Rete

  • Educazione e nuove regole per tutti

    Secondo quanto riportato, più o meno quotidianamente, dai giornali che riprendono i dati ufficiali pubblicati dai vari enti preposti, un considerevole e sempre più preoccupante numero di incidenti d’auto è causato da abuso di alcool e sostante stupefacenti o comunque in grado di alterare la capacità del guidatore.

    In aumento esponenziale sono le violenze sulle donne e spesso la loro uccisione e i bambini sono sempre più a rischio, come dimostrano anche le cronache degli ultimi giorni.

    Sempre più comuni nelle scuole episodi di violenza e bullismo, non solo tra coetanei ma anche verso gli insegnanti e spesso da queste intimidazioni non si dissociano i genitori degli alunni.

    Troppi giochi sulla Rete hanno superato il livello di guardia con messaggi che invitano o al suicidio o alla violenza contro altri, ”giochi“ estremi con conseguenze tragiche mentre vere e proprie bande cittadine, composte da ragazzi sempre più giovani, non hanno nessuna remora a colpire di giorno come di notte.

    La capacità di usare la Rete da parte di bambini, fin dalla più tenera età, ormai consente loro di navigare senza controllo su qualunque sito, compresi  quelli pornografici più spinti, quelli che incitano alla violenza e la descrivono come un fatto normale.

    La totale ignoranza su come decodificare i messaggi ed essere in grado di utilizzare i sistemi informatici con responsabilità rende, sempre più, molte persone vittime di truffe e ricatti e causano un grave danno sociale.

    L’aumento di violenze verso gli animali, come dimostra l’uccisione a calci di una innocua capretta da parte di adolescenti, durante una festa di compleanno, o quello dell’orsa Amarena simbolo dell’Abruzzo denotano ulteriormente un’incapacità da parte di troppi di comprendere la gravità dei gesti che compiono, incapacità sempre più dovuta alla incapacità di comprendere la differenza tra reale e virtuale, l’ignoranza e l’indifferenza verso il dolore altrui.
    Abbiamo elencato, senza approfondire, solo alcuni dei tanti dati che ciascuno può leggere o vedere ogni giorno in televisione e che, a maggior ragione, dovrebbero essere all’attenzione di ogni forza  politica, amministrativa e delle associazioni  della cosiddetta società civile, anche perché, da tempo, scienziati e ricercatori hanno lanciato, seppur tardivamente, una serie di allarmi.

    Tutto resta però senza risposta sia nella scuola che nel quotidiano.

    La libertà, che gli stati democratici devono saper garantire e tutelare, è un bene prezioso ed irrinunciabile e proprio per questo va difesa attraverso regole comuni e condivise che sanciscano in modo chiaro che non vi è libertà ove vi è sopruso, menzogna, tentativo di prevaricazione di pochi contro l’intera collettività, in sintesi, per tornare alle origini, la libertà di ciascuno trova limite nel rispetto della libertà altrui e le istituzioni devono essere garanti.

    È perciò evidente che ciascuno può avere diritto, ad esempio, di ubriacarsi ma se le sue condizioni alterate procurano danno ad altri ne deve pagare le conseguenze così come dovrebbero pagare le conseguenze ed essere fermati prima coloro che incitano alla violenza, all’odio, all’autodistruzione, siano essi singoli, provider, opinionisti od altro.

    Ed è anche evidente che, in una società che è diventata più violenta, nella quale molti sfuggono alle regole ed alle leggi ed hanno una percezione esagerata della loro impunità, del loro diritto di appagare qualunque impulso, senza conoscere più né rispetto, né sentimenti ed empatia, ciascuno deve vigilare su stesso per non rendersi più fragile di fronte alla violenza.

    Non è questione di rinunciare al nostro diritto di vestirci come ci pare, di bere più del dovuto, di assumere sostanze che ci rendono non in grado di percepire il pericolo, la realtà, ma di sapere che quando il concetto di libertà è stravolto da una minoranza è necessario, in attesa di un futuro migliore, prevenire, autolimitarci, saper rinunciare a volte anche  a qualche piacere o  conoscenza occasionale.

