il riconoscimento, infatti, è attribuito a donne che, nella loro attività lavorativa, hanno testimoniato di possedere visione e forte etica professionale centrando il focus 2020 sull’economia circolare. Un tema dalle molteplici sfaccettature, che fa di termini come riuso, riciclo e rinnovamento, la cornice di senso in cui inquadrare il futuro. I dati del Ministero dell’Ambiente parlano chiaro: ogni cittadino dell’Unione Europea genera una media di oltre 4,5 tonnellate di rifiuti l’anno. Quantità ingestibili, direttamente connesse a un sistema produttivo che spreca materia ed energia nella creazione di prodotti destinati alle discariche. Un riconoscimento, quello di quest’anno, che premia il binomio scienza-coscienza.

Pulsante per tornare all'inizio