    “Estote  parati”, una discoteca a notte fonda, un bicchiere di troppo, una pastiglia in più, un passaggio in macchina trovato per caso, qualcuno che propone incontri: chi  ha il coraggio di dire che ci sono situazioni a rischio e di spiegare come tentare di evitare questi  rischi! Scuola, genitori, istituzioni, media tutti dormono, tacciono.

    Oggi i partiti politici hanno scoperto l’estremo degrado di troppe realtà urbane di periferia, dei ghetti nei quali prosperano la delinquenza e la violenza, ma tutti i partiti politici hanno, a turno, governato in questi anni e nulla è stato denunciato, nulla è stato fatto, ci volevano questi ultimi stupri per capire il baratro sul quale siamo sospesi.

    Vogliamo credere che ora si farà qualcosa, speriamo che tutti collaborino in ogni città e luogo ma se, contestualmente, non si affronteranno i problemi di una diversa educazione scolastica, fin dalle primarie, di una diversa educazione nelle famiglie, di pene più certe e severe, di nuove regole anche per i siti pornografici e per l’orario di chiusura dei  locali notturni, insomma nuove regole di vivere civile, temiamo che ancora una volta dovremo registrare tragedie e violenze.

  • Potere della Rete

    A pochi giorni dallo stupro di una ragazza diciannovenne, dalla scoperta di altri ripetuti  stupri  fatti da adolescenti ai danni di due ragazzine, dalla scoperta che un uomo ai domiciliari, dopo essere uscito dal carcere per violenza sessuale contro la fidanzatina del figlio, violentava la figlia, dalla notizia che alcune palestre utilizzano, per gli uomini, un orinatoio a forma di bocca femminile, sarebbe una “creazione  olandese”, oggi, a coronare questa serie di agghiaccianti notizie, il video che alcuni ragazzi hanno fatto e postato e che riprende le parti intime di una loro amica svenuta, per un malore, durante una festa in spiaggia.

    A fronte di queste notizie delle quali i media hanno parlato abbiamo la triste consapevolezza che ve ne siano molte altre delle quali non si è saputo nulla.

    C’è un incrudelirsi della violenza che non ascolta né la paura del castigo né alcun monito o concetto di rispetto, empatia, umanità.

    Tra violenze, femminicidi, disprezzo, la donna vive oggi in una società dove non vi più sicurezza mentre le leggi non riescono ad essere applicate in modo tempestivo, se a volte  colpiscono il colpevole non sono però in grado di prevenire, impedire il delitto.

    Molti anni fa, all’inizio di quella che sarebbe diventata, in una inesorabile escalation, la situazione attuale, siamo stati indicati come oscurantisti perché chiedevamo leggi comuni e condivise per l’uso della rete, per i provider, per gli stessi utenti.

    La rete di fatto e nei fatti è l’unico sistema, al mondo, che non ha regole, che sfugge ad ogni vero controllo se non, qualche volta, a posteriori quando il danno è ormai fatto ed è irrimediabile.

    Rete senza controllo e nessun insegnamento, dalle scuole primarie, per usarla in modo corretto, per saper decodificare il messaggio, per segnalare quello che è sbagliato e pericoloso. Per anni si sono lasciati veicolare i giochi più sanguinari e crudeli nei quali non vi era nessun rispetto per la vita umana o capacità di distinguere il dolore reale, il sangue reale, da quello virtuale.

    Questi giochi, sempre più violenti, sono stati lasciati liberi di circolare e di essere visti ed usati da ragazzini i quali, arrivati all’adolescenza, hanno cominciato a mettere in pratica i malvagi insegnamenti di quella grande  parte della rete che si nutre di violenze, a copiare nella realtà gli orrori che avevano visto e sperimentato nel mondo virtuale nel quale hanno vissuto e vivono troppe ore di giorno e di notte.

    Bambini di un anno che già smanettano col cellulare dei genitori, a casa o al ristorante, che da subito, comprendono come usarlo e che già a pochi anni via via navigano dove  vogliono mentre così non disturbano gli adulti!e in questo modo imparano a ritenere normale, giusto, quello che non è né normale né giusto.

    Ecco allora lo smisurato aumento di violenze prima tra coetanei a scuola, gli atti di bullismo esasperato, e poi le violenze nelle strade, i ‘giochi” estremi che inducono alla morte o che spingono al suicidio e, nel frattempo, ecco aumentare i delitti sessuali di ogni ordine e grado.

    Se in alcuni paesi Tik Tok è stato definito pericoloso, se la Cina ha addirittura messo delle regole temporali per l’utilizzo della Rete da parte dei minorenni, calibrando le varie fasce d’età, se ormai è acclarato da anni che, proprio per la  mancanza di regole e la conseguente impossibilità di prevenire ed intervenire, gli spacciatori di  droga, i terroristi che insegnano a costruire ordigni e reclutano adepti, i pedofili, i molestatori etc etc hanno vita facile e comunicano tra di loro sulla rete ampliando la loro area di influenza, come è possibile che  sfugga alla politica, di ogni ordine e grado e ovunque, la necessità di un accordo globale che ponga un limite a tutto questo?

    La verità è che la rete è più forte di tutti i governi messi insieme, che toccare la rete porterebbe a piazze che incitano alla libertà del suo utilizzo, che la rete è comunque veicolo di grande potere per alcuni, che l’uomo non è più capace di fermare, modificare quello che lui stesso ha costruito e presto avremo problemi altrettanti  gravi con l’intelligenza artificiale, ma gli appelli a fermarsi, che già molti scienziati rivolgono alle varie autorità, cadono nel vuoto.

    C’è una responsabilità non solo morale per aver lasciato che uno strumento meraviglioso, per veicolare cultura, conoscenza, informazioni, per contrastare tirannie, per migliorare la possibilità di socializzare anche  a distanza, sia diventato uno strumento di collegamento e supporto a vari tipi di criminalità e riesca a far diventare criminali tanti ragazzi.

  • Internet riesce a conoscerci meglio di quanto noi conosciamo noi stessi

    Ognuno di noi ha gusti e preferenze e agisce in base ad essi quando compie le sue scelte. Internet, come ha da tempo avvisato il sociologo Derrick De Kerckhove, è in grado di ricostruire questo procedimento selettivo, che è ampiamente inconscio, semplicemente registrando nel tempo cosa facciamo sul web: quali profili social guardiamo, quali ricerche facciamo attraverso Google. E’ il meccanismo, ormai noto a tutti (o quasi), fondato sulla potenza di calcolo degli algoritmi, che sono in grado di profilarci con sempre maggior precisione quanti più dati registrano su di noi, man mano che noi gli forniamo quei dati accedendo al web. Di per sé il meccanismo è pienamente lecito: siamo noi che accediamo liberamente alla rete, nessuno ci obbliga a farlo, e nessuno ci obbliga a seguire i suggerimenti (si tratti di pubblicità di prodotti piuttosto che di appelli o inviti a carattere politico elettorale) che vengono predisposti su misura per noi sulla base dei dati raccolti circa i nostri gusti. Il web non è uno Stato e non può imporci nulla.

    Internet insomma riesce ad avere un’idea di noi forse anche più chiara di quella che noi stessi abbiamo, visto appunto che noi conosciamo i nostri gusti ma fatichiamo a renderci conto di quanto questi ci orientino, inconsciamente appunto, anche solo quando digitiamo la parola o l’insieme di parole per chiedere a Google o ad Alexa o a Siri di fare una ricerca di nostro interesse. Noi questi gesti li facciamo pressoché istintivamente, gli algoritmi li registrano e ci ragionano sopra per associarli e trovare un comun denominatore tra di loro (comun denominatore che è rappresentato appunto dalla nostra personalità).

    Va da sé, però che – come sottolinea De Kerchkove, che questi dati possono finire in mano a persone che ne possono fare un uso illegale: sapendo tutto di noi, possono tracciare un profilo sulle nostra personalità, in termini di orientamenti politici, sessuali e quant’altro, quale le norme sulla privacy e contro la discriminazione vietano di tracciare, tanto a un datore di lavoro quanto alla pubblica amministrazione.

  • Come imparare a non farsi rubare i dati personali da Chat GPT

    Il Garante della Privacy ha imposto il blocco temporaneo di Chat GPT in Italia perché agevolerebbe i truffatori nell’ideazione di frodi sempre più verosimili, come emerge dall’ultimo rapporto di Europol. I dati sono confermati anche dallo studio di Darktrace Research, società di cybersicurezza specializzata in intelligenza artificiale, secondo la quale a gennaio e febbraio 2023, in corrispondenza con l’adozione diffusa di Chat GPT, a livello globale si è registrato un aumento del 135% di nuovi attacchi di social engineering.

    “Uno degli esempi più evidenti di utilizzo errato dell’intelligenza artificiale è quello delle email di phishing: grazie a questa tecnologia, infatti, i testi delle e-mail fraudolente possono diventare impeccabili e professionali grazie alla rimozione automatica di errori ortografici o grammaticali”, afferma Kyle Ferdolage, Online Security Expert e Lead Trust & Safety Analyst della banca online N26, come riporta Wall Street Italia. Kyle fornisce anche delle regole per poter imparare a riconoscere le truffe. Innanzitutto mostrare cautela con i messaggi inattesi: prima di rispondere a un messaggio inatteso o di cliccare su un link, è importante verificarne l’autenticità passando attraverso un punto di accesso noto (ad esempio, un’app o un sito web). Verificare sempre la fonte: controllare attentamente l’indirizzo e-mail del mittente, il nome del dominio del sito web e le informazioni di contatto dell’azienda per assicurarvi che siano legittime. Fare attenzione alle informazioni personali: mai fornire informazioni personali, come password o informazioni sulla carta di credito, tramite e-mail, SMS o telefonate. I soggetti legittimati a farlo, come ad esempio la nostra banca, non utilizzerebbero mai questi strumenti. Informarsi sulle truffe generate dall’intelligenza artificiale: sapere cosa cercare può aiutare a evitare di cadere vittima di una truffa.

  • Ci sono notizie che vanno oltre l’orrore

    Notizie oltre l’orrore che non commento lasciandole alla meditazione di ciascuno, notizie di fatti che non possono essere cancellate dalla nostra memoria girando la pagina del giornale o facendo un nuovo click sulla Rete, notizie, fatti, tragedie, moniti per tutti:

    in Italia un giovane uomo romano, 33 anni, condivideva, su una rete internazionale di pedofili, video ed immagini dei terribili abusi e delle violenze che compiva sulla sua bambina di neppure due anni.
    Secondo il dossier di Save the children, redatto con l’unità analisi crimini informatici della Polizia postale, nel 2021 sono aumentati di circa il 50% i casi trattati e sono 5311 i/le minori contattati sul web da adulti abusanti.

    In un quartiere tranquillo del nord-est di Parigi Lola, 12 anni, nel tragitto tra casa e scuola è stata avvicinata da una giovane, rapita, legata, ferita, sgozzata, nascosta in uno scatolone e abbandonata per strada.
    A Kherson il direttore della filarmonica, Yuri Keroatenko, è stato vilmente ucciso in casa sua dai soldati russi perchè si era rifiutato di dirigere un concerto organizzato dalle forze d’occupazione.

    Ogni giorno muoiono persone perché credono e difendono la libertà.

  • Sempre più redditizio il traffico di specie protette

    Nonostante la sempre più incisiva azione delle forze di polizia, per  contrastare i traffici di specie protette, la realtà è che questi continuano e le associazioni criminali, con i loro soci, possono contare su un guadagno annuale di diversi miliardi di euro ricavati dal traffico di animali, di piante, di qualunque cosa sia vietata e rara.

    Mille cactus rarissimi sono stati sequestrati ad un collezionista di Ancona e si stima che solo il traffico di questo tipo di piante, ricercate dai collezionisti, abbia portato al trafficante ed al suo giro un introito di 1,2 milioni di dollari.

    Nel libro di Franco Angeli, Il traffico di specie protette, si legge che dopo il traffico di droga e di esseri umani il traffico di specie protette è uno dei settori criminali più redditizi.

    Ovviamente la rete, il cyberspazio, senza regole e perciò con una grande difficoltà per controllare ed intervenire in tempo, ha reso più facile l’incontro tra domanda ed offerta rendendo sempre più remunerativa l’attività criminale dal raccoglitore della merce ai facilitatori in dogana. Bisogna anche ricordare che a volte alcuni esemplari di flora protetta sono utilizzati come componenti di altri prodotti e che altre piante sono vendute sul web per le loro vere o presunte proprietà terapeutiche, basti pensare a certe polveri od olii utilizzati per preparazioni di medicine alternative. Sulla rete inoltre sono date anche tutte le informazioni necessarie per bypassare i controlli.

    Anche l’Italia fa parte dei paesi coinvolti nel traffico illegale sia perché qui opera la criminalità specializzata nel settore sia perché vi sono molti acquirenti e spesso diventa anche il Paese dal quale provengono, e poi sono vendute altrove, specie protette di uccelli o cavallucci marini.

    Diventa perciò sempre più necessario, per la conservazione dell’ecosistema e per la lotta alla criminalità organizzata, che oltre alla sempre più attiva opera delle forze di polizia, aumenti l’informazione del consumatore perchè sappia che ogni acquisto di merce particolare o di animali sul web, da siti non conosciuti, può essere un rischio per la salute ma  è molto spesso un grave reato.

  • Mantenere alta la guardia sul terrorismo in Rete

    Mentre la guerra della Russia contro l’Ucraina continua a radere al suolo case, ospedali, fabbriche e uomini, donne, bambini muoiono, restano gravemente feriti, subiscono violenze e paure dalle quali sarà difficile riprendersi ed è sempre più lento l’aiuto dell’Occidente, si ha la sensazione che il mondo politico sia più attento all’inflazione che a tenere alta la guardia sul terrorismo.

    Certo rispetto ai momenti tragici degli attentati sul suolo europeo, con molte vittime, da qualche tempo sembra vi sia un miglior coordinamento tra le intelligence e fatti così gravi non sono più avvenuti in Europa ma sappiamo che in altre parti del mondo, in Africa specialmente, nuove e vecchie formazioni continuano ad organizzarsi e ad uccidere.

    Altrettanto bene sappiamo che il terrorismo continua a fare proseliti usando i vari sistemi che la rete consente di rendere, troppo spesso, anonimi o criptati. sono nati  così i lupi solitari di ieri e di oggi e controllarli, prevenire le loro azioni, sarà sempre più difficile se la rete continuerà ad essere l’unica realtà che non ha regole.

    L’Unione Europea dovrebbe riprendere, confrontandosi anche con gli altri stati, un percorso che porti ad impedire che la Rete, da strumento di progresso, diventi il veicolo  sicuro e costante per tenere raccordati criminali di varie specie e pericolosi e sanguinari agenti del terrore.

    L’Europa dovrebbe vigilare sui progressi dell’intelligenza artificiale prima che, anche in questo campo, il progresso sfugga di mano all’uomo e alle regole della convivenza, i segnali stanno già diventando preoccupanti.

  • La Rete non può sostituirsi alla scuola

    Nell’ultimo concorso di selezione per posti di magistrato ordinario la commissione ha giudicato idonei solo 220 elaborati su 3797 e alcuni membri della stessa commissione hanno parlato di elaborati neppure valutabili perché privi dei requisiti minimi.

    Lingua italiana primitiva, nessuna logica argomentativa, errori concettuali ed errori di diritto e un altissimo numero di refusi hanno fatto scartare la maggior parte dei testi scritti, sono risultati  idonei solo il 5,7% degli elaborati con il risultato che all’orale si presenteranno meno candidati dei posti disponibili.

    Questa notizia, unita a quella di pochi giorni fa che sottolineava come il 51% dei quindicenni non sia in grado di comprendere completamente un testo scritto, deve indurre tutti ad una seria riflessione e a conseguenti immediate decisioni da prendere sulla scuola e sull’Università ma anche a ragionare sulle conseguenze di un uso eccessivo della rete che porta troppi all’incapacità di ragionamento. Non si leggono libri, non si leggono giornali, non si discute e non ci si confronta né in famiglia né a scuola.

    Il linguaggio è sempre più povero, le immagini sostituiscono le parole ed i contenuti, l’improvvisazione ed il pressappochismo si sono sostituiti allo studio ed all’analisi, la mancanza di concetti va di pari passo con la perdita delle più elementari nozioni di sintassi e di grammatica.

    Le conseguenze sono gravi perché anche la democrazia, la libertà di parola, la certezza della giustizia, la convivenza civile si basano su una maggior cultura e non, come sta succedendo, con una costante e pericolosa regressione culturale ed incapacità di ragionamento.

    Se una persona non è in grado di esprimersi in modo compiuto, di decodificare correttamente i messaggi, palesi o surrettizi, che arrivano da tutte le parti, false notizie comprese, questa persona non è più libera e se non è libera non sarà in grado di difendere se stessa, di comprendere gli altri, di vivere dando il suo contributo al rafforzamento della democrazia, unico strumento per mantenere la pace e raggiungere un autentico equilibrio nella società.

    L’ignoranza non è mai una scusa e diventa una colpa sopratutto di chi consente che intere generazioni siano state e siano di fatto escluse, emarginate o comunque più deboli per colpa di sistemi scolastici inefficienti e perché si è in gran parte lasciato ai sistemi informatici l’educazione culturale e sociale.

  • Cybersicurezza in crescita in Italia, attacchi al 31% delle imprese

    Con lo smart working e il costante aumento degli attacchi informatici in pandemia, molte imprese italiane hanno potenziato gli investimenti in cybersicurezza tanto che nel 2021 il mercato ha raggiunto il valore di 1,55 miliardi di euro, +13% rispetto all’anno precedente. Ma il rapporto tra spesa in cybersecurity e Pil resta limitato: 0,08%, una cifra che posiziona l’Italia all’ultimo posto tra i Paesi del G7. Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano, che sottolinea come ben il 31% delle grandi imprese italiane ha rilevato un ulteriore aumento degli attacchi informatici nell’ultimo anno.

    “Col protrarsi dell’emergenza sanitaria si sta consolidando la consapevolezza sull’importanza della cybersecurity non solo nelle organizzazioni di maggiori dimensioni ma anche in realtà meno strutturate – spiega Gabriele Faggioli, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection – Sullo sfondo, inizia ad emergere la spinta del Pnrr, linfa per gli investimenti in security e punto di riferimento per le organizzazioni con la nascita della nuova Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale”. Il Pnrr prevede nella Missione 1 investimenti per 623 milioni di euro in presidi e competenze di cybersecurity nella pubblica amministrazione e nella Missione 4 ulteriori fondi per la ricerca e la creazione di partenariati su temi innovativi, tra cui la sicurezza informatica.

    La ricerca riporta una crescita costante delle minacce in Italia con 1.053 incidenti gravi nel primo semestre del 2021, +15% rispetto al primo semestre 2020 (secondo i dati Clusit). Con le nuove modalità di lavoro il 54% delle organizzazioni giudica necessario rafforzare le iniziative di sensibilizzazione al personale sui comportamenti da adottare, mentre il 60% delle grandi imprese italiane ha aumentato il budget per la sicurezza informatica nel 2021 e il 46% si è dotata di un Chief Information Security Officer (Ciso). Il mercato italiano di 1,55 miliardi di euro è composto per il 52% da soluzioni di security e per il 48% da servizi professionali e servizi gestiti. E con il lavoro ibrido diventa cruciale la protezione dei dispositivi e del Cloud.

    Il Covid-19 – spiega l’indagine – ha lasciato uno strascico negativo nell’approccio al rischio cyber “aumentando la difficoltà nell’adottare una visione olistica e strategica”. Se il numero complessivo di aziende che lo affrontano rimane invariato (38%), diminuiscono di 11 punti percentuali quelle che lo gestiscono in un processo integrato di risk management. Aumentano invece le organizzazioni che lo trattano come un rischio a sé stante all’interno di una singola funzione (49%).

    “Il mercato del cybercrime corre veloce, con nuove tipologie di attacco sempre più sofisticate. Le organizzazioni non devono abbassare la guardia, ma muoversi elaborando una strategia a lungo termine per la sicurezza informatica”, conclude Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection.

  • Eco-logia

    Il 10 giugno del 2015 il professor Umberto Eco venne insignito della laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei Media” dall’Università di Torino. Al termine della cerimonia si trattenne con la stampa. In quell’occasione rilasciò una dichiarazione che ha fatto storia ed è, per la sua attualità, ancora degna di essere oggetto di riflessione. “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”. E aggiunse che mentre “La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”.

    Il filosofo non si limitò a sollevare il problema con questo lapidario quanto stimolante giudizio, ma indicò anche una possibile soluzione invitando la stampa a dedicare ogni giorno almeno due pagine di analisi critica (svolta da veri specialisti in ogni settore) sulle informazioni pubblicate in rete (“perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno”) e invitando le scuole ad insegnare ai ragazzi ad utilizzare la rete per le loro ricerche e i loro temi (“saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno”).

    Queste dichiarazioni che, al di là di tutti gli attacchi che ha ricevuto (persino sul piano personale) arrivati soprattutto da quelle legioni di imbecilli (di ogni estrazione sociale) di cui parlava, erano rivolte agli uomini di buona volontà ed avevano tutto il sapore delle parole di un saggio nonno per proteggere, dall’alto della sua esperienza, i più giovani e i più fragili. Ed è proprio per questa sua capacità di essere distaccato e critico verso il suo oggetto di studio, ovvero la comunicazione e la cultura dei media, che è stato meritoriamente premiato. Quando lessi sul giornale di queste sue dichiarazioni mi ricordai di quando ebbi la fortuna di ascoltarlo qualche tempo prima. La sera del 23 luglio 2012, infatti, ebbi modo di assistere ad una sua “lectio magistralis” intitolata “memoria e dimenticanza” presso il Salone Metaurense della Prefettura di Pesaro, in qualità di ospite del Comune di Pesaro.

    In quella occasione il professor Eco iniziò il suo discorso, spiazzando la platea, con una sua profonda autocritica. Ci confessò, infatti, di essersi pentito per essere stato tra i primi e tra i più accorati sostenitori di internet per la sua rapidità e semplicità nel fare accedere ad informazioni un tempo di difficile fruibilità (ad esempio quelli custodite nelle biblioteche di tutto il mondo) ai ricercatori e agli studenti di ogni ordine e grado. Tuttavia, oltre a questo indubbio vantaggio, nel tempo sono emerse una lunga serie di insidie e problematiche. “Un tempo” queste le sue parole “l’ignorante era la persona a cui mancava l’accesso alla cultura, oggi lo è chi è incapace di selezionare tra la miriade di informazioni a disposizione, perché la cultura è il risultato del loro filtraggio”. A riprova di ciò, ci raccontò che in qualità di uno dei maggiori esperti al mondo sul tema del Sacro Graal, volle provare a digitare queste due parole su internet per vedere cosa venisse proposto a chiunque volesse avere informazioni su questo tema. Risultato, solo alla settantesima pagina proposta dal motore di ricerca (dopo “puro ciarpame”), trovò un sito dove venivano riportate alcune informazioni corrette sull’argomento. Pertanto concluse domandandosi che “se una persona non sa nulla di un argomento, come fa a sapere se le informazioni che la rete gli propone sono corrette o meno?”. Per questo motivo ci disse che era (e lo è ancora!) urgente educare i giovani all’utilizzo di questo strumento perché “nell’impossibilità di avere un ente che monitorizzi tutti i siti ed i loro contenuti, un ruolo importante può svolgerlo la scuola, educando al senso critico, ad una valutazione scettica del web, stimolando il confronto tra vari siti, in modo che a poco a poco si distinguano le idee comuni da quelle originali e quelle originali da quelle deliranti”. Altro strumento importante è stato indicato nella lettura, “che offre la possibilità di sommare ai ricordi personali quelli collettivi e di arricchire la propria esistenza, prolungando la vita. Come lettore, ho avuto una vita così lunga che dovrei ricordarla a rate”.

    Citazioni (e ricordi) che ho voluto riportare (e far ricordare) perché davvero mi sembrano più attuali che mai.

    Quale uso viene fatto oggi della rete? Di quali temi si parla di più sui social?

    Nel 2021 l’argomento più digitato al mondo sui motori di ricerca è stato la partita di cricket fra India e Inghilterra. E in Italia? L’argomento più cercato è stato la “Seria A”, il personaggio più cercato è stato un calciatore e la domanda più frequente è stata “perché non funziona whatsapp?” (Fonte: Google Trends)

    E quante ore passiamo davanti alla tv, al cellulare e al computer in un anno?

    Circa 125 giorni di fila! Ovvero, circa 3000 ore nel 2021 (Fonte: La Repubblica)

    Insomma, considerato che stiamo distruggendo il pianeta e che stiamo mettendo a rischio di estinzione tutti gli esseri viventi ci si aspetterebbe che nel mondo stessimo parlando di ben altre cose e che spendessimo il nostro tempo facendo ben altro, ma non è così.

    Insomma, non siamo messi bene ma anche di questo gli scienziati (quelli non prezzolati) ci avvisano da molti anni: il nostro cervello si sta atrofizzando. Sia per carenza di ossigeno e di una corretta alimentazione, sia per scarso movimento fisico e per le molte ore trascorse davanti a tv, tablet e celluari.

    La situazione non è delle più semplici.

    Peggiorando esponenzialmente la qualità ambientale peggiorano di conseguenza anche le nostre capacità intellettive e fisiche e, di conseguenza diminuiscono le nostre possibilità di concentrarci sui fermi restando (dove viviamo, grazie a cosa viviamo, con chi viviamo, etc.) e le nostre possibilità di saper distinguere tra salubre e tossico, tra sopravvivere e soccombere, tra necessario e inutile, tra urgente e rinviabile, tra amore e odio, etc. etc. etc.

    Ritornando sull’argomento, il problema non è di internet come ha ben sottolineato il prof. Eco, come non è del coltello se parliamo di un delitto, ma piuttosto di chi lo usa, come lo usa e a che scopo.

    Censurare internet o togliere tutti i coltelli dalle nostre tavole non risolverebbe il problema. Lo può contenere, certamente, ma se una persona è spinta da certi impulsi, (ripeto, perché non è in condizione: meno ossigeno, più sostanze tossiche nel sangue, più modelli e contenuti educativi sbagliati, etc. etc.) e più troverà comunque il modo per soddisfarli. Siamo animali. Se abbiamo un bisogno impulsivo o una dipendenza di qualsiasi tipo, non ci fermiamo finché non la soddisfiamo. Pensate al “darkweb”, il lato oscuro di internet (accessibile solo illegalmente) dove si vendono bambini, organi di bambini, donne, bombe, armi, anagrafiche, carte di credito, droghe, etc. o ai femminicidi commessi con qualsiasi oggetto contundente trovato in casa.

    Vietiamo internet? Costringiamo le persone a vivere nelle capanne? Capiamoci. Non basterebbe nemmeno questo.

    La causa delle cause è un ambiente fortemente inquinato, impoverito, carente.

    Se l’ambiente è sano, siamo sani. Se l’ambiente è tossico, ne siamo intossicati.

    A questo segue, per importanza, il contesto sociale in cui viviamo. Se è armonioso, cresciamo armoniosi. Se è violento, cresciamo violenti.

    Ergo, la madre di tutte le battaglie, di tutti i nostri sforzi, di tutti i nostri pensieri e gesti deve essere, prima di tutto, quella della tutela dell’ambiente. Ogni futura legge, ogni futura decisione, che sia governativa o domestica, deve tenere conto di questo.

    È un percorso difficile. Possiamo farlo solo insieme agli altri. Da soli è durissima perché dobbiamo cambiare troppe cose del nostro stile di vita per essere completamente autonomi e ognuno di noi non ha né la forza necessaria e né tutte le informazioni per farlo. Covid o non covid dobbiamo rinforzare gli anticorpi delle comunità (siano esse fisiche o virtuali) per condividere questo percorso di cambiamento.

    Del resto, con quel poco di intelligenza che ci rimane, tutti vediamo che le cose non stanno andando bene. E dare la nostra vita (il nostro corpo, la nostra mente e il nostro spirito), per un modello di società che la mortifica non è già di per sé sintomo che non stiamo bene? (fisicamente, mentalmente e spiritualmente)?.

    Ci stiamo trasformando solo in cinici, avidi e compulsivi consumatori di cibo, sesso, territorio e possesso. E, per riprendere le parole del grande Eco, in legioni di imbecilli.

    È tempo di fare, ora!

    Più che di postare e di continuare a posticipare.

